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Notizie brevi 17/09/2005

da "Il Gazzettino On line" del 17 settembre 2005 - "È stato terribile, potevo morire bruciato" Il racconto alla sorella. Paolo Nicoletti di Udine Ë uscito dal tir in fiamme poco prima dello scoppio

da "Il Gazzettino On line" del 17 settembre 2005
«È stato terribile, potevo morire bruciato»
Il racconto alla sorella. Paolo Nicoletti di Udine è uscito dal tir in fiamme poco prima dello scoppio

È stato un attimo. Una manciata di secondi e di lucidità che gli ha permesso di rompere il vetro e di sgusciare fuori dal suo tir che iniziava a prendere fuoco sull’autostrada A13 Padova-Bologna (al km 13), a poca distanza dal casello di Bologna Interporto, all’altezza di uno scambio di carreggiata. Un attimo che, a Paolo Nicoletti, 35 anni, titolare di una ditta di autotrasporti residente a Udine in via Emilia 111/g, ha salvato la vita. Questione di minuti, forse di secondi e, a detta della Polstrada di Altedo che ha rilevato l’incidente avvenuto l’altra notte dieci minuti prima dell’1, Nicoletti sarebbe stato avvolto dalle fiamme e travolto dal botto che ha dilaniato il suo camion, carico di carta e plastica (doveva fare due consegne, a Bologna e Firenze) e la Seat Ibiza del ’94 alimentata a Gpl che, a velocità sostenuta, gli è andata addosso, invadendo la carreggiata su cui viaggiava. Un urto terribile e poi giù, nella scarpata, con il veicolo schiacciato dal tir. Questione di minuti e anche lui poteva morire carbonizzato come è successo ai quattro occupanti dell’auto, - intestata ad un 35enne rodigino, che, saputo dell’incidente, ha detto che gli era stata rubata a Ferrara - di cui, a distanza di ore, non era possibile stabilire con certezza neppure il sesso (ma una dovrebbe essere donna): l’ipotesi prevalente è che le vittime, o alcune di loro, fossero immigrati clandestini. Grazie a quell’attimo prezioso, Paolo se l’è cavata con ustioni ad un braccio, alla schiena e alla coscia: medicato all’Ospedale Maggiore di Bologna, è stato dimesso con una prognosi di 20 giorni e a Udine, dove è rientrato ieri in serata, seguirà dei controlli. «È stato terribile», ha detto Paolo alla sorella Roberta al telefono. Poche parole, perché «era ancora sotto choc», sconvolto come quando è stato soccorso. E dire che tutto era andato come sempre, da 15 anni a questa parte. Prima un po’ di riposo, poi, dopo il primo tempo della partita della Juve, la partenza verso Bologna. Tutto come sempre, da quando, appena 18enne, ultimo di sei fratelli, con la terza media in tasca, aveva deciso che avrebbe seguito le orme del padre, Renato, autotrasportatore in proprio ora in pensione. «Non gli piaceva studiare - racconta la mamma - ma i camion sì: ha fatto persino un esame in più per prendere la patente per i camion un anno prima del tempo». Tutto come sempre, non fosse arrivata quell’auto, che, come un fulmine, gli si è parata davanti, come ha raccontato alla Polstrada. «È un miracolato», diceva sua mamma ieri sera, mentre aspettava di riabbracciarlo di lì a poco («Finché non lo vedo, non ci credo»), scortato a casa dalla moglie Angela e dal papà Renato, che sono andati a prenderlo a Bologna. Ora bisognerà capire come si metterà con l’assicurazione per i danni subiti. Perché, ricorda la mamma, «se l’auto che gli è andata addosso era rubata, non si sa cosa succederà. E Paolo ha appena comprato l’appartamento, e devono finire di pagare il mutuo». «Il camion è perso, ma ha riportato a casa la vita: questo è quello che conta». Soprattutto per la piccola Nicole, 9 anni, che ieri sera, grazie a quell’attimo, lo ha potuto riabbracciare.

Camilla De Mori


 

 

Sabato, 17 Settembre 2005
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