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Omicidio stradale, “gli arresti obbligatori per la nuova legge? Circa 150 all’anno”
Da Il Fatto Quotidiano

Il presidente dell'Asaps (Associazione amici della polizia stradale) risponde al senatore Giovanardi, che aveva attaccato la norma. In base ai dati del 2014-2015, il numero dei casi gravi dovrebbe essere contenuto

Lo scorso 25 marzo è entrata in vigore la legge sull’omicidio stradale, con tutti gli strascichi polemici del caso. L’ultimo in ordine di tempo è stato provocato dall’uscita di Carlo Giovanardi: il senatore ha sostenuto l’esistenza di una vera e propria “lobby” di vittime di incidenti stradali, “che ha fatto pressione sul parlamento per avere delle leggi orientate in una certa maniera”. Aggiungendo che il risultato “è una legge perversa, sbagliata, bruttissima, che metterà in galera per anni e anni gente che magari ha avuto la fatalità di un incidente”.

La risposta all’ex ministro è arrivata dal presidente dell’Asaps (Associazione amici della polizia stradale) Giordano Biserni: “l’arresto obbligatorio è previsto solo per le ipotesi più gravi di omicidio stradale, cioè per quei casi in cui il conducente che provoca la morte di una o più persone sia ebbro alla guida con un valore alcolemico superiore a 1,5 g/l o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, o ancora se lo sia con un valore superiore a 0,8 g/l nei soli casi in cui si tratti di conducente di un veicolo adibito al trasporto pubblico di persone o un autocarro di peso superiore a 35 q”.

Le ipotesi di reato più gravi, dunque. Ma quante sono? La questione non sembra di poco conto. Secondo i dati dell’Osservatorio il Centauro-Asaps, non molte. In base a quanto successo nel biennio 2014-2015, gli episodi più gravi archiviati possono essere quantificati in 100-150 arresti. A cui bisogna aggiungere, sempre secondo l’Osservatorio, qualche altra decina di persone tra chi come detto si mette al volante di veicoli per il trasporto pubblico di persone o mezzi pesanti, avendo un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l al momento dell’eventuale incidente.

Una prova a supporto di questa tesi, aggiunge ancora Biserni, è che “nei primi dieci giorni di applicazione della legge non è stato ancora eseguito un solo arresto obbligatorio. Gli unici arresti effettuati dalle forze di polizia, nell’ordine di alcune unità, sono scaturiti sulla base nella nuova normativa vigente per i soli casi di arresto facoltativo“. Dieci giorni in cui, giova ricordarlo, c’è stato anche il grande esodo pasquale.

Ogni legge è migliorabile. Anche quella sull’omicidio stradale, che dovrebbe essere ritoccata a cominciare dal periodo minimo di ritiro della patente, ad esempio. “Ora è di 5 anni, forse troppi per chi normalmente è virtuoso e per una volta sola incappa in una fatalità”, spiega Biserni. Ci vorrà del tempo per valutare i risultati e apportare le necessarie modifiche. Ma di certo un effetto deterrente già comincia ad averlo, e questo fa ben sperare nell’ottica della diminuzione sia degli incidenti che degli arresti obbligatori.

Qualche considerazione, infine, per alimentare il dibattito. Un tempo era la destra ad essere definita giustizialista, ora invece è la sinistra a firmare leggi considerate restrittive. Forse bisognerebbe riflettere su quanto abbia ancora senso parlare di schieramenti politici, quando i confini diventano sempre più labili e sfumati. E sul fatto che, probabilmente, le uniche lobby di cui non ci si dovrebbe lamentare mai sono quelle che hanno come fine ultimo la sicurezza.

di di Marco Scafati
Da Il Fatto Quotidiano

Giovedì, 07 Aprile 2016
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