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Articoli 23/12/2005

TRAUMATOLOGIA STRADALE E DANNI PSICOLOGICI

TRAUMATOLOGIA STRADALE E DANNI PSICOLOGICI

a cura del dott. Gabriele Traverso*.

L’introduzione della patente a punti aveva causato, come primo e immediato effetto, una consistente diminuzione di incidenti stradali, soprattutto in termini di persone decedute o ferite. Le ultime notizie fanno invece pensare che la prima fase di effetto stia diminuendo e che invece possa nuovamente innalzarsi il prezzo di vite umane pagato ogni giorno sulle nostre strade.
Senza entrare nel merito della funzione deterrente delle nuove norme e senza nemmeno tentare, in questa sede, una analisi sul significato psicologico della guida, soprattutto attuata con imprudenza e/o imperizia, va sottolineato che il maggior tributo di sangue viene pagato da cittadine e cittadini di una fascia di età compresa tra i 18 e i 50 anni. Dato prevedibile, considerato che di certo, in quella larga fascia di età, sono compresi la maggior parte dei guidatori di ambo i sessi.
Esiste comunque un aspetto sul quale finora non sono state concentrate molte analisi: tanto che non esistono dati precisi al proposito. Tra coloro che rimangono feriti sulle nostre strade o tra quelli che vengono coinvolti in incidenti stradali senza danni fisici ma a volte assistendo al ferimento o alla morte di parenti, amici o conoscenti, un numero senza dubbio significativo di vittime subisce quello che in psico-patologia viene definita "reazione da stress".
Evento molto più che probabile, considerando che essere coinvolti in un incidente stradale costringe a confrontarsi con la sensazione di morte, con la minaccia di morte, con gravi lesioni o con la minaccia all’integrità propria o di altri.
Definizioni, queste, che con caratteristiche molto diverse appartengono a due categorie diagnostiche ben precise, definite "disturbo acuto da stress" e soprattutto il più noto "disturbo post-traumatico da stress".
Al di là della classificazione clinica, di parziale interesse, resta la sensazione che nel caso della traumatologia stradale o con eventi connessi a fatti che accadono sulle nostre strade, un numero importante di persone potrebbe essere coinvonta, direttamente o indirettamente, in disturbi della sfera psicologica proprio determinati dall’evento nei quali sono stati coinvolti.
E’ un problema ad ampio spettro: che riguarda le vittime ma anche, in forma sostanziale, i soccorritori. Nei confronti di questi ultimi vi è sovente un impegno da parte delle amministrazioni di appartenenza ad organizzare corsi di formazione o interventi clinici di supporto soprattutto nei casi dove personale delle forze dell’ordine o dei servizi sanitari di emergenza deve comunque fare i conti con gli effetti traumatici dell’evento al quale hanno assistito o si sono confrontati.
Certamente, il nostro Paese non è ancora allineato alle nazioni che più di altre si occupano del problema. Possiamo ritenere che, a fronte di amministrazioni che tengono in debito conto il processo di assistenza ai disagi psicologici degli operatori di soccorso, ve ne sono altre che, forse, ritengono il tutto di secondaria importanza, considerato che l’alto livello delle forze dell’ordine o la specifica professionalità degli operatori sanitari impegnati nei soccorsi siano caratteristiche sufficienti ad evitare riflessi personali negativi di tipo psicologico.
Però, ciò non è corretto. Sicuramente, un alto livello di addestramento consente di agire al meglio, ma non necessariamente permette di "vivere meglio" dopo essersi confrontati con eventi sicuramente drammatici.
Esistono nel nostro Paese strutture di tutto rilievo: basti pensare che, anche nelle ASL, sono disponibili psicologi esperti in grado di intervenire sul territorio di competenza. Ma va anche considerato che sovente tali professionisti, straordinari nel loro operare, non possiedono però le caratteristiche specifiche di competenza per agire secondo i più moderni protocolli.
Nel rinviare ad altra occasione una discussione più articolata sul tema dal punto di vista degli operatori, in questa sede ci si intende soffermare sugli effetti psicologici del trauma dal punto di vista delle vittime.
E’ pur vero che gli effetti degli incidenti stradali richiamano sovente emergenze sanitarie legate alla sfera fisica, spesso necessarie per la stessa sopravvivenza delle vittime.
Ma, subito dopo, sarebbe necessario occuparsi anche degli effetti psicologici del trauma subìto, senza lasciare le vittime o i loro familiari in balìa di problemi di equilibrio psicologico a volte del tutto trascurabili, ma sovente decisamente invalidanti.
Sarebbe necessario un miglioramento delle polizze assicurative, che comprendano anche percorsi terapeutici, nel caso di gravi o devastanti effetti psichici. Gioverebbe avere servizi sanitari che prevedano, in caso di emergenze stradali, anche la presenza, tra le unità di pronto intervento, di psicologi appositamente addestrati al compito. Sarebbe opportuna una sorta di formazione permanente per il personale delle forze dell’ordine e per medici e infermieri delle unità di soccorso sanitario. Tutti aspetti che, in qualche caso perseguiti, in molti altri passano in secondo ordine, pensando che la guarigione fisica contempli, di per sé, anche il mantenimento di un adeguato equilibrio psicologico.

*Unità Operativa di Psicologia
Centro Medico AlassioSalute
Alassio (SV).



a cura del dott. Gabriele Traverso

Venerdì, 23 Dicembre 2005
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