Il caso
Morì investita in viaggio di nozze
La famiglia fa causa a Los Angeles
A un anno dalla morte mentre era in viaggio di nozze in California, i familiari di Alice Gruppioni, la giovane imprenditrice bolognese che il 3 agosto 2013 fu travolta e uccisa da un’auto sulla Venice Beach Boardwalk, hanno formalizzato la causa alla città e alla contea di Los Angeles. La causa è stata presentata alla Corte superiore di Los Angeles dal marito, Christian Casadei e dai genitori, Valerio Gruppioni e Barbara Michelini. I familiari della ragazza, dirigente dell’azienda di famiglia Sira Group a Rastignano di Pianoro (Bologna) accusano la città e la contea di aver causato la morte di Alice per via delle condizioni di pericolo a cui il pubblico viene sottoposto sul lungomare pedonale di Venice Beach. Viene accusato anche Nathan Campbell, il conducente della Dodge Avenger che investì Alice e ferì altre 16 persone, di negligenza e altri torti intenzionali. Nei confronti di Campbell è in corso anche il processo penale: l’11 agosto la Corte indicherà la data di inizio del dibattimento, la selezione della giuria è prevista la settimana del 21. Nel processo, che durerà due-tre settimane, verrà chiamato a testimoniare il marito, che rimase ferito quando l’auto piombò sulle persone e uccise la sua giovane moglie.
>FOTO - Venice Beach, Alice Gruppioni uccisa da un'auto impazzita
«Violato il codice 835 per la pericolosità del marciapiede»
Nella causa civile i familiari, assistiti dall’avvocato Greg Bentley dello studio SBEB LLP, sostengono che città e contea abbiano violato il codice 835 della California per la pericolosità del marciapiede e della proprietà adiacente, sottolineando che le condizioni pericolose comprendono anche la mancanza di barriere e piloni adeguati. L’avvocato Bentley a gennaio aveva inoltrato un «claim» al Governo della California, dopo aver fatto indagini sugli incidenti e sulla sicurezza della Venice Beach Boardwalk. «La legge e le aspettative presso le agenzie governative sono chiare, la città e la contea devono proteggere le migliaia di persone che da tutto il mondo vi si riversano, e devono anche proteggerle dal possibile comportamento intenzionalmente criminoso di altri. Qui - sostiene il legale - la città e la contea sapevano che più di 15 auto circolavano sul marciapiede ogni giorno, nel periodo della disgrazia, cosa che è completamente inammissibile dal punto di vista di pubblica sicurezza. Questa tragedia avrebbe potuto non essere mai avvenuta».
da corriere.it
La causa è stata presentata alla Corte superiore di Los Angeles dal marito, Christian Casadei e dai genitori, Valerio Gruppioni e Barbara Michelini. Iniziativa coraggiosa di una gran bella famiglia. Sarà interessante vedere quale sarà il giudizio. (ASAPS)