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Rassegna alcol e guida del 14 gennaio 2010

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

TRENTINO
«Alcooperiamo» senza confini
La lotta al rischio del bere coinvolgerà anche gli studenti fassani Una rete con scuola, istituzioni Azienda sanitaria e forze dell’ordine giunta al quarto anno di esperienza
MICHELE ZADRA
 FIEMME E FASSA. Il coinvolgimento degli studenti della scuole superiore della Val di Fassa nell’attività periodica di sensibilizzazione è la grande novità per il 2009-2010 di “Alcooperiamo”. Il progetto, che punta ad affrontare “dal basso” la piaga della diffusione dell’alcol tra i giovani, parte per il proprio quarto anno di attività lavorando su due fattori fondamentali nell’opera di sensibilizzazione. Innanzi tutto la guida del progetto in mano direttamente ai ragazzi per affrontare, come si diceva, “dal basso” o meglio ancora alla pari, tra giovani, questo grande problema sociale. Ed inoltre l’azione in rete dei ragazzi con la scuola, l’azienda provinciale per i servizi sanitari, le istituzioni, le associazioni che si occupano di problemi legati all’alcol, le famiglie e i piani giovani di zona di Fiemme e Fassa in un rapporto che è assolutamente interattivo, con i ragazzi protagonisti ma con le altre componenti pienamente coinvolte.
 Un bel progetto che viaggia ormai nel proprio quarto anno di attività con presentazione avvenuta presso la sede dell’Istituto comprensivo ladino di Fassa a Pozza proprio per suggellare questa novità che vedrà gli studenti ladini collaborare attivamente con i loro colleghi fiemmesi. Gli interventi della sorastant Mirella Florian, del dottor Claudio Zorzi, del consigliere regionale Luigi Chiocchetti e dell’assessore comunale di Tesero Lia Deflorian hanno sottolineato i tanti valori aggiunti di questo progetto.
 Hanno parlato i ragazzi della sede di Predazzo dell’istituto di istruzione “La Rosa Bianca” e dell’istituto comprensivo ladino di Fassa. Gli studenti fiemmesi hanno raccontato la storia di “Alcooperiamo” dall’anno scolastico 2006-2007, anno in cui tra i ragazzi dell’allora terza Itc è maturata la consapevolezza dei tanti, troppi, drammi provocati dall’abuso di alcol tra i giovani. Ne è nato un approfondimento e quindi l’idea di dare vita ad un progetto di sensibilizzazione alla pari, da ragazzi di scuola superiore a ragazzi di terza media e prima superiore di tutte le scuole di Fiemme e Fassa con l’aiuto ed il sostegno di tutte le componenti impegnate nel settore. Dopo il primo anno dedicato alla formazione, nell’anno scolastico 2007-2008 gli studenti di “Alcooperiamo” hanno effettuato attività di sensibilizzazione verso 600 studenti di 29 classi di terza media e prima superiore, e l’anno scolastico successivo verso 650 studenti in 31 classi.
 Un lavoro certosino, completato da incontri serali con le famiglie degli studenti, basato anche sull’interscambio. Le studentesse dell’istituto comprensivo di Fassa hanno invece raccontato come si sono avvicinate a questo progetto e quello che sarà il loro ruolo in quest’anno scolastico.



GAZZETTA DI MODENA
Alcol, locali pronti al “giro di vite”
«Ma certi divieti sono difficili da applicare». Pdl critico: «E la periferia?»
di Valentina Lanzilli
12 gennaio 2010 - «In una realtà come Modena non è necessaria un’ordinanza del genere». Erano le parole del sindaco Giorgio Pighi che lo scorso luglio commentava l’ordinanza milanese del sindaco Moratti che stabiliva il divieto e la multa a coloro che vendevano alcolici ai minori di sedici anni. Sei mesi dopo, si cambia rotta. La stessa ordinanza arriva infatti anche in città, accompagnata da un ulteriore divieto per gli esercizi commerciali ed alimentari in sede fissa.
Questi negozi non potranno più vendere qualsiasi tipo di bevanda alcolica dalle 20 alle 7 del giorno successivo. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Facendo un giro per il centro storico, zona interessata dai provvedimenti, è la disinformazione a farla da padrona. Ad esclusione della zona della Pomposa, dove la maggior parte dei locali è ha conoscenza dei provvedimenti - «che non portano grandi cambiamenti alle nostre abitudini di vendita», come dicono i gestori dei locali più in voga del momento - il resto dei locali, bar, supermarket e attività artigianali hanno appreso dai giornali le »nuove« regole.
«Perché le nuove regole riguardano solo il centro storico?» si chiedono i titolari di Mollica, forno pizzeria di via Gallucci. «Noi comunque durante l’inverno siamo aperti fino alle 22, quindi l’ordinanza ci interesserà a partire da quest’estate, quando chiuderemo a mezzanotte. In tutti i modi le birre che vendiamo sono praticamente tutte al di sotto del 6% di gradazione alcolica quindi non dovremmo avere particolari problemi».
Alla pizzeria d’asporto di corso Adriano sono d’accordo con l’ordinanza: «Non vendiamo alcol ai minorenni e neanche ad alcuni stranieri che molte volte ci creano dei problemi». In Pomposa, al Perlage, luogo di ritrovo di molti giovani modenesi, non drammatizzano: «Per noi non cambia molto, addirittura noi non vendiamo alcol ai minori di 18, non di 16. Anche per quanto riguarda la pulizia delle zone circostanti il locale noi già puliamo a chiusura locale» commenta uno dei titolari. Qualche perplessità all’Old Lion riguardo al divieto di bere al di fuori della zona di competenza del locale: «Sarà difficile fare la multa ad una persona che beve la sua birra a 3 metri dall’entrata del locale e a non farla ad un altro che è sulla soglia d’ingresso. Su questo dovrebbero essere più chiari, per il resto siamo d’accordo con il divieto ai minori di 16 anni». Non l’ha presa bene invece il venditore di Kebab sempre della Pomposa, che rivendica la sua licenza a vendere fino alle 3 di notte. Per tutti i locali autorizzati alla vendita di alcolici, la speranza comune riposta in questa ordinanza sta in un giro di vite verso chi vende birre ed altri alcolici a prezzi stracciati, creando concorrenza sleale. 
Arrivano intanto i primi commenti anche da parte di Confesercenti, che apprezza lo sforzo al contrasto dell’abuso di bevande alcoliche: «L’unica perplessità che avanziamo è che rischia di crearsi una diversità di trattamento tra attività alimentari commerciali del centro storico e quelle della periferia, che non hanno il divieto di vendere bevande alcoliche oltre le 22». Anche il Pdl si dice soddisfatto dell’ordinanza: «Seppure con un ritardo di nove mesi, la nostra proposta è stata recepita dalla sinistra. L’errore sta nel limitarla al solo centro storico. Si rischia di penalizzare i commercianti, che potrebbero veder diminuiti i loro clienti per aver rispettato la legge».


GAZZETTA DI MODENA
Alcol, PD: Modena ha scelto prevenzione e concertazione
13 gen 10 - «I dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, del ministero della Salute, della nostra Azienda sanitaria e delle società scientifiche nazionali e internazionali mostrano una preoccupante diffusione dell’abuso alcolico tra i giovani con conseguente aumento di morbilità e mortalità». Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Paolo Trande interviene nel dibattito sull’ordinanza anti-alcol.
«In tutto il mondo le politiche proibizioniste, come per tutte le dipendenze e gli abusi di sostanze, hanno mostrato la loro sostanziale inefficacia. Per questa ragione le Società Scientifiche attive in campo alcologico suggeriscono politiche che sviluppino gli aspetti culturali ed educativi nelle sedi sociali naturali come la scuola e la famiglia.
La recente ordinanza del Comune di Modena, sollecitata dal Consiglio Comunale con la votazione unanime di un ordine del giorno, è chiaramente su questa linea di stampo preventivo, a conferma del suo impianto non proibizionista.
Modena, a differenza di Milano e Sassuolo (tanto per fare due esempi), sceglie la via della tutela della salute dei giovani senza ricorrere a norme inutilmente proibizioniste (come la sanzione pecuniaria per gli under 18) e punta all’attivazione delle famiglie, della scuola, dei progetti pubblici concertati con gli esercenti per contrastare il dilagare del fenomeno.
Quindi risulta difficilmente comprensibile l’esultanza di chi, tra i banchi della minoranza, considera l’ordinanza modenese sull’alcol una rinuncia al buonismo e una “conversione” – obtorto collo – alla politica muscolare che tanto piace alla destra.
La verità è un’altra. Modena, sul problema alcol e sulla tutela della salute dei minori, sceglie la via, a maggiore probabilità di efficacia, delle evidenze scientifiche e della concertazione tra Comune e associazioni di categoria, rifugge dagli annunci a effetto e coerentemente adotta norme di buon senso. Senza alcuna volontà di fare cassa ma destinando le eventuali entrate a progetti specifici di prevenzione».


LA NAZIONE
‘Drink or drive’, terzo incontro-dibattito con gli studenti
All’istituto d’arte si parla di guida sicura senza alcol
PARLARE ai giovani con il linguaggio dei giovani per metterli in guardia sui pericoli di guidare dopo aver bevuto alcolici. Un approccio nuovo, diverso da tutti gli altri che il gruppo ‘contatti’, fondato e sviluppato da alcuni genitori, ha iniziato a seguire. E oggi, dalle 10 alle 13, il gruppo ha organizzato iò terzo incontro ‘Drink or drive’, stavolta con gli studenti dell’Istituto statale d’arte di Porta Romana, che sarà moderato dal direttore de La Nazione Giuseppe Mascambruno. Ci saranno anche Matteo Lucherini, uno dei promotori, il comico Gaetano Gennai e David Guetta.


L’ECO DEL CHISONE
E sulle strade i pattugliamenti delle Forze dell’ordine hanno portato al ritiro di centinaia di patenti
Astemi in settimana si sballa nel weekend
Si fa sempre più largo tra le comitive la figura del guidatore designato
I controlli serrati sul territorio cominciano a dare buoni frutti. Ma la battaglia per evitare che ci si metta al volante dopo aver consumato alcol è comunque dura da vincere. Forse più di quanto si fosse creduto.
Ne sanno qualcosa gli operatori del Servizio per le tossicodipendenze (SerT) delle Aziende sanitarie, impegnati in interventi di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole, fuori dai locali, nei centri cittadini. Il loro è un intervento mirato a responsabilizzare i giovani, senza estremismi sterili. Ne sanno qualcosa anche le Forze dell’ordine, Polizia stradale, Carabinieri e Polizia municipale, i cui controlli, sempre più assidui, stanno fungendo da freno al consumo di alcol tra i guidatori.
E lo sanno anche i titolari dei ristoranti, rimasti in pochi a non prevedere nelle proprie proposte il consumo a bicchiere, anziché a bottiglia. «Siamo stati costretti a cambiare, le richieste dei clienti vanno in questa direzione. I consumi si sono ridotti in maniera evidente - ammettono in coro tutti i titolari interpellati - e sempre più spesso in una comitiva è previsto il "bobby" incaricato di non bere quella sera e riportare tutti a casa sani e salvi».
Ma la guerra ancora non è vinta, soprattutto tra i giovani. «Bisogna mettersi bene in testa che - sottolinea il comandante della Polizia stradale di Pinerolo, Massimo Sutera - o si guida o si beve. Non c’è più scampo: ogni sera ci sono pattuglie fino alle 2 di notte che vigilano ed effettuano controlli, e nel fine settimana i servizi notturni si prolungano e intensificano», servizi effettuati in collaborazione con la Croce rossa, l’Asl To3 e il gruppo Alpini.
Sofia D’Agostino


LETTERA DI REMO MENGON AL TRENTINO E L’ADIGE
Alcol vietato: perplessità dei baristi
Egregio Direttore,
ho letto con attenzione l’articolo «Alcol vietato ai minori? Inutile» apparso sul giornale “Il Trentino” mercoledì 13/01/2010 a firma di Giacomo Eccher e le perplessità manifestate dal signor Livio Daprai, referente dei pubblici esercenti della Val di Non. Sovente mi chiedo come mai per affrontare problemi legati all’alcol (o altro) si guarda sempre cosa fa il “vicino” (in senso metaforico) e non si contribuisce personalmente in modo responsabile e sobrio per un valido sostegno etico-morale?
Credo di condividere dei punti e delle incertezze espressi dal signor Daprai, ma alcuni concetti non rispecchiano ciò che realmente viene proposto sul territorio riguardo le difficoltà legate al consumo di alcol, forse per una “trascuratezza” del problema a livello informativo. Le Amministrazioni locali e provinciali, l’Azienda Sanitaria, altri Enti, il volontariato pertinente sono consapevoli di queste difficoltà contrariamente a quanto emerge dall’articolo. Il loro rapporto, sparso a mo’ di rete, pur fra mille difficoltà oggettive, è aperto a tante soluzioni, viene escluso a priori il proibizionismo e le “campagne antialcol”, concetti non rientranti nel metodo operativo. Conferma possiamo trovarla in amministrazioni che propongono incontri informativi nelle comunità per un cambio culturale verso una sana e responsabile qualità di vita, in amministrazioni che non sponsorizzano feste campestri, vietando di fatto la vendita di bevande alcoliche,  la quasi totalità dei comuni ne approva il fine tramite un regolamento interno dell’amministrazione: il tutto con la partecipazione del mondo sociale, specialmente con i Club Alcolisti in trattamento e loro associazioni. La “Festa della birra” o l’”Happy Hours” stanno “perdendo quota”, ma se ancora esistono è di chi le promuove assumendosi le conseguenze. Sono convinto, non per campanilismo, ma per ciò che riguarda le difficoltà legate al consumo di alcol, dobbiamo essere fieri di questa terra trentina: è prima a proporre il divieto vendita alcolici ai minori di 18 anni, è prima nella prevenzione e nei controlli sui posti di lavoro, è prima a proporre un divieto di vendita nei supermercati (vedi COOP); questo per gli esercenti penso incida minimamente sull’introito gestionale, per cui se i locali pubblici chiudono non puntiamo la causa sulle bevande alcoliche, semmai altri saranno i problemi. Queste sono le cose che maggiormente sono visibili sul territorio e su cui tutti esprimono liberamente la loro posizione in vari modi. Molte cose però avvengono in modo silenzioso ma perspicace nelle comunità, attraverso i Club degli Alcolisti in Trattamento sparsi su tutto il territorio provinciale. I risultati sono lusinghieri visibili e toccabili, perché permettono alle Famiglie di confrontarsi, di trovare un comune denominatore per valorizzare al meglio la propria esistenza, per individuare comportamenti “nuovi” che permettano di essere risorse positive al loro interno, nella comunità, sul lavoro. I Club, piccole comunità nelle comunità, promuovono questo “benessere esistenziale” avendo cura di tenere sempre la porta aperta per l’ascolto di chi ha problemi di alcol: ora sta a noi responsabilizzarci servendosi di queste opportunità se vogliamo cambiare il nostro rapporto verso una droga legale.
Remo Mengon - Apcat Trentino-Centro Studi


APCOM
ESTERI
Gb/Governo vuole raddoppiare prezzo birra e vino da tavola
Iniziativa per combattere l’alcolismo (*)
Roma, 14 gen. (Apcom) - Il governo britannico sta valutando la possibilità di raddoppiare il costo di alcune bevande alcoliche a basso prezzo per scoraggiare gli eccessi dei consumatori: in particolare, come riporta il quotidiano britannico The Daily Telegraph, il provvedimento riguarderebbe birre e vini venduti da supermercati, ma anche di club e pub. In base al nuovo piano - concepito per diminuire le spese sociali dovute all’alcolismo - un pacco di sei lattine di birra potrebbe costare quasi 7 euro e una bottiglia di vino da tavola circa cinque euro: si tratta di un deciso cambiamento di rotta del governo laburista, che in passato si era sempre opposto a fissare i prezzi delle bevande alcoliche. La legge prevedrebbe inoltre una clausola per impedire alle aziende produttrici di approfittare dell’aumento dei prezzi, destinando i ricavi a campagne pubblicitarie per sottolineare i rischi dell’alcolismo e altre iniziative sociali.

(*) Nota: l’aumento dei prezzi degli alcolici, oltre a essere una raccomandazione dell’Oms, è un’azione semplice, di sicura efficacia e, una volta tanto, che non costa nulla, anzi.


ASCA 
SALUTE: CREATA MOLECOLA TAMPONE CONTRO DANNI DELL’ALCOL 
Roma, 14 gen - Una molecola sarebbe in grado di riattivare un enzima difettoso - di cui e’ portatore il 40% della popolazione dell’Asia orientale - che influisce sul metabolismo dell’alcol. E’ quanto emerge dallo studio pubblicato su Nature Structural and Molecular Biology dai ricercatori dell’Indiana University School of Medicine di Indianapolis, negli Usa.
Gli studiosi americani hanno scoperto un composto chimico, chiamato Alda-1, che sarebbe in grado di ripristinare la mutazione genetica dell’enzima ALDH2, rendendolo di nuovo in grado di intervenire nel processo metabolico dell’alcol trasformando l’acetaldeide - una sostanza chimica che provoca danni al Dna - in acetato, un elemento non tossico per l’organismo.
’’Lo studio - spiega Thomas D. Hurley, ricercatore dell’Indiana University School of Medicine - ha dimostrato che l’Alda-1 e’ in grado di attivare la mutazione genetica dell’ALDH2, consentendo di ridurre i problemi di salute connessi con questo difetto enzimatico’’. (*)
noe/sam/bra

(*) Nota: è difficile dire quando la carenza dell’enzima ALDH2 in una parte della popolazione asiatica abbia influito nel limitare il consumo di alcolici. La possibilità di annullare questo endogeno ”effetto Antabuse”, in epoca di globalizzazione, potrebbe avere effetti veramente nefasti.


CORRIERE DI AREZZO
Alcolici, i phone center rilanciano.
Episodi di ubriachezza e calo degli affari per i bar. La difesa: “Solo attività marginale”. Confesercenti contesta l’abuso nella vendita, la replica: “Parliamone”.
AREZZO14.01.2010 - “Lancio la proposta di aprire un confronto con le categorie economiche, le istituzioni e tutti i soggetti interessati, relativamente ai controlli all’esterno dei phone center, non solo sulla vendita di alcolici”, così Julio Regalado, titolare di uno dei maggiori phone center in città, rilancia, dopo le critiche avanzate dal direttore di Confesercenti Mario Checcaglini, sulla mancanza di controlli intorno a questo tipo di esercizi, e l’abuso nella vendita di alcolici, soprattutto a soggetti già alterati, data anche la presenza dei frigo “self-service” all’interno degli esercizi. Phone center che ad Arezzo forniscono in prevalenza, servizi fondamentali per molti immigrati, oltre che per la telefonia, anche per l’invio delle rimesse a casa. E chi fra i diversi gestori vende alcolici, lo fa soltanto in virtù della licenza per il commercio di prodotti alimentari, con l’obbligo di venderli solo da asporto e quindi non di somministrali all’interno del locale. A scatenare la polemica, era stato il fatto di cronaca avvenuto di recente, sotto la galleria di piazza Guido Monaco, e le diverse lamentele degli esercenti sotto la galleria. Episodio su cui dal phone center sotto la galleria, dichiarano senza mezzi termini di non entrarci proprio nulla. Posizione condivisa anche dallo stesso Regalado. “Ammettiamo che si vietasse la vendita di alcolici nei phone center - spiega - Cosa vieterebbe a chi volesse abusarne di comprarli anche in un supermercato o in qualsiasi altro bar? E’ tutto un problema di educazione e controlli. Anche perché certi episodi finiscono per danneggiare noi quanto gli altri esercenti”. Phone center che in larghissima parte, avevano già sottoscritto un accordo col Comune soprattutto per gli orari di chiusura, fissati in inverno alle 22 e d’estate alle 23., ma non solo. “Oltretutto - conclude Regalado - per i phone center, la vendita di alcolici è del tutto marginale. Io personalmente ne vendo pochissimi. E di sicuro i clienti, che dopo il lavoro vengono qui, non lo fanno per ubriacarsi. La mia sensazione è che le critiche avanzate dai gestori dei bar, siano motivate soprattutto da un problema di concorrenza”. Un‘ idea totalmente diversa, invece di sicuro ce l’ha il titolare del bar Greedy sotto la galleria di piazza Guido Monaco, Marco Zelli. “Chiunque somministra bevande alcoliche ad un cliente in stato di ubriachezza, secondo la legge, è punito con pena pecuniaria da 516 a 2582 euro o gli arresti domiciliari da 15 a 45 giorni, o in alternativa i lavori di pubblica utilità. Bene io mi devo attenere, a questo tipo di normativa, mentre qui sotto, si sono ripetuti un sacco di episodi di ubriachezza molesta, al di là dell’ultimo episodio di cronaca. La soluzione, a mio avviso, sarebbe togliere ai phone center, la licenza per vendere alcolici. Non è problema di concorrenza, ma di regole uguali per tutti”, conclude Zelli
David Mattesini


LA NUOVA SARDEGNA
Solarussa, spara e ferisce un poliziotto
di Enrico Carta
 SOLARUSSA. Prima l’incidente, poi l’alcol test e infine il colpo di pistola che colpisce ad un braccio un agente di polizia. Tutto nel giro di pochi minuti, in quello che sembrava assomigliare tanto ad un altro giorno tranquillo. Almeno sino all’incidente accaduto in via Veneto verso le sei del pomeriggio. La Marea di Giuseppino Tendas, piccolo allevatore di 63 anni, tampona un’altra auto. Un banale incidente, ma lui sceglie di non fermarsi e di tornare a casa.
Pochi attimi e sul luogo dell’incidente arriva una pattuglia della Stradale, alla quale viene indicato il nome di colui che aveva provocato l’incidente. L’agente Girolamo Bucci e il suo collega Gianni Flore vanno a cercarlo nella casa all’imboccatura di piazza Parrocchia. Giuseppino Tendas apre e si sottopone all’alcol test, risultando positivo. Allora si reca dentro casa, dove vive col fratello sordomuto Giorgio, dicendo che sarebbe andato a prendere un documento. Quando esce ha in mano una pistola, la punta contro i due agenti e fa fuoco. Un colpo solo che colpisce al braccio Girolamo Bucci e lo ferisce fortunatamente in maniera non grave, anche se il poliziotto perderà molto sangue.
Assieme al collega si mettono al sicuro, ma pochi attimi più tardi Giuseppino Tendas sparisce, raggiungendo la vicina campagna senza sparare altri colpi. Inizia la caccia all’uomo, che vede impegnati numerosi poliziotti coordinati dal dirigente della Squadra Mobile, Pino Scrivo. La tensione sale, ma alla fine il fuggitivo viene trovato grazie anche alle indicazioni di alcuni testimoni e messo nelle condizioni di arrendersi immediatamente. La sua assurda giornata finirà in una cella del carcere di piazza Manno, mentre la polizia, aiutata anche dagli interventi dei carabinieri e dei vigili del fuoco, prosegue negli accertamenti e tira un sospiro di sollievo per l’agente ferito. 
Ben presto si saprà che la pistola con la quale Giuseppino Tendas ha fatto fuoco era detenuta illegalmente. Ora verrà esaminata attentamente, mentre sino a tarda sera non si era ancora riusciti a recuperare il proiettile che ha ferito l’agente Girolamo Bucci, il quale in ospedale è stato immediatamente curato e dichiarato fuori pericolo.
Questo non servirà per evitare a Giuseppino Tendas - che i suoi paesani descrivono come una persona con svariati problemi fisici e il vizio di darci giù pesante con l’alcol - l’incriminazione per tentato omicidio, visto che il colpo, sparato da una distanza di una dozzina di metri ha mancato per un’inezia gli organi vitali del poliziotto. Già oggi dovrebbe svolgersi l’udienza di convalida del fermo.


IL GAZZETTINO (Vicenza)
IN VIA GALILEI Nei guai un marocchino
Botte ai carabinieri Scattano le manette
MONTEBELLUNA. Giovedì 14 Gennaio 2010 - (L. Bel.) Per diverse ore affermando di soffrire di un terribile mal di denti aveva imperversato chiedendo l’elemosina, importunando i clienti ed attivando le porte del supermercato Prix di via Galileo Galilei.
La storia è proseguita per diverso tempo tanto da costringere i responsabili dell’esercizio commerciale a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
In breve tempo sul posto è arrivata una pattuglia dei carabinieri di Volpago del Montello. Alla vista dei militi, il cittadino marocchino Mustapha Jadrane, di 49 anni residente a Trevignano con regolare permesso di soggiorno e di lavoro, in un primo tempo ha pensato di darsi alla fuga, poi vista la malparata ha deciso di fermare i carabinieri in modo alquanto violento. Con una testata ha ferito uno dei due carabinieri componenti la pattuglia e con un calcio al braccio ne ha ferito un altro.
Bloccare l’uomo che non era sembrato nelle condizioni di ragionare per aver bevuto diverse sostanze alcoliche non è stata un’impresa tra le più semplici. Ma alla fine dopo una colluttazione molto veemente Mustapha Jadrane è stato bloccato e reso più docile.
L’uomo dopo l’identificazione è stato portato alle carceri Santa Bona di Treviso con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
Per i due carabinieri, costretti a ricorrere alle cure del pronte soccorso, cinque giorni di prognosi. 


IGN
BOLOGNA: TENTA DI VIOLENTARE AMICA AL PARCO, ARRESTATO
Bologna, 14 gen. - (Adnkronos) - Ha cercato di violentare l’amica con la quale aveva trascorso la serata a bere in un parco pubblico di via Ludovico Berti, alla periferia di Bologna. Ma non e’ riuscito ad abusare della donna per l’intervento di un passante che ha chiamato il 113. In manette per violenza sessuale e’ finito un marocchino di 44 anni, clandestino e gia’ noto alle forze dell’ordine. La vittima e’ una genovese di 47 anni che vive a Bologna ma di fatto e’ una senza fissa dimora. Il tutto e’ accaduto verso le 22 di lunedi’ scorso. I due avevano trascorso la serata bevendo del vino in un parco insieme a due amici che la donna ha detto di non conoscere. Per questa ragione erano tutti in evidente stato di alterazione alcolica.


CRONACAQUI
L’uomo è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia
Torino, chiama il 113 e annuncia: "Sto per uccidere mia moglie"
TORINO - Ore 14 di ieri, il 113 riceve una telefonata. "Voglio uccidere mia moglie", annuncia M.B., torinese di 46 anni. Gli operatori capiscono che è ubriaco e inviano sul posto, in via San Francesco Da Paola le volanti. Quando gli agenti arrivano sul posto, l’uomo è fuori di sè, se la prende con loro e cerca di danneggiare le auto di servizio. I poliziotti lo bloccano e lo arrestano. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia. La moglie, infatti, ha deciso di denunciare quanto subito da lei e dai figli per anni.
14/01/2010


IL TIRRENO
GIOVEDÌ, 14 GENNAIO 2010
Drogato tampona ubriaco  
In Fi-Pi-Li via la patente ai due “alterati” incastrati dall’incidente Per i due giovani anche la denuncia a piede libero 
SAN MINIATO. Sulla strada c’è una giustizia. Oltre il codice e le maglie dei controlli questa volta è stato il caso a fermare due uomini al volante in stato di alterazione psicofisica. E il fato ha voluto che s’incontrassero la notte di Befana sulla Fi-Pi-Li, coinvolti nello stesso incidente.
 Alle tre di notte la corsa sotto i fumi dell’alcol di N.M., un ragazzo marocchino di 24 anni residente a San Miniato, che viaggiava alla guida della sua Lancia Y, con a bordo altri due ragazzi connazionali, si è fermata all’altezza del chilometro 66 nel comune di Collesalvetti.
 Uno stop improvviso. A fermare la marcia di N.M. la Toyota Yaris guidata da un ragazzo livornese, P.R. di 31 anni, che sopraggiunta da dietro ha arrestato la sua corsa solo dopo aver sbattuto contro la Lancia Y.
 Una scena inedita quella che si è trovata di fronte la pattuglia della polizia stradale di Pisa, intervenuta alle tre di notte per i rilievi dell’incidente stradale con feriti sulla Superstrada.
 La dinamica, ricostruita dalla stradale, è venuta alla luce un po’ alla volta. Gli uomini della polizia, infatti, dato lo stato di forte agitazione e irrequietezza del giovane livornese lo hanno accompagnato all’ospedale Santa Chiara di Pisa per gli accertamenti previsti dal codice della strada. Analisi che hanno confermato la positività alle sostanze stupefacenti, in particolare alla cocaina.
 E a completare il quadro sono stati gli accertamenti su N.M.. Il giovane, che era già stato trasportato al Santa Chiara in ambulanza, insieme ai due passeggeri, è infatti risultato positivo all’alcol. Vittime dei loro stessi abusi, per fortuna senza tragedie della strada, sia a P.R. che N.M., entrambi denunciati a piede libero, è stata ritirata la patente di guida.
M.M. 


IRPINIA NEWS
Atripalda - Ubriaco provoca incidente in via Appia: ucraino nei guai
Giovedì 14 gennaio 2010
 Un 30enne ucraino ma residente ad Avellino è stato denunciato dai militari della stazione di Atripalda dopo essersi reso protagonista di un incidente tra due autovetture in via Appia ad Atripalda, nei pressi del parco commerciale. L’episodio è accaduto nella tarda mattinata di oggi: protagonista, oltre all’ucraino, anche una donna di Atripalda 40enne.Sul posto, oltre ai vigili urbani del Comune di Atripalda, sono intervenuti i carabinieri della locale stazione: gli inquirenti hanno provveduto ad effettuare i rilievi planimetrici e, soprattutto, ad accertare il tasso alcolemico dell’ucraino che, oltre ad emanare un tanfo di alcol, mostrava tutta la sintomatologia delle persone “brille”. Non è stato necessario richiedere l’ausilio del 118 così i militari hanno subito sottoposto lo straniero all’alcoltest, accertando in entrambe le prove un tasso alcolico superiore al limite consentito dalla legge. Per questo motivo, i carabinieri della Stazione di Atripalda hanno deferito in stato di libertà  l’uomo per il reato previsto dal Codice della Strada di guida in stato di ebbrezza alcolica, con contestuale ritiro della patente di guida e sequestro del veicolo, tra l’altro risultato privo dell’assicurazione obbligatoria. 

IL GAZZETTINO (Vicenza)
Ubriachi incendiano casa vuota
LONIGO. Giovedì 14 Gennaio 2010 - (l.l) Alcol e noia, sarebbero queste le motivazioni che hanno spinto due ragazzi a dar fuoco ad un casolare, fortunatamente disabitato, a Lonigo. I due sono stati denunciati dai carabinieri. Secondo una prima ricostruzione dei militari, in preda all’alcol avrebbero incendiato l’abitazione abbandonata. Indagini sono in corso per stabilire se i due siano responsabili di altri episodi analoghi avvenuti nel recente passato.


IL GAZZETTINO (Venezia)
CAORLE Elisa Bortolussi è tornata in carcere per evasione
Ferì il convivente a coltellate, a processo per tentato omicidio
Giovedì 14 Gennaio 2010 - Sarà processata per tentato omicidio Elisa Bortolussi, la quarantaseienne di Caorle arrestata lo scorso agosto per aver aggredito e ferito a coltellate il convivente, Giovanni Tabacchi, 68 anni, bellunese di Pieve di Cadore.
A conclusione delle indagini preliminari, il sostituto procuratore Giovanni Zorzi ha chiesto il suo rinvio a giudizio e, ieri mattina, il difensore della donna, l’avvocato Gabriella Zampieri, ha optato per il rito abbreviato. Il processo si aprirà il prossimo 3 febbraio con l’audizione di Tabacchi, costituitosi parte civile con l’obiettivo di ottenere il risarcimento dei danni subiti, quantificati in oltre 100mila euro.
La scorsa estate a Elisa Bortolussi erano stati concessi gli arresti domiciliari, ma ora la donna è nuovamente in carcere per evasione. Non era fuggita, ma più semplicemente era uscita di casa per fare le spese, ma la violazione degli obblighi le è costata il ritorno dietro le sbarre.
L’episodio di violenza, avvenuto in un’abitazione di Porto Santa Margherita, risale alla notte tra il 10 e l’11 agosto dello scorso anno e sarebbe conseguente ad un’animata discussione su questioni familiari. La donna, da quanto risulta agli inquirenti, aveva bevuto, ma non tantissimo (il tasso di alcool riscontrato nel suo sangue è di poco superiore a 1 grammo per litro): al giudice raccontò di aver afferrato un coltello in cucina perché si era sentita minacciata dall’uomo, assicurando di non aver voluto il convivente, tanto da essersi fermata, spaventata, quando lo vide sanguinante, rendendosi conto di averlo ferito.
Tabacchi riportò ferite alla mano destra e qualche altra escoriazione al braccio e al fianco sinistro: dopo le prime cure al pronto soccorso di Venezia, si fece visitare all’ospedale di Cortina, dove fu trattenuto in osservazione per un problema al tendine della mano destra.


RECENSIONE
P. Gini, B. Longoni,
Il problema alcol 
C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana, 2009
AUTORI
Paola Gini (medico), Maria Gabriella Giunta (assistente sociale) e Maria Raffaella Rossin (psicologa)
Lavorano presso l’ASL di Milano e hanno un’esperienza pluriennale nell’aiuto e nella cura di persone e famiglie con problemi alcol-correlati. Maria Raffaella Rossin coordina l’attività alcologica nel Dipartimento Dipendenze dell’ASL di Milano ed è Presidente della sezione lombarda della Società Italiana di Alcologia.
Beatrice Longoni (assistente sociale specialista)
Libera professionista, dal 1988 si occupa di formazione per varie figure professionali dei servizi socio-sanitari e socio-educativi. Per la Casa Editrice Ambrosiana è autrice e curatrice di manuali di formazione.

Prefazione
In Italia, l’abuso di alcol è un fenomeno che nel corso degli ultimi anni si è tristemente connotato come prima causa di mortalità prematura, disabilità e in generale di rischio, soprattutto per i giovani. Le elaborazioni prodotte dall’Osservatorio Nazio- nale Alcol e dal Centro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca sull’Alcol in Isti- tuto Superiore di Sanità dimostrano che, nei fatti, non meno di 750.000 giovani consuma bevande al- coliche al di sotto dell’età legale, che si abbassa di anno in anno l’età di avvio al consumo alcolico – spesso non ostacolato dalla famiglia – e che un nu- mero sempre crescente di giovani usa l’alcol con la finalità specifica di raggiungere lo stato di ebbrezza.
Nove milioni sono i consumatori a rischio di tutte le età, oltre tre milioni gli ultrasessantacinquenni: una massa critica di individui suscettibile di intervento, e che solo in una fase troppo tardiva giunge all’at- tenzione e alle giuste competenze mediche e psico- logiche. Aiutare chi consuma secondo modalità rischiose o dannose per la salute, e sempre più spesso per la si- curezza personale e collettiva, è un compito arduo, che parte dall’identificazione del problema o della patologia alcol-correlata, passa attraverso l’ascolto e la comprensione del paziente, e giunge a sollecita- re la persona a rischio verso un indispensabile cambiamento. “Help people change” è uno slogan dell’OMS quan- to mai attuale; trova piena applicazione nell’artico- lazione del testo Il problema alcol. Comprendere e aiutare chi beve troppo, che le autrici hanno predi- sposto con cura, attenzione ed evidente passione. In Italia, l’abuso di alcol è un fenomeno che nel corso degli ultimi anni si è tristemente connotato come prima causa di mortalità prematura, disabilità e in generale di rischio, soprattutto per i giovani. Le elaborazioni prodotte  dall’Osservatorio Nazionale Alcol e dal Centro dell’Organizzazione Mon- diale della Sanità per la Ricerca sull’Alcol in Isti- tuto Superiore di Sanità dimostrano che, nei fatti, non meno di 750.000 giovani consuma bevande alcoliche al di sotto dell’età legale, che si abbassa di anno in anno l’età di avvio al consumo alcolico – spesso non ostacolato dalla famiglia – e che un numero sempre crescente di giovani usa l’alcol con la finalità specifica di raggiungere lo stato di eb- brezza.
Nove milioni sono i consumatori a rischio di tutte le età, oltre tre milioni gli ultrasessantacinquenni: una massa critica di individui suscettibile di intervento, e che solo in una fase troppo tardiva giunge all’at- tenzione e alle giuste competenze mediche e psicologiche.
Aiutare chi consuma secondo modalità rischiose o dannose per la salute, e sempre più spesso per la si- curezza personale e collettiva, è un compito arduo, che parte dall’identificazione del problema o della patologia alcol-correlata, passa attraverso l’ascolto e la comprensione del paziente, e giunge a sollecitare la persona a rischio verso un indispensabile cam- biamento.
“Help people change” è uno slogan dell’OMS quanto mai attuale; trova piena applicazione nell’artico- lazione del testo Il problema alcol. Comprendere e aiutare chi beve troppo, che le autrici hanno predi- sposto con cura, attenzione ed evidente passione. ancora più complicato ottenere nel breve termine un risultato positivo e durevole. La disponibilità di un nuovo strumento di consulta- zione, di formazione, di informazione valida e ogget- tiva ispirata a una cultura tipicamente alcologica e di servizio alla persona – come quella da anni sollecitata dalla Società Italiana di Alcologia e dall’Istituto Superiore di Sanità – è un elemento che contribuisce a incrementare le legittime attese di una società sana, emancipata e moderna; di una collettività maggiormente tutelata da problemi, patologie, danni e rischi di cui l’alcol è responsabile, non tralasciando di sot- tolineare che, comunque, bere è una responsabilità personale, da gestire con la consapevolezza dei pos- sibili effetti dei comportamenti quotidiani individuali sui livelli di salute e di sicurezza della comunità.
Emanuele Scafato - Presidente Società Italiana di Alcologia, Direttore Centro OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problematiche Alcol-correlate, Direttore Osservatorio Nazionale Alcol del Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità.


NOTIZIARIO ITALIANO
L’imprenditrice flegrea presidente nazionale dell’associazione vitivinicola
Le Donne del Vino con Elena Di Gennaro
POZZUOLI (NA) 14/01/10 - Cultura del vino, c’è e viene ogni giorno promossa da diverse associazioni. Ma tra queste ce n’è una che più delle altre si distingue. Stiamo parlando dell’Associazione Nazionale "Le Donne del Vino", costituita da produttrici, ristoratrici, enotecarie, enologhe, sommelier e giornaliste, che in tutta Italia con la loro attività promuovono quest’aspetto della tradizione e dell’economia nazionale.
Sono 730 le iscritte. Di queste trecento sono produttrici.
Nel 1988 Elisabetta Tognana, un’imprenditrice toscana, fondò tale associazione che attualmente è uno dei sodalizi più attivi e conosciuti nel vasto panorama di interessi che ruota intorno all’enologia.Ed è stata votata da pochissimi giorni la nuova presidente. Campana, puteolana per la precisione.
Elena Di Gennaro Martusciello, votata all’unanimità, ed è la prima volta, dopo vent’anni di vita dell’associazione, che la presidenza è stata affidata a una produttrice del Sud. L’azienda gestita dalla donna, insieme ai suoi figli, è "Cantine Grotta del Sole" che produce vini con le migliori uve provenienti dai Campi Flegrei, dall’Irpinia, dalla Penisola Sorrentina, dal Vesuvio e dall’Agro Aversano.
Elena Di Gennaro da tempo era già presidente della sezione campana dell’associazione nazionale, sede voluta da lei in prima persona, oggi si trova a ricoprire il ruolo che la vedrà ambasciatrice della cultura enologica.
Al suo fianco la piemontese Cristina Ascheri e la veneta Nadia Zenato.
La filiera vitivinicola italiana è, sempre di più, tinta di rosa: circa il 30% delle aziende vitivinicole è condotto da donne e nel 77% e proprio in queste realtà si producono vini a denominazione di origine controllata.
Elena Di Gennaro è una delle componenti del 33%, che lavora dalla vigna alla cantina, in modo professionale, mettendo in campo una notevole capacità imprenditoriale, entrando in un settore per anni di stampo tipicamente maschile.
L’augurio del NotiziarioItaliano ad una donna, imprenditrice, che porta già alto il nome dei prodotti flegrei da anni, e che con questa nuova nomina, sicuramente farà ancora di più per il territorio flegreo, in un’ottica nazionale.
Elisabetta Froncillo


Venerdì, 15 Gennaio 2010
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