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Notizie brevi 01/04/2014

Immigrati, dal 6 aprile potranno essere assunti autisti stranieri per i mezzi pubblici

E' già sulla Gazzetta Ufficiale il decreto 40/2014 che recepisce una direttiva europea di tre anni fa. Finora cittadini di altri paesi non comunitari non potevano svolgere tutta una serie di lavori in aziende private o della pubblica amministrazione

 

ROMA - Adesso è ufficiale: dal 6 aprile, gli autisti degli autobus potranno essere straneri non comunitari. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 40/2014 che recepisce la direttiva europea 2011/98 e che, tra le novità, abroga espressamente la norma che impediva l'assunzione di personale straniero nelle imprese del trasporto pubblico.

 

Un regio decreto del 1931 impediva le assunzioni.  In parte era un atto dovuto dopo la pronuncia di alcuni tribunali italiani favorevoli al principio di parità di trattamento sul mercato del lavoro. Il caso era stato sollevato a Milano nel 2009, quando Mohamed Hailoua, marocchino di 18 anni, regolarmente residente e diplomato in una scuola professionale per elettricisti, presentò la candidatura per lavorare come operaio al reparto manutenzione dell'Atm, ma si sentì rispondere che, in base a un Regio decreto del 1931, occorreva la cittadinanza italiana. Del resto, scrisse in una memoria difensiva l'azienda dei trasporti pubblici del capoluogo lombardo, non era opportuno che un marocchino svolgesse un servizio "particolarmente esposto al rischio di attentati". 

Retaggi fascisti. Dopo una causa, i giudici dissero che invece il giovane aveva tutto il diritto di concorrere al bando. Stessa sentenza a Torino nell'ottobre 2013: un cittadino congolese, in possesso dello status di rifugiato da 10 anni e sposato con una cittadina italiana, aveva diritto di partecipare alla selezione indetta dal Gtt (Gruppo torinese trasporti). Il rifiuto da parte delle aziende dei trasporti era motivato da una vecchia norma fascista, mai completamente abrogata, meglio conosciuta come "Legge sulle corporazioni", che fu approvato lo stesso anno dell'imposizione ai professori del giuramento di fedeltà al Duce.

 

Restano aperte altre questioni. "Siamo soddisfatti - spiega Alberto Guariso dell'Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione), l'avvocato che aveva difeso i diritti di Mohamed - ma chiediamo che la parità di accesso sia estesa a tutto il mondo del lavoro. Ora la situazione del trasporto pubblico è risolta, ma rimangono aperte altre questioni". Per essere notai, ad esempio, occorre avere la cittadinanza italiana. Ma il capitolo più grosso è tutto il pubblico impiego: "Prima occorreva avere il passaporto italiano o europeo; dal settembre 2013, possono fare domanda anche gli extracomunitari lungosoggiornanti, cioè in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, non chi ha solamente il semplice permesso. Al contrario, la direttiva europea, recepita quindi solo in parte, ci chiede di garantire a tutti, italiani e stranieri regolarmente presenti sul territorio, le stesse condizioni per concorrere sul mercato del lavoro. Su questo, siamo pronti a nuovi ricorsi". 

Gli esempi in altri paesi. Recentemente, per esempio, l'Asgi ha seguito il caso di un'insegnante canadese esclusa dalla cattedra di francese, pur essendo madrelingua, perché non cittadina italiana. Per altro, in tutti i Paesi di immigrazione, la funzione pubblica, anziché discriminare, svolge solitamente un ruolo cruciale nel favorire la promozione sociale degli immigrati e dei loro figli. Più egualitaria del mondo del lavoro privato, grazie ai concorsi dovrebbe offrire opportunità di accesso e di carriera anche ai gruppi che normalmente faticano a vedere riconosciuto il valore dei propri titoli di studio.

 

Il peso del diritto europeo. Ma come si motivano le limitazioni all'accesso ai concorsi che ancora sono in vigore? Lo spiega l'avvocato Guariso: "L'idea di una riserva di posti di lavoro solo per italiani non è compatibile con il diritto europeo. Le restrizioni sono giustificate da un concetto anacronistico, che richiama appunto il Regio Decreto del 1931: la cittadinanza italiana sarebbe la condizione necessaria per immedesimarsi nel bene collettivo dello Stato e garantire l'imparzialità, la fedeltà del dipendente e il buon funzionamento della pubblica amministrazione. Ecco, da allora la nozione di lavoro pubblico è cambiata. Per i trasporti pubblici, addirittura è regolata da un contratto di diritto privato, ma in ogni caso puoi guidare bene un tram o un autobus perché sei un lavoratore diligente, non in base al colore del tuo passaporto".

 

 

da repubblica.it

 

 

 

 

Martedì, 01 Aprile 2014
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Tag: Asaps.it.
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