Foto Blaco - archivio Asaps Peso, età, razza, dieta alimentare, velocità d’ingestione: cinque variabili da inserire nel calcolo, più altri aggiustamenti per rettificare il tiro. È la matematica dell’alcolismo. Una scienza indispensabile per sopravvivere; o almeno, per non finire in carcere mentre si guida su un’autostrada americana. In questa stagione di vacanze il manuale del bevitore moderato è una lettura indispensabile anche per tanti italiani in vacanza negli States. Qui i controlli con l’alcoltest sono frequenti, basta superare di poco il limite e scattano sanzioni pesanti. La prima notte in guardina è praticamente certa; seguono il ritiro della patente, multe che possono arrivare a migliaia di dollari. I vantaggi: meno 50% di morti in incidenti stradali dovuti all’alcol, dal 1980 a oggi. Perciò è d’interesse universale la “matematica dell’alcolismo” che il “Wall Street Journal” spiega ai lettori. Partendo da un mistero: perché l’effetto dell’alcol è variabile, spesso imprevedibile? Perché ad alcuni “dà alla testa” prima? Quali sono le bevande più micidiali? C’è chi crede di aver bevuto “un paio di birrette” innocenti e si trova in manette, con l’etilometro ben oltre lo 0,08% di alcol nel sangue, che corrisponde a (0,8 g/l, che è consentito sulle strade americane (solo agli adulti, attenzione: sotto i 21 anni lo zero assoluto è tassativo). Alcune regole sono di buon senso comune, spiega Samir Zakhari che dirige il National Intitute of Alcohol Abuse. Un buon vino sorseggiato lentamente finisce nel sangue in modo graduale, a differenza di un liquore buttato giù d’un sorso. Donne e anziani raggiungono più rapidamente la soglia d’intossicazione. I cocktail che mescolano alcol e bevande gassate arrivano nella circolazione sanguigna più in fretta perché il gas irrita le pareti gastriche e accelera l’assorbimento. Per le mescolanze di alcol con bevande zuccherate o caffeinate c’è un effetto-illusione, l’evidenza empirica dimostra che i consumatori hanno tendenza ad ingurgitare questi mix in maggiori quantità. Attenti al ceppo etnico: per ragioni genetiche molti asiatici hanno meno resistenza all’alcol, la loro pressione sanguigna sale più rapidamente dopo il primo bicchiere. “Altri fattori da includere nel calcolo - spiega Zakhari - sono stanchezza, stress, malattia, depressione, tutti amplificano l’impatto dell’alcol sui riflessi”. Di una cosa l’esperto è sicuro: “Il bevitore non è un arbitro attendibile, non basta che lui o lei si sentano lucidi perché lo siano davvero”. Le conseguenze dell’alcol sono la risultante di un metabolismo complesso: “Dallo stomaco all’intestino, il liquido finisce nel sangue dove viene trasportato al fegato, lì inizia ad essere metabolizzato attraverso gli enzimi. Il fegato in media riesce a “frantumare” l’alcol al ritmo di un bicchiere all’ora”. La prima variabile è la velocità d’ingestione: chi beve lentamente, restando sotto un bicchiere all’ora è certo di non avvicinarsi alla soglia di rischio. Ma una volta raggiunta l’ebbrezza, anche lieve, i tempi di smaltimento variano molto. La media è di una riduzione dello 0,15% all’ora, ma qui intervengono le altre variabili. Un maschio di 90 chili smaltisce l’alcol molto più velocemente di un uomo di 60 chili; gli anziani e le donne smaltiscono più lentamente. Una delle ragioni: il corpo di un anziano o di una donna contiene meno acqua, il che automaticamente fa salire il numeratore nel conteggio della percentuale di alcol. È vero che l’assuefazione all’alcol può aiutare: gli alcolisti tendono ad avere un tasso alcolemico nel sangue un po’ più basso, a parità di consumo, perché il loro fegato produce una maggior quantità dell’enzima citocromo P450 Iie 1. “Attenti alle sostanze che falsano i controlli - avverte l’esperto - c’è chi è finito oltre il limite legale perché si era sciacquato la bocca con disinfettanti aromatizzati che hanno particelle d’alcol”. Lunghi digiuni, diabete e riflussi gastrici possono danneggiare: generano acetone che “sballa” la lettura dell’etilometro. “E non v’illudete che dopo la sbronza serva lavarsi la faccia con acqua gelida o ingurgitare tanto caffè: migliora la lucidità, ma non cambia il risultato dell’alcoltest”.
“Ma nessuno è supeman gli effetti sono uguali per tutti” Parla Emanuele Scafato, presidente della Società italiana di alcologia Le reazioni all’alcol variano da persona a persona ma a parità di concentrazione nel sangue gli effetti sono gli stessi. Non ci sono super uomini in questo campo. Ne è convinto Emanuele Scafato, presidente della Società italiana di alcologia (Sia). Quanto deve bere chi non vuole eccedere? “Le linee guida nutrizionali per gli italiani ci parlano di un bicchiere per le donne, 12 grammi di alcol, e 2 per gli uomini. Preferibilmente a pasto. Sopra i 65 anni le dosi vanno dimezzate sempre perché l’organismo non è più in grado di metabolizzare bene l’alcol. Sotto i 15 anni non bisogna bere”. Esiste una reazione diversa tra le persone che bevono la stessa quantità? “Più fattori, come il peso, possono determinare livelli diversi di alcolemia a parità di alcool ingerito. Una volta però che nel sangue c’è una certa dose di alcool, le persone hanno praticamente gli stessi effetti. Ad esempio, come dicono le tabelle dei bar, a 0,2 grammi per litro si perde la visione laterale”. In Italia il limite massimo per mettersi alla guida è 0,5. E’ adeguato? “Non è tanto il livello di alcolemia fissato a incidere ma l’applicazione della norma. In Inghilterra hanno lo 0,8 ma c’è una mortalità inferiore rispetto all’Italia per incidenti provocati dall’alcol. Questo perché si fanno più controlli e c’è maggiore certezza della sanzione”. da La Repubblica
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