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Articoli 28/08/2004

SVIZZERA, PROGETTO “VISIONE ZERO”: PRESTO A 110 ALL’ORA IN AUTOSTRADA E MAI PIÙ FORTE DI 70 KM/H FUORI DAI CENTRI ABITATI.

In arrivo Grandi Fratelli in divisa e tanta, tanta speranza per un futuro senza incidenti e vittime. I dati degli incidenti aggiornati al 2003

da “Il Centauro”


SVIZZERA, PROGETTO “VISIONE ZERO”: PRESTO A 110 ALL’ORA IN AUTOSTRADA E MAI PIÙ FORTE DI 70 KM/H FUORI DAI CENTRI ABITATI.

In arrivo Grandi Fratelli in divisa e tanta, tanta speranza per un futuro senza incidenti e vittime.

I dati degli incidenti aggiornati al 2003

di Lorenzo Borselli

“Una vittima della strada? È una vittima di troppo”. Con questa profonda convinzione, espressa dal vice direttore dell’Ufficio Federale elvetico delle Strade (USTRA) Andreas Gantenbein, la Svizzera cerca stabilità per uno slancio senza precedenti verso la sicurizzazione della strada. Uno slancio che si oppone fortemente alla politica di altri stati europei, che sembrano invece rivolgere lo sguardo altrove. Il paese dei Cantoni ha infatti delegato ai suoi cervelli migliori l’elaborazione di un piano per ridurre drasticamente la mortalità e la violenza degli impatti. Una strategia ambiziosa, i cui punti cardine si apprestano ad entrare nell’aula del parlamento federale per la loro discussione, che si propone di dimezzare il numero dei morti entro il 2010. l’architrave del protocollo è l’ulteriore diminuzione dei limiti di velocità e l’abbassamento della soglia massima di alcolemia, imboccando così la strada già intrapresa dai paesi europei considerati l’avanguardia della prevenzione stradale e veri e propri modelli di riferimento, la Svezia, la Gran Bretagna e l’Olanda. Paesi che hanno elaborato politiche di sicurezza del traffico stradale all’avanguardia. La filosofia della “Visione zero” vanta natali in Svezia, mentre quella della “Sustainable Security”, la Sicurezza Sostenibile, invece, in Olanda.

L’Helvetia resta comunque tra i primi 10 paesi mondiali in termini di sicurezza stradale.

Ma ora entriamo nel vivo. La Svizzera è una confederazione che ha una popolazione di circa 6 milioni e 600mila abitanti: nel 2003, dati già disponibili della sinistrosità elvetica, 546 persone hanno perso la vita, mentre 5.862 hanno riportato ferite gravi. È un allarme sociale che aumenta ogni giorno di più, nonostante che la rigida applicazione della norma da parte delle forze di polizia e la condivisione delle misure intraprese da parte dell’utenza, abbia portato la confederazione ad un regresso continuo della sinistrosità dal suo anno più nero, il 1971, quando morirono in 1.773. Potessimo contarle qui, certe cifre, potremmo essere più che soddisfatti, visto che una regione italiana come l’Emilia Romagna, che ha più o meno la metà della popolazione della Svizzera, ha contato nel 2002 ben 809 morti e 35.992 feriti.

In ogni caso la carneficina sulle strade Transalpine ha indotto il governo a commissionare all’Ufficio Federale delle Strade (la nostra Anas) la predisposizione di un rapporto che fotografasse la situazione, che prendesse in accurata analisi le cause e gli effetti della violenza stradale e che sulla base dei dati raccolti proponesse anche le adeguate contromisure. Il rapporto, che ora assume il significato di un progetto, è stato chiamato “Visione Zero”. “La nostra è una visione, non un’illusione o un’utopia – ha dichiarato alla tv svizzera Raphael Huguenin, autore del rapporto –, dobbiamo distinguere ciò che è realizzabile da ciò che non lo è. Per noi è possibile ridurre drasticamente il numero di vittime della strada. Certo, non si potrà azzerarle completamente, ma migliorare enormemente la situazione, questo sì”.

Secondo il progetto la velocità sulla rete autostradale dovrà scendere a 110 chilometri orari (ora è 120 tassativo), mentre al di fuori dei centri urbani la lancetta del tachimetro non potrà superare i 70 all’ora. I più tartassati saranno però i motociclisti, che dovranno restare sempre sotto gli 80 km/h. Il quadro si completa con l’adeguamento del tasso alcolemico, che in Svizzera è ancora fissato a 0,8 g/l, e che sarà abbassato a quello convenzionale europeo, stabilito in 0,5.

Questa proposta è al vaglio del parlamento già da alcune settimane e la sua approvazione sembra cosa di giorni.

“Visione Zero”, però, non si ferma qui e rivolge attenzioni particolari agli spunti sempre più interessanti che giungono dalla tecnologia. Tra le misure proposte, c’è infatti quella di installare obbligatoriamente un dispositivo elettronico che impedisca l’avviamento del motore nel caso in cui le cinture di sicurezza, anche quelle dei passeggeri (sedile posteriore compreso) non siano allacciate. Nel corso dei lavori è stato perfino testato un limitatore della velocità che potrebbe essere installato di serie su veicoli di ogni genere (molto simile al rallentatore già obbligatorio sui veicoli pesanti) in grado di impedire il superamento della velocità massima stabilita, opponendosi alla volontà del conducente.

Per quanto riguarda invece l’applicazione della norma, gli autori del progetto pretendono ancora maggiore severità da parte della severa polizia svizzera, che potrebbe contare sull’adozione di nuove tecnologie per il controllo remoto. A chi teme anche nella confederazione l’avvento in massa di centinaia di agenti elettronici, risponde direttamente Olivier Michaud, direttore dell’Ufficio Federale delle Strade: “Noi non lo speriamo, ma dobbiamo riconoscere che l’essere umano, per il suo temperamento e la sua natura, ha bisogno di controlli, anche perché a volte agisce in funzione di questi ultimi”.

Il che, lasciatecelo dire, equivale a dire che “maggiori sono i controlli, maggiore è il timore di essere sanzionati, maggiori sono le possibilità che l’utenza rispetti le regole”.

“Visione Zero” ha anche investito sulla ricerca, ed al vaglio dei tecnici resteranno alcune avveniristiche applicazioni ancora alla loro fase germinale: è il, caso di uno strumento che punta continuamente, durante la progressione di marcia, l’occhio del conducente, con lo scopo di innescare un allarme in caso di colpi di sonno. “Se vogliamo adottare le misure previste – ha ribadito Michaud alla stampa –, soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture, come migliorare le strade e gli incroci, separare le corsie o i flussi di traffico, occorrerà investire alcuni miliardi di franchi”.

Del resto il costo sociale degli incidenti in Svizzera è stimato attorno ai tre miliardi di franchi all’anno, una cifra che influisce non poco sul Prodotto Interno Lordo del Paese e che riemergerà ancora nelle discussioni politiche che accompagneranno il cammino di questo progetto. Gli esperti di bilancio hanno già sentenziato che il costo sociale derivante dagli incidenti stradali rappresenta l’equivalente degli investimenti annuali imposti dalla costruzione e dalla manutenzione delle strade nazionali: una scelta obbligata, dunque, anche di natura economica.

Ma “Visione Zero” non è solo questo. Al DATEC, il Ministero dei Trasporti svizzero, ragionano con rinnovata filosofia. Hanno insomma azzerato la lavagnetta ed hanno modificato il profilo del ragionamento di partenza, intuendo che il sistema del trasporto stradale deve adeguarsi all’uomo, in modo da escludere la possibilità che comportamenti errati abbiano conseguenze fatali. Errori che sono la causa di incidente nel 95% dei casi.

Questo adeguamento eziologico poggia su alcuni concetti fondamentali. Innanzitutto gli utenti della strada devono essere maggiormente preparati e quindi indotti ad assumere un comportamento più sicuro nel traffico. È poi necessario che siano adottate determinate misure di carattere tecnico, per rendere impossibili alcuni comportamenti pericolosi che potrebbero essere generati da errori irreversibili (come il contromano in autostrada, ndr). Se anche alla luce di queste innovazioni si dovesse verificare un incidente, il veicolo e le infrastrutture dovranno proteggere il più possibile dalle lesioni mortali o invalidanti.

Gli specialisti del traffico, con la chiamata in causa della tecnologia, prevedono di poter ridurre di almeno 150 unità il numero delle vittime annuali delle strade elvetiche. Ovviamente dovrebbero poter contare sulla massima diffusioni di auto dotate di sensori elettronici e di sistemi computerizzati interagenti con l’esterno, in grado di gestire il veicolo regolandosi sulla dinamica di guida e riconoscendo la segnaletica stradale: in pratica un sistema di navigazione assistita intelligente per controllare la guida. Le innovazioni, però, non potranno mai sostituire l’educazione del conducente, e per questo è prevista una riforma dell’addestramento alla guida.

“Visione Zero” ha ricevuto un contributo davvero importante dallo studio delle cause di incidentalità, che secondo i rapporti di polizia sono quasi sempre le stesse: si va dalla velocità eccessiva (1 incidente su 4), alla disattenzione, dal “rifiuto” di concedere la precedenza, all’uso di alcol e stupefacenti. Si noti come in Svizzera si parli di “rifiuto” di concedere la precedenza, per sottolineare la responsabilità dell’errore, mentre da noi la stessa violazione viene definita con “mancata”.

Le statistiche svizzere confermano anche che i pedoni restano i protagonisti più vulnerabili della circolazione stradale.

 

Tabella degli incidenti stradali in Svizzera

 


1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

Morti

616

587

597

583

592

544

513

543

Feriti gravi

6.177

6.166

6.213

6.299

6.191

6.194

5.931

5.862

Feriti leggeri

20.362

21.120

21.577

23.228

23.867

23.966

23.843

24.236

Incidenti

81.914

79.178

77.945

79.787

75.351

75.304

72.449

70.290

(Fonte: Incidenti stradali in Svizzera, UFS – Elaborazione il Centauro-Asaps)


di Lorenzo Borselli

da "Il Centauro"
Sabato, 28 Agosto 2004
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