MOTORSHOW,
ALCUNI DATI SULLA SINISTROSITÀ. 5.625 MORTI NEL 2004
Migliorano le statistiche. Ma non si deve esagerare con l’ottimismo. “Giovani e sicurezza stradale” – Convegno al Motor Show |
(ASAPS)
BOLOGNA – Aspetteremo il rapporto ufficiale, ma i dati
ISTAT anticipati dal centro studi Promotor nel corso del convegno
“Giovani e Sicurezza Stradale” fanno davvero ben
sperare. Secondo il rapporto elaborato da Promotor, infatti,
gli incidenti stradali registrati in Italia nel corso del
2004 sono stati 224.553, ed hanno provocato 5.625 morti e
316.630 feriti. Restano cifre allucinanti, incompatibili con
la mobilità avanzata che un paese civile dovrebbe avere.
Il bollettino, ridotto a brogliaccio giornaliero, significa
una media di oltre 15 morti e più di 867 feriti nell’arco
delle 24 ore. Non esiste conflitto, dal 1945 per l’occidente,
e nessun genocidio africano, in grado di produrre questi numeri.
È un bilancio che comunque si mostra in miglioramento,
ma non ce la sentiamo di gioire. Il trend della mortalità
ha infatti fatto registrare un calo, nella sua progressione:
nel corso del 2004, abbiamo detto, hanno perso la vita sulla
strada 5.625 persone; nel 2003, le vittime erano state 6.065
(440 persone in meno, che significano il -7,3% in termini
percentuali). Tra il 2003 ed il 2002, invece, le cose erano
andate meglio: infatti, nel 2002 le vittime erano state 6.739,
674 in più rispetto alle 6.065 del 2003. in quel caso,
la percentuale era di un netto -10%. Cosa significa questo?
Significa che abbiamo comunque percorso la strada giusta,
o che qualcosa nelle nostre batterie si è guastato?
Significa che dobbiamo comunque stare tranquilli, perché
ce la faremo a rispettare i programmi imposti dalla UE (-50%
di vittime entro il 2010), o piuttosto affermare che questo
2,7% di vittime in più rispetto alla diminuzione registrata
nel 2003 è comunque la si veda un’inversione di
tendenza? Insomma, 234 persone, non ce l’hanno fatta.
E poi, lo ricordiamo, non siamo in grado di conteggiare coloro
(e secondo noi non sono pochi) che muoiono dopo il trentesimo
giorno dall’incidente, visto che ISTAT non tiene in considerazione
che spira dopo un mese. Insomma, lo considera un ferito. Un’altra
pecca dei rapporti statistici, secondo noi, è l’incapacità
di distinguere tra lesioni e lesioni gravi, o tra causa di
incidente e causa di lesione o morte. In Francia e in Spagna,
ma anche in Inghilterra ed in Germania, certe differenze vengono
prese in considerazione e un lieve colpo di frusta non ha
lo stesso valore statistico di una tetraplegia. Nei convegni
c’è dunque chi mostra soddisfazione, e come potrebbe
non esserlo nel tempio italiano dei motori? Peccato, che ad
ascoltare gli eminenti relatori, non ci fossero giovani, guarda
caso quelli che pagano il prezzo più alto sulle strade.
Erano invece ipnotizzati dai missili con le ruote. Inutile
continuare, avete tutti già capito. Gli esperti dell’ISTAT
hanno parlato di netto calo, collegando il decremento alla
patente a punti, ma un occhio esperto e vigile come il nostro
non gioisce ancora: l’effetto deterrente è ormai
finito e la confusione normativa regna sovrana. Nel 2004,
la fascia d’età più colpita è stata
quella tra i 25 ed i 29 anni (614 vittime e 43.354 feriti),
seguita da quella compresa tra i 30 ed i 34 anni, con 562
morti e 39.731 feriti. Al terzo posto ISTAT colloca i giovani
tra i 21 ed i 24 anni, che hanno perso 552 elementi tra le
proprie fila, mentre 34.528 sono finti in ospedale: basta
farsi un giro nelle unità spinali, dove ci si muove
in carrozzella (quando va bene) e non su moto o auto da 300
all’ora, per farsi un’idea del fenomeno. E per finire,
la ciliegina sulla torta: nel 2004 52 vittime e 6.018 feriti
avevano meno di 9 anni e questo è un dato nefasto:
nemmeno le mine antiuomo hanno fatto tanti feriti nei paesi
dell’ex Jugoslavia. L’ottimismo va bene. Senza esagerare
però.(ASAPS) |