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Gran Bretagna, 8 mesi di carcere al ministro: aveva mentito alla polizia nel dichiarare chi guidava la sua auto fotografata in eccesso di velocità
Il valore di una democrazia si misura dall’intransigenza della legge e dall’eguaglianza di tutti i cittadini davanti a essa
E in Italia?
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di Lorenzo Borselli
Chris Huhne, e la sua macchina

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(ASAPS) Forlì, 13 marzo 2013 – Nel 2003 la sua auto venne immortalata dall’obiettivo di una Speed Camera e quando la multa arrivò a casa, si accordò con la moglie per apporre i dati della donna sul modulo informativo da consegnare alla polizia. Poi, dopo qualche vicissitudine familiare, la donna si autodenunciò e la legge, siamo nel 2012, inizia il suo percorso, incriminando i due coniugi per intralcio alla giustizia.

 

Ovviamente, non è una storia italiana: siamo in Inghilterra e la coppia è una coppia di vip. Lui, Chris Huhne, è il ministro cui James Cameron ha affidato il dicastero dell’energia e lei, Vicky Price, è una delle più rispettate economiste di Sua Maestà.
Lui si dimette (e James Cameron accetta  le dimissioni all’istante) e l’etica che in quella democrazia, tra le più antiche del mondo (la più antica resta quella islandese), impedisce oggi che il politico si sottragga alle sue responsabilità penali, impedì allora di impugnare il verbale di contestazione per ottenere la sua archiviazione in nome della ragion di stato.
Ieri Huhne e signora (ex), sono entrati in carcere per 8 mesi (leggi qui). Il processo, per inciso, era cominciato il 16 febbraio.
E poi, Carcere.
Che differenza eh?

 

 

 

 

In Italia, non ci prendiate per disfattisti, sono pochissimi gli esempi di politici che ammettono la propria responsabilità e che, soprattutto, pagano la sanzione e si fanno poi decurtare i punti. Del resto, il nostro è un paese in cui molte delle auto che sfrecciano a oltre 200 all’ora risultano guidate da ultraottantenni, da cittadini stranieri a cui i padroni affidano le proprie fuoriserie o che non risultano guidate da nessuno.
Cioè: in Italia, chi ha i soldi per pagare la multa prevista per chi non comunica i dati (284 euro), paga e si compra l’immunità. Chi i soldi non li ha, i punti li deve perdere. Oppure, chi può, colloca alla guida del bolide un compiacente straniero, cui nessuno decurterà i punti.
Un bel corto circuito, che la politica non ha mai voluto risolvere (anzi) e che all’estero è del tutto impossibile.
Per via dell’etica.

 

Un pochino meglio era andata, il 6 dicembre 2011, al ministro ticinese delle istituzioni norman Gobbi (da cui dipendono giustizia e polizia cantonali), incappato in un controllo radar della stradale in valle Levantina, poco fuori la cittadina di Ambrì, che gli costò una bella multa. (leggi qui)
Nessun impedimento legittimo, nessuna causa di giustificazione: anche in Svizzera bisogna rigare dritto, come sanno bene il senatore popolare democratico Filippo Lombardi, cui più volte è stata ritirata la patente, e al parlamentare nazionale Ignazio Cassis, oltre che al sindaco di Coldrerio, Corrado Solcà.
Multa e silenzio.
In Italia, regno di ricorsi e di condoni, le cose vanno purtroppo molto diversamente.

 

L’8 giugno 2011 la polizia municipale di Lecco sanzionò l’auto blu dell’allora ministro al turismo Michela Vittoria Brambilla, per il superamento del limite di velocità e per il mancato rispetto di un segnale di stop.
Multa archiviata, in autotutela, dalla Prefettura: “Le violazioni furono commesse per motivi di servizio connessi all'attività di governo”, e quindi, i 200 euro non furono pagati da nessuno. (leggi qui)
A settembre 2008 toccò al ministro Mariastella Gelmini prendere carta intestata e penna e chiedere l’annullamento in virtù dei propri impegni istituzionali di una multa presa da lei alla guida della sua auto in violazione del limite di 70 orari a Milano. Si, andava a 100 all’ora e il prefetto annullò anche quel verbale: “improrogabili impegni istituzionali”.
In alcuni articoli di stampa che raccontarono la vicenda si faceva riferimento a un altro ministro, ma non abbiamo conferme, nemmeno mnemoniche, e quindi ci asteniamo… (leggi qui)

 

Più nota, invece, la foto scattata dalla Stradale di Treviso all’auto di Luca Zaia, all’epoca vice presidente della regione Veneto, con il rilevatore attestato a 193 km/h: 470 euro e ritiro della patente. Il futuro ministro e governatore parlò di limiti di velocità anacronistici e della necessità di innalzarli: 50 in città e 130 in autostrada erano, secondo lui, troppo bassi e parlò dell’opportunità di alzarli di almeno 20 km all’ora. (leggi qui)
Più sobria, almeno da un punto mediatico, la reazione del sindaco di Firenze Matteo Renzi, fulminato dall’odiatissima postazione autovelox del Varlungo: 91 all’ora rispetto ai 70 previsti, con 155 euro di multa pagati subito e 5 punti decurtati. (leggi qui)
Etica.
Forse reclamarla è solo un nostro diritto, ma il rispetto della legge è semplicemente un dovere. (ASAPS)

Mercoledì, 13 Marzo 2013
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