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Articoli 23/04/2013

Effetto patente a punti donne più brave e meno incidenti
E' stata introdotta 10 anni fa, ecco il primo bilancio

di Vincenzo Borgomeo

La patente a punti compie dieci anni. Un bilancio che ci regala una fotografica perfetta degli italiani al volante, con le donne che sono molto più virtuose degli uomini (hanno il 43,7% delle patenti ma si sono viste sottrarre punti solo nel 25,4% dei casi) e con le infrazioni più “gettonate” ben identificate: superamento dei limiti di velocità, mancato uso delle cinture di sicurezza e il passaggio con il semaforo rosso.
Un compleanno importante per una misura di sicurezza che ha fatto molto discutere e che ha funzionato benissimo all'inizio per poi arrestare miseramente la sua corsa. I numeri dicono che in questo decennio le vittime degli incidenti stradali si sono dimezzate e che agli italiani sono stati sottratti 85 milioni di punti. Ma a ben guardare la situazione è un po' diversa: nello stesso tempo sono state messe in piedi straordinarie misure di sicurezza (diffusione del Tutor, controllo più capillare su strada, auto più tecnologiche, diffusione degli etilometri e molto altro ancora). Senza contare la severità del nostro sistema sanzionatorio che negli ultimi anni ha visto aumentare in modo esponenziale le multe, in alcuni casi più che raddoppiate per intervento del legislatore.

 

Poi sono arrivati i problemi, legati al fatto di poter pagare per non vedersi sottrarre i punti e al meccanismo di recupero: fra corsi e premi, gli automobilisti in questi dieci anni hanno “comprato” o avuto in regalo più di 300 milioni di punti.
Chi ha ragione? La patente a punti ha funzionato o no? Di certo in un Paese come il nostro dove viene elevata una contravvenzione ogni 15 secondi la patente a punti ha portato in campo un'idea geniale: il meccanismo ha affiancato e non sostituito le sanzioni già previste per le varie infrazioni, compresa la sospensione del permesso di guida.
Quindi si è creato un fenomeno psicologico fortissimo che ha – almeno all'inizio quando non era chiaro quanto fosse facile recuperare i punti – fatto davvero cambiare abitudini agli italiani. L'effetto placebo della patente a punti è stato quindi fondamentale, e non è un caso che già a inizio 2003, ben prima che questo nuovo meccanismo sanzionatorio entrasse in vigore, si è registrata una forte riduzione di incidenti, morti e feriti: i tanti annunci di giornali e Tv sull’arrivo della normativa ha avuto effetto sul comportamento degli automobilisti.

 

L'idea di perdere punti (“che nun se sa manco 'ndo stanno” come dice il comico Enrico Brignano in un suo celebre spettacolo proprio sul tema), la prospettiva di non poter più guidare e di rinunciare alla mobilità ha infatti terrorizzato il popolo del volante.
Si è iniziato a parlare di questo ovunque, perfino in F1: “Stiamo pensando di introdurre la patente a punti – spiega Charlie Whiting, delegato tecnico della federazione automobilistica internazionale – e squalifiche per i piloti indisciplinati: chi sbaglia più volte, alla fine paga. E le sanzioni scatterebbero per ogni tipo di violazioni, non solo per quelle commesse in pista”.
Poi, però, la paura è passata, lasciando il compito al legislatore di trovare un nuovo sistema che potesse replicare l'eccezionale esperienza della patente a punti.
Fino a oggi nessuno è riuscito a trovare alternative valide ma qualcosa si muove: sta per essere approvata la normativa che prevede, per coloro che hanno frequentato i corsi per il recupero dei punti della patente, un esame finale per verificare l’apprendimento durante le ore di frequenza. Insomma la semplice partecipazione ai corsi non basterà più.
Servirà solo questo per arginare la guerra (11 morti e 800 feriti al giorno) che si combatte sulle nostre strade? Vedremo, ma se a questo punto vi state chiedendo quanti punti avete sulla vostra patente significa che il meccanismo – più o meno - funziona ancora e incute timore. Una semplice telefonata al numero 848 782 782 scioglierà ogni dubbio.


 

> Scarica l'articolo da Repubblica

 

 

 

 

Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori ed amici della polizia stradale
“Ma per far funzionare il sistema servono più pattuglie”

 

ROMA - “La patente a punti è stata la pietra d'angolo della riforma del codice della strada” spiega Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, la più grande associazione di sicurezza stradale italiana – soprattutto perché ha spostato l'accento in modo decisivo proprio sulla necessità di far scendere il numero delle vittime da incidenti stradali”.
 
Tutto perfetto?

“Direi proprio di no. Il sistema ha funzionato bene ma è stato in parte vanificato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2005 che sostanzialmente ha reso possibile il prelievo dei punti senza contestazioni solo se una pattuglia fermava in flagranza di reato l'automobilista: altrimenti pagando 284 euro più le spese oggi si può evitare di dichiarare chi era alla guida dell'auto al momento dell'infrazione e conservare la patente intatta”.
 
Chi ha i soldi non ha problemi di patente a punti.

“Non solo: è nato anche un mercimonio dei punti perché il regalo di due punti ogni due anni a chi non fa infrazioni ha portato ad avere un esercito di automobilisti con patente e portafoglio titoli in “punti”,  ma che non guidano pronti a cedere punti a parenti e amici”.
 
Contesta anche il premio?

“E’ anche sbagliato dal punto di vista etico dare un premio a chi non fa infrazioni. E' come se ad un ladro che per due anni non ruba nessun portafoglio poi venissero regalati due portamonete. Non scherziamo. E’ sufficiente punire chi sbaglia, senza premi per chi fa il proprio dovere. Il premio dovrebbe consistere in un calo delle polizze RCA ”.
 
E cosa propone per rendere efficace la patente a punti?
“Questo sistema di sanzione potrebbe diventare un'arma micidiale nel momento in cui ci fossero più pattuglie su strada: la presenza fisica della polizia che preleva i punti - subito - a chi ha fermato, potrebbe diventare il nuovo deterrente.
Meno elettronica e più divise…”.
 
 

Martedì, 23 Aprile 2013
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