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Notizie brevi , News 26/11/2012

Milano
Spinte e minacce ai vigili per far scappare un ladro
E il giudice ora li assolve

Foto di repertorio dalla rete

Non è successo niente di grave, dice il giudice. All'una e un quarto di notte, nel pieno del quartiere della movida, una pattuglia della polizia locale cerca di arrestare un rapinatore. Ma i vigili vengono circondati dai giovani della notte, insultati, spintonati per cercare di costringerli a lasciare andare l'arrestato. Quattro protagonisti dell'impresa vengono identificati e denunciati. E ieri mattina vengono assolti. Non è successo niente di grave, stabilisce il giudice. Non è stato commesso nessun reato. E anzi c'è mancato poco che a ritrovarsi sul banco degli imputati non fosse uno dei vigili, colpevole di avere utilizzato, nel pieno della baraonda, una bomboletta fuori ordinanza di spray al peperoncino: un'arma innocua, di cui da tempo i ghisa chiedono di essere dotati senza che il Comune dia loro retta.
Tutto succede alle Colonne di San Lorenzo, al Ticinese: una realtà di cui da tempo gli abitanti denunciano il degrado grazie al proliferare di locali e alle intemperanze del popolo della notte. Nel rapporto inviato alla Procura, i vigili raccontano di essere intervenuti dopo la denuncia di un giovane «che in modo concitato riferiva di essere stato rapinato mentre transitava poco prima con un amico nei pressi del bar Saint Martine, asserendo ancora che il fatto era stato perpetrato da un gruppo di giovani uno dei quali gli aveva inferto una bottigliata in faccia».


Poco dopo anche i titolari del bar chiedono l'aiuto della pattuglia, perché uno del gruppo sta devastando a calci e pungi la cabina elettrica. Appena cercano di intervenire, però, gli agenti vengono circondati: «Sbirri di merda, teste di cazzo, non rompete i coglioni, non date retta a quell'infame che vi ha chiamato». Dal gruppo si stacca un tipo col cappello da baseball, già visibilmente alticcio, che entra nel bar «urlando e imprecando contro il gestore del bar ordinando che gli venisse servita un altra birra». É lo stesso indicato dalla vittima della rapina. Un vigile cerca di convincerlo a uscire, quello si ribella a forza di gomitate, e il ghisa mette mano allo spray: «Al fine di controllarlo in maniera meno traumatica possibile, temendo per la propria incolumità e per quella delle persone vicine, a causa della ingiustificata violenza del R., l'agente faceva uso di un dispositivo al capsicum di sua personale proprietà e in libera vendita, riuscendo così nell'intento di accompagnarlo presso il veicolo di servizio».
Ed è a questo punto che in difesa del fermato si mobilita un gruppo di frequentatori dei locali: «Qui il gruppo di esagitati indicati in precedenza circondavano minacciosamente il veicolo di servizio e con spintoni ed urla rivolti agli agenti pretendevano il rilascio di R.». Come si può immaginare, sono momentacci. La pattuglia dei ghisa chiede aiuto. E prima che la situazione degeneri, in soccorso dei vigili in difficoltà arrivano altri colleghi. La situazione torna sotto controllo. E i quattro più esagitati vengono identificati e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, insieme al loro amico accusato di rapina.
Mentre quest'ultimo viene processato a parte, ieri compaiono davanti al giudice i quattro sostenitori: tutti tra i venti e i ventidue anni. Il pubblico ministero chiede per tutti la condanna a quattro mesi di carcere. Ma il giudice è di diverso avviso, e assolve tutti quanti «perché il fatto non sussiste». Cosa ne diranno, i ghisa in prima linea sul fronte della movida selvaggia?

 

di Diana Alfieri
da ilgiornale.it

Lunedì, 26 Novembre 2012
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