Alla guida dopo aver assunto droga ma viene assolto
Il giudice accoglie la tesi difensiva: per stabilire se si era sotto effetto di stupefacenti è necessario l'esame del sangue oltre a quello delle urine

FORLI - L'esame delle urine da solo non basterebbe ad accertare la guida sotto l’effetto delle droghe. E’ quanto ha stabilito di recente una sentenza di Cassazione, e alcuni giorni fa anche il giudice del Tribunale di Forlì Giovanni Trerè, che sull’interpretazione della Suprema Corte ha assolto un forlivese di 30 anni chiamato in aula per l’articolo 137, cioè guida sotto l’effetto di stupefacenti.

L’uomo, P.S, era stato fermato dalle forze dell’ordine nella prima periferia di Forlì, ed era stato poi accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Morgagni-Pierantoni per effettuare gli esami delle urine al fine di verificare la presenza o meno di tracce di stupefacenti. Il conducente era risultato positivo e per questo è finito a processo. Alcuni giorni fa nell’aula del Tribunale di Forlì, si è tenuta l’udienza a suo carico.

La difesa rappresentata dall’avvocato Giovanni Principato, ha premuto il tasto sull’ultima sentenza della Cassazione che, in circostanze simili, ha assolto un conducente risultato positivo alla droga dopo essersi sottoposto all’esame delle urine. Secondo la Suprema Corte, l’esito del test portato come unica prova in aula, non basta a confermare la presenza di sostanze stupefacenti al momento della guida. L’esame delle urine, infatti, segnala positività a distanza di parecchi giorni dall’assunzione di droghe (hashish, cocaina, eroina, etc.) e questo può mettere in dubbio (cosa che non avviene comunque per l’alcol test) la reale assunzione da parte del conducente al momento della guida e del controllo delle forze dell’ordine. Così se non altro è stato deciso e sentenziato venerdì scorso anche a Forlì. Per poter applicare le sanzioni dell’articolo 137, occorrono altri elementi di prova. Per esempio gli esami del sangue o una guida a zig zag.

da romagnanoi.it