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Catene: l’ASAPS vince ancora ed è una vittoria conquistata col tenace buonsenso
Dopo i 150 all’ora e la proposta di spegnere i lampioni di notte, la “lista civica” della sicurezza stradale incassa un nuovo successo

Foto di repertorio dalla rete

(ASAPS) Forlì, 20 dicembre 2012 – Non è che l’agone ci abbia mai fatto piacere.
Insomma, l’Asaps vorrebbe (dovrebbe) occuparsi di cultura professionale e di fare tutto quello che le è possibile per rendere più sicure le strade, grazie all’immancabile sostegno dei suoi soci, ma col tempo qualcosa è cambiato.
Si chiama evoluzione: in questi anni il progressivo e ininterrotto accumularsi di modifiche che ci sono state imposte dal contesto in cui ci siamo trovati a studiare e elaborare i dati della mobilità e della sua sicurezza, dal privilegiatissimo punto di vista di chi la sicurezza la deve (dovrebbe) garantire, ci hanno cambiato profondamente.
Eravamo un’associazione di categoria e guardate un po’ dove siamo arrivati…
Ma, scusate: i 150 all’ora in autostrada, l’operazione i cieli bui, e l’abolizione delle catene, che fine hanno fatto?
Beh, ve lo spieghiamo in tre parole: “nulla di fatto”.
E non è perché ai piani alti tutti ci abbiano sapientemente ascoltato o abbiano condiviso le nostre confutazioni. Il “no” è arrivato perché nel paese in cui ha preso forma l’idea manzoniana di inserire l’avvocato Azzeccagarbugli nel romanzo storico che rappresenta ancora oggi uno dei più illuminati esempi della letteratura italiana, nello stato in cui il cavillo ammazzasentenze o che introduce assurde tasse, in cui ogni giorno qualcuno s’inventa divieti o salvacondotti, quando il teatrino viene scoperto in tempo, e l’Asaps ha fatto proprio questo, non resta che tornare indietro alla chetichella.

 

A volte significa salvare la faccia, altre volte affermare che era stato solo un errore, altre ancora (ma solo davanti alla protesta che monta), risolvere tutto ripristinando lo status quo ante, quello di una legalissima normalità.
E guardate, che con le catene avevamo rasentato davvero l’esatto contrario. Una norma che viene introdotta praticamente di nascosto, con un emendamento del quale solo l’Asaps si è accorta. Praticamente, per il consumatore stradale, un colpo alla schiena, sparato da un fucile silenziato.
Si: una vigliaccata.
La differenza l’ha fatta la ragione: vietare le catene e abolirle, a chi avrebbe giovato? Alla sicurezza stradale? Non scherziamo.
Abbiamo sposato fin da subito la causa degli pneumatici invernali: condividemmo lo spirito con cui sono stati ideati e dei quali è iniziata la distribuzione sul territorio, cercando di convincere l’automobilista che usarli avrebbe fatto la differenza. Più sicuri sul freddo, più pratiche per lunghi percorsi innevati, più comodi perché non si deve montare le catene.
Ma le catene non potevano essere vietate, in nome di un interesse che qualcuno ha cercato di far passare per una svista. Il senso della battaglia che riteniamo di aver vinto è buonsenso e basta.
Per questo, oggi, non ci sentiamo più una categoria professionale; per questo non siamo più nemmeno un’agenzia: oggi siamo la lista civica della sicurezza stradale.
Il modo con cui abbiamo gestito questa crisi è semplice: dicendo la verità.
Per riuscire bene nel proposito, però, bisogna sapere quando dirla e, soprattutto, bisogna avere l’accortezza e la sagacia di saper leggere nelle pieghe di una modifica sospetta.
Bisogna avere gli anticorpi e l’Asaps li ha trovati, nel corso della sua evoluzione: sono i geni della coerenza. (ASAPS)

 

 



 

Giovedì, 20 Dicembre 2012
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