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Suicidi sulle strade
Quando depressione, crisi e disagio viaggiano sul sedile accanto a chi guida

Già tre i suicidi (due riusciti, uno tentato) da inizio anno.
Secondo l’Osservatorio il Centauro  - ASAPS 10 episodi osservati nel 2011 (8 riusciti)
39 dal 2000, 26 quelli riusciti

di Luca Galeotti

(ASAPS) Il 2012 si è presentato con tutti i misteri legati ai 365 giorni ancora da vivere e con tutte le incognite di una situazione economica e occupazionale davvero preoccupante.
Una certezza però il nuovo anno ha voluto portare subito all’evidenza: sulle strade si continua a morire e, come riferiscono i tre episodi del periodo post capodanno, non solo direttamente per incidenti provocati da velocità, alcool, droga, contromano, ecc., ma anche indirettamente con i suicidi, tentati o riusciti, a seguito di incidente, di ferimento/morte di pedoni e automobilisti o in conseguenza del ritiro del documento di guida per infrazioni, soprattutto, legate al consumo di alcool e droga.
Il primo episodio ha visto protagonista un 43enne di Vinovo (TO); aveva appena provocato un incidente stradale e, dopo essere sceso dalla sua automobile per prestare i primi soccorsi ai due investiti, una volta accertatosi che entrambi erano feriti solo lievemente e non correvano alcun pericolo, si è allontanato. Dopo aver camminato per circa 500metri, si è ucciso conficcandosi un coltello da cucina nel petto. Secondo quanto raccontato ai carabinieri dalla moglie il suicida aveva paura di perdere il posto. L’azienda dove lavorava, infatti, aveva recentemente chiuso alcuni stabilimenti: forse per l’uomo l’incidente e le possibili conseguenze giudiziarie hanno rappresentato un ostacolo insormontabile in un periodo particolare della propria vita.
Il secondo episodio ha come protagonista un giovane somalo residente a Piacenza che, dopo aver distrutto l’auto del padre in un incidente, non ha retto alla vergogna di dover confessare il fatto in famiglia poiché era già il terzo episodio accaduto in poco tempo.
Così si è rifugiato in una caserma dei Vigili del Fuoco in costruzione e, dopo aver bevuto qualcosa e scritte frasi dal contenuto che facevano presagire l’intenzione, si è accasciato a terra: il freddo della notte non gli ha lasciato scampo.
Il terzo episodio è avvenuto proprio ieri 8 gennaio 2012. Secondo quanto riportano le agenzie, un carabiniere in servizio al Ros di Caltanissetta, C. L., 47 anni,  ha tentato il suicidio sparandosi con la pistola d’ordinanza dopo avere provocato un incidente stradale sulla bretella che collega Caltanissetta alla strada a scorrimento veloce per Gela. L’uomo, dai rilievi effettuati, avrebbe tamponato un’auto con diverse persone a bordo. La vettura si è schiantata sul guard rail.
Il militare temendo di aver causato un incidente mortale si è impaurito ed è fuggito verso casa, a Barrafranca (Enna). Qui si è sparato al petto ma il proiettile non ha provocato lesioni interne. È stato poi soccorso dalla moglie. Adesso è ricoverato in ospedale a Catania ma non è in pericolo di vita. Nel frattempo i carabinieri di Caltanissetta hanno accertato la dinamica dell’incidente, appurando che gli occupanti dell’auto tamponata sono rimasti feriti lievemente. Sulla vicenda la Procura nissena ha aperto un’inchiesta.


Andando a ritroso e guardando l’anno appena passato, notiamo che il 2011 ha fatto registrare 8 morti per suicidi e 2 tentativi non riusciti per l’intervento di agenti esterni: una costante per tutti gli episodi sono gli incidenti o i controlli su strada, paura o rimorso hanno annebbiato la mente di queste persone portandole al gesto estremo che tutto cancella.
Nel mese di febbraio 2011 a Prato un elettricista si uccide perché gli era stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza; a Ivrea un giovane scappa e viene ritrovato solo dopo giorni di ricerche morto assiderato: aveva paura delle conseguenze di un incidente stradale da lui provocato; a Palermo in marzo un signore investe un bimbo: lo crede morto e si lancia da un ponte; in aprile a Cuneo una guardia giurata provoca un incidente con l’auto di servizio: la paura di possibili conseguenze a livello lavorativo gli armano la mano; in maggio a Rivoli (TO) dopo un controllo su strada un 68enne si uccide: avevano rilevato che l’assicurazione era scaduta; a Vicenza, nel mese di giugno, una madre si toglie la vita dopo la perdita del figlio in un incidente stradale; sempre a giugno a Castelfranco (MO) un ragazzo tenta il suicidio dopo un controllo su strada che aveva rilevato l’assunzione di sostanze stupefacenti: l’intervento dei poliziotti ha fatto desistere il ragazzo; a Palermo, nel mese di luglio, un padre di famiglia non ha retto al dolore della perdita di moglie e due figli in un incidente che lo aveva visto solo marginalmente protagonista: alla guida dell’altra auto un giovane in stato di ebbrezza; a Sabaudia (RM) nel mese di settembre si è tolta la vita una trentacinquenne a causa del dolore per la scomparsa del padre in un incidente stradale; a Macerata, in ottobre, ha tentato il suicidio un pirata della strada che ha investito, alla guida senza patente e in stato di ebbrezza, un cinquantenne padre di tre figli; infine a Verghereto (FC) una giovane ha fatto tutto da sola. Dopo essere uscita di strada a ridosso di un cavalcavia, in stato confusionale ha tentato il suicidio gettandosi nel vuoto: gli arbusti hanno attutito e fermato la caduta salvandola.


L’elencazione è stata necessaria per evidenziare le motivazioni dei gesti estremi che hanno portato alla morte le otto persone.
Si va dal rimorso per incidenti stradali provocati dagli stessi al dolore per la perdita di un caro in un sinistro; c’è poi la paura di conseguenze giudiziarie o lavorative per il coinvolgimento in episodi in cui si rilevano morti e feriti o per il ritiro della patente causa positività ad alcool e droghe.
Tralasciando la motivazione legata al dolore per la perdita di un caro che, per assurdo, nella mancanza stessa di motivazioni che possono portare al gesto estremo, è l’unica che ne contiene “tracce” (il percorso del dolore è individuale e legato allo stato psicofisico della persona colpita), viene alla luce il forte disagio provocato dai controlli effettuati su strada e dall’angoscia legata a possibili sanzioni e ripercussioni penali dell’evento.
Se guardiamo i numeri degli episodi raccolti dall’Osservatorio il Centauro - ASAPS dal 2000 ad oggi, notiamo che su un totale di 39 eventi (13 tentati, 26 compiuti, ma l’Osservatorio è stato istituito nel 2010. Per gli anni precedenti si è proceduto con una ricerca negli archivi delle agenzie di stampa) i suicidi hanno come motivazione principale quella correlata ad una sanzione che ha punito la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti.
La motivazione potrebbe risiedere sia nel senso di vergogna e di colpa nel dover rendere nota ai famigliari, conoscenti e colleghi, una condizione facilmente fraintendibile e collegabile a disagi maggiori (forse non tenta il suicidio l’alcolista conclamato, ma il bevitore occasionale), sia nelle conseguenze penali che la situazione comporta, con il passaggio nel mondo giudiziario che è sempre destabilizzante e passibile di atteggiamenti, da parte di chi lo vive, non sempre positivi.
Pensare che alla base di questi suicidi risieda una condizione psicofisica particolare è esercizio fin troppo facile, pensare che incida in modo fondamentale lo stile di vita di questo terzo millennio è dimostrabile nella evidenza che buona parte della nostra vita, lavorativa e non, si svolge sulle strade e a bordo di qualche veicolo.


Se vogliamo infatti escludere il lavoro vero e proprio dell’autotrasportatore o del rappresentante, è manifesta l’importanza della mobilità nel quotidiano per ognuno di noi, dal giovane che vive la strada con spensieratezza per svago nei fine settimana, alla persona matura che si reca sul posto di lavoro o al supermercato o all’anziano che mantiene viva la socializzazione con parenti e amici.
Per tornare alla nostra condizione attuale, attanagliata da pensieri non troppo positivi e figli di una situazione generale che preoccupa e alla quale l’opinione pubblica dà notevole risalto attraverso i media, si capiscono la fragilità e l’emotività di chi si vede coinvolto in situazioni che, se i nervi non sono particolarmente saldi, possono portare ad un senso di destabilizzazione e paura sia del giudizio altrui che del futuro imminente.
Una maggiore opera di informazione riguardo regole e comportamenti da tenere quando si indossa la veste del cittadino su strada potrebbe sfociare nella considerazione di essere nel giusto almeno in quella situazione contingente: per il resto delle problematiche che legano economia, finanza e politica lasciamo il campo a chi è demandato a farlo.
Sarebbe auspicabile, per quanto ci riguarda, maggiore attenzione sulla prevenzione e minore demonizzazione dei controlli, così da avere come compagni di viaggio la serenità al posto della depressione e la sicurezza al posto del disagio. (ASAPS)

 

 


 

Lunedì, 09 Gennaio 2012
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