Venerdì 29 Marzo 2024
area riservata
ASAPS.it su
Notizie brevi 13/01/2006

DOPO ENNESIMO INCIDENTE 30ENNE SI TOGLIE VITA NEL BOLOGNESE

"MORIRE DI VERGOGNA"
 

 

Il Fatto


DOPO ENNESIMO INCIDENTE 30ENNE SI TOGLIE VITA NEL BOLOGNESE

(ANSA) - BOLOGNA, 10 GEN - La vergogna per l’ennesimo incidente stradale in cui e’ rimasto coinvolto potrebbe essere stata la causa che ha spinto un giovane di 30 anni a togliersi la vita, gettandosi nel fiume Reno a Marzabotto, sul primo Appennino bolognese. ’’Mi dispiace, non ne azzecco una’’ recitava il biglietto che i carabinieri hanno trovato nella sua auto, poco lontano dal luogo del ritrovamento, con sulla fiancata i segni evidenti di un piccolo scontro avvenuto qualche ora prima. Il corpo senza vita del giovane, cameriere di Vergato, e’ stato recuperato ieri pomeriggio dalle acque del fiume, dopo essere stato notato da alcuni cittadini che hanno dato l’ allarme. Il decesso per annegamento, secondo gli accertamenti del medico legale, risaliva a poche ore prima. In tarda mattinata, infatti, il giovane era rimasto coinvolto in un piccolo incidente, come e’ risultato da un modulo per la constatazione amichevole, compilato verso le 11 di ieri, che i carabinieri hanno trovato nell’abitacolo della sua auto, parcheggiata accanto a un ponticello lungo il fiume. Nella vettura, che aveva la fiancata danneggiata, gli stessi militari hanno poi trovato anche il biglietto, con il quale si presume che il trentenne abbia voluto giustificare il gesto. Il giovane, a quanto si e’ appreso, non soffriva di particolari problemi di depressione e proveniva da una famiglia tranquilla e abbastanza agiata. L’unico ’neo’ nella sua vita sembrava riguardare gli incidenti: piu’ di uno da quando aveva la patente e l’ultimo, prima di quello di ieri mattina, circa tre settimane fa. (ANSA).


Il commento


"MORIRE DI VERGOGNA"


Francesco Albanese

Leggiamo in questi giorni dall’ANSA: "La vergogna per l’ennesimo incidente stradale in cui è rimasto coinvolto potrebbe essere stata la causa che ha spinto un giovane di 30 anni a togliersi la vita, gettandosi nel fiume Reno a Marzabotto, sul primo Appennino bolognese. "Mi dispiace, non ne azzecco una" recitava il biglietto che i carabinieri hanno trovato nella sua auto [Ö] Il giovane, a quanto si è appreso, non soffriva di particolari problemi di depressione e proveniva da una famiglia tranquilla e abbastanza agiata. L’unico ’neo’ nella sua vita sembrava riguardare gli incidenti: più di uno da quando aveva la patente e l’ultimo, prima di quello di ieri mattina, circa tre settimane fa."
Togliersi la vita per un incidente stradale. Uccidersi per la vergogna di aver avuto un ennesimo incidente. Sembra impossibile, no? E infatti, con buone probabilità, è impossibile che le cose stiano realmente cosÏ. Togliersi la vita vuol dire abbandonare il gioco, vuol dire gettare la spugna, perché nessuna altra soluzione appare altrettanto efficace, perché si è stanchi di giocare, perché il gioco non piace più, o perché si perde sempre. Ma lo stesso accadimento, come puÚ essere un incidente stradale, è vissuto in modo diverso da persone diverse, ed ha un peso diverso per ognuna di esse. E lo stesso vale per il senso, per la funzione, che acquista lo stesso accadimento nella storia personale di ognuno. Costruire un palazzo su fondamenta fragili rende il minimo assestamento del terreno sufficiente a provocarne il crollo. E la vita non è altro che questo, il continuo cambiamento ed assestamento del mondo che ci circonda e che nel suo divenire ci obbliga a modificarci, a plasmarci su alcune sue specifiche richieste perentorie. Ma non tutti abbiamo la capacità di adattarci alle cicliche modifiche di quanto ci sta attorno, non tutti siamo in grado di fare forza sulle nostre risorse, sicuri che verranno giorni migliori, quando la vita sembra passarci accanto e quando guardiamo gli altri sulla scena illuminata dal nostro buio posto in ultima fila. Per qualcuno improvvisamente il tempo si ferma, imprigionandolo in un angoscioso presente eterno, ultima tappa di un passato fatto di errori, e la morte appare l’unica soluzione, l’ultimo gesto disperato per porre fine alla sofferenza.
Ci vuole coraggio a togliersi la vita. Ma ancora di più ce ne vuole a rimanere nel dolore.

 


 


Francesco Albanese

Il Fatto
Venerdì, 13 Gennaio 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK