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Articoli 05/01/2011

Spagna, controlli serrati al trasporto pubblico: nel mirino gli autobus, cinture di sicurezza, stato psicofisico del conducente e rispetto dei tempi di guida e di riposo

E mentre in Europa l’obbligo delle cinture sui bus vige dal 2003, negli USA ci si avvicina soltanto ora

(ASAPS) FORLÌ, 5 gennaio 2011 – Provate ad andare in Spagna, salire su un bus e non indossare la cintura di sicurezza: se vi beccano, la trasgressione vi costerà qualcosa come 200 euro. Certo, è fin troppo facile obiettare che la difficoltà principale sarà quella di riuscire ad accertare violazioni di questo tipo, ma la Direzione Generale del Traffico – l’organismo spagnolo che io occupa di determinare la politica in materia di sicurezza stradale, decidendo anche con quali provvedimenti legislativi implementare le strategie operative – ha dato mandato alla “Agrupación de Tráfico” della Guardia Civil, che in Spagna espleta il servizio di polizia stradale come la nostra Specialità, di controllare 4mila pullman. Occasione buona, secondo molti esperti iberici, per verificare lo stato di rispetto delle normative da parte dei gestori dei servizi di trasporto pubblico, soprattutto per quelli immatricolati dopo il 2007, soggetti cioè all’obbligo di far allacciare le cinture a tutti i passeggeri.
In Italia, lo ricordiamo, tale obbligo è stato introdotto con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 150 del 13 marzo 2006, che a sua volta aveva recepito la direttiva europea 2003/20/Ce, ed è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 87 del 13 aprile.
A far data da allora, l’obbligo dell’utilizzo delle cinture di sicurezza venne esteso, oltre che ai passeggeri ed ai conducenti di autobus, minibus e taxi, anche agli “utenti” di mezzi, genericamente definibili furgoni, camion, e più in generale a categorie di veicoli finora escluse quali:
- N1: destinati al trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 tonnellate, relativamente agli occupanti dei sedili posteriori;
- N2: destinati al trasporto di merci, aventi massa massima superiore a 3,5 t ma non superiore a 12 t;
- N3: destinati al trasporto di merci, aventi massa massima superiore a 12 t;
Per le categorie N2 ed N3 si trattava di un nuovo obbligo mentre per i mezzi pesanti sopra le 3,5 tonnellate si estende semplicemente a tutti gli occupanti una prescrizione in precedenza limitata ai soli passeggeri dei sedili posteriori (se dotati di cinture).
Il dispositivo di controllo, in Spagna, è operativo da luglio, da quando cioè le polizie stradali di 25 paesi europei hanno dato il via, nell’ambito del progetto TISPOL, ad una serie di verifiche sul rispetto delle norme comunitarie relativamente a questa categoria di veicoli, i cui conducenti saranno soggetti a verifiche alcolemiche e sui tempi di guida e di riposo. In Spagna, però, si è andati oltre le esigenze di uniformare, anche a livello temporale, i protocolli di polizia e la strategia straordinaria è divenuta routine. Gli autobus rappresentano una modalità di trasporto relativamente sicura, ma in Spagna si muore più che in Italia: si pensi che sulle 1.903 vittime registrate nel 2009 in Spagna, quelle decedute mentre si trovavano a bordo di pullman sono 18, pari allo 0,9%; in Italia, almeno a consultare il rapporto ACI/ISTAT 2009, i morti sarebbero stati in tutto 3, lo 0,1% del totale. I feriti, parliamo sempre dell’Italia, sono stati 2.270, mentre gli incidenti complessivi, che tengono conto anche di quelli occorsi ai tram, risultano essere stati in tutto 3.150.
Tornando alla Spagna: gli studi condotti dalla DGT dimostrano che quando un passeggero di bus indossa regolarmente la propria cintura di sicurezza, il rischio lesioni e/o morte si riduce significativamente, soprattutto in caso di capottamento o negli scontri più gravi. Secondo la norma, sia il conducente che tutti i passeggeri di questo mezzo di trasporto devono allacciare la cintura, su ogni tipo di strada percorsa, a prescindere dalla distanza percorsa,
pena una sanzione amministrativa da 200 euro, interamente a carico del passeggero.
E se in Europa l’obbligo di far uso delle cinture di sicurezza sui bus deriva da una legge imposta agli stati membri dal 2003 (in Italia ratificata nel 2006), anche negli USA sembra avvicinarsi il momento in cui tutti dovranno assicurarsi ai sedili dei mezzi collettivi di trasporto pubblico.
Ad oltre due anni dal terribile incidente avvenuto sulla Highway 75 nei pressi di Sherman (Texas) la mattina dell’8 agosto 2008, nel quale persero la vita ben 17 persone, è la Casa Bianca che chiede una norma federale che imponga, a tutti gli autobus commerciali, di essere dotati di questi dispositivi.
“Le cinture di sicurezza salvano la vita – ha spiegato il segretario ai trasporti Ray LaHood al Dallas Monrning News – e la loro obbligatorietà servirà soprattutto a impedire che tragedie di questo genere si ripetano”.
La proposta c’è, dunque, e potrebbe diventare legge federale entro primavera, con un range di applicazione di tre anni. Una legge federale è considerata una pietra miliare da chi – negli States – si impegna da decenni in questo settore, considerato anche il fatto che ogni singolo stato rivendica la propria autonomia con codici stradali propri, tanto che in molti di essi è ancora possibile guidare motoveicoli senza fare uso del casco o mettersi al volante senza indossare la cintura.
Tra il 1999 e il 2008, negli Stati Uniti, sono stati registrati 54 incidenti plurimortali con il coinvolgimento di bus, nei quali hanno perso la vita 186 persone: uno dei peggiori avvenne sempre in Texas, nel 2005, quando un pullman che trasportava sfollati dell’uragano “Rita” in Wilmer, si ribaltò incendiandosi, provocando la morte di 23 persone. L’incidente di Sherman, che spinge l’amministrazione Obama a volere una legge federale sulle cinture, è il secondo più letale del periodo osservato dall’NHTSA, la National Highway Traffic Safety Administration, che ha reso il 2008 l’anno nero, con 41 vittime. Secondo le analisi degli esperti, i due terzi degli incidenti sono autonomi, mentre il 75% dei decessi è stato causato dal ribaltamento dei mezzi, il cosiddetto rollover, a seguito del quale le vittime sono state proiettate all’esterno, finendo schiacciate o mutilate.
Secondo gli investigatori dell’NHTSA, è stata proprio la mancanza di cinture di sicurezza a rendere così letali questi eventi: se le vittime fossero rimaste solidali ai propri sedili, sarebbero uscite vive.
Il National Transportation Safety Board, che ha pubblicato il rapporto finale nel 2009, attribuì all’incuria del pullman (che aveva un pneumatico usurato e da sostituire prima dell’ultimo viaggio) la causa dell’incidente, ma la causa della morte di 17 dei 54 passeggeri fu dovuta alla loro eiezione verso l’esterno.
L’argomento, negli USA, è scottante fin dal 1968, anno nel quale molti allenatori sportivi decisero di imporre, ai bus che trasportavano i loro atleti, l’uso di cinture. Ma la legge non è mai divenuta tale, nonostante l’impegno di politici d’assalto come il senatore Kay Bailey Hutchison, del Texas, o il senatore Sherrod Brown, dell’Ohio, che nonostante petizioni e battaglia non hanno mai vinto la resistenza dei produttori. In Ohio ha sede la Bluffton University, che vide morire cinque membri della sua squadra di baseball in un incidente di bus nel 2007.
Ora la parola passa al Congresso e se l’ultima proposta di legge, conosciuta come la Motorcoach Enhancement Act passerà, tutti gli autobus nuovi dovranno installarle da subito, mentre per i vecchi ci saranno tre anni di tempo. Ma negli USA le assicurazioni imporrebbero subito a tutti di provvedere. (ASAPS)

© asaps.it

di Lorenzo Borselli

Mercoledì, 05 Gennaio 2011
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