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Notizie brevi 16/04/2012

Ciclisti in città, ecco gli incidenti più pericolosi

In crescita gli infortuni gravi: dagli scontri con auto più probabili traumi alla testa, le emorragie causa più frequente di decesso

MILANO - Dopo che dall'Inghilterra è arrivato il manifesto per salvare i ciclisti, dalla patria di Sua Maestà arriva anche il primo studio che ha analizzato cause ed esiti degli incidenti in bicicletta che avvengono in città. Scoprendo, magari non inaspettatamente, che gli scontri più mortali sono quelli che coinvolgono i mezzi pesanti, mentre le auto provocano spesso traumi alla testa senza conseguenze fatali; soprattutto, però, gli autori hanno verificato che gli incidenti gravi sono in aumento e questo rende necessari interventi per mettere in sicurezza strade e piste ciclabili.

STUDIO - La ricerca, pubblicata sull'Emergency Medicine Journal, è stata condotta a Londra registrando pazientemente per sei anni tutti gli accessi dei ciclisti urbani al pronto soccorso del Royal London Hospital, così da valutare tipo di ferite ed esiti degli incidenti, 265 in tutto. Joanna Manson, la traumatologa dell'ospedale londinese che ha coordinato lo studio, spiega innanzitutto che nel corso dei sei anni di indagini il numero di infortuni gravi ha continuato ad aumentare; inoltre, i ciclisti rimasti a terra dopo essersi scontrati con altri mezzi rendevano conto di circa il 4 per cento degli accessi al pronto soccorso e del 5 per cento dei decessi. «Nella maggior parte dei casi i ciclisti sono investiti dalle auto – spiega Manson –. Spessissimo il risultato è un trauma cranico, ma per fortuna la maggioranza se la cava con un giorno di ospedale: il tasso di mortalità dopo incidenti con le auto si aggira attorno al 6 per cento».

MEZZI PESANTI
– Ben diversa è la storia quando un ciclista ha la sfortuna di avere un urto con un camioncino o un altro mezzo pesante: capita meno spesso, ma come era ovvio aspettarsi le conseguenze sono ben più gravi. «In questi casi i traumi riguardano più spesso il torace, l'addome e il bacino, ma soprattutto sono più spesso letali – prosegue la traumatologa –. La mortalità infatti è di circa il 21 per cento, la permanenza media in ospedale si allunga fino a 12 giorni e in un caso su cinque è necessario trasferire il ferito in un altro ospedale specializzato». Quando un ciclista muore a seguito di un incidente stradale, quasi sempre la causa è un'emorragia interna che non si riesce a controllare; inoltre, in un caso su quattro le vittime mostrano deficit e problemi nella coagulazione del sangue. I dati raccolti dalla Manson, messi a confronto con casistiche simili raccolte sporadicamente altrove, indicano anche che è assai opportuno trasportare il ciclista vittima di un incidente in un centro traumatologico specializzato, perché così aumentano decisamente le chance di sopravvivenza. Detto ciò, la dottoressa sottolinea che sono ancora troppi gli infortuni mortali sulle due ruote: «Andare in bicicletta è un'ottima scelta per la salute propria e dell'ambiente, ma il rischio di ritrovarsi coinvolti in un incidente dagli esiti gravi è tuttora un deterrente per molti. Bisogna fare qualcosa per migliorare la sicurezza dei ciclisti in città». La campagna Cities fit for cycling del Times qualche idea preziosa la offre: in merito a camion e altri mezzi pesanti, per esempio, viene proposto di dotarli di sensori, allarmi sonori, specchietti supplementari e barre di sicurezza. Adesso si tratta di vedere se le amministrazioni comunali, magari anche nel nostro Paese, ne metteranno in pratica qualcuna.


di Elena Meli
da Corriere.it

 

 

Lunedì, 16 Aprile 2012
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