CONCORSO NEGLI USA
Caterina e il suo team vincono
100 mila dollari in California
Più che programmatori, sono veri e propri inventori digitali i partecipanti a BattleHack Prize 2015, che si è tenuto in California, a San Jose, nelle 24 ore comprese tra il 15 e il 16 novembre. A vincere il premio di 100 mila dollari, un gruppo di ragazzi italiani: «Ci hanno detto tutti che è la prima volta che un team italiano vince una competizione internazionale di hacker», racconta la ventottenne Caterina Vidulli, ingegnere gestionale con la passione per i social media.
Cervelli in gara
Facciamo un passo indietro: un hackathon è una gara tra sviluppatori, designer e makers della durata di 24/32/48 ore, ma anche un’ occasione per mettere alla prova le proprie capacità legate alle nuove tecnologie finalizzate alla realizzazione di idee innovative. In questo caso, gli sponsor della competizione, che per la prima volta vedeva partecipare anche l’Italia, erano PayPal e Braintree, e la finalità dell’incontro era realizzare un progetto a tema libero in grado di fornire un apporto positivo alla quotidianità. Alle World Finals, ai concorrenti è stato chiesto di creare un’applicazione che incorpori le API PayPal, Braintree o Venmo, incoraggiando opzioni che includano un elemento di contenuto sociale.
La 24 ore di San Jose
Ebbene, in 24 ore, il team BattleHack di Venezia, che rappresentava l’Italia avendo già vinto la competizione nazionale, composto da Caterina Vidulli, Cristy Gutu, Cristiano Griletti (Mastro Gippo) e Sara Spadafora, ha realizzato un progetto che ha convinto più di tutti i team vincenti delle altre hackathon nazionali, e cioè di Melbourne, Los Angeles, Singapore, Londra, Atene, Chicago, Berlino, Tokyo, Toronto, New York, Stoccolma e Tel Aviv.
Auto smart
L’applicazione, chiamata ifCar, ha usato sia hardware che software per rendere le auto ancora più intelligenti, combinando sensori, dati ambientali e contestuali, nonché le preferenze degli utenti, al fine di rendere più sicuro e facile il parcheggio, controllare l’auto in sosta anche a distanza, impedirne il furto. «Siamo entusiasti del progetto del team di Venezia. La loro tecnologia ha il potenziale per democratizzare l’accesso a funzioni tecniche di auto di lusso consentendo quindi di trasformare l’auto in una smart car», ha spiegato John Lunn, direttore senior delle relazioni sviluppatori e startup di Braintree. «I giudici erano tutti d’accordo, abbiamo vinto con molto distacco, certamente un vantaggio è stato quello di non essere tutti programmatori: nel nostro team, c’erano una designer e una project manager: una squadra più eterogenea, che ci ha permesso di vedere il progetto da punti di vista diversi». A proposito del premio, i ragazzi hanno già le idee chiare per cosa destinarlo: «Più di uno di noi ha già delle startup, dunque li investiremo lì, ma c’è anche chi li userà per proseguire e affinare gli studi, o per implementare dei progetti innovativi, in cui crede da tempo. Non è escluso tuttavia che il progetto ifCcar continui».
di Sveva Alagna
da corriereinnovazione.corriere.it
Queste sono le nostre giovani belle teste di cui andare veramente orgogliosi! (ASAPS)