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Salvataggi , Articoli 10/08/2015

Una storia da raccontare
Per far tornare a battere un cuore che si ferma ne serve uno grande davvero: è quello di Gianni Buonomo, Sovrintendente della Polizia Stradale

Di Lorenzo Borselli
Foto d’archivio da TgCom

(ASAPS) Firenze, 11 agosto 2015 – Ci sono alcune storie che nessuno racconta. Alcune restano nei cassetti degli archivi perché scomode, altre semplicemente perché, per circostanze tra le più disparate, sono proprio i protagonisti che scelgono di tenerle per loro stessi. La storia di cui vogliamo parlare è accaduta nel pomeriggio del 30 aprile, a Firenze, all’ingresso di un supermercato del centro, ed ha come protagonisti due uomini: Francesco, 67 anni, che ha appena finito di fare la spesa, e Gianni Buonomo, 58 anni, poliziotto della Stradale di Firenze. Due parole su Gianni: è uno sbirro da una vita e da una vita batte in borghese le strade e le autostrade di tutta Italia alla ricerca di delinquenti.

Da una vita, messi via la pistola e il distintivo, indossa nel tempo libero la divisa del volontario del soccorso in un’associazione di Firenze.
Più che altro guida, perché in effetti la cosa gli riesce parecchio bene: è uno di quelli che negli anni ’80 metteva le Giulietta della Stradale su due ruote, oppure saliva su una scala a pioli incastrata sulle pedanine delle Moto Guzzi, e faceva tenere aperte – con le sue evoluzioni – le bocche di adulti e bambini, quando la Specialità era una cosa tosta e i bilanci lo permettevano.
Ok, torniamo alla storia: di Francesco sappiamo poco, ma il pomeriggio del 30 aprile, buste della spesa in mano, il suo cuore smette improvvisamente di battere e si accascia a terra. Attorno c’è incredulità e nessuno, ad eccezione di Gianni, capisce ciò che accade.
Lo sbirro si precipita sul corpo supino di Francesco, allontana le buste della spesa che si sono aperte sul selciato, e con la delicatezza di chi sa fare queste cose lo mette in posizione prona.

Avvicina la guancia al naso di Francesco e mette indice e medio sulla giugulare: non respira e non c’è polso; ordina alla gente che si è fatta intorno di chiamare il 118 e di spiegare che quell’uomo non è cosciente, non respira e non ha battito cardiaco, poi strappa la maglietta, trova il punto giusto e comincia a massaggiare il cuore. Chiede anche di portare un defibrillatore, ma in Italia non è detto che nei luoghi pubblici ce ne sia uno.
Infatti non c’è.
Gianni massaggia senza sosta e dopo lunghi minuti, quando rivaluta il cuore, si accorge che batte. Allora passa alla respirazione fino a quando il cuore si ferma di nuovo. Arriva l’ambulanza col medico ma Gianni non demorde: il monitor dice che il cuore non va e passano più di trenta minuti e svariate fiale di adrenalina fino a quando il silenzio surreale del momento è rotto dal bip dei macchinari.

Al primo ne segue un secondo e poi un terzo: il cuore è ripartito.
Il medico ordina il trasporto, l’ambulanza chiude le portiere e il silenzio è nuovamente rotto dalla sirena.
Gianni si ricompone e torna a casa, senza dire niente a nessuno e Francesco, quando riprende coscienza, non ricorda nulla: esce dall’ospedale, verso la nuova vita che gli è stata regalata e va dai volontari della Misericordia per ringraziarli.
Uno di loro dice che un tipaccio coi capelli bianchi, che aveva detto di essere un poliziotto, si era accanito contro la morte improvvisa che lo aveva colto per una quarantina di minuti, ma che nessuno sapeva chi fosse o come si chiamasse. Così Francesco pubblica un appello sul giornale e qualcuno lo porta al nostro sbirro. Si sono abbracciati come due fratelli e pare che ora siano anche diventati amici.
Noi che conosciamo Gianni e il suo grande cuore, vogliamo dirgli che non tutti gli eroi sono famosi, specialmente se lavorano sotto copertura alla perenne caccia di banditi.
Ma restano degli eroi. (ASAPS)
 



Sì veramente una storia da raccontare (come sa fare il nostro Lorenzo Borselli) ma anche da leggere tutta in un sorso!
Una risposta a molti luoghi comuni contro gli “sbirri”. Siamo orgogliosi di conoscere personalmente da tanti anni  Gianni, che è  anche socio ASAPS fin dagli anni ‘90.
Bravo Gianni, complimenti, ma questa per noi è solo una conferma! (Giordano Biserni ASAPS)
 

Lunedì, 10 Agosto 2015
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