(ASAPS) 20 settembre 2010 – Un altro giovane si è tolto la vita dopo aver subito il ritiro di patente: è il sesto suicidio del 2010. Dunque, il campanellino d’allarme che l’Asaps ha deciso di suonare sul numero 140 della sua rivista ufficiale Il Centauro (giugno 2010) dimostra che ancora una volta si era visto giusto. Non diciamo questo per semplice piaggeria, ma perché la piega che sta prendendo questa moda, fin tropo diffusa, di considerare l’alcol solo un problema stradale, non ci piace affatto. Vediamo la cronaca: a Trento, un ragazzo di 24 anni che la stampa locale definisce “normale, una vita normale”, viene fermato dai Carabinieri la sera del suo stesso compleanno, che aveva festeggiato con gli amici. I militari lo fanno soffiare nell’etilometro e il responso è chiaro: ebbrezza, con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l. Patente ritirata, auto affidata al soccorso stradale e denuncia a piede libero. Non vuole che nessuno lo vada a prendere: scrive un biglietto di scuse ai familiari, lo mette nel portafogli e poi lascia tutto in una cassetta della posta. Poi aspetta il treno 104 della ferrovia Trento-Malé e si lancia sotto il locomotore. La stampa locale esprime dubbi sulle ragioni di questo drammatico gesto, ma poi si legge – tra le righe – che in passato altre due volte era incorso nella stessa sanzione. Non vogliamo esprimere certezze, ma solo il ragionevole dubbio che l’alcol, per questa ennesima vittima della strada, sia stato il vero killer. Avere un problema di alcolismo, non vuol dire necessariamente essere un barbone, che vive ai margini della società, dormendo sotto i cartoni sulle panchine della stazione o nei garage di un supermercato. No. Significa spesso capire di avere un problema di alcolismo solo quando scopri che quel piacere nel trangugiare un bicchiere dopo l’altro è divenuta dipendenza. E, badate, essere sorpreso tre volte in 6 anni di patente, ha il suo peso. Dal 1997 l’Asaps ha osservato ben 26 suicidi successivi al ritiro di patente, con un’impennata degli ultimi due anni (6 episodi nel solo 2010), da quando cioè la guerra alla trasgressione stradale si è fatta più dura o da quando, se volete, è iniziato il processo collettivo di trasformazione della coscienza dell’italiano sulla strada: in 16 casi il ritiro di patente era legato all’ebbrezza alcolica, nessuno alla velocità. In 3 casi le motivazioni sono ascrivibili a patologie psichiatriche, all’uso di droga e alla bocciatura in sede di conseguimento di patente. 2 gli eventi collegabili al rimorso per quanto accaduto. |
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