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Notizie brevi 13/01/2006

Il caso “Drive Beer” - UNA BIRRA “IN REGOLA” CON IL CODICE DELLA STRADA? SE È ALCOLICA, NON ESISTE. CONTRO LE MISTIFICAZIONI “A TUTTA BIRRA” DI QUESTI GIORNI, IL PARERE DELL’ASAPS.

 

 

Il caso “Drive Beer”
UNA BIRRA “IN REGOLA” CON IL CODICE DELLA STRADA? SE È ALCOLICA, NON ESISTE.
CONTRO LE MISTIFICAZIONI “A TUTTA BIRRA” DI QUESTI GIORNI, IL PARERE DELL’ASAPS.
(ASAPS) C’è un nemico, subdolo, della sicurezza stradale: l’ignoranza. In questi giorni le autostrade sono tappezzate di pubblicità di una nuova birra, studiata e progettata per “chi guida”, perché secondo la società che la produce permette a chi la beve di stare sotto il limite di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue. Purtroppo per gli amanti della birra, le cose non stanno così. Si tratta, come sempre, di quantità: la “Drive Beer” è una bevanda alcolica, pur con bassa gradazione (2,5%), e questo comporta che l’organismo umano debba assorbire l’alcool ingerito. La semplice assunzione comporta un’alterazione, destinata a manifestarsi in modi diversi secondo naturalmente la quantità e secondo le caratteristiche di chi la beve: uomo, donna, età, peso, tolleranza individuale, condizioni di salute, l’arco di tempo che intercorre dall’assunzione e via discorrendo. Per i giovani, poi, i valori devono essere ulteriormente ridotti in funzione delle condizioni fisiologiche che non sempre sono confrontabili con quelle di un adulto. È dunque una questione di quanto si beve, e non di cosa: certo, a parità di quantità di bevanda consumata, minore è la concentrazione alcolica presente nel liquido e meglio è. Il rischio forte di questa campagna pubblicitaria è che il concetto stesso di sicurezza stradale, quello puro e scientifico, sia seriamente messo in discussione. Per la sicurezza stradale, l’unica bevanda alcolica che non fa male, che non comporta il rischio di disastrose conseguenze, è quella che non viene bevuta.
Si consideri infatti, che l’incremento del rischio di provocare un incidente stradale comincia con il primo bicchiere, anche sotto il limite di legge (0,5 grammi di alcol per litro di sangue), tanto che in alcuni paesi diversi dall’Italia (l’ultima in ordine di tempo dopo la Polonia è stata la Croazia, che poi ci ha ripensato per le proteste degli esercenti) non è consentito bere nemmeno un goccio e la sola alcolemia accettata è 0,0 g/l. Secondo gli studi dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, infatti, già a 0,2 grammi di alcol per litro di sangue si manifesta un’iniziale tendenza a guidare in modo più rischioso, con disturbo dei riflessi e riduzione della percezione del rischio: in pratica, passa la paura. A 0,4 g/l, gli effetti sono già maggiormente evidenti : la soglia di vigilanza è notevolmente abbassata, la capacità di ragionamento si abbassa, le percezioni, i movimenti o le manovre vengono eseguiti bruscamente con difficoltà di coordinazione. Quello che succede oltre, lo sappiamo tutti. Basta aprire un giornale e mettersi a leggere. La questione non è stare sotto lo 0,5 per salvare la patente, ma non consumare alcol prima di guidare per tutelare la vita e la sicurezza, propria ed altrui. (ASAPS)




Il nostro commento
Non fossimo così attratti dalla difesa dei principi, forse questa storia – non particolarmente italiana – ci sarebbe passata, come dire, inosservata. O forse, l’avremmo sottovalutata.
Ci riferiamo allo straordinario battage pubblicitario che un noto gruppo industriale italiano, la “Tarricone Spa”, sta mettendo in atto per pubblicizzare l’ultimo suo prodotto, una birra a bassa gradazione.
Chiunque mastichi un po’ di marketing, capisce di essere davanti ad un impegno economico notevole (si parla di svariati milioni di euro), per lanciare un prodotto che dovrebbe superare l’agguerrita concorrenza sul mercato, dominato da colossi europei che fanno tanta birra per tutti, da altri che ne fanno un po’ meno a prezzi più alti, magari privilegiando la qualità, e in larga parte invaso da prodotti scadenti ma che – chissà perché – piacciono così tanto.
Noi, quando non guidiamo, non siamo tra quelli che si schierano apertamente, ma restiamo con le nostre convinzioni, non solo scientifiche, che:
• bere fa male a chi beve;
• bere a volte fa male anche chi non lo fa;
• chi guida non dovrebbe assolutamente bere mai.
Diciamo questo per una serie di fattori, che qui soltanto accenneremo, e che sono oggetto di un’inchiesta giornalistica della nostra redazione, tutta impegnata a raccogliere quanti più dati e informazioni possibili e tener fede al proprio impegno di difesa dei principi di cui parlavamo in apertura di questa breve considerazione.
Veniamo dunque subito al sodo: c’è una società, la “Tarricone Spa”, che ha lanciato sul mercato una birra a bassa gradazione alcolica, che come sappiamo, non vuol dire “analcolica”.
Si parla di 2 gradi e mezzo di alcool, e qui c’è il primo interrogativo. La bevanda, la “Drive Beer”, è praticamente illustrata su tutti i cartelloni delle aree di servizio italiane, sotto lo slogan “la birra in regola con il codice della strada”.
Che vuol dire questo? Il peggiore dei linguisti la intenderebbe come “bevine pure quanta ne vuoi, non ti ubriachi”… o no?
Allora tutto parte da un messaggio che ci sembra oggettivamente sbagliato, come parte subito male la home page del sito, www.drivebeer.com, dove la lancetta di un contagiri virtuale realizzato sullo sfondo del logo della birra si impenna all’unisono con il rombo di un motore da formula uno, seguito da un’improbabile alba che illumina una bottiglia di birra su una strada tortuosa di montagna, la cui linea di mezzeria continua non ci conforta nemmeno un po’.
Vediamo il campione di formula uno Giancarlo Fisichella (che brinda anche con un simil-poliziotto californiano), che ricordiamo protagonista di un ritiro di patente a Roma per velocità eccessiva: ovviamente Fisico aveva i suoi buoni motivi, ma questo – sia chiaro – non lo giustifica, altrimenti potremmo correre tutti, per i nostri ragionevoli motivi, e allora sarebbe davvero il caos.
Poi c’è lo slogan, una specie di documentario pubblicitario, nel quale i messaggi da sbagliati diventano fuorvianti. La voce narrante introduce una slide in cui si vede nel sottofondo una decappottabile e gente coi capelli al vento, mentre lo schermo si riempie di aggettivi del tipo “nuova” e “rivoluzionaria”.
La scena precede quello che sinceramente non avremmo voluto né vedere né sentire: “una birra per la gente che guida”.
Ci risiamo: ma che vuol dire? Che vuol dire “una birra di grande corposità ma con soli 2,5 gradi alcolici”? Il solito linguista ci risponderebbe nella medesima maniera e, prima di apostrofarci scocciato, ci ripeterebbe che secondo lui vuol dire: “bevine pure quanta ne vuoi, non è come le altre”. E riparte il tormentone, “la birra creata per la gente che guida”, con l’aggiunta di “tanto gusto, ma con l’alcool giusto” e la mazzata finale alla sicurezza stradale, col sinistro “bevi, gusti, guidi e non rischi”.
Questo però non è un messaggio sbagliato: è una bugia, o se preferite una mistificazione della verità, visto che l’etilometro (e non il palloncino) è in realtà uno strumento (peraltro estremamente preciso) che misura non il numero di bevande bevute (in questo caso di birre), ma semplicemente quanto alcool ci sia nel sangue, e questo dipende da una somma di fattori, quali la quantità di alcool, la mole dell’individuo e la sua capacità di assorbirlo, il lasso di tempo tra l’assunzione e l’avvenuto controllo, ed altro ancora.
In parole povere chi beve la Drive Beer e poi soffia, potrebbe vedere la sua patente finire spillata ad una denuncia per guida in stato di ebbrezza, esattamente come chi ha bevuto, in quantità diverse, birra di altre marche, vino e superalcolici: tutto dipende dalla quantità.
Subito dopo, quando la voce narrante ripete che la Drive Beer è “in regola con il codice della strada”, viene mostrato l’estratto del codice della strada, nel quale si afferma che il limite massimo per guidare è 0,5. Poi, un’altra mistificazione, o se volete una voluta cattiva interpretazione, ma che serve comunque a dare eco al messaggio sbagliato, e cioè che nell’ultimo anno il 30% degli automobilisti controllati si trovava in stato di ebbrezza: secondo i nostri dati, esatti perché acquisiti direttamente al ministero dell’Interno, si supera per fortuna appena il 15%.
Una cosa non vera, dunque, come non è affatto vero che a bere quella birra il test del “palloncino” – che in Italia nemmeno esiste, mentre esiste l’etilometro – non fa più paura. È lo stesso speaker che si contraddice poco dopo, quando mostra un grafico – sulla cui verità scientifica e sulla sua comprensione nei confronti dell’utente avremmo da obiettare – dal quale si evidenzia che un uomo di 70 kg che beve una bottiglia di birra normale (4,6%) raggiunge lo stesso tasso alcolemico di uno che invece di “birre per la guida” (!) ne beve due.
Capirai che gioia, per i 20 milioni di potenziali clienti corrispondenti, secondo il sito della Tarricone, ai 20 milioni di patentati in Italia, che invece sono assai di più, circa 35 milioni.
In pole position, sulla strada, non ci sarà Fisichella, con la sua bravura e il suo talento. Ci saranno (anche senza Drive Beer) orde dei soliti ubriachi e una bella porzione di gente indotta a bere la rivoluzionaria bevanda, e forse perderemo anche – se gli italiani abboccheranno – quei pochi che rinunciano a bere per scarrozzare i propri amici invece alticci, magari al ritorno da una serata. Una curiosità, però, ce la vorremmo levare: ma la berrà davvero Fisichella prima di scendere in pista?.
 


 

Venerdì, 13 Gennaio 2006
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