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Notizie brevi 24/09/2013

Un ciclista su tre non rispetta il codice della strada

Aumentano gli incidenti e le proteste di chi va a piedi. La difesa dei ciclisti: “Andiamo sui marciapiedi per paura delle auto»
È l’abitudine più diffusa: andare in bicicletta sotto i portici. I ciclisti si difendono dicendo che lo fanno per sentirsi più sicuri. E i pedoni?

TORINO - «E’ vero, noi italiani siamo così: saliamo sulla bici e odiamo gli automobilisti, ci mettiamo al volante e malediciamo i ciclisti, usciamo a piedi e imprechiamo contro tutti» lo diceva l’altra sera un comico a Zelig. Ultimamente, però, sono i numeri a fare la differenza. E non fanno ridere.

 

Troppe infrazioni 

Dati del Comune alla mano le due ruote (grazie anche al fattore crisi con la benzina e il caro-sosta alle stelle) sono quadruplicate nel giro di due anni insieme con le rastrelliere e le piste ciclabili. E siamo al problema: aumentano i ciclisti e, di pari passo, crescono pure gli incidenti provocati dai medesimi. In assenza di statistiche precise (basta leggere le lettere di protesta che arrivano ai giornali, giusto ieri su «Specchio dei Tempi» ne pubblicavamo una e le chiamate ai vigili urbani) si sa che gli amanti delle due ruote che pedalano contro il codice della strada sono in preoccupante aumento. 

L’abitudine di un ciclista su tre? Confondere i portici con le piste ciclabili, rischiando di investire chi esce dai negozi o dalle case e correre come razzi nelle isole pedonali dimenticando che lì, ci sono appunto, anche i pedoni che non possono girare con lo specchietto retrovisore. Poi ci sono i raffinati dell’infrazione, quelli che imboccano sì la pista ciclabile, ma rigorosamente al contrario, facendo una bella sorpresa agli automobilisti che se li ritrovano davanti mentre girano. 

 

Il decalogo ignorato 

Ma che fine ha fatto, nella città con le piste ciclabili più lunghe d’Italia (175 chilometri), il famoso «bon ton» del ciclista, quel decalogo che si era messo a punto oltre un anno fa tutti insieme, Comune, automobilisti, amanti delle due ruote e pedoni? Se lo chiede uno che di portici se ne intende (altro record, Torino ne ha 12 chilometri, ecco perchè il problema delle bici che sfilano al coperto davanti alle vetrine si sente di più che in altre città): è Paolo Bertolini, presidente dei commercianti di via Roma: «Li vediamo tutti, ogni giorno, sono un problema, anzi un pericolo. Forse basterebbe multarne qualcuno ogni tanto. I vigili si appostano agli ingressi Ztl per sorprendere chi imbocca contromano una via d’accesso al centro al riparo dalle telecamere? Si nascondano anche dietro una colonna per punire il ciclista che sfreccia mettendo a repentaglio la sicurezza di chi entra ed esce dai negozi». Questo è un suggerimento, ma il problema, secondo i negozianti di via Lagrange, è anche un altro: «Da minoranza oppressa, ora che le bici si sono moltiplicate, siamo passati alla minoranza schiacciante e bisogna che imparino a difendere la propria sicurezza senza mettere a rischio quella degli altri».

 

Il «marciabici» 

Ma c’è un’altra abitudine che sta davvero diventato pericolosa: i ciclisti che trasformano il marciapiede con un «marciabici». È vero, se chi pedala preferisce il marciapiede alla strada il più delle volte è perchè lì sopra si sente più sicuro. Purtroppo, però, l’effetto domino non finisce qui, perchè il pedone che non si accorge si essere inseguito e sorpassato dalla bici può finire per terra. Il problema si fa più evidente sui ponti. Prendete quello che porta alla Gran Madre: per evitare rotaie, auto e pietre sconnesse i ciclisti evitano la strada e se ne vanno bordo ringhiera. E i pedoni si infuriano. «Il bello è che se ti lamenti ti insultano pure - si lamentava ieri una signora con il bambino per mano - poi se ne corrono via veloci». Per dirla tutta, però, poi ci pensa l’automobilista a farla pagare a chi pedala, stringendoli e strombazzando. C’è una triste par condicio nel traffico: l’insulto corre sempre sulla preferenziale. 

 

 

di Emanuela Minucci
da lastampa.it
 

 

Martedì, 24 Settembre 2013
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