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Corte di Cassazione
Risarcimento senza incertezze per i parenti di vittime sulle strade
Censurate le corti di merito che avevano tagliato il risarcimento dei danni subiti

(ASAPS) Con la III sezione civile la Corte di Cassazione emette le sentenze nn. 24016, del 16 novembre e 24082 del 17 novembre 2011, con le quali viene accolto il ricorso dei parenti delle vittime della strada per un risarcimento senza incertezze che pone fine alle disposizioni e agli indugi delle Corti di Merito che avevano ridotto significativamente gli importi.
In particolare, con la sentenza n.24016 i Giudici di Piazza Cavour  accolgono il ricorso presentato dai parenti di un 17enne originario di Palermo morto dopo esser stato travolto da un autobus, mentre camminava sulle strisce pedonali.
La sentenza di primo grado ne aveva fissato il risarcimento del danno biologico e morale, ma
l’interpretazione delle norme di risarcimento sulla base delle famose  "Sentenze di San Martino"del 2008 (sono quelle note sentenze che hanno imposto la fine degli automatismi, il favore per la personalizzazione, e quel contrastato concetto di onnicomprensività del danno biologico cioè quello che consegue alla lesione del diritto alla salute, e che si quantifica con le tabelle, che per tali cruciali sentenze ricomprenderebbe tutti gli altri)  aveva indotto la Corte d'Appello di Palermo a ridurre drasticamente il danno morale per liquidare solo quello biologico.
Accolto subito il ricorso dei parenti per vizio di motivazione.
I Giudici di secondo grado avrebbero infatti dovuto spiegare secondo quali criteri erano giunti a tale decisione, ovvero precisare se il “danno biologico”comprendesse anche il danno morale, o il danno psichico, quindi se esso fosse sufficiente a ricoprire anche altri tipi di pregiudizio conseguenti alla perdita del congiunto.
Al contrario, la Corte d'Appello di Palermo si è limitata a dichiarare che il danno biologico era già stato "adeguatamente personalizzato".
Per questo la sentenza è stata censurata, e la decisione sarà presa dalla Corte d'Appello in diversa composizione.
 
Anche con la sentenza n. 24082 la Suprema Corte si pronuncia sul tema del danno parentale, protagonista del ricorso è un padre che aveva perso la figlia in un incidente stradale e che aveva impugnato la sentenza della Corte d'Appello di Catanzaro contestando la quantificazione del "danno riflesso", vale a dire del danno riportato dai parenti della vittima.
In questo caso i Giudici della Suprema Corte hanno censurato la motivazione presa dalla Corte d'Appello secondo la quale il congiunto avrebbe dovuto provare l'insorgenza di una patologia come diretta conseguenza della morte della figlia.
Citando la precedente giurisprudenza di Cassazione (SS.UU. 9556/02 e Cass. n.10823/07), i Giudici di Piazza Cavour indicano nel semplice fatto dello stretto vincolo di vita familiare, della coabitazione e della frequentazione tra i congiunti e la vittima quando era ancora in vita, la prova sufficiente di un "danno proprio" del parente, che deve trovare liquidazione equitativa in quanto conseguenza diretta del fatto dannoso.
Anche in questo caso la sentenza è stata censurata, e la decisione sarà presa dalla Corte d'Appello in diversa composizione.
 
Il problema nasce da quando nel 2008 le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno emesso le controverse "Sentenze di San Martino" che hanno creato grande confusione tra gli operatori giuridici, in particolare su cosa sia l'integrale risarcimento, e su come vada quantificato il danno non patrimoniale.
Le sentenze di San Martino hanno però posto fine agli automatismi, in favore della personalizzazione.
E’ stato abbattuto il concetto di onnicomprensività del danno biologico che racchiudeva in sé l’invalidità permanente, il danno da vita di relazione, l’ inabilità temporanea, il danno estetico, il danno morale, e via di scorrendo.
Ciò che voleva la Suprema Corte era evitare che per lo stesso pregiudizio fossero liquidate due distinte somme, per questo ha voluto imporre la "personalizzazione".
L'unico faro, che permette ancora alle autorità giudiziarie di prendere decisioni rispettose delle sofferenze altrui  è il principio dell'integrale risarcimento, un ristoro per le ferite nell’ ordinamento, in attesa di rimettere ordine nella materia.(ASAPS)

 

 

Lunedì, 28 Novembre 2011
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