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Omicidio Stradale: critica ad una mossa populista o contrarietà di maniera?
La nostra risposta al pensiero di Luigi Manconi, contrario al provvedimento

Di Lorenzo Borselli
Foto di repertorio dalla rete

(ASAPS) Forlì, 13 giugno 2015 – Se fosse populistico chiedere giustizia per un reato che resta puntualmente impunito, allora noi siamo populisti.
Non vediamo altro modo per rispondere, con assoluta tranquillità ma con altrettanta ferma convinzione, al senatore Luigi Manconi, che dalle pagine de Il Foglio dice la sua “contro”, tacciando il disegno di legge sull'omicidio stradale appena approvato in Senato, come un “pessimo esempio di populismo penale”.
Manconi, che pure è sempre in prima linea in difesa dei diritti umani, non riesce proprio a convincersi: “se i morti per incidente stradale – dice – sono passati, nell'ultimo quarto di secolo, dai 6.621 dell'anno 1990 ai 3.385 del 2013, come è possibile parlare oggi di "emergenza" a proposito di questa indubbia tragedia?”

Secondo noi, il perché di tanti dubbi in molti strati della società è da ritrovarsi genericamente in un misto di ignoranza, arroganza e di altezzoso distacco dalla quotidianità: Luigi Manconi non si è risparmiato nemmeno un secondo quando si è trattato di difendere le vittime della violenza di Stato ed abbiamo certamente sentito la mancanza della sua verve quando constatiamo, agli inizi di ogni anno, che i difensori dello Stato finiscono in ospedale almeno una volta ogni 4 ore (2.266 quelli registrati dall'ASAPS nel 2014).
Per questi attacchi ai difensori dello Stato, quanti vengono poi effettivamente condannati?
Qualche giorno fa un poliziotto è stato accoltellato a Prato nel corso di un intervento: l'aggressore è stato arrestato e immediatamente rimesso in libertà.
Se volessimo giustizia e qualcuno ce ne offrisse, quest'ultimo sarebbe populista?
Inoltre: i 3.385 morti della strada (9 al giorno! Mentre in Gran Bretagna sono 4), non sono un'emergenza? Che numeri dovrebbero vantare, le vittime della strada, per avere il rango di un'emergenza?

La tesi di Manconi è che non c'è alcun bisogno di prevedere una forma di reato specifica, visto che già oggi, con opportune modifiche sulle misure accessorie, la legge vigente già sarebbe sufficiente. L'esempio fatto è quello dell'uccisione di una donna ed il ferimento di altre persone a Roma da parte del conducente di un'auto in fuga dalla Polizia: sappiamo tutti, fin troppo bene, che fin quando  ci troveremo a dover discutere delle sottili differenze tra dolo eventuale e colpa cosciente tutti gli assassini saranno puntualmente scarcerati.
Infatti per quella morte, due dei protagonisti sono già usciti e il terzo uscirà a breve dal carcere c’è da scommetterci! E  difficilmente qualcuno sarà condannato a titolo di dolo.

Senza entrare nei meandri statistici, sappiamo benissimo che circa il 30/40 per cento degli incidenti stradali è correlato all'uso ed abuso di sostanze psicoattive (droga e alcol): dunque, circa 1.200 vittime ogni anno, secondo i dati della mortalità 2013, sono a nostro parere da ricollegare a dinamiche che dell'incidente stradale – e quindi della colposità – hanno poco a che fare.
A questi morti, alle loro famiglie, lo stato di diritto deve rispondere con certezza, anche in termini di pena, perché se nessuno deve toccare Caino – pienamente d'accordo – bisogna fare in modo anche che nessuno tocchi Abele.
Salvo lui, salvo tutti: questa si che sarebbe una bella amnistia preventiva e nemmeno troppo populistica. (ASAPS)
 


Alcuni argomenti per chi contrasta la legge sull’Omicidio stradale. (ASAPS)

Lunedì, 15 Giugno 2015
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