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Notizie brevi 02/05/2013

Diminuisce il traffico in Europa (-18%): l'Italia (-38%) preceduta solo da Portogallo e Spagna

Non solo crisi delle vendite, nel 2012 il traffico nel nostro continente è diminuito del 18%. Nella Penisola la percentuale ha sfiorato il 40%, peggio hanno fatto solo Portogallo e Spagna. Il crollo prosegue nel 2013.
Foto di repertorio dalla rete

NAPOLI - Traffico in diminuzione, strade e autostrade decongestionate. Dopo anni di crescita tumultuosa e di allarmi continui sull’inquinamento da gas di scarico e sui danni da effetto serra, l’Europa scopre chesulle proprie strade si circola sempre meno in auto.
E’ l’effetto crisi. L’economia ristagna, l’occupazione crolla, la capacità di spesa delle famiglie si riduce sempre più. Di conseguenza, acquisto e uso dell’auto sono diventati in molti casi proibitivi. E le strade europee si svuotano, mentre si riempiono a dismisura quelle della Cina, mercato emergente ormai avviato alla leadership mondiale. Rimangono trafficate, come tradizione, anche le strade dell’America e del Giappone. Il problema, insomma, è prettamente europeo.
Del 18% la diminuzione media del traffico nell’Eurozona. In Italia si è riscontrato, nel 2012, un calo ancora più vistoso (-34%), inferiore soltanto a quello di Portogallo (-51%) e Spagna (-38%), dove si viaggia sempre più su strade semideserte. Per il resto, l’Ungheria ha perso il 23%, Austria e Gran Bretagna il 19%, Paesi bassi 15, Germania 14, Francia e Belgio 12, Svizzera 11, Irlanda 9. In clamorosa controtendenza il ricco Lussemburgo, con un incremento del traffico del 29%.

 

Il trend non è cambiato all’inizio del 2013. Nei primi tre mesi dell’anno in corso, infatti, il calo del movimento veicolare in Europa è stato del 23% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, con l’Italia 11ma in questa singolare classifica. Milano resta la città più intasata, con una media annua di 51 ore di coda pro capite tra gli automobilisti, mentre la media nazionale si attesta su 22 ore. E’ ancora tanto, ma sono ben 11 ore in meno rispetto al 2011, e nei primi tre mesi del 2013 è stata registrata una diminuzione di altre due ore. Quanto alle altre città europee, la riduzione di tempo sprecato nel traffico vede in testa il Portogallo, dove in un anno si sono perdute appena 11 ore in coda.
Dopo Milano, la città più intasata è Roma, dove gli automobilisti hanno passato, nell’anno 2012, 32 ore nel traffico. Ma a livello nazionale, su un totale di 13 città analizzate, ben 12 hanno rilevato una riduzione del tempo trascorso negli ingorghi e negli incolonnamenti. Tra queste spicca Palermo, in cui il movimento veicolare si è più che dimezzato (-53%). I livelli di traffico sono drasticamente diminuiti anche a Firenze e Catania (-43%) e a Napoli (-40%), mentre in altre città lo sgravio è stato meno accentuato, con Verona attestata a -37%, Torino -36, Brescia -35, Genova –22. In controtendenza Cagliari, a +11%.

 

I dati emergono da una indagine diffusa a fine aprile da Inrix, società specializzata nella fornitura a livello internazionale di informazioni su traffico e servizi automobilistici, il cui amministratore delegato, Bryan Mistele, ha dichiarato: “C’è sempre stata una forte correlazione tra la situazione economica e il livello del traffico nelle strade”. Considerando che la disoccupazione ha raggiunto in Italia livelli record (11,6%) e che il potere d’acquisto delle famiglie europee è crollato di 13,6 punti percentuali, probabilmente non si poteva ipotizzare una situazione diversa. Le auto sono beni di consumo, peraltro gravati da costi d’esercizio indifferibili (tassa di possesso, carburante, lubrificante, assicurazione obbligatoria, manutenzione): la crisi economica generale grava dunque inevitabilmente sulla crisi del settore. Meno lavoro vuol dire meno capacità d’acquisto, dunque meno consumi. Banale, ma vale la pena ricordarlo.

 

Nel Vecchio Continente, 23 paesi su 29 lamentano forti flessioni nelle vendite di auto, tanto che a fine 2012 l’Europa ha perso l’8% delle immatricolazioni di nuovi veicoli, con punte negative da record in Italia, dove il calo delle vendite è stato del 20% (1,4 milioni di targhe, il livello più basso degli ultimi 33 anni). E le cose, purtroppo, non vanno meglio in questa prima parte dell’anno: marzo 2013 ha fatto registrare anzi il 18mo calo consecutivo in Europa, con una perdita del 10,3% su base annua e del 9,7% rispetto al primo trimestre 2012. In questo contesto l’Italia ha lamentato a marzo un calo del 4,9%: perde un po’ meno, ma perde. E allora, in presenza di questa perdurante quanto obbligata disaffezione verso il bene automobile, come ci si poteva attendere un dato diverso sull’intensità di traffico?

 

Al di là del calo legato alla crisi del mercato, va osservato inoltre che anche chi è già in possesso di un’auto è orientato ad usarla meno, a causa dei costi di gestione lievitati in misura abnorme negli ultimi anni. Caro benzina e caro assicurazione sono tra i principali motivi di dissuasione, ma incidono molto anche il caro garage, il caro parcheggi e il caro pedaggi, per non dire delle limitazioni alla circolazione nei centri urbani e di certi cervellotici limiti di velocità che rendono la guida un incubo dominato da tutor e autovelox. In molti casi il treno è diventato competitivo, voli aerei a tariffe low cost fanno il resto.
Tutto ciò avviene nell’assoluta indifferenza della politica. Sia a livello centrale che periferico si moltiplicano le iniziative che scoraggiano l’uso dell’auto privata, a volte con inviti espliciti all’uso dei mezzi pubblici, anche quando sono carenti. Cme nel caso di Napoli, dove rispetto a quindici anni fa ci sono circa 600 bus in meno (quasi tutti malandati), i cantieri della metropolitana non chiudono mai per fine-lavori, ma l’amministrazione comunale continua a proporre chiusure al traffico veicolare e maxi ZTL.

 

Di fronte alla sovracapcità produttiva delle fabbriche e alla crisi del mercato, tra i politici c’è anche chi si batte contro le aziende che mettono i dipendenti in cassa integrazione. Ma nessuno – nonostante le innumerevoli sollecitazioni provenienti dal settore (soprattutto dagli importatori di auto straniere) - si chiede se non sia opportuno, anche per difendere l’occupazione, alleggerire le campagne anti-auto e promuovere, piuttosto, il rinnovo del parco circolante con consistenti incentivi statali all’acquisto di veicoli ecologici.
 

 

di Sergio Troise
da motori.ilmessaggero.it

 

 

Giovedì, 02 Maggio 2013
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