(ASAPS)
PARIGI – La fonte è il prestigioso quotidiano francese
“Le Figaro”, ripresa anche dal settimanale “Le Nouvel
Observateur”, che hanno citato un’indagine della rivista
scientifica Forensic Science International. Andiamo subito al sodo:
il 39,6% dei conducenti al di sotto dei 30 anni, morti in incidenti
stradali tra il 2003 e il 2004, avevano consumato cannabis.
L’analisi è stata compiuta incrociando i dati rilevati,
in questo arco temporale, da 12 laboratori che hanno analizzato
campioni di sangue prelevati su richiesta delle forze di Polizia
o dell’Autorità Giudiziaria da conducenti sotto la soglia
dei 30 anni rimasti vittima di incidenti stradali.
Secondo gli autori dell’indagine, che è apparsa sulla
prestigiosa rivista (sul sito sciencedirect.com si possono, a pagamento,
visionarne gli articoli, ndr) l’abuso di sostanze cannabinoidi
tra i giovani conducenti, in questo caso francesi, sarebbe aumentato
a dismisura, addirittura raddoppiato, tra il 2001 ed il 2004.
Questo lancia pericolosi segnali, perché se una percentuale
così alta di ragazzi al volante rimasti uccisi sulla strada,
deve la propria sorte a un maledetto spinello, questo deve far rivedere
l’intero sistema di repressione attualmente vigente. Ciò
non vale solo per la Francia, dove i controlli sono serrati, severi
e puntuali e dove l’indicatore di tolleranza è da tempo
fisso sullo zero, ma anche per l’Italia, dove a nostro parere
è giunto il momento di cambiare marcia, ed imprimere una
nuova strategia, meno votata al solo controllo remoto della velocità
e più presente sulla strada, con dispositivi abituali e diffusi
di controllo della qualità della circolazione.
Presidi dove oltre ai radar funzionino anche precursori per alcolemie
e stupefacenti. Ma torniamo alla Francia: il lavoro di analisi è
stato condotto dall’equipe del professor Patrick Mura, presidente
della Società Francese di Tossicologia Analitica e membro
del comitato scientifico dell’associazione Marilou: lei, Marilou,
era una ragazzina uccisa alcuni anni fa da un conducente che aveva
appena fumato uno spinello.
Il suo caso ispirò l’attuale legislazione francese sulla
guida in stato di ebbrezza da stupefacenti. Il professor Mura non
è nuovo a queste indagini, e già tra nell’ottobre
2002 pubblicò uno studio analogo, secondo il quale tra il
2000 ed il 2001 per i giovani conducenti entro i 27 anni che avevano
consumato cannabis, era stata rilevato un coinvolgimento in incidenti
stradali oltre il doppio del normale. Risultati che lo hanno spinto
a fare di più, a prendere una posizione decisa, ed oggi in
Francia il suo nome ricorre spesso quando si parla di connessioni
droga/volante ed ha avuto un ruolo importante nell’accelerare
il giro di vite istituzionale connesso all’aumento della mortalità.
Il suo gruppo aveva infatti studiato con attenzione i risultati
di esperienze simili operati all’estero: in Germania, per esempio,
alcuni controlli mirati da parte delle forze di polizia avevano
ridotto del 66%, nel volgere di poche settimane, il numero di decessi
al disotto dei 25 anni di età. Le sue precedenti esperienze,
in Francia, avevano del resto dimostrato che tra il 2000 ed il 2001,
su un campione di 900 conducenti coinvolti in un sinistro stradale
con lesioni (o morte), quelli che avevano meno di 27 anni e che
risultarono aver consumato cannabis, avevano oltre il doppio delle
possibilità di restare coinvolti in incidenti. Il 20% dei
componenti di questa fascia d’età, inoltre, aveva nel
sangue quantità di THC, il principio allucinogeno del cannabis.
Oggi, le conclusioni di Mura non sono più ottimistiche: il
39,6% dei conducenti entro i 30 anni di età, morti in sinistri
stradali tra il 2003 e il 2004, aveva fatto uso di cannabis, tanto
che il 28,9% di loro presentava ancora il THC nel sangue. E nell’80,2%
dei casi, il cannabis sarebbe il solo stupefacente rilevato.
Prova inconfutabile, constatazione terribile.
La portata di questa indagine scientifica viene in parte mitigata
(non smentita) da un altro studio portato avanti dall’INRETS
(l’Istituto Nazionale di Ricerca sui Trasporti e la Sicurezza)
e dall’OFDT (l’Osservatorio Francese per le Droghe e i
Tossicodipendenti), pubblicato lo scorso 14 ottobre.
Questo studio è stato basato sulle analisi tossicologiche
effettuate su tutti i conducenti – deceduti e sopravvissuti
– coinvolti in incidenti mortali tra il 30 settembre 2001ed
il 1° ottobre 2003.
Anche questo studio dimostrerebbe che il rischio di provocare incidenti
mortali è due volte più forte quando il conducente
è sotto l’effetto di spinelli, anche se resta più
elevato il medesimo pericolo quando il conducente sia sotto l’effetto
di alcol, anche quando questo si mantenga sotto i limiti di legge.
È allarme?
Di sicuro questa seconda inchiesta sembra essere la prima al mondo
a fornire una stima precisa di questa piaga: gli investigatori hanno
avuto a disposizione 17mila casi ed oltre 10.700 si sono rivelati
utili per l’analisi: così è emerso che un conducente
che abbia fumato hascisc ha 1,8 possibilità in più
di essere responsabile di un incidente mortale; nel caso abbia consumato
invece alcol, il rischio aumenta ancora di più e questo in
funzione della quantità di sostanza assunta. L’incidenza
è del 2,7 se la percentuale di alcol è compresa tra
0 e 0,5 g/l (quindi entro i termini di legge) e cresce spaventosamente
fino a 7 se nel sangue circolano percentuali comprese tra 0,8 e
1,2. Se il bevitore poi esagera e raggiunge livelli sopra i 2 grammi
di alcol per litro di sangue (eventualità tutt’altro
che remota, come sappiamo noi della Stradale) questo avrà
40 possibilità in più rispetto ad un sobrio di provocare
incidenti mortali.
Il cannabis, allora uccide meno, ma attenzione a non farsi fuorviare:
al volante, uccide comunque.
Nel corso del periodo di indagine, il 2,4% di incidenti mortali
è stato infatti attribuito direttamente al cannabis (170
eventi mortali), mentre il 28,5% delle vittime hanno avuto il proprio
destino legato al consumo di alcol, che anche se consumato con moderazione
– e qui parliamo di soggetti che sono comunque rimasti sotto
la soglia di legge e comunque deceduti – risulta sempre un
fattore purtroppo decisivo, ed a farne le spese sono soprattutto
gli uomini di età inferiore ai 25 anni. Gli studi epidemiologici
portati avanti con la collaborazione delle forze di polizia (con
metodologie simili a quelle descritte dal professor Franco Taggi,
dell’Istituto Superiore di Sanità, sulle pagine de Il
Centauro) hanno dimostrato che in Francia il 3% dei conducenti è
sotto l’effetto di cannabis: la stessa percentuale è
stata riscontrata per quelli sotto l’effetto di alcol.
E le altre sostanze, che ruolo hanno sulla sicurezza stradale?
È infatti vero che se cannabis ed alcol ci fanno paura, il
consumo di cocaina o eroina è spesso considerato assai più
nefasto, quando chi ne sia sotto gli effetti decida di mettersi
al volante e incrociare la nostra strada.
Le Figaro e Le Nouvel Observateur hanno sottolineato nei loro rispettivi
articoli, che la cocaina è oggi la droga più pericolosa
ed al tempo stesso quella più in crescita. Anche in Italia,
nei giorni scorsi, i dati dell’Unione Europea – che confermavano
questa analisi – sono stati diffusi dai media.
In Francia, il consumo di neve è aumentato del 15%. “Nel
2000 – dice il professor Mura al prestigioso quotidiano francese
– i conducenti risultati positivi alla cocaina sono stati pochissimi,
circa lo 0,2%, mentre dopo il nostro studio sono saliti al 3%”.
|