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Notizie brevi 13/02/2014

Bocciata la legge Fini-Giovanardi
La Consulta: norma incostituzionale

Torna la distinzione droghe leggere-pesanti, possibile scarcerazione di massa. Illegittima la conversione del dl che passò con il decreto sulle Olimpiadi 2006

 

 

 

ROMA - La Corte Costituzionale ha dato una spallata definitiva alla norma Fini Giovanardi che dal 2006 equiparava le droghe leggere a quelle pesanti livellando verso l’alto reati e pene. Il risultato è che cannabis e hashish tornano ad essere considerate “ leggere”, la distinzione tra i diversi tipi di stupefacenti riprende corpo e con essa il sistema delle pene previsto prima della Fini-Giovanardi: il massimo scende da 20 a 6 anni di carcere. Rivive cioè la legge Iervolino-Vassalli del ’90, come modificata dal referendum dei Radicali che nel ’93 abolì il carcere per l’uso personale di droga. 

 

SCARCERAZIONE DI MASSA?  

Chi ha in corso un processo per detenzione e trasporto di droghe leggere potrà contare su sanzioni più lieve o evitare il carcere, se ricorrono le condizioni. Le stime dicono che circa 10mila sono dietro le sbarre per reati connessi alla droghe leggere, ora potenziali beneficiari della sentenza.

 

GIOVANARDI: «NON CI FAREMO FERMARE»  

L’autore della legge dichiarata illegittima, Carlo Giovanardi, senatore Ndc, tuona contro la Corte Costituzionale che a 8 anni dall’entrata in vigore della norma «scavalca il Parlamento, confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altri sulla base di una ben orchestrata campagna promozionale». «Non ci faremo fermare dalla Consulta», aggiunge Maurizio Gasparri, Forza Italia. Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, parla di «sentenza politica e ideologica». Dalla sponda politica arriva però l’impegno del Pd, che attraverso numerosi esponenti -da Ivan Scalfarotto a Donatella Ferranti, da Donata Lenzi ad Alessia Morani, da Mario Morgoni a Pina Picierno - approva la sentenza, definisce «assurda e dannosa» la Fini-Giovanardi e promette una riforma in materia di droga e tossicodipendenze. Gli avvocati penalisti chiedono che si intervenga già sul decreto svuota-carceri a firma Cancellieri, in fase di conversione in Parlamento, perché nella parte in cui si occupa di stupefacenti «si abbandonino eccessi punitivi e irragionevolezze». Anche il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, che pure invita ad attendere le motivazioni della sentenza, ritiene che la decisione della Corte sia l’occasione per «rimodulare meglio la legge, riservando sanzioni gravi ai grossi trafficanti» ed evitando di intasare le carceri con i pesci piccoli. Un appello arriva anche dal coordinatore dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, perché «dopo anni di silenzio la politica ha ora lo spazio e l’obbligo» di agire. Sel, con Nichi Vendola, si spinge più in là e chiede che ora si passi a legalizzare la cannabis.

 

LE ASSOCIAZIONI: «ERA NORMA CANCEROGENA»  

Tutt’altro umore quello che si respira tra le associazioni che difendono i diritti dei detenuti e quelle che chiedono di depenalizzare il consumo di droghe leggere. Secondo la Società della Ragione, associazione che ha lanciato la campagna per l’incostituzionalità della legge, è decaduta una «norma cancerogena» e il suo presidente Stefano Anastasia parla di «una sentenza che fa storia». «Per noi è come un 25 aprile», festeggia il cartello che va sotto la sigla «Illegale è la legge». «La Consulta è riuscita dove politica ha fallito», fa notare Patrizio Gonella, presidente di Antigone. 

 

LA LEGGE CONVERTITA CON IL DL SULLE OLIMPIADI  

La Corte costituzionale ha contestato che le nuove norme in materia di droga, infatti, erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. A sollevare la questione di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione. Viene così cancellata la norma con cui si erano parificate «ai fini sanzionatori» droghe pesanti e leggere: con la Fini-Giovanardi erano infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.  

 

> ASCOLTA IL COMMENTO

 

da lastampa.it

 


 

Per capire bene cosa accadrà dopo questa sentenza è interessante sentire anche il commento in voce collegato all’articolo. Non appare però credibile che possano uscire 10.000 persone dal carcere. (ASAPS)

 

 

 

 

 

 

Giovedì, 13 Febbraio 2014
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