Il GIP archivia il procedimento a carico del prefetto Nicola Izzo già Vice Capo vicario della Polizia
Lettera aperta a un "Capitano"
Carissimo Nicola,
abbiamo saputo.
Oggi siamo veramente felici. Il GIP ha archiviato su richiesta del PM il procedimento penale a tuo carico. Ora dovrebbe seguire da parte nostra la frase classica: la Giustizia ha trionfato.
No, non è vero. La Giustizia ha solo sanato con ritardo un affronto molto grave che ti ha colpito quando eri di fatto al timone della Polizia nella tua veste di Vice Capo Vicario della Polizia di Stato, in un momento delicatissimo mentre il Capo Antonio Manganelli, che poi ci ha prematuramente lasciato, era gravemente malato.
Ora ti viene solo pubblicamente resa la (per noi mai affondata) dignità di uomo e servitore dello Stato.
Come vedi oggi ti do pubblicamente del Tu, perché ormai sei alla vigilia del tuo saluto all'Amministrazione per raggiunti limiti d'età, per questo ho deciso di gettare la maschera e scriverti direttamente col cuore in mano per i 40 anni della nostra amicizia.
Qualcuno pensa che questa lunga amicizia risalga all'epoca degli anni '80 quando abbiamo condiviso un comune e impegnativo percorso sindacale. No, non è così. O meglio, non è solo così. La nostra amicizia risale invece ai primi anni '70 quando tu eri un giovane capitano responsabile del secondo settore al Compartimento Polizia Stradale di via Sercambi, 27 a Firenze e io ero un giovanissimo brigadiere allora in forza alla Squadra di PG del comando Polstrada.
Quanti servizi abbiamo diviso insieme (tu comandavi e io eseguivo pur con qualche propositiva osservazione). Tante volte mi hai fatto fare la settimana corta per tornare nella mia Romagna il venerdì sera, ma per gli altri 5 giorni mi spremevi come un limone.
La nostra amicizia risale a quegli anni. Abbiamo condiviso tanti successi, in particolare i tuoi mentre scalavi come Messner le pareti più verticali della carriera in Polizia, ma anche tante amarezze per i compagni di cordata persi lungo il cammino, per le delusioni di un lavoro più ricco di fossati (e trappole) che di pianure.
Nei giorni scorsi all'uscita da un convegno sull'Omicidio stradale a Firenze (questo, lo sai, è da molti anni il mio terreno, da te sempre incoraggiato) sono ripassato da piazza S. Spirito e mi è tornata in mente quella volta in cui, nel 1975, durante un'operazione per l'arresto di uno spacciatore che si dava alla fuga io, dopo una colluttazione, caddi a terra e riportai un forte trauma cranico (qualcuno dice che non mi sia più ripreso bene) e tu arrivasti molto deciso a togliermi dai guai insieme al comune amico brigadiere Michele Mantello, poi diventato consigliere nazionale ASAPS che da poco ci ha lasciato.
Ecco Nicola, oggi che hai riottenuto il pieno di dignità che ti era stato impropriamente scippato da una giustizia ingiusta, oggi che stai per lasciare a giorni la tua Polizia di Stato voglio dirti grazie per quello che hai fatto e per quello che hai rappresentato da brillante, competente e forte funzionario al servizio dell'Istituzione, un vero punto di riferimento.
Sono sicuro che al mio grazie si aggiungerà il coro di tanti uomini e donne della Polizia di Stato che hanno avuto l'onore, come ho avuto io, di lavorare al tuo fianco.
Lasciami dire Nicola che nel giorno della Giustizia vera io sono in piedi sul banco e con me saliranno in tanti per dirti:
"Capitano, mio Capitano, siamo fieri di te".
Un abbraccio.
Tuo
Giordano