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Rassegna alcol e guida del 17 gennaio 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta


INIZIO QUESTA RASSEGNA CON L’ENNESIMA TRAGEDIA PROVOCATA DA UNA PERSONA IN STATO DI EBBREZZA. 

ASAPS 

E ora guardali bene, fissati bene nella mente questa foto, dovrebbero costringerti e tenerla sul cruscotto quando ti ridaranno un giorno la patente (perché te la ridaranno!) 

La tragedia di Trapani dove un 21 enne a 120 km/h ha distrutto una famiglia 

 

 

La famiglia Quinci al completo - foto da larepubblicapalermo.it

Quella che vedete è la foto della ex famiglia Quinci, una famiglia stupenda lasciatecelo dire. Da sinistra Baldassarre Quinci, di 43 anni, maresciallo dell’Aeronautica militare, ricoverato all’ospedale Villa Sofia di Palermo in prognosi riservata.

Al suo fianco Vito di 10 anni, la mamma signora Livia Mangiaracina di 37 anni e l’altra figlia Martina di 12 anni, tutti morti nel terribile incidente di Campobello di Mazara che ha distrutto quella bella famiglia, con lo scontro fra la loro 600 con la BMW 320 B condotta dal 21enne Fabio Gulotta che è stato denunciato dai carabinieri per omicidio colposo plurimo, aggravato dallo stato di ebbrezza alcolica.

Un anno fa, Gulotta, che di mestiere fa il pastore, aveva avuto un altro incidente stradale, che aveva provocato alcuni feriti. La Polizia Municipale gli aveva sospeso la patente. L’incidente era avvenuto sempre a Campobello di Mazara. Anche quella volta Gulotta era rimasto illeso. Rischia invece di rimanere paralizzato Baldassare Quinci, l’unico sopravvissuto della sua famiglia.

Allora ditemi voi quale dovrebbe essere la pena in questo caso nel quale la vettura del 21enne sembra viaggiasse a 120 km/h in area urbana e il conducente è risultato positivo all’alcol test con un valore di 0,72 g/l.

Questa mattina ho avuto modo di parlarne (e discuterne) nella trasmissione Falcetti on the road, (ascolta la trasmissione) un altro ospite, Giudice di pace, sosteneva con convinzione che la pena deve servire anche per rieducare e non si può esagerare, conoscendo le condizioni delle nostre carceri.

Esagerare? Mi sono riservato di fornire al giudice l’elenco di 30 pirati della strada omicidi e positivi all’alcol o alla droga, sfidandolo a fornirmi l’elenco delle carceri dove fossero custoditi! Ho sentito un certo imbarazzo nel pur bravo giudice.

Sappiamo come andrà a finire. Condanna a qualche anno di galera con patteggiamento, nessun giorno da scontare e fra qualche manciata di mesi di nuovo alla guida con la patente. Magari con un’altra macchina di grande cilindrata.

Giudici almeno condannatelo a tenere obbligatoriamente la foto di quella famiglia sul cruscotto. Il giovane (e tanti conducenti omicidi come lui) deve guardarla, continuamente. Deve guardare quei due bambini e quella mamma che per la sua condotta dissennata non ci sono più, e quel maresciallo in divisa dell’Aeronautica che nel migliore dei casi avrà la vita che gli rimane distrutta!

Tu Fabio Gulotta sei ancora vivo. Almeno guardati obbligatoriamente quella foto!! Se hai coraggio...

Giordano Biserni Asaps

UN INTERESSANTE CONTRIBUTO DEL DIPARTIMENTO POLITICHE ANTIDORGA 

L’OCCIDENTALE Orientamento quotidiano 

Istituzioni, media e famiglia per allontanare i ragazzi da droga e alcol 

di Elisabetta Leslie Papacella 

16 Gennaio 2011 

I ripetuti episodi di eccesso di marijuana ed alcol, non ultimo quello accaduto ai ragazzi di una scuola media sarda che dopo aver fumato si sono sentiti male, non fanno scattare nei ragazzi né, purtroppo, nei genitori la percezione del reale pericolo che gli adolescenti corrono.

“Dire-notiziario sanità” riferisce che l’episodio accaduto non fa altro che avvalorare gli allarmi lanciati più volte dal Dipartimento politiche antidroga (DPA) la cui delega è affidata a Giovanardi che in una nota dichiara come ormai sia chiara la pericolosità della cannabis e i danni che derivano dal suo consumo per i giovani. Danni che è stato possibile individuare grazie anche alle nuove tecniche radiologiche avanzate che documentano come la cannabis finora sottovalutata nel suo potenziale lesivo, crei nel cervello dei ragazzi un danno neurocognitivo.

E’ proprio pensando ai giovani che il DPA ha attivato una serie di progetti di prevenzione contro il consumo di droga come “Edu.care” che nasce con lo scopo di fornire un supporto alle famiglie e consentire loro un’ efficace prevenzione dell’uso delle droghe da parte dei propri figli al fine di fornire ai genitori strumenti educativi più appropriati, sia per agire sui fattori di rischio tra i bambini tra gli otto e i dodici, sia per prevenire il consumo di sostanze tra gli adolescenti. Inoltre c’è anche il progetto Droga e Internet che entrando nel web, modalità più usata tra i giovani per il traffico della droga, vuole costruire un sistema di sorveglianza della domanda e dell’offerta delle sostanze stupefacenti presenti in rete.

Il progetto prevede, inoltre, il collegamento ed il supporto del sistema nazionale di allerta precoce che ha già permesso nei mesi scorsi l’individuazione dei cannabinoidi sintetici come Spice n-Joy e altre sostanze come il Mefredone con il conseguente inserimento nella tabella delle sostanze stupefacenti. Durante l’adolescenza le connessione cerebrali necessarie per il corretto sviluppo delle facoltà cognitive superiori come apprendimento e memoria sono ancora in via di sviluppo e quindi vulnerabili all’influenza delle droghe e dell’alcol. Alcuni ricercatori dell’università di San Diego hanno studiato come cambia la risposta neurale durante l’apprendimento di materiale verbale in adolescenti che consumano abitualmente alcol e marijuana. Ciò significa che l’uso di alcol e marijuana hanno effetti indipendenti e interattivi sull’alterazione del normale funzionamento cerebrale.

Rispetto a queste notizie e ai comportamenti degli adolescenti, si capisce come sia fondamentale sia l’informazione corretta che l’esempio. E se l’esempio è impossibile darlo bisognerebbe essere responsabili e generosi per spiegare ai ragazzi che se si beve e si fa uso di droghe in modo costante si acquisisce una dipendenza che a lungo andare danneggia. Credo che sia proprio questo il punto - sia i genitori che poi ovviamente i figli - sottovalutano il rischio della dipendenza da alcol e droga.

Molti genitori senza approfondire le conoscenze sulle nuove droghe, o rifacendosi alla propria giovinezza, affermano con superficialità che sicuramente un po’ di alcol e le famose “canne” non fanno male. Sottovalutando molti aspetti della questione. Innanzitutto l’età che rispetto all’uso della droga e dell’alcol si è abbassata di molto e questo fa una bella differenza. Nel passato anche se recente non erano così chiari, come oggi, i danni. Inoltre le droghe come la stessa marijuana sono cambiate. Sono cambiati anche i tempi e forse anche l’atteggiamento e il perché si fa uso di sostanze. Volere lo sballo subito e in ogni circostanza dove la socialità si impone è per esempio una differenza rispetto al passato. Inoltre nessuno conosce il temperamento di un giovane di quella età e le successive conseguenze possibili di comportamenti a rischio sulla formazione della sua personalità.

I messaggi superficiali e poco attenti degli adulti sono fuorvianti per i ragazzi preadolescenti e adolescenti poiché legittimano i loro desideri e i loro comportamenti. Se i genitori non si dissociano da alcuni modi di vivere, se non dicono chiaramente ai figli i danni che queste abitudini comportano, come possono poi pensare di fermare o limitare un’abitudine che si consolida pian piano già dai dodici tredici anni? Poiché è questa purtroppo l’età nella quale già molti ragazzi fanno uso di alcol e droga. Se i genitori hanno da tempo perso il dialogo o non lo hanno mai avuto devono correre ai ripari ricreandolo, facendosi aiutare, cercando insomma tutte le strade possibili per riacquisire credibilità ed essere capaci di offrire sostegno e guida ai figli in difficoltà.

Spesso si intravede tra gli adulti un atteggiamento molto codardo e irresponsabile. Si fa finta di non vedere, di non accorgersi di quello che i figli fanno, così non si deve prendere una posizione. Si ha paura o semplicemente non si ha voglia, fa fatica, dire qualcosa che può creare conflitto. Si ha paura di realizzare che il figlio fa ciò che ancora fa o ha fatto lo stesso genitore. Come in uno specchio si fanno le stesse cose. I figli imparano quello che vivono, che vedono. E’ duro forse dirsi che non basta l’amore che si ha per un figlio per dirgli ciò che va fatto e ciò che non va fatto. Oppure è duro dirsi che forse non si ama così tanto un figlio e si ama di più il proprio benessere o disagio a seconda di come si vuole guardare la faccenda.

Tutto passa tra genitori e figli il detto e il non. Se si vuole capire il perché di alcuni comportamenti dei propri figli bisogna passare attraverso se stessi. Sapersi guardare ed acquisire un minimo di consapevolezza rispetto a cosa diciamo, facciamo, pensiamo, sentiamo con molta molta umiltà. Possono ben poco le altre istituzioni quando la famiglia non è “sul campo”. Sicuramente è fondamentale la sinergia tra istituzioni, media e famiglia per aiutare i ragazzi.

anche dalla campania arrivano segnali di sconforto nei confronti dei comportamenti giovanili 


IL MATTINO 

Forse siamo alla resa 

17/01/2011 

Pietro Treccagnoli «Forse siamo alla resa» esordisce sconfortato lo psichiatra Claudio Petrella che per anni ha lavorato al dipartimento di igiene mentale dell’Asl di Chiaia. «La famiglia e istituzioni come la scuola hanno issato la bandiera bianca. È la tragedia del terzo millennio, non esagero». L’abuso di droga e alcol è un fenomeno partito già da un decennio, ma che negli ultimi tempi ha avuto un’accelerazione vertiginosa. E poi, professore, ci sono i festini? «Ma non c’è bisogno di andare ai festini per farsi». Lo sballo comincia molto prima? «Ma certo, lo costruiscono dal primo pomeriggio, un bicchiere dopo l’altro, passando da bar a bar, nei quali nessuno controlla se sono minorenni e quanto stanno bevendo». Che età hanno? «Ce n’è di ogni età. Ma cresce la percentuale di preadolescenti e adolescenti, dai 13 ai 18 anni. E molte sono donne, giovani donne, che bevono molto. Si sono svezzate con quelle bibite leggermente alcoliche, Bacardi e simili, ma ora sono tra le bevitrici più accanite». Chi ha fallito? «La famiglia, soprattutto. I genitori sono distratti e spesso si dichiarano impotenti. L’adolescenza è un’età fragile. E questi ragazzi non hanno di fronte persone autorevoli, ma distanti. Le madri, soprattutto, che spesso sono in carriera e in competizione con i mariti. I sensi di colpa verso i figli si trasformano nell’incapacità a dire i ”no” necessari e indispensabili”. Ma c’è altro, che proviene dall’esterno delle famiglie». Che cosa, professore? «I modelli e i comportamenti che vengono da certa politica contribuiscono alla dissoluzione del concetto di limite. Tutto è possibile: dai comportamenti sessuali smodati alla mercificazione del corpo». Che effetti ha questo abuso di alcol e sostanze stupefacenti? «A livello di salute mentale aumenta l’aggressività esplosiva. Ma si scatenano anche molti altri corti circuiti patologici, incontrollabili». I ragazzi provengono per lo più da famiglie abbienti e si difendono dicendo che, comunque, studiano e hanno risultati. «È ancora peggio. In loro, la cultura non porta consapevolezza. Certo, sono in buona fede e aggiungono anche che così fan tutti. E chi non si accoda è emarginato». Come se ne esce? «È un processo lungo e faticoso che deve coinvolgere scuola e famiglia. Il proibizionismo non ha mai portato da nessuna parte(*), la consapevolezza invece sì».  

(*)Nota: dalla descrizione dei comportamenti dei giovani che fa lo psichiatra, non mi sembra di vedere del proibizionismo!!! 

E’ QUESTO IL PROIBIZIONISMO DI CUI SI PARLA NELL’ARTICOLO PRECEDENTE?

LO RIPETO ANCORA UNA VOLTA: E’ ORA DI SENSIBILIZZARE GLI ESERCENTI AL “VENDERE RESPONSABILE” E NON SOLO I GIOVANI AL “BERE RESPONSABILE”.


CORRIERE ADRIATICO 

Scatta l’emergenza per lo sballo da alcol 

Sbronza di gruppo, venti ragazzi soccorsi nel parcheggio di una discoteca finiscono all’ospedale

17.1.11 Senigallia Sbronza di gruppo sabato notte in via Mattei, con una ventina di giovani finiti in ospedale. E’ il numero fornito dal pronto soccorso all’indomani di una nottata più movimentata del solito. Nemmeno a Capodanno tante emergenze.

Alcuni ragazzi, al limite del coma etilico, sono stati caricati lungo la strada, riversi a terra quasi privi di sensi. Altri invece sono stati presi in consegna dal personale sanitario nel parcheggio della discoteca. Sul posto erano presenti anche i carabinieri per effettuare una serie di controlli, conclusi con il ritiro di diverse patenti per guida in stato d’ebbrezza. Gli stessi militari riferiscono però che a chiamare il 118 sono stati gli amici dei giovani completamente ubriachi, spaventati per le loro condizioni. I casi più seri sarebbero stati cinque, tutti maggiorenni, trasportati in ambulanza al pronto soccorso. Qualcuno è stato invece accompagnato nel reparto di Emergenza dell’ospedale cittadino in macchina dagli amici. L’andirivieni di ambulanze lungo la via Mattei e via Cellini ha svegliato nel corso della notte diversi residenti, che hanno temuto fosse accaduto un grave incidente.

Un episodio che pone nuovamente l’attenzione sulle notti brave di molti giovani, ormai diventate una triste consuetudine. Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli nei pressi della discoteca, dove il mese scorso un giovane è stato soccorso in coma etilico.

“Da qualche tempo si è aperta una discussione sul disagio giovanile – interviene Stefano Schiavoni, assessore alla Pubblica istruzione –, di cui l’abuso di alcol e senz’altro uno degli aspetti più evidenti. Sarà una delle questioni poste sul tavolo della Consulta dei giovani che proprio mercoledì muoverà i suoi primi passi. I giovani sono i futuri cittadini della nostra città e a pieno titolo vorremmo coinvolgerli, lavorando insieme a loro per costruire dei percorsi alternativi. Punteremo molto sul linguaggio artistico e creativo per impegnarli in attività che facciano emergere il meglio di loro”.

Gli argomenti di discussione per la Consulta, che si riunirà per la prima volta mercoledì, non mancheranno. La cronaca cittadina offre infatti nuovi spunti per affrontare comportamenti fuori dalle righe. Dalle sbronze agli atti vandalici, l’altra piaga giovanile. Ragazzi trasformati anche in piromani, come accaduto per l’incendio dei bagni Cristina, il cui autore aveva appena 16 anni. Potrebbero essere archiviati come bravate altri atti vandalici ed incendiari, che nelle ultime settimane hanno attirato l’attenzione. “A Senigallia non esiste il racket – interviene il capitano Roberto Cardinali, comandante della Compagnia dei carabinieri di Senigallia –, molti degli episodi che hanno fatto discutere sono riconducibili a ragazzi stupidi, mi spiace usare questo termine ma credo renda bene l’idea. Ragazzi che non hanno nemmeno alcun rispetto delle persone più adulte a cui rispondono male”.

E’ accaduto molte volte in piazza 4 Agosto, quando gruppetti di minori sono stati richiamati all’ordine dai passanti o dagli stessi messi comunali mentre erano intenti ad appiccare il fuoco a qualche cartone o qualsiasi altra cosa a portata di mano. Vandali ed ubriachi le prime emergenze che la Consulta dei giovani tratterà chiamando a partecipare, oltre al Comune che ne sarà promotore, anche i rappresentanti della scuola e delle forze dell’ordine. Un tavolo esteso a chiunque voglia partecipare, primi tra tutti i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 29 anni, a cui è rivolto. SABRINA MARINELLI, 

ECCO QUI UN CLASSICO ESEMPIO DI PUBBLICITA’ “IRRESPONSABILE”. DIMOSTRANO QUANTO SIA PERICOLOSO GUIDARE ALTERATI E POI TI INVITANO A BERE UN APERITIVO ALCOLICO 


COMUNICATI-STAMPA.NET 

L’Aperitivo Responsabile Martini va in Tour con PRODEA 

Musica, gadget, drink and food in stile Martini: dopo l’evento lancio nell’esclusiva location del Mirafiori MotorVillage proseguono le tappe dedicate al consumo responsabile di alcool 

17/01/11 - Da dicembre 2010 al 12 febbraio 2011 Martini promuove gli appuntamenti con “l’aperitivo responsabile”, in collaborazione con Fiat Auto. 

Le due aziende si danno appuntamento per sostenere il messaggio “Se bevi non guidi” per il quale è stato ideato il Cocktail 05 che rispetta i limiti imposti dal codice della strada relativamente la tasso alcolemico consentito per poter guidare, pari proprio a 0,5 grammi di alcol per litro. 

A Madonna di Campiglio, prima tappa del tour, l’attività di Prodea, agenzia di event&promotion, ha dimostrato attraverso un simulatore di guida personalizzato quanto sia pericoloso e distruttivo guidare alterati: preimpostando i valori alcolemici sull’etilotest monouso, che riprende tutti i parametri dettati dal Ministero della Salute, i ragazzi hanno potuto visivamente vedere gli effetti provocati, partecipando così non solo ad una experience ma anche ad un educational. 

Testimonial dell’evento Miki Biasion, grande campione, e Martina Stella, attrice attenta e sensibile alle tematiche giovanili. 

Dopo le tappe di Roma e Torino, l’operazione arriverà a Rimini (23 gennaio) e Napoli (4 febbraio) portando in tour una Fiat 500 personalizzata Martini Racing e hostess che coloreranno gli “Aperitivi Responsabili” presso i MotorVillage Fiat di tutta la penisola, regalando etilometri e gadget personalizzati. 

TESTO PUBBLICATO DA Roberta Fabiani di Dartway 


UNO STUDIO ANCORA NELLE FASI INIZIALI DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE 

LUC THIBAULT CI SUGGERISCE QUESTO ARTICOLO 

http://thisiscuba.net/dal-cile-uno-studio-per-un-vaccino-contro-l%E2%80%99alcolismo/ 

Dal Cile uno studio per un vaccino contro l’alcolismo 

La scienza è per definizione ricerca che a sua volta è ingegno umano, spirito d’osservazione e azione sulla base di una ricerca logica del nesso causa-effetto. 

Leggere i progetti, a prescindere dal risultato è pertanto motivo d’orgoglio e soddisfazione. In tale ambito la mente umana sfodera il proprio ingegno ed inventiva e cerca una soluzione ai problemi che impattano negativamente sulla nostra vita. 

La qualità stessa delle nostre esistenza è aumentata in modo disarmante proprio grazie all’ingegno. 

Mi piace pensare che questo sia l’aspetto più nobile della mente umana, sebbene venga poi distorto da altre caratteristiche ben meno positive, legate al desiderio, quasi ingordigia, di creare profitto. Inutile negare infatti che il problema maggiore del progresso è la scarsa distribuzione delle risorse che esso genera. Impedire che i frutti della ricerca e le applicazioni della conoscenza possano espandersi in buona parte del pianeta, inducono ingiustizie e disuguaglianze sempre più marcate.

Detto questo è d’estremo interesse il progetto già partito in Cile, grazie ad una collaborazione tra l’azienda farmaceutica Recalcine e il Centro Ricerche della più grande Università pubblica del paese, che potrà usufruire di un fondo Statale (quelli sconosciuti oramai nel nostro Paese) di Sviluppo Scientifico e Tecnologico (FONDEF).

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Fasi della metabolizzazione dell’alcol etilico. La mancanza dell’enzima aldeide deidrogenasi in parte della popolazione asiatica porta ad un accumulo di acetaldeide, un metabolita tossico che provoca un grave stato di malessere

Lo studio si propone di mettere a punto un nuovo vaccino contro l’alcolismo, prendendo spunto dalla mutazione genetica che colpisce il 20% della popolazione asiatica nei quali la mancanza dell’enzima aldeide deidrogenasi, li rende totalmente intolleranti a certi metaboliti dell’alcol etilico, che si accumulano nell’organismo creando grossi problemi per via della loro tossicità e per l’incapacità d’essere smaltiti in tempi rapidi.

Lo studio diretto dal Dottor Juan Ansenjo è nelle fasi iniziali della sperimentazione animale, che precede il vero e proprio trattamento sugli esseri umani al fine di scongiurare una eventuale tossicità del trattamento, che partirà con ogni probabilità nel 2012, visti i risultati estremamente positivi raccolti su oltre il 50% dei ratti resi geneticamente alcol-dipendenti.

Molti animalisti non saranno entusiasti all’idea delle cavie animali, ma la sperimentazione le richiede forzatamente questo è un discorso d’etica che l’articolo non pretende di trattare. Certamente gli animalisti alcolizzati, chiuderanno un occhio se non entrambi, sulle loro credenze e sulla loro sensibilità a fronte di un progetto così interessante.

In Cile quasi un milione di persone è in qualche misura affetta da dipendenza da alcol. Numeri riportati dal Global Alcohol Policy Development parlano di due milioni e mezzo di morti ogni anno per patologie legate ai danni provocati dall’alcol. L’area del latino America è quella più colpita dall’abuso di questa sostanza stupefacente, con una percentuale che si attesta intorno al 13%.

Al momento si utilizzano per la terapia sostanze farmacologiche molto datate quali l’eldusifiram, che producono un fortissimo stato di malessere quando si assume alcol, riproducendo in pratica le reazioni avverse cui vanno incontro le persone asiatiche intolleranti quando assumono qualsiasi quantitativo alcolico. Inoltre il farmaco è soggetto a scarsa compliance del paziente, sia per alcune scomode caratteristiche di assunzione del farmaco(un utilizzo quotidiano per via orale), sia per i numerosi effetti collaterali che esso induce, motivi per i quali molti pazienti abbandonano la terapia.

Il Dott. Juan Ansenjo ha già commentato positivamente anche le modalità del trattamento. Stando alle dosi efficaci sulle cavie animali si pensa sia sufficiente una sola iniezione del farmaco al mese, periodo entro il quale il paziente non avvertirebbe più la propria addizione dall’alcol.

Se i risultati saranno entro i prossimi due anni positivi anche sull’essere umano, si potrà procedere allo sviluppo ed alla produzione del farmaco, concesso all’azienda farmaceutico che ha preso parte a questo progetto, sostenendolo economicamente.


UN MODO PER USCIRE DAL PROBLEMA

MESSAGGERO VENETO

Vincere la schiavitù dell’alcol

16 gennaio 2011 — pagina 04 sezione: Gorizia

A tutti coloro che desiderano smettere di bere, avendo riconosciuto che da soli sono incapaci di risolvere questo problema, ma sono decisi a cambiare vita con l’aiuto di chi l’ha già fatto: ecco a chi può essere utile l’associazione Alcolisti anonimi del gruppo “Luce e amore”, che ogni lunedì e giovedì, nella sala riunioni del Pastor Angelicus, alle 19.30, organizza riunioni d’ascolto con gli interessati. I corsi sono tenuti in collaborazione con l’omologa associazione slovena. Gli Aa aiutano chiunque abbia un problema con l’alcol e intenda fare qualcosa per risolverlo. Sarà rispettato l’anonimato.


UNA STATISTICA “ANGOSCIOSA” RILEVATA DALL’OSSERVATORIO IL CENTAURO – ASAPS

ASAPS

Incidenti ai bambini sulle strade: 280 episodi con 59 vittime e 360 feriti nel 2010

Fra le vittime 41 bimbi erano trasportati, 11 a piedi 6 con la bici e 1 su un ciclomotore

Il maggior numero di incidenti nell’area urbana (71,1%)

Forlì 16.1.2011

Il tragico sinistro di Trapani nel quale due bambini hanno perso la vita in un incidente che noi consideriamo comunque una strage del sabato sera (orario e alcol), ripropone due aspetti drammaticamente significativi, l’incidentalità che coinvolge bambini e la guida di mezzi potenti da parte dei giovani conducenti. A questo proposito ricordiamo che il limite di potenza per i giovani nei primi tre anni di patente scatterà dal prossimo 9 febbraio e solo per coloro che conseguiranno la licenza di guida da quella data in poi.

L’Asaps ha elaborato i dati del più angoscioso dei suoi Osservatori, quello degli incidenti con bambini coinvolti nel 2010. L’Osservatorio il Centauro-Asaps non ha la pretesa di avere raccolto tutti gli eventi, ma certamente i più gravi attraverso le notizie delle agenzie di stampa e quelle raccolte dai propri 600 referenti sparsi sul territorio nazionale e comunicate alla sede di Forlì.

Purtroppo il quadro che emerge è preoccupante. Nel 2010 sono stati monitorati 280 episodi gravi, di cui 56 mortali, nei quali 59 bambini da 0 a 13 anni (l’Osservatorio si limita ai 13 anni per non intercettare i conducenti di ciclomotori 14enni) hanno perso la vita, mentre 360 sono rimasti feriti.

La maggior parte degli incidenti è avvenuta in area urbana con 185 eventi, pari al 66,1%. 59 gli incidenti avvenuti su statali e provinciali, 21,1% e 30 sulla rete autostradale, 10,8%.

Per 6 episodi non è stato possibile risalire alla tipologia della strada teatro del sinistro.

Delle 59 vittime, 41 erano trasportate (204 feriti), in diversi casi senza che fossero rispettate le norme sull’uso del seggiolino o le cinture di sicurezza. 6 i bimbi che hanno perso la vita travolti mentre erano in bicicletta (33 i feriti). 11 i bimbi investiti e uccisi mentre erano a piedi (117 i feriti). Una vittima si trovava su un ciclomotore pur non avendo compiuto i 14 anni. (6 i feriti).

La fascia d’età che paga il prezzo più alto è quella che va da 0 a 5 anni con 26 morti e 102 feriti. Segue la fascia da 6 a 10 anni con 19 morti e 139 feriti, infine la fascia 11-13 anni con 14 morti e 63 feriti. In alcuni casi non è stato possibile accertare l’esatta età delle piccole vittime.

In 8 episodi il conducente investitore è risultato in stato di ebbrezza per alcol oppure sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. 26 gli eventi in cui i bimbi sono stati vittime di pirati della strada.

Secondo i dati Istat, che sono però del 2009, i bambini vittime di incidenti stradali (in questo caso calcolati però fino all’età di 14 anni), furono 71, di cui 41 maschi e 30 femmine.

Non rimane che un appello alla saggezza degli adulti in quanto un bambino sulla strada non è mai colpevole, lo ripeteremo all’infinito, in questi casi c’è sempre una negligenza o un comportamento sbagliato di un adulto (alcol, velocità, telefonino, mancato o erroneo utilizzo dei seggiolini).

Velocità prudente e particolarmente moderata in prossimità delle scuole, e uso regolare dei seggiolini per bambini, adeguati alla loro età, sono gli elementi fondamentali.

Ricordiamo sempre, per convincerci alla prudenza, che quel bambino sulla strada potrebbe essere nostro figlio o nostro nipote.

Giordano Biserni Presidente Asaps

SENTENZA N. 38130/2010 CORTE CASSAZIONE PENALE, SEZIONE QUARTA


SICURAUTO

Circolazione stradale - Art. 186 Codice della Strada - Guida in stato di ebbrezza - Rilevanza dei valori centesimali derivanti dagli esiti degli esami alcolemici - Ai fini del superamento delle soglie di punibilità stabilite dall’art. 186 C.d.S., comma 2, lett. a), b) e c), assumono rilievo anche i valori centesimali.

Categoria: SENTENZE E LEGGI | 17 Gennaio 2011 | Redazione SicurAUTO.it

MOTIVI DELLA DECISIONE

1. Il Tribunale di (OMISSIS) ha emesso sentenza di non doversi procedere per intervenuta oblazione nei confronti di V. A. in ordine al reato di cui all’art. 186 C.d.S., lett. a).

L’imputazione attiene a vicenda in cui è stato rilevato tasso alcolemico di 0,81 e 0,89.

Il Giudice ha ritenuto che "tutte le ipotesi che rimangono nella fascia di 0,8 grammi sono punite ai sensi dell’art. 186 C.d.S., comma 2, lett. a)".

2. Ricorre per Cassazione il Procuratore della Repubblica lamentando che erroneamente si è ritenuto che le misurazioni da 0,81 a 0,89, che superano il limite di 0,80, siano comprese nella fascia a) del ridetto art. 186 C.d.S..

3. Il ricorso è fondato.

Questa Corte (Cass. 4, 7.7.201. F.) ha già avuto modo di enunciare che, ai fini del superamento delle soglie di punibilità stabilite dall’art. 186 C.d.S., comma 2, lett. a), b) e c), assumono rilievo anche i valori centesimali. Si è condivisibilmente considerato che all’atto dell’adozione della normativa di cui si discute era ben noto che gli strumenti di misurazione esprimevano indicazioni in termini di centesimi di grammo; sicchè non vi è alcun dato razionale che possa indurre a ritenere che il legislatore, attraverso la mancata indicazione della seconda cifra decimale, abbia voluto approssimare ai soli decimi di grammo/litro le indicazioni che gli strumenti di misurazione esprimono in centesimi. Dunque, le misurazioni da 0,81 in poi, essendo superiori alla misura limite di 0,8, si collocano nell’ambito dell’illecito di cui al cit. art. 186 C.d.S., lett. b) che, a causa della sanzione prevista, non è oblazionabile.

La sentenza deve essere quindi annullata con rinvio.

P.Q.M.

[La Corte] Annulla la sentenza impugnata con rinvio al Tribunale di (OMISSIS).


DUE ARTICOLI A CONFRONTO: UNO DI CRONACA ED UNO DI SCIENZA.

IL GIORNALISTA SCRIVE CHE NON C’E’ NESSUN MOTIVO DELL’AGGRESSIONE: VOI SIETE D’ACCORDO?

PRIMO

ALTO ADIGE

Botte in disco: sette nei guai

16 gennaio 2011 — pagina 33 sezione: Provincia

VALDAORA. L’unico «torto» è di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. La notte di Capodanno un giovane di Valdaora è stato brutalmente picchiato da un gruppo di turisti di Monza all’uscita di una discoteca: è finito all’ospedale con la frattura di un polso. Motivo dell’aggressione? Nessuno(*): semplicemente i turisti - questa la ricostruzione degli agenti del commissariato di San Candido - erano su di giri per aver litigato poco prima con un altro gruppo di giovani e si sono così sfogati sul malcapitato di turno. Non è escluso che nella vicenda possono aver avuto un ruolo anche i fumi dell’alcol.

L’episodio - questa la versione formulata dall’accusa - si sarebbe verificato intorno alle 5.30 del mattino del 1 gennaio all’uscita di una discoteca di Valdaora. I sette ritenuti responsabili del pestaggio, tutti giovani sui vent’anni in vacanza in quei giorni in val Pusteria, avrebbero avuto una prima discussione con alcuni coetanei a causa della prenotazione di un taxi: entrambe le parti sostenevano di aver chiamato per primi l’auto con cui tornare a casa all’alba del primo giorno dell’anno. Usciti dal locale, i sette si sono trovati di fronte il giovane di Valdaora e lo avrebbero picchiato con violenza, apparentemente senza alcun motivo. Il ragazzo è rimasto a terra, mentre alcuni testimoni dell’aggressione hanno chiamato il 118 e la polizia con il cellulare.

L’aggredito è stato prima medicato sul posto dal personale sanitario, quindi portato a bordo dell’ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale di San Candido. Qui gli è stata diagnosticata dai medici la frattura di un polso, tanto che il giovane è successivamente dovuto ricorrere ad un intervento chirurgico per ridurre il trauma: la prognosi di guarigione è di cinquanta giorni.

Mentre la vittima veniva medicata all’ospedale, gli agente del commissariato di San Candido hanno rintracciato nelle vie del paese il gruppo di turisti di Monza. Hanno identificato tutti e nei giorni successivi hanno portato avanti gli accertamenti per ricostruire la vicenda. A conclusione delle indagini, i poliziotti hanno denunciato a piede libero sette persone con le accuse di lesioni personali


SECONDO
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Martedì, 18 Gennaio 2011
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