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Articoli 29/11/2016

La sicurezza che non c’è più: cade la norma sul riconoscimento delle infermità per causa di servizio per gli appartenenti alla Polizia Locale. E' anche cosi che si demolisce la polizia di prossimità

di Ugo Terracciano
Foto di repertorio dalla rete

L'aspetto più ironico è che ad abolire il diritto dei poliziotti locali al riconoscimento delle infermità contratte per causa di servizio sia stata una legge che si chiama “Salva-Italia”. E se questi sono gli strumenti messi in campo per dare un futuro al nostro Paese, siamo proprio a posto. L'aspetto più ingiusto, nel senso della sperequazione, invece è che tale diritto resta per tutti gli appartenenti alle forze di polizia (carabinieri, polstato, finanza, penitenziaria e quello che rimane dei forestali) ed anche per i militari. Quindi se un soldato scivola durante un addestramento in caserma va risarcito, se un poliziotto locale cerca di sedare una rissa e ne esce malconcio peggio per lui.

Ora la palese disparità sembrava essere stata superata con la nuova finanziaria: un piccolo comma per riparare ad una disparità di trattamento che fa impallidire i commentatori dell’art. 3 della Costituzione. Invece, la notizia del giorno è che, con un blitz a sorpresa, la norma riparatoria è scomparsa al fine di recuperare soldi (pochi) per altra (non si sa quale) causa.
Non entriamo nel merito degli altri capitoli di bilancio che potevano essere sforbiciati in alternativa, perché ciò equivarrebbe ad assumere una posizione politica.

Resta il fatto che però quelli che a volte battezziamo come poliziotti locali (pronti ad intervenire per ripristinare la legge), mentre altre volte chiamiamo più semplicemente Vigili Urbani (per segnare la differenza con le altre forze di polizia), sulla strada rischiano come io loro colleghi.
Uno studio dell'osservatorio ASAPS (Associazione Amici Sostenitori della Polizia Stradale), ha snocciolato qualche dato molto significativo su uno degli aspetti di particolare esposizione degli agenti.

Prendendo in considerazione solo il numero dei caduti per incidenti stradali la ricerca ha contato, dal 2012  fino al settembre del 2016, ben 23 morti in servizio (9 della Polizia di Stato, 6 della Polizia Locale, 4 Carabinieri, 1 agente della Polizia Penitenziaria a cui si aggiungono 3 VF), nessuno fortunatamente per la Guardia di Finanza e per il Corpo Forestale dello Stato). Tutti operatori investiti e uccisi mentre erano operativi a piedi sulla strada per rilievi di incidenti, servizi di viabilità o attività di controllo, o alla guida di veicoli di servizio. Ci sono poi gli incidenti mortali in itinere, cioè quelli avvenuti durante il viaggio per intraprendere il turno di servizio o nel rincasare: altri 34 decessi (9 della Polizia di Stato, 13 Carabinieri, 5 Vigili Urbani, 3 finanzieri, 3 della Polizia Penitenziaria a cui si aggiunge un VF).

E se il dato sul  pericolo di stare in strada non conforta, cosa dire ad esempio di Michele Liguori, vigile di Acerra, morto a 59 anni per aver respirato i miasmi velenosi nella sua lunga lotta contro la camorra della “monnezza” nella terra dei fuochi? E che dire di Roberto Mancini, poliziotto impegnato nelle stesse terre nella lotta allo sversamento dei veleni, morto di tumore derivante da causa di servizio? Il contatto ravvicinato con rifiuti tossici e radioattivi durante la sua attività investigativa a Roberto è costato il linfoma non-Hodgkin.  Lo Stato gli ha riconosciuto un indennizzo di  5 mila euro,  insufficienti anche per il rimborso delle sole spese mediche. Ecco, sono queste le cifre di cui parliamo, altro che Salva-Italia. Ed è giusto che i due tumori che hanno mangiato la pancia a Michele, vigile urbano, colpa della diossina PCB 118 e PCB 126, non debbano essere riconosciuti come causa di servizio?
Non è per fare discorsi corporativi, non  sono pretese di categoria, perché questa retromarcia sul riconoscimento di un diritto così primario, ha un significato ben più ampio fino a raggiungere il tema importante della sicurezza che vogliamo.

Dopo anni di discorsi sulla polizia di prossimità, sulla vigilanza di quartiere e sulla polizia situazionale, un Corpo che conta 65 mila uomini in Italia (questo l’organico nazionale delle Polizie Municipali) tende ad essere burocratizzato, mentre per la sicurezza delle città – in preda a furti, rapine e spaccio di droga – invochiamo l'intervento dei militari. E militarizziamo anche la Guardia Forestale.
Michele Liguori nell'ultima intervista che rilasciò a La Stampa disse “se tornassi indietro non so se rifarei quello che ho fatto”. E ora, se Michele da lassù ci potesse guardare, saprebbe che lo Stato queste sue ultime parole le ha ascoltate e purtroppo gli ha dato perfettamente ragione.

 

*Professore in Tecniche dell'Investigazione
presso l'Università di Bologna
Consigliere Nazionale Asaps
ugo.terracciano@unibo.it

 

>Osservatorio il Centauro – ASAPS
Caduti in servizio per incidenti stradali fra le forze di polizia e VF dal 2012 al settembre 2016
23 le vittime (9 appartenenti alla Polizia di Stato, 6 agenti della Polizia Locale, 4 Carabinieri, 1 agente della Polizia Penitenziaria, 3 Vigili del Fuoco)
Si aggiungono poi altri 34 morti per incidenti in itinere


 


Un articolo di Ugo Terracciano che “spiega”  bene le conseguenze assurde di una decisione “inspiegabile”, che gli amici della Polizia Locale devono leggere e divulgare.
L'aspetto più ingiusto, nel senso della sperequazione, invece è che tale diritto resta per tutti gli appartenenti alle forze di polizia (carabinieri, polstato, finanza, penitenziaria e quello che rimane dei forestali) ed anche per i militari. Quindi se un soldato scivola durante un addestramento in caserma va risarcito, se un poliziotto locale cerca di sedare una rissa e ne esce malconcio peggio per lui. (E’ un contributo di ASAPS ad una giusta causa, sostenete una sigla che non è solo prontuari...).

Martedì, 29 Novembre 2016
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