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Notizie brevi 28/11/2005

CON CINTURE ALLACCIATE E IL RISPETTO DEI LIMITI LE VITTIME DEGLI INCIDENTI STRADALI CALEREBBERO ALMENO DEL 60%.

Lo ha affermato Ari Vatanen ex campione di rally e oggi eurodeputato
CON CINTURE ALLACCIATE E IL RISPETTO DEI LIMITI LE VITTIME DEGLI INCIDENTI STRADALI CALEREBBERO ALMENO DEL 60%.
Lo ha affermato Ari Vatanen ex campione di rally e oggi eurodeputato


Ha fatto molto scalpore la relazione presentata al parlamento europeo da Ari Vatanen ex campione mondiale di rally e oggi Eurodeputato per il suo Paese, la Finlandia.
In sostanza Vatanen, uno che se ne intende sicuramente, nella sua relazione che è un contributo a raggiungere l’obiettivo di dimezzare le vittime degli incidenti stradali in Europa entro il 2010 con proposte concrete ed efficaci, ha fissato alcuni semplici aspetti.
L’eurodeputato/pilota ha puntato su tre approcci per migliorare la sicurezza stradale: maggiore prudenza da parte dei conducenti, migliori infrastrutture stradali e veicoli più affidabili.
Nel suo documento Vatanen sostiene che se i limiti di velocità fossero rispettati e le cinture di sicurezza correttamente allacciate, il numero delle vittime sulle strade sarebbe ridotto di almeno il 60%.
In sostanza queste cifre riassumono un principio ben preciso: i fattori culturali e l’applicazione delle leggi incidono moltissimo sulla sicurezza stradale. Questi fattori da chi possono essere controllati? Ma è semplicissimo, secondo il campione, dai singoli Stati membri dell’Unione.
Vatanen nella sua relazione sollecita poi maggiori investimenti per migliorare la progettazione, la costruzione e il funzionamento della rete stradale.
Queste iniziative potrebbero includere una maggiore semplificazione e standardizzazione della segnaletica stradale in Europa, con lo scopo di renderla più riconoscibile e sicura.
Come dare torto al campione ora eurodeputato? Il signore sì che ne capisce. C’è da sperare che comincino a intendersene anche altri.

gb



LA SCHEDA DI ARI VATANEN



Ari Vatanen è nato in Finlandia. Fin da ragazzo scoprì la sua passione per l’automobilismo.
A 23 anni nel 1975, rivelò il suo talento in una gara in Gran Bretagna. Ha partecipato a gare di Rally con le Peugeot, Citroen, Subaru e Mitsubishi.
Ari oggi è tra i piloti più famosi a livello internazionale. Nel 1981 è diventato campione del mondo. Ha vinto dieci gare del campionato mondiale, il Rally di Montecarlo, quattro volte la Parigi-Dakar e due volte la Hongkong-Pechino.

Lui stesso racconta.
Uno dei momenti più belli della mia carriera è stata la vittoria al Rally di Montecarlo. Vinsi nonostante una penalizzazione di 8 minuti.
Ma ho avuti anche dei periodi molto difficili. Credo che nei momenti difficili si imparino le lezioni più importanti. Dapprima ci si ribella e si pongono delle domande, ma alla fine, a volte anche dopo anni, ci si rende conto che Dio aveva tutto sotto controllo. Ci si rende conto che tutto quello che è successo era giusto, anche se non si riesce a spiegarselo.

Il famoso e il grave incidente in Argentina nel 1985 mi allontanò dalle gare per 18 mesi.
E’ stata dura. Quando cominciai a rimettermi in piedi fisicamente, sprofondai in una grave depressione. Ma attraverso quelle esperienze penso di essere diventato una persona migliore: meno critica, più tollerante, più ricettiva e con una prospettiva più ampia delle cose.

Da mio padre ho imparato a vivere la mia fede cristiana in modo libero e spontaneo. Non i nostri sentimenti o la nostra religiosità sono rilevanti, bensì ciò che accadde 2000 anni fa sul Golgota. La morte e la resurrezione di Gesù Cristo sono l’unica cosa a cui si dovrebbe far riferimento. Questi avvenimenti hanno una loro validità indipendentemente dalle nostre esperienze.
La cosa più esaltante del Cristianesimo è che noi possiamo arrivare a Dio così come siamo, che ogni essere umano viene riconosciuto nella sua unicità.
Sebbene nessuno di noi sia un santo, ognuno può parlare con Dio pregando: "Signore, accettami così come sono". E Lui lo fa, senza tener conto di quello che abbiamo fatto.
Solo Gesù è santo. Noi falliamo spesso e dipendiamo ogni giorno dalla sua misericordia e dal suo perdono.
Possiamo chiedergli in qualsiasi momento: "Gesù Figlio di Dio, perdonami!"

L’apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani 3:23-24 scrive: "Perché in questo gli uomini sono uguali: tutti sono peccatori e non sono in grado di mostrare niente che possa piacere a Dio. Ma ciò che nessuno può meritarsi, nella Sua bontà, Dio lo regala: Egli ci accetta perché Gesù cristo ci ha redento".

Tratto da "Diretto alla meta" edizione speciale del Nuovo Testamento.
Foto: ECSU - Germania.


 

Lunedì, 28 Novembre 2005
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