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Colpo di frusta, per stabilirlo basta il medico: lo dice il giudice di pace

VERONA - Sulla veridicità del colpo di frusta ci si può fidare del medico. A stabilirlo Alessandra Galli, Giudice di Pace di Verona, con una recente e interessante sentenza che, dopo quasi tre anni, rende finalmente giustizia a una coppia di commercianti, residente a Soave, nel Veronese, che si è rivolta a Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini.

I due coniugi, il marito, 53 anni all'epoca dei fatti, che era alla guida di un furgone, e la moglie, di 49, sul sedile del passeggero, erano rimasti coinvolti in un incidente a San Martino Buon Albergo il 15 settembre del 2012. Attraversando un incrocio, il loro mezzo era stato centrato da una vettura condotta da un (allora) 63enne del posto che proveniva dal senso opposto e che aveva svoltato improvvisamente a sinistra, tagliando loro la strada e facendoli finire contro un palo della luce. Una dinamica chiara, infatti non vi sono stati particolari problemi circa il riconoscimento delle responsabilità della controparte e il risarcimento dei danni materiali al furgone.

Diverso il discorso per i danni fisici, in primis il colpo di frusta, lamentati dai due commercianti, che hanno dovuto intentare una causa presso il Giudice di Pace per essere equamente risarciti a fronte del rifiuto della compagnia assicurativa. Quest'ultima aveva respinto la loro richiesta, obiettando che nel quadro clinico osservato vi era una “esclusiva componente soggettiva”. All'assicurazione non bastavano la documentazione del Pronto Soccorso, gli esiti delle numerose visite specialistiche a cui si erano sottoposti e anche la relazione medico legale di un perito di parte prodotte dai due coniugi: si pretendevano radiografie o esami strumentali, ben sapendo che il colpo di frusta non sempre risulta “documentabile” strumentalmente.

A tagliare la testa al toro il Giudice di Pace di Verona, dopo aver esaminato le conclusioni di un consulente tecnico d'ufficio. La dottoressa Galli ha dato piena ragione ai ricorrenti, chiarendo nella sentenza emessa il 27 luglio 2015 come “i punti percentuali di invalidità permanente sono stati riconosciuti dal CTU dopo un esame clinico obiettivo, dettagliatamente motivato”, e concludendo: “si ritiene che le mani del medico esperto possano intervenire quale strumento per valutare una situazione di permanente contrattura o lesione muscolare, come residuava in questo caso”.

Marito e moglie si sono così visti riconoscere, rispettivamente, 2,5 e 2 punti di invalidità permanente, oltre a quella temporanea parziale, con le relative liquidazioni del danno, più il rimborso per entrambi di tutte le spese mediche e di causa, con gli interessi: la compagnia assicurativa è stata condannata a pagare un'ulteriore somma di circa ventimila euro.

“Questo pronunciamento di estremo buon senso del Giudice di Pace di Verona, che siamo riusciti ad ottenere per i nostri clienti, ha una valenza molto ampia ed è assai importante – commenta Ermes Trovò, Amministratore unico di Studio 3A – Siamo perfettamente d'accordo nello scoraggiare i “furbetti” che cercano di speculare su presunti colpi di frusta, ma è anche vero che con la norma che impone di comprovare le lesioni visivamente e con esami strumentali si rischia di arrivare all'eccesso opposto, negando alle tante persone oneste la possibilità di ottenere un equo risarcimento: il colpo di frusta infatti è difficile da vedere, ma causa forti dolori, necessita di costose terapie e le sue conseguenze si trascinano per anni, per non dire per sempre. Ritenere che le valutazioni di un medico esperto siano una garanzia di veridicità è una soluzione che non fa una piega e che va anche a riconoscere la deontologia e il senso di responsabilità della nostra classe medica”.

da ilgazzettino.it

Martedì, 15 Settembre 2015
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