Roma, lavori in corso per la sicurezza stradale europea
Alla Scuola Superiore di Polizia ci sono tutti. Alfano: avanti con omicidio stradale ed ergastolo della patente. Pansa: l'Europa dice che chi fa uso di droga non può avere la patente. Dobbiamo adeguarci e avanti con le ausliarietà; Sgalla: impossibile al momento accertare le narco-ebbrezze. Servono strumenti tecnici e legislativi
Presto la Polizia Stradale assisterà le vittime degli incidenti e i loro familiari: è il progetto “Chirone”
(ASAPS) Roma, 8 ottobre 2014 – Il New Deal della sicurezza stradale comincia da Roma, nel semestre di presidenza italiana del consiglio dell'Unione Europea: l'obiettivo è quello di azzerare le vittime della strada, passando dal loro dimezzamento entro il 2020. In una sala della Scuola Superiore di Polizia, si condensa in un giorno lo spirito dei 28 stati membri e anche di qualcuno in più, grazie alla presenza di delegati di molti altri stati, Giappone e Israele in testa.
Per l'Italia ci sono tutti: il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, quello delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, il capo della Polizia Alessandro Pansa, il direttore centrale delle specialità, Roberto Sgalla (che è poi il padrone di casa e l'organizzatore dell'evento), il comandante generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, il direttore generale per la sicurezza stradale del MIT, Sergio Dondolini e poi rappresentanti della Banca Mondiale, di Tispol, della stampa nazionale, con Vincenzo Borgomeo (Repubblica), Maurizio Caprino (Il Sole 24 ore), Alessandro Barbano (Il Mattino) e Riccardo Matesic (dueruote).
Da sinistra il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il capo della Polizia Alessandro Pansa, il direttore centrale delle specialità, Roberto Sgalla |
IIl comandante generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, sulla sua destra il vice capo vicario della Polizia Alessandro Marangoni |
I lavori si sono sviluppati in quattro diversi moduli ma il tema è uno solo: la sicurezza stradale. Al mattino, infatti, si è parlato degli sforzi fatti e ancora da fare per arrivare a un'area comune – d'intenti e di regole – in ambito europeo, e della necessità di superare i confini dei vari stati per salvare vite; nel pomeriggio, invece si è parlato di infrastrutture e di comunicazione, sempre in funzione sicurezza.
E si sono dette molte cose, ma le notizie vere della giornata, come avrete avuto modo di leggere sulle agenzie e sui quotidiani, sono state sostanzialmente tre: intanto la presa d'atto, da parte del direttore centrale Sgalla, del fatto che in Italia è sostanzialmente impossibile accertare e perseguire i reati stradali connessi all'ebbrezza da stupefacenti, sostenuto poi dal capo Pansa e da altri tecnici e giornalisti, che hanno stigmatizzato l'assenza di dati statistici ufficiali relativi a circolazione sotto l'effetto di alcol e droga; in secundis, l'intervento del ministro dell'Interno Alfano, che ha ribadito la necessità di arrivare al più presto all'omicidio stradale e all'ergastolo della patente; infine, un invito del capo della Polizia a riscoprire le ausiliarietà, per delegare adì figure di diverso livello alcune competenze che, al momento, impediscono alle pattuglie un controllo accurato del territorio.
Il pubblico in sala |
Giornalisticamente parlando, queste sono le questioni più importanti. Il resto è una miniera di informazioni che permetteranno a noi del settore di scrivere meglio e di raccontare, in maniera più documentata, quanto una parte di mondo economico e sociale stia certamente investendo molte delle proprie risorse per rendere più sicure le strade europee, cui si comincia a parlare di vision zero, e quelle del mondo intero. C'è stato anche spazio, molto per fortuna, per parlare del ruolo delle divise e di quanto la loro silenziosa partecipazione renda in termini di risultati.
Il professor Matts-Ake Belin, presidente del comitato tecnico dell'Associazione Mondiale della Strada (ma anche scienziato dell'OMS), ha spiegato che moltissimi funzionari dell'associazione, che si occupa di impiantare nei paesi più poveri progettazioni infrastrutturali e formazione, sono ex agenti di polizia, scelti per la loro esperienza sul campo. Il direttore della Scuola Superiore di Polizia Enzo Calabria, ha infatti confermato che una buona parte del corso di formazione per i giovani funzionari di polizia italiani è attualmente ideato per prepararli sull'argomento “strada” e al loro futuro impiego nella direzione e coordinamento di reparti della Polizia Stradale.
La Specialità, infatti, nonostante le molte ristrettezze e le continue difficoltà – prima tra tutte l'invecchiamento di un organico in costante carenza – può vantare di aver colto, sul terreno nel quale opera in esclusiva (autostrade e grande viabilità), di aver dimezzato la mortalità e di aver praticamente debellato – in questo campo grazie alla partecipazione di Carabinieri e Polizia Locale – il fenomeno delle cosiddette stragi del sabato sera.
Da sinistra il capo della Polizia Alessandro Pansa |
“Viviamo in una dimensione di sicurezza e di pace – ha detto Roberto Sgalla nel corso del proprio intervento – eppure in Europa registriamo oltre 26mila morti all'anno. Non è un problema solo italiano”. Sgalla ha spiegato in che modo la Polstrada interagisca con le altre forze di polizia dell'UE, annunciando l'avvio dell'operazione Itacar, che per una settimana ha visto all'opera migliaia di pattuglie e investigatori del Vecchio Continente, alla ricerca di auto rubate. Per l'occasione è stata allestita a Bruxelles una sala operativa comune a tutti, per garantire l'immediato accesso a tutti gli archivi informatici di ogni stato membro.
Il direttore centrale delle specialità ha poi illustrato i punti cardine dell'azione europea, centrando una criticità italiana tra le più insidiose: l'assoluta incapacità di conoscere la reale dimensione della correlazione guida-droghe. “Noi lavoriamo a tempo pieno – ha detto – per controllare velocità, conducenti professionali ed ebbrezza alcolica, ma non disponiamo di apparecchiature che abbiano dignità di prova legale. Su questo fronte dobbiamo fare ancora molto”.
E, aggiungiamo noi, è necessario che anche su questo piano il legislatore si attivi il prima possibile per meglio circostanziare l'articolo 187 del codice, per superare lo scoglio dell'ebbrezza e arrivare al ritiro di patente per chiunque faccia uso di sostanze.
Su questo argomento, è intervenuto deciso il capo della polizia, rispondendo a una provocazione del moderatore Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino, che gli aveva chiesto cosa ne pensasse sul recente ammorbidimento della legge sugli stupefacenti.
“L'Unione Europea – ha risposto Pansa – ha stabilito che chi consuma droghe non ha diritto alla patente. Senza entrare nei meriti delle ragioni per cui il legislatore ha modificato la normativa sulle droghe leggere, vi sono questioni da cui non possiamo prescindere. L'uso di sostanze influisce, oltre che nel declino della capacità lavorativa o scolastica di un assuntore, anche sulla sicurezza stradale. Noi ci mettiamo la Polizia Stradale, ma ci servono strumenti che consentano agli agenti di sapere subito se un determinato conducente ne faccia uso o meno. E se ne facesse uso, non interessano a noi sanzioni particolari: a noi interessa togliergli la patente. Al momento, sulla droga non siamo attrezzati”.
Tornando all'intervento di Roberto Sgalla, le cose dette per noi tecnici sono moltissime. Intanto, il fatto che il ruolo centrale nel futuro della polizia stradale lo giocheranno le tecnologie. Tutor e Vergilius, che Autostrade e Anas usano per il calcolo della velocità media, si fondano su tecnologie che consentirebbero l'accertamento di altre infrazioni, come ad esempio l'assenza di copertura assicurativa e mancanza di revisione. Con il riconoscimento targa e il confronto nelle banche dati, poi, sarebbe assai più facile localizzare auto rubate o segnalate: bocconcini raffinati per il rude palato degli sbirri italiani del nostro tempo, ma non si tratta di proclami fantascientifici. È tutto a portata di mano, così come l'imminente avvio dell'assistenza post-incidente a vittime e familiari.
“È una delle nostre priorità – ha concluso il direttore centrale – e ormai è sul punto di essere realizzata. Il progetto Chirone comincerà con la formazione del personale e sarà presto una realtà”.
Ci piace pensare che un po' di merito sia anche nostro dell’ASAPS: alcuni mesi fa, su invito di Stefano Guarnieri, papà di Lorenzo e nostro strettissimo partner nella proposta di omicidio stradale, abbiamo partecipato a un viaggio nel Regno Unito, insieme anche a funzionari del Servizio Polizia Stradale, e dopo aver visitato uffici di polizia dedicati a questo compito, abbiamo lavorato uniti per raccontare l'esperienza e metterla in atto.
Il ministro dell'Interno ha confermato la preoccupazione esternata prima da Sgalla e poi da Pansa. “Sull'alcol siamo della partita – ha detto – ma sulla droga no”, confermando che anche questa annosa questione sarà presa di petto. Del resto, c'è in ballo una riforma del CDS al quale si lavora da tempo e che lo stesso Pansa ha definito come non procrastinabile. “I poliziotti – aveva detto il Capo – hanno bisogno di un codice semplice, con poche norme ma chiare”.
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano |
Ma Alfano, sull'omicidio stradale ha rincarato la dose: “in casi estremi – ha spiegato – quando chi uccide al volante è sotto l'effetto di alcol o droga, serve uno strumento che permetta di superare l'incapacità del dolo eventuale di resistere alle contestazioni iniziali e di arrivare a sentenza. Comunque – ha aggiunto – noi pensiamo anche che l'ergastolo della patente sia una strada da percorrere subito. La patente non può essere una licenza d'uccidere e non esiste un diritto naturale ad averla per forza”. (ASAPS)
La puntuale cronaca del Workshop di Roma sulla sicurezza stradale in Europa. Il Capo della Polizia e Roberto Sgalla hanno confermato l'assoluta debolezza delle forze di polizia, col sistema attuale, nel contrasto alla guida sotto l'effetto di stupefacenti . (ASAPS)