Venerdì 19 Aprile 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa alcol e guida del 24 luglio 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


IL MESSAGGERO
Doveva loro dei soldi, ma li aveva usati per comprare il vino
Lo hanno massacrato a colpi di catena.

Dopo una notte d’interrogatori e una serie di testimonianze sono finiti in manette gli assassini del barbone Krzysztof Wolinski, 42 anni, polacco, trovato massacrato di botte venerdì pomeriggio dietro un cespuglio di un giardino in via di Grotta Perfetta alle spalle di un supermercato.
Gli uomini della squadra mobile, diretti da Alberto Intini, hanno arrestato due polacchi, anche loro senza fissa dimora con l’accusa di omicidio volontario: Ianusz Lipsky, 40 anni e Marek Gala di 23. Risolto il caso in meno di 24 ore, quindi, con la ricostruzione agghiacciante del movente. Il barbone, da quanto risulta dagli interrogatori, è stato picchiato brutalmente per 10 euro non restituiti ai due compagni di strada. Doveva loro quegli spiccioli dopo che tutte e tre avevano dato una mano a sistemare dei vasi ad un parroco di una chiesa di Tor Marancia. Probabilmente lo straniero ha usato i soldi per comprare una bevanda alcolica senza dare la parte dovuta ai due che l’hanno massacrato di botte.
Gli uomini della sezione ”Omicidi”, coordinati da Eugenio Ferraro, non si sono fermati un attimo. Dal ritrovamento del corpo, verso le 14 di venerdì, fino a ieri mattina all’alba. Da alcune testimonianze dei vicini era chiaro che il polacco molto probabilmente era stato assassinato da alcuni sbandati come lui con i quali si accompagnava proprio nei giardini dove è stato trovato cadavere. Gli investigatori, quindi, hanno stretto subito il cerchio. Di notte hanno fatto irruzione in una casupola vicino via Ballarin, sempre a Grotta Perfetta, trovandoci una quindicina di barboni polacchi. Il gruppo è stato portato negli uffici della questura di via San Vitale dove sono iniziati lunghi interrogatori. E’ stato rintracciato anche il parroco di una parrocchia di Tor Marancia che ha aiutato notevolmente l’indagine coordinata dal Pm Giovanni Bombardieri. Il religioso ha raccontato nei particolari l’episodio dei tre barboni ai quali giovedì sera aveva offerto un piccolo lavoro dietro ricompensa. Il parroco ha riconosciuto nel polacco ucciso uno dei tre stranieri ai quali aveva fatto spostare alcuni vasi. Poi, ha descritto in modo minuzioso l’identikit degli altri due spiegando agli investigatori che si erano arrabbiati con il polacco fino da subito perché non erano stati divisi i 15 euro. Marek Grala ha ucciso il barbone insieme a Inusz Lipsky, fratello dell’altro straniero che aveva lavorato nella parrocchia. Inusz Lipsky, secondo la polizia, ha precedenti penali e sarebbe considerato un violento.
Il polacco sarebbe stato ucciso verso le 20 di giovedì e nascosto dietro il cespuglio per ritardare il ritrovamento e così le indagini.

CORRIERE DELLA SERA
Firenze, la denuncia di un’americana
«Mi hanno violentata dopo la festa in discoteca»
Studentessa di 17 anni ricoverata in ospedale «Sono stati due ragazzi italiani».
FIRENZE - Ancora stordita dall’alcool, ai carabinieri ha raccontato di essere stata violentata nell’androne di un palazzo nel centro storico di Firenze da due ragazzi italiani conosciuti poco prima in una discoteca. Ma la vicenda di Sammy H., una studentessa americana di 17 anni da un paio di settimane in vacanza in Italia, è ancora tutta da chiarire. La ragazza, che non ha ancora presentato denuncia, è stata visitata all’ospedale di Careggi. I medici non le hanno trovato segni di violenza sul corpo, confermando però che gli esami ginecologici hanno evidenziato «segni che potrebbero essere compatibili con la violenza sessuale». I carabinieri hanno anche rintracciato un giovane napoletano di 25 anni che alcuni testimoni hanno visto in compagnia con la studentessa. L’hanno accompagnato in ospedale e fatto vedere a Sammy, che però non l’ha riconosciuto come uno dei suoi aggressori. «Questo ragazzo lo conosco, ma non mi ha fatto niente», ha detto ai carabinieri del nucleo radiomobile di Firenze. I fatti. Venerdì sera Sammy H. decide di andare a ballare con alcune amiche nella discoteca Central Park, davanti al parco delle Cascine, uno dei locali più alla moda della città, frequentato soprattutto d’estate da centinaia di giovani. Sammy si diverte, beve molto, poi conosce due ragazzi del Sud: hanno 25 e 30 anni. Alle 4 di notte la studentessa decide di incontrarli fuori dalla discoteca, nel quartiere di Santa Croce, centro città, forse per continuare la serata in una birreria. Sammy raggiunge il quartiere in taxi, i due ragazzi in auto. La violenza, secondo il racconto ancora confuso della giovane, si consuma in un androne di un vecchio palazzo in piazza Santa Croce. Nessuno del condominio si accorge di niente, sente rumori, grida. E’ la ragazza a dare l’allarme telefonando con il cellulare alle sue amiche che l’accompagnano al pronto soccorso. Oggi la studentessa sarà nuovamente ascoltata dai carabinieri.

L’ADIGE
Su vino e salute,
caro Cristoforetti....

Caro signor Cristoforetti, non ho il piacere di conoscerla. In primo luogo la ringrazio per i complimenti che mi ha rivolto.
Quanto alle polemiche innescate dalle recensioni del libro «Vino & Salute» del dott. Andrea Andreotti, aggiungo che già nel titolo avevo sintetizzato — in maniera corretta a mio avviso — i punti salienti della ricerca del cardiologo trentino: «Il vino fa buon sangue (il vecchio adagio ormai è avvalorato da migliaia di pubblicazioni scientifiche, ndr)... ma se bevuto con moderazione (*) ».
Quel «ma» conteneva implicitamente la condanna di ogni abuso. Abuso che può portare all´alcoldipendenza con relative conseguenze, come giustamente sottolinea lo stesso Andreotti nel suo libro.
Insomma «est modus in rebus». L´antica massima di Orazio vale anche per il vino. In quest´ottica va inquadrata la ricerca del dott. Andreotti.
Il suo libro non è certo un manifesto per incentivare il consumo di alcol.
A questo punto Le lancio una proposta: visto che non ha ancora letto, per sua ammissione, il libro e ne parla — come purtroppo spesso accade in Italia — solo sulla base di certi pregiudizi, sarei onorato di averLa ospite a tavola in un ristorante della città (o fuori porta) per consegnargliene una copia.
Così potremo condividere assieme il piacere di un incontro conviviale, magari in compagnia di un buon bicchiere di vino.
Ma se questa millenaria bevanda per Lei è proprio tabù o se è astemio (scelta rispettabilissima... pensi che io, cultore di Bacco, in famiglia, ne ho due di astemi) pasteggeremo ad acqua minerale. Mi contatti via e-mail o tramite la segreteria di redazione. A presto.
IL SECOLO XIX
Assediati dalle baby-gang
L’EMERGENZA Il condominio "Mare 4" di Nervia insorge contro lo strapotere di un gruppo di teppisti
«Non ne possiamo più, deve intervenire la polizia».
VentimigliaAssediati da bande di giovani teppisti. Che si assembrano negli atri, nei piani piloty (piani intermedi di passaggio all’interno del palazzo) e nel cortile del loro condominio.
Imbrattano i muri con frasi oscene e bestemmie, sfasciano le fioriere, bevono birra e scorrazzano indisturbati: aggredendo, per ora solo a male parole, chiunque osi dir loro qualche cosa. Soprattutto se si tratta di una persona anziana.
In molti casi, poi, alle parole sono purtroppo seguiti i fatti. E molte persone che hanno cercato di porre un freno alla situazione, si sono ritrovati con gli androni ed il corridoio antistante la porta di casa pieni di urina e le scale tappezzate di sputi.
Insomma una situazione grave. Che ora ha spinto i circa cento condomini del complesso "Mare quattro" di Nervia, a pochi passi dal mare e dal "Biscione", a prendere una posizione forte ed unitaria. Chiedendo l’intervento del comune e delle forze dell’ordine.
«Sono una trentina - racconta Romualdo Marcuzzo, che si è ritrovato anche una vetrina piena di graffi ed "incisioni" - di età tra i 16 ed i 18 anni. E qui nel nostro complesso hanno fatto il loro quartier generale. Me li sono anche ritrovati più volte appesi alle tende, che usavano come pista di lancio... Ogni mattina mia moglie deve ricomprare le piante nelle fioriere perché spariscono. Per non parlare del fatto che nessuno qui osa più lasciar scendere i bambini di sera. Prima tutti si ritrovavano qui a giocare, oppure andavano tranquillamente a comprarsi un gelato...».
Una vita da blindati in casa che non va giù a Mario Corradi, uno dei promotori della protesta. Che ha scritto una lettera significativa: Zoo di Berlino a Nervia. «Non voglio esagerare le cose, ma qui siamo ostaggio di una banda di ragazzini che fa ciò che vuole. Basta guardare al piano piloty del nostro palazzo, una sorta di terrazzo dove i giovani del condominio potrebbero trovarsi a chiacchierare. E invece è pieno di urina in ogni angolo, cicche si sigarette ed altro...».
Una situazione particolarmente avvertita dalle donne: «La sera della Battaglia di fiori - spiega Rina Dulbecco - i miei amici hanno insistito per accompagnarmi a casa. E per fortuna perché davanti al mio portone c’era un gruppo più numeroso del solito. Non si spostano neppure per lasciarti passare. Si fanno gli spinelli, qualcuno dice anche di peggio».
Questi raduni delle baby gang, come si sono loro stessi definiti con una scritta sul muro all’interno del palazzo, sul quale compare anche una serie di oscenità e bestemmie, vanno avanti ogni sera. In media dalle 22 e 30 all’una.
«Possibile - aggiunge Luciano Bruno - che non si possa fare nulla, che si debba essere prigionieri a casa nostra?».
Le lamentele degli abitanti, poi, si estendono anche al giardino antistante il palazzo. Che è del Comune ma di fatto è rimasto terra di nessuno: «E’ tutto secco, non lo innaffiano, ogni tanto tagliano l’erba poi spariscono».
In compenso ogni tanto ci vanno i ragazzini terribili. «Non chiedono niente a nessuno, spostano panchine, fanno come a casa loro. E nessuno interviene» VentimigliaAssediati da bande di giovani teppisti. Che si assembrano negli atri, nei piani piloty (piani intermedi di passaggio all’interno del palazzo) e nel cortile del loro condominio.
Imbrattano i muri con frasi oscene e bestemmie, sfasciano le fioriere, bevono birra e scorrazzano indisturbati: aggredendo, per ora solo a male parole, chiunque osi dir loro qualche cosa. Soprattutto se si tratta di una persona anziana.
In molti casi, poi, alle parole sono purtroppo seguiti i fatti. E molte persone che hanno cercato di porre un freno alla situazione, si sono ritrovati con gli androni ed il corridoio antistante la porta di casa pieni di urina e le scale tappezzate di sputi.
Insomma una situazione grave. Che ora ha spinto i circa cento condomini del complesso "Mare quattro" di Nervia, a pochi passi dal mare e dal "Biscione", a prendere una posizione forte ed unitaria. Chiedendo l’intervento del comune e delle forze dell’ordine.
«Sono una trentina - racconta Romualdo Marcuzzo, che si è ritrovato anche una vetrina piena di graffi ed "incisioni" - di età tra i 16 ed i 18 anni. E qui nel nostro complesso hanno fatto il loro quartier generale. Me li sono anche ritrovati più volte appesi alle tende, che usavano come pista di lancio... Ogni mattina mia moglie deve ricomprare le piante nelle fioriere perché spariscono. Per non parlare del fatto che nessuno qui osa più lasciar scendere i bambini di sera. Prima tutti si ritrovavano qui a giocare, oppure andavano tranquillamente a comprarsi un gelato...».
Una vita da blindati in casa che non va giù a Mario Corradi, uno dei promotori della protesta. Che ha scritto una lettera significativa: Zoo di Berlino a Nervia. «Non voglio esagerare le cose, ma qui siamo ostaggio di una banda di ragazzini che fa ciò che vuole. Basta guardare al piano piloty del nostro palazzo, una sorta di terrazzo dove i giovani del condominio potrebbero trovarsi a chiacchierare. E invece è pieno di urina in ogni angolo, cicche si sigarette ed altro...».
Una situazione particolarmente avvertita dalle donne: «La sera della Battaglia di fiori - spiega Rina Dulbecco - i miei amici hanno insistito per accompagnarmi a casa. E per fortuna perché davanti al mio portone c’era un gruppo più numeroso del solito. Non si spostano neppure per lasciarti passare. Si fanno gli spinelli, qualcuno dice anche di peggio».
Questi raduni delle baby gang, come si sono loro stessi definiti con una scritta sul muro all’interno del palazzo, sul quale compare anche una serie di oscenità e bestemmie, vanno avanti ogni sera. In media dalle 22 e 30 all’una.
«Possibile - aggiunge Luciano Bruno - che non si possa fare nulla, che si debba essere prigionieri a casa nostra?».
Le lamentele degli abitanti, poi, si estendono anche al giardino antistante il palazzo. Che è del Comune ma di fatto è rimasto terra di nessuno: «E’ tutto secco, non lo innaffiano, ogni tanto tagliano l’erba poi spariscono».
In compenso ogni tanto ci vanno i ragazzini terribili. «Non chiedono niente a nessuno, spostano panchine, fanno come a casa loro. E nessuno interviene». Patrizia Mazzarello.
BRESCIA OGGI
Parla il presidente bresciano dell’Associazione vittime della strada: la prima causa degli incidenti è ancora l’eccesso di velocità
«Più controlli e pene più severe»
Merli: «Guardiamo all’Inghilterra, un anno senza patente per guida pericolosa».
Dopo la strage sulle strade bresciane di venerdì, con i cinque morti (tre dei quali in un unico incidente) che hanno portato ad 83 il numero delle vittime dall’inizio dell’anno Roberto Merli, presidente dell’Associazione Vittime della Strada, prova a spiegare il perchè di questo continuo stillicidio. «L’eccesso di velocità - taglia corto Merli - ma anche controlli insufficienti, sopratutto di giorno. E pene per gli indisciplinati ancora troppo blande».
Che fare? «Lo ripeto sempre: prendiamo ad esempio il codice stradale dell’Inghilterra. Per eccesso di velocità o se ti metti alla guida dopo aver bevuto anche soltanto un bicchiere di vino e ti fermano la patente ti viene ritirata un anno. Ci sono poi telecamere installate negli incroci pericolosi e sui rettilinei dove si è portati a schiacciare l’acceleratore. Le multe sono salatissime e le sanzioni non sono solo pecuniarie ma anche penali». Morale: in Inghilterra da quando hanno introdotto norme più severe nel codice stradale gli incidenti mortali sono diminuiti davvero. In Italia, Brescia compresa, no. Nella nostra provincia sembrano non essere servite a nulla le intelligenti campagne per la sicurezza stradale promosse dall’ente Provincia.
Nel frattempo in Italia si discute il ritiro a vita della patente per chi causa un incidente mortale in caso di guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droga. «In Italia si ragiona sempre per estremi. Basterebbe ritirare un anno la patente in caso di contravvenzioni gravi. Ma vorrebbe dire meno consumo di benzina, meno introiti per assicurazioni e case automobilistiche. Un colpo anche per la nostra a considerare laa economia». Merli invita economia». Merli invit scandalosa situazione in cui versa il settore degli autotrasporti in Italia: «tutti sanno che gli autisti, spesso stranieri, sono costretti a guidare anche 12 ore al giorno. Vengono falsificati i tachimetri, si viaggia con carichi in eccesso. Tutto questo non giova certo alla sicurezza degli automobilisti». All’estero non è così. Le ditte di autotrasporto fuori legge vanno incontro a sanzioni salatissime.
Infine la pochezza dei controlli delle forze dell’ordine, che spesso devono scontare organici risicati. «I controlli sono davvero pochi - chiude Merli - soprattutto di giorno. Qualcosa va fatto. Ottantatre vittime dall’inizio dell’anno è un numero spaventoso». P.Gor.
L’ADIGE
Ubriachi al volante l´ultima beffa.
Tutti gli organi di informazione nei giorni scorsi hanno spiegato che il Senato ha votato, quasi all´unanimità, un emendamento secondo il quale chi provoca un incidente mortale guidando ubriaco incorrerà nella revoca definitiva della patente.
Sembrava una bellissima notizia, sono anni che chiediamo misure di questo tipo per combattere le stragi sulle nostre strade.
Purtroppo, da un´analisi accurata del provvedimento, è emerso che non è proprio così: questa norma riguarda chi sarà trovato con alcolemia pari o superiore a 3,0 g/l, sei volte il limite previsto dalla legge per poter guidare.
Con un´alcolemia superiore a 3,0 la quasi totalità delle persone non è nemmeno in grado di mettersi al volante, perché ha già perso conoscenza: siamo a livelli da coma etilico!
Così per il novantanove per cento dei conducenti ubriachi che saranno responsabili di incidenti mortali non cambierà niente, a queste persone la patente non sarà revocata.
Auguriamoci che si sia trattato di una svista da parte dei nostri parlamentari, cui chiediamo di apportare le necessarie modifiche, affinché questo provvedimento possa essere incisivo per davvero.

L’ADIGE
Ci si può divertire anche senza alcol
Seconda edizione della festa analcolica di Anghebeni
Ma l’Acat rimane ancora senza sede. Il sindaco Valduga: “aspetto di incontrarli”.

Un anno è passato e sui prati di Anghebeni gli alcolisti in trattamento dei gruppi Acat sono tornati a celebrare il rito estivo della "festa analcolica". Bruschette e braciolata in grande stile e bevande di tutti i tipi, aranciata, tè, succhi di frutta. Tutto, eccettuato vino, birra e alcol in genere. E a fine pranzo dopo anguria e caffè, la riflessione di un anno di intenso lavoro per i molti gruppi che nella Vallagarina coinvolgono qualcosa come 900 persone tra persone in trattamento e loro familiari.
Due le cose importanti da segnalare per il presidente Acat Renzo Stedile: una positiva e l´altra negativa.
Quella positiva si riferisce al dibattito che scaturì all´indomani della festa analcolica di Anghebeni con la quale gli alcolisti dimostrarono che ci si può divertire senza per questo dover a tutti i costi ingerire dell´alcol. Grazie al messaggio lanciato in quell´occasione, il Trentino cominciò a prendere in considerazione l´opportunità di inserire nelle varie feste paesane dei punti analcolici. Nell´autunno prese poi corpo il comitato comunale che unitamente alle forze dell´ordine e grazie alla collaborazione del volontariato giovanile ha iniziato a monitorare alcune delle feste "calde" sul territorio, in occasione delle quali troppe volte si assiste a consumo di alcol anche fra i teen-agers. E fin qui le note positive.
Quelle negative sono ancora una volta legate alla mancanza della sede, il che ha costretto i gruppi Acat ad una precarietà che si fa di giorno in giorno insostenibile, con il Presidente costretto a tenersi a casa l´archivio dell´associazione, compresi molti dati sensibili che prima trovavano idonea collocazione in una sede data in uso dal Comune in via Venezia. Poi però all´Acat era stato dato lo sfratto: i locali servivano all´azienda municipalizzata.
«Siamo in attesa da oltre un anno e inutili sono stati finora gli appelli lanciati a nome dei nostri assistiti. Senza una sede infatti non possiamo tenere le nostre riunioni di mutuo-auto-aiuto (*), non abbiamo un allacciamento telefonico per i contatti organizzativi fondamentali tra i 34 club attivi in Vallagarina» dice Renzo Stedile che rinnova il suo appello alla nuova giunta.
«Siamo di nuovo a chiedere al nuovo sindaco Valduga e agli assessori competenti di concederci finalmente un locale. Tutte le istituzioni riconoscono quanto importante sia il compito che l´Acat svolge all´interno della comunità al fine di dare un aiuto alle famiglie che tanta sofferenza incontrano quando l´alcol entra nelle loro case. Se tanto è il riconoscimento a parole, chiediamo ancora una volta che si materializzi un locale dove il nostro lavoro che ha forti ricadute sociali possa essere svolto in tranquillità» conclude Stedile.
Il problema comunque non è ignoto al nuovo esecutivo di piazza Podestà. «Sono al corrente, in passato avevo letto gli appelli del signor Stedile» replica il sindaco Valduga. «So tra l´altro che si tratta di un gruppo molto numeroso. Aspetto di incontrarli e certamente vedremo di trovare la soluzione più adatta».
Se son rose, fioriranno.
LA PROVINCIA DI SONDRIO
dopo una lite ai giardini pubblici di mandello
Calci e morsi al vigile urbano: donna di Lierna condannata a sei mesi.
Urla e offese all’«avversaria» in amore», calci e addirittura un morso allo sventurato agente della polizia locale che tentava di riappacificare gli animi. Serata piuttosto movimentata quella di venerdì ai giardini pubblici di Mandello, divenuti per alcuni minuti campo di battaglia fra due spasimanti. Da un lato del ring, Anna Rosalia C., 50 anni, di Lierna; dall’altro Vera S., trentenne mandellese. La lite sarebbe scoppiata verso le 22,30 per questioni di gelosia. È stato come un fiume in piena: prima è volata qualche parola grossa, poi puntuali come un orologio svizzero sono arrivate le accuse, le minacce e le grida. Proprio queste ultime hanno spinto uno dei residenti a chiamare le forze dell’ordine. Nel giro di una manciata di minuti, sul luogo del misfatto sono arrivati i vigili urbani. La loro presenza è però riuscita solo a raffreddare i bollenti spiriti della più giovane delle due sfidanti. L’altra, invece, non solo non si è calmata ma è addirittura passata alle vie di fatto prendendo letteralmente a calci e pugni i due agenti che tentavano di bloccarla. Secondo quanto è stato ricostruito, il più sfortunato dei due vigili avrebbe persino rimediato un morso a pochi centimetri dalle «parti intime». Sul posto sono poi arrivati anche i carabinieri. Anna Rosalia, a quanto pare in preda ai fumi dell’alcool, è stata bloccata grazie allo spray al peperoncino e ammanettata con l’accusa di lesioni e resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Poi è stata trasferita in ospedale per alcuni accertamenti e quindi in cella di sicurezza dove ha passato la notte. Ieri mattina la donna, jeans attillati e stivali scuri, si è presentata in tribunale per il processo per direttissima. Accompagnata dall’avvocato, Pietro Passoni, la cinquantenne ha raccontato al giudice Maria Cristina Sarli la sua versione dei fatti. Un racconto che però non ha convinto in pieno il magistrato lecchese che, dopo una camera di consiglio durata oltre un’ora e mezza, ha deciso di condannare la donna a sei mesi con l’obbligo di firma quotidiano. Vera S., la sua nemica, è stata invece denunciata piede libero.
CORRIERE DELLA SERA
Ore 21, coprifuoco anti alcol «Ma Brescia non è il Far West»
di EDGARDA FERRI.
BRESCIA - Le otto di sera, venerdì. Piazza della Loggia, deserta. Il palazzo schermato da uno specchio argenteo, aperturina da presepe con drappi blu e lucetta. Su un pilastro, nell’ombra soffocante, un ragazzo triste. Bianco. Davanti al caffè della Stampa, su un monumentale canapè rococò oro e rosso, un omone in nero, con braccialettoni e tatuaggi. Di fronte gli otto tavolini del caffè Loggia con tovaglie blu e una rossa, tre coppiette con bicchieri semivuoti. Manca un’ora al «coprifuoco», due sere dopo l’ordinanza del sindaco che vieta l’uso degli alcolici fuori dai locali. Nella vicina via Beccaria, con ristoranti dai bellissimi interni, dicono che la faccenda non li tocca: «I ragazzini non vengono qui a comprare bottiglie, vanno al super dove costano tre volte meno». Questa è zona da pensionati da 30 euro per un secondo con acqua: questi scamiciati non pare, ma sono professionisti; il cinquantenne garrulo con bianchissima trentenne sono i soliti amanti con moglie al mare e lei segretaria; la signora con cappellino blu e lui maniche arrotolate con beverone rosa e patatine sono turisti inglesi. Comunque tutti qui «venderebbero» per asporto anche champagne: basta mettersi d’accordo, l’acquisto è avvenuto un minuto prima delle nove.
Strada pulitissima, percorsa dalle note del concerto di Daniela Murena in caffetano di rete bianca che sta provando in piazza Duomo. Poltroncine rosse con due file «riservate», speriamo bene. Seduta sul muretto del Duomo nuovo, una coppia color trota lessa con bottiglione d’acqua. Bottiglina di plastica vuota anche sul cornicione del tribunale in restauro, residuo di un muratore assetato. Sacchi di immondizie davanti alle porte e giovanotti che escono dalle case con borse del supermercato piene di spazzatura. Un mendicante seduto fra gli scatoloni del bar che un pachistano sta chiudendo senza far rumore: «Non abbiamo problemi, andiamo via prima delle nove». Piazza della Vittoria, mai stata bella, è un De Chirico in stato di ebbrezza: sotto il finto palco romano in marmo rosso una coppietta sudata, due drogatini, uno scalzo e uno in ciabatte. Un uomo di colore che guarda nel vuoto con bicicletta ai piedi in cima ai gradini del palazzo delle poste. Più sotto, un altro con le braccia incrociate. Di nuovo, i due viandanti con bottiglione d’acqua. Solitudini mute, inquietanti.
Ore nove. Scatto del coprifuoco. Oltre piazza della Loggia, il Quartiere del Carmine. Quartiere di microcriminalità, spacci, negritudine, emarginazione, ammazzamenti. Da largo Formentone, si estende negli intrichi dei vicoli bui intorno alla chiesa del Carmine. Bellissimo.
Via San Faustino sghemba, quinte pittoresche di case alte, alcune malandate, altre dipinte di rosa o di giallo, botteghe di verdura e pane ancora aperte. Pare Venezia. Sulla destra, «call center» affollati, tutte le lingue del mondo, tutti accoccolati in gusci di plexiglass come nel salotto di casa. Come si fa a distinguere tra le parole d’amore e quelle di morte. Fra l’ordine di uccidere, e la fatica del vivere. Oltre il vetro, nonostante il colore della pelle, sono tutte facce di gente venuta da lontano.
Per strada, la maggioranza è nera, gli uomini oltre i quaranta portano cuffie e caffetano su pance pingui. Giovani coppie bresciane con bambini per mano con tricicli colorati e gelatino. Moldave a gambe nude e brasiliane ossigenate, e qualche regale keniota in turbante e «bubu» verde smeraldo. Strade linde, cassonetti vuoti, numerosissimi.
Niente bottiglie, neanche sul sagrato della chiesa di San Crispino e Giovita: solo schiamazzi di bambini e cinguettii di donne nelle più svariate sfumature del nero. Aperti i «market» africani e cinesi che vendono succhi di frutta e parrucche. Il «dehor» del bar Due Stelle è affollato di morettini che consumano birra, seduti. Dentro, fra vecchi e caldi arredi, il biondo barista impeccabile dice: «Da quando hanno chiuso qui all’angolo un negozio che vendeva alcolici fino a mezzanotte si sta molto bene. Prima era un disastro di sporcizia, rottami, risse».
«Perché l’ordinanza del sindaco?» è la domanda da fare.
«Terurismu» dice una nera con le treccine ingrigite e un caffè sul banco; paura dopo Londra. Il gestore spiega: «Ogni bottiglia rotta è un’arma». I due bresciani al banco che chiacchierano amichevolmente con la nera ridacchiano: «Se vuole portarsi via una bottiglia di vino o di grappa deve mettersela nello stomaco». Si avvia una conversazione sgangherata: il proibizionismo americano, il bancone del Far West, il sindaco previdente: «Non era necessario, bastava un po’ di vigilanza in più, l’ha fatto per accontentare una parte dei suoi che voleva copiare Cofferati e Veltroni. E poi si tratta di un periodo breve, fino a settembre. L’hanno fatto per i turisti». Sghignazza quell’altro: «Ma se non ci sono più neanche i bresciani, sono tutti in vacanza».
In vacanza ci va la gente che alle 10 di sera va a prendere il treno.
Piazzale buio, «bar» mediterraneo livido e «fast food» all’angolo solo per neri e nere. Più neri che nere anche nei viali, nel tunnel delle autocorriere, nell’atrio e lungo i binari. Slavate studentesse straniere in partenza, due famiglie in arrivo, anche un omone con borsa genere professore reduce da esami universitari. Sigillata nel suo stipetto trasparente, fumante e sorridente, la tabaccaia annuncia che il bar della stazione è in rifacimento. In terra, pulito come per una festa. Sarà un caso, dice il bigliettario: alle 10 chiude, fino a domani. Polizia niente, neanche i vigili. In una piazza deserta, due neri in bianco drappeggio boccheggiano su una panchina: spacciano? complottano? se la raccontano? Ti augureresti qualche bottiglia in terra. Ma con più luce, più segnaletica, più controllo. Soprattutto nella sterminata, buia, abbandonata periferia.
IL MESSAGGERO (Frosinone)
I cittadini protestano. C’è anche chi chiede la realizzazione di cancellate come nella vicina piazza
«No al bivacco nei giardini»
Rifiuti e senzatetto: via della Stazione del Lido regno del degrado.
 Materassi nascosti dietro le palme, bottiglie ovunque, cartoni di vino abbandonati nei cespugli di oleandro. Se prima era piazza della Stazione del Lido a offrire un biglietto da visita del litorale vergognoso ora è la via che costeggia la ferrovia ad affogare nel degrado. E i residenti chiedono cancellate anche lì.
E’ un paesaggio poco edificante quello che gli abitanti di via delle Vele, via dei Remi e via della Stazione del Lido devono sopportare. «Con le prime ombre della notte contesta Rinaldo Raganato, presidente del Comitato per la XIII Circoscrizione sui marciapiedi e nei giardini calano orde di stranieri senzatetto. Bivaccano, si ubriacano, danno vita continuamente a risse e litigi e fanno tutto i loro bisogno a cielo aperto. Siamo stufi, questo è un porcile».
«Da quando hanno chiuso le cancellate dei giardini della piazza aggiunge Luisa Rovelli affacciata dalla sua casa al primo piano gli stranieri si sono tutti trasferiti qui sotto. Con il buio è il coprifuoco e di giorno lo spettacolo è indecente a tal punto che mi vergogno a far uscire il mio nipotino».
L’altra notte i carabinieri hanno condotto un’operazione di controllo tra gli stranieri. Alla vista delle auto di servizio c’è stato il fuggi fuggi ma una trentina di persone sono rimaste impigliate nella rete stesa dai militari. «Ce ne vorrebbe commenta Franco Paretto, che vive in zona da vent’anni una ogni sera. Mi chiedo cosa si aspetta a tirare su delle recinzioni anche qui come è stato fatto per la piazza».
A richiamare nordafricani, romeni, polacchi e senegalesi in via della Stazione del Lido è la presenza di alcuni call center, ovvero di centrali telefoniche per chiamate intercontinentali. «Non vogliamo criminalizzare dice Saverio Marchetti quelle attività imprenditoriali ma, certo, non si può autorizzare quelle attività anche alla vendita di alcolici. Prima o dopo la loro telefonata quei clienti si mettono a bere appoggiati sul marciapiedi e buttano le bottiglie sul prato».
In realtà, c’è ben poco di verde in quegli spazi. «Come si può pretendere allarga le braccia Fabrizio Tesei, assessore municipale all’Ambiente che si possano seguire tutti gli spazi verdi con le risorse che abbiamo? Prendo atto della volontà espressa dal sindaco di assegnarci nuove risorse economiche ma al Campidoglio sanno benissimo che disponiamo solo di 15 giardinieri, che l’impianto d’irrigazione è guasto da due anni, che abbiamo subito già due furti di materiale dal Servizio giardini, che l’unico cestello per le potature degli alberi è rotto da quattro mesi perché troppo vecchio e non si trovano ricambi».
CORRIERE ROMAGNA (Ravenna)
Carro attrezzi “persuasivo”.
ravenna - Le supermulte da 206 euro paiono essere un argomento molto convincente. E ancor più incisivo, sulla strada della dissuasione, sembra essere il carro attrezzi, frequentatore assiduo dell’estate di Marina già da un paio di weekend. Tanto che, nonostante all’effetto-sabato si sia aggiunta ieri la maggior affluenza al mare dovuta alla giornata festiva del patrono per i ravennati, la giornata è stata tranquilla dal punto di vista della viabilità e, soprattutto, del parcheggio selvaggio. Nello stradello retrodunale, dietro gli stabilimenti balneari, le multe “salate” da 206 euro sono state solo 3. Un numero ben diverso da quanto potesse lasciar presagire la tendenza dello scorso fine settimana, quando invece si sono ritrovati la “supermulta” sul parabrezza 20 parcheggiatori indisciplinati il sabato e 25 la domenica. Lungi però dal cantare vittoria per l’effetto deterrente delle rimozioni e delle contravvenzioni salate, la Polizia municipale attribuisce in parte la tranquillità della giornata al tempo incerto, che ha evitato il pienone. Su strade e stradelli dei lidi, comunque, hanno vigilato le pattuglie della Municipale, coadiuvate dalle volanti della Polizia di Stato. Trenta gli agenti della Pm impiegati sul litorale ravennate fra ieri e oggi. Se negli stradelli di accesso ai bagni non è stato necessario l’intervento del carro attrezzi, due rimozioni sono state invece necessarie in paese. Bagnanti forse più distratti che intenzionati a “fare i furbi” hanno parcheggiato l’auto in piazza Marinai d’Italia e in viale delle Nazioni, dove poi, nel pomeriggio, doveva essere allestito il mercato settimanale. Al ritorno, al posto delle loro vetture hanno trovato le bancarelle. “Segnali di miglioramento ci sono - commenta il vicesindaco Giannantonio Mingozzi - anche se ancora non è il caso di essere troppo ottimisti. Probabilmente l’impiego del carro attrezzi comincia a funzionare da deterrente”. Il vicesindaco tiene inoltre a ricordare che nei weekend e nei festivi di luglio e agosto la Polizia municipale e tutte le altre forze dell’ordine utilizzeranno il maggior numero di pattuglie disponibili, dotate di etilometro e, durante la giornata, di segnalatori di velocità e telelaser. Mingozzi plaude anche all’intensificazione dell’attività di controllo da parte della Polizia stradale, in campo con sei pattuglie in più. Una task force che - solo nei servizi notturni del fine settimana scorso - ha controllato 400 automobilisti, elevato 110 contravvenzioni e ritirato 70 patenti, circa l’80 per cento delle quali per guida in stato di ebbrezza: le restanti per eccesso di velocità.
LIBERTA’
Dall’inizio dell’anno già ritirate dalla polizia municipale 30 patenti per guida in stato di ebbrezza (quattro in una settimana)
Ubriachi al volante, l’offensiva dei vigili
Incidenti stradali in aumento: sempre peggio negli ultimi 5 anni.
Sono trenta dall’inizio dell’anno a oggi le patenti ritirate dalla polizia municipale ad altrettanti automobilisti, colti alla guida dei loro veicoli in stato di ebbrezza. Un numero davvero rilevante, se si considera che si tratta di ritiri di patente compiuti dalla sola polizia municipale, quasi tutti avvenuti in città. Da questo numero sono esclusi i ritiri di patente per guida in stato di ebbrezza compiuti dai carabinieri, dalla polizia stradale e dalle volanti della questura.
Soltanto nel corso degli ultimi sette giorni sono quattro ritiri di patente effettuati per guida in stato di ebbrezza.
Ultimo caso l’altro pomeriggio: un fuoristrada condotto da un piacentino di 62 anni, mentre stava percorrendo la Caorsana ha imboccato una curva in contromano ed è andato a schiantarsi contro un bilico. Fortuna ha voluto che in quel momento transitasse un camion e non un motociclista o una macchina di piccola cilindrata e fortuna ha voluto che il fuoristrada si schiantasse contro una delle gomme anteriori di questo mezzo. Sia il conducente del gippone che il conducente del camion sono rimasti illesi. Il 62enne piacentino però è stato sottoposto al test alcolimetrico dagli agenti della polizia municipale e risultato positivo gli è stata ritirata la patente. Negli ultimi sette giorni la polizia municipale ha inoltre ritirato sette carte di circolazione per contravvenzioni di vario genere al codice stradale.
Lo scorso anno i ritiri di patente per guida in stato di ebbrezza erano stati 58, 50 nel 2003 e 2002 e 30 nel 2001 e 2000. Il trend dei ritiri di patente per questa infrazione al codice stradale risulta in aumento. Due ritiri di patente sono inoltre avvenuti (sempre per guida in stato di ebbrezza) per incidenti stradali mortali. In entrambi i casi i conducenti ubriachi se la sono cavata con lievi contusioni.
Secondo gli interventi della polizia municipale negli ultimi anni risultano in forte aumento gli incidenti stradali rilevati: lo scorso anno sono stati quasi 1500 e gli incidenti stradali con feriti, sempre nel 2004, quasi 700.
«Purtroppo molta gente ancora non si rende conto che l’automobile è uno strumento che richiede una condizione psicofisica quasi perfetta - spiega il comandante della polizia municipale Carlo Sartori -. In auto si deve sempre prestare attenzione. Molti sottovalutano la guida, pensano che guidare sia un fatto naturale e istintivo, ma non è così. Oggi molti automobilisti guidano tutti i giorni e a maggior ragione devono tenere bene presente che il traffico è molto aumentato rispetto a qualche anno fa e che vi sono in circolazione veicoli più potenti. Soprattutto si deve tenere ben presente che quando si bevono alcolici non si deve guidare. L’alcol è causa di molti incidenti e non è la polizia municipale a dirlo, ma i medici. Una persona che si mette alla guida di una macchina dopo aver bevuto alcolici ha, in caso di ostacoli imprevisti, tempi di reazione necessariamente differenti da chi invece è sobrio. Il tutto si traduce in brevi istanti ma che possono evitare tragedie».
Ermanno Mariani.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Una decina di persone nude aveva raggiunto una caletta a nord del litorale brindisino
Festini hard in spiaggia
Coppie sorprese intorno al falò da alcuni pescatori.
Sembrava una festa intorno ad un falò: una festa come tante in queste calde serate di luglio. Nell’inaccessibile spiaggetta a nord del litorale di Brindisi, invece, non si spaccava certo il cocomero. Sembra che qualcuno abbia organizzato veri e propri festini a base di sesso, alcol e droga. Sulla vicenda sono in corso indagini dopo una segnalazione giunta in Procura. Sembra che le serate fin troppo allegre di alcune coppie siano state scoperte per caso da qualcuno che aveva raggiunto una caletta quasi inaccessibile del litorale, a bordo di una barca, per una battuta di pesca notturna. Attratti dal fuoco acceso sulla spiaggia, i pescatori dilettanti si erano avvicinati a riva notando che intorno al fuoco non si mangiavano certo fette di cocomero ma - stando ai pochi particolari trapelati - si beveva forte e, forse, si sniffava anche. Alcune delle coppie, poi, si erano lasciate andare. A quanto pare, l’intero gruppo - formato da una decina di persone - era in costume adamitico. Anche notando la barchetta dei pescatori, nessuno si sarebbe preoccupato più di tanto di coprirsi e tutti hanno continuato a fare quello che stavano facendo lontano da occhi indiscreti. In Questura prima e in Procura poi sarebbe arrivata la segnalazione, anche perchè tra i pescatori ci sarebbe stato un uomo appartenente alle forze dell’ordine, che avrebbe effettuato un sopralluogo il giorno successivo in quella caletta rinvenendo bottiglie vuote di superalcolici e altre inequivocabili tracce di ciò che le coppie stavano facendo la notte precedente intorno al falò. Sembra che il festino a luci rosse sulla spiaggia non sia una novità assoluta nel litorale brindisino, ma anche in quello jonico, dove si reca un gran numero di bagnanti che provengono dalla provincia. Anche per questa ragione, negli ultimi giorni sono stati intensificati i controlli della Capitaneria che - di notte - ha predisposto servizi sottocosta, formalmente per scoraggiare chi accende falò sulla spiaggia, dal momento che è vietato. Resta da chiedersi se è vietato fare tutto il resto: magari al buio. Vincenzo Sparviero.
IL MESSAGGERO (Umbria)
Arrestato ubriaco ai giardini di via Guerra.
I carabinieri hanno arrestato un tunisino di 54 anni, dopo che l’uomo aveva infastidito passanti e bambini che giocavano nei giardini di via Guerra. Quando le forze dell’ordine sono intervenute, l’extracomunitario si è anche scagliato contro i militari.
A bloccare lo straniero, ieri sera, è stata una pattuglia dell’aliquota radiomobile. All’arrivo dei carabinieri, il tunisino, ubriaco, li ha insultati, spintonati e percossi, opponendosi in tutti i modi all’identificazione. Dopo non pochi sforzi i militari sono però riusciti a immobilizzare il nordafricano arrestandolo per resistenza a pubblico ufficiale e porto di oggetti atti ad offendere (un coltello a scatto gli è stato infatti sequestrato nel corso della perquisizione personale).
In seguito ad un servizio di controllo nei casolari abbandonati nella zona di San Sisto, svolto dai carabinieri della stazione di Castel del Piano, quattro extracomunitari sono stati denunciati per invasione di terreni e altri sei poichè sprovvisti di documenti d’identificazione. Tutti sono risultati clandestini e sono stati quindi condotti in questura per l’avvio delle pratiche di espulsione da parte dell’Ufficio Stranieri.



Lunedì, 25 Luglio 2005
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK