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Articoli 03/08/2010

India, la Polizia Stradale apre a Facebook e Twitter per ottenere la collaborazione della gente
Sulle strade indiane, le più pericolose del mondo, muoiono 14 persone ogni ora

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Nella prima foto una pattuglia della Stradale di Dehli, mentre nella seconda immagine un controllo alcolemico dopo un incidente stradale. Infine una panoramica del traffico indiano.

 

(ASAPS) Nuova Delhi (India), 2 agosto 2010 – I cittadini di Nuova Delhi, la piccola capitale dell’immensa India, hanno trovato un ottimo sistema per passare il tempo, quando sono in auto: collaborare con la polizia stradale della città, attraverso i più diffusi social network: Facebook e Twitter.
L’esperimento, che a giudicare dalla partecipazione della gente, è perfettamente riuscito e così, se nel traffico cittadino qualcuno commette infrazioni particolarmente gravi – come fuggire dopo aver provocato un incidente – sarà sufficiente scattare una foto col cellulare o postare (ormai il gergo è questo) gli elementi utili a rintracciare o identificare il colpevole. Il Delhi Traffic Police (DTP) ha scelto questa strada per mostrare agli utenti della strada una strada nuova, quella della sicurezza stradale, in un paese, l’India, che paga un tributo altissimo alla strada: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è proprio sulle strade indiane che si registra il maggior numero di vittime in assoluto, con la Cina al secondo posto. Numeri che fanno spavento e che incidono in maniera determinante sulla statistica globale: entro il 2030 l’epidemia stradale sarà la quinta causa di morte in tutto il pianeta e se da una parte i paesi occidentali stanno facendo molto per abbassare l’incidenza, nei paesi a basso e medio reddito si conta il 90% delle vittime totali, pur avendo solo il 48% del parco veicolare. Secondo le statistiche del National Crime Records Bureau, in India muoiono sulla strada almeno 13 persone ogni ora, con un bilancio di circa 312 vittime al giorno: fanno 113.800 morti all’anno, nel 2007, contro le 89.455 della Cina. Anche facendo le debite proporzioni con la popolazione, un miliardo e 157 milioni in India  contro il miliardo e 330 milioni della Cina (dati Wikipedia rispettivamente del 2007 e del 2008), la forbice numerica resta evidente. La tragicità di questi numeri è che sono in aumento: tra il 2006 e il 2007, ultimi dati riferiti all’ONU e all’OMS, l’aumento registrato è del 6,1%, ma si tratta comunque di dati non del tutto affidabili visto che, come sottolinea Rohit Baluja, membro della Commissione per la sicurezza stradale delle Nazioni Unite e della Commissione di Sicurezza Stradale Globale che rappresenta l’Asia, molti incidenti non vengono neppure segnalati. Inoltre, “Non c’è una stima reale del numero di feriti che muoiono poche ore o giorni dopo l’incidente”.
Le cause vanno ricercate nella pessima rete viaria del paese, ferma a quella dei tempi della dominazione britannica finita nel 1947, le condizioni del parco veicolare e – ovviamente – il fattore umano: eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza e il mancato uso di casco, cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta per bambini. Il maggior numero di vittime è registrato in scontri con il coinvolgimento di autocarri e autobus. Guardate che razza di incidenti sono avvenuti nel solo 2010: il 14 gennaio a Bhagwan Ghati, nel distretto di Garwah dello stato nord-orientale dello Jharkhand, 32 braccianti sono morti quando il camion sul quale viaggiavano è precipitato in un burrone: 13 i superstiti. Le autorità locali hanno concesso una ricompensa di 10mila rupie, circa 150 euro, alla famiglia di ogni vittima. Il 2 febbraio muoiono in 23, quando il pullman su cui viaggiavano è caduto in un fiume a Madhav Garh, nello stato dell’Uttar Pradesh: stavano tornando da un matrimonio. 26 persone e 34 feriti, tutti studenti e insegnanti, è il bilancio dell’incidente avvenuto il 15 marzo nel distretto di Sawai Madhopur, nello stato del Rajasthan: il bus che li trasportava è caduto da un ponte nel letto asciutto di un fiume. Il 14 maggio “almeno” 25 passeggeri di un pullman sono morti fulminati da un cavo dell’alto tensione staccatosi da un traliccio contro cui si erano scontrati. Il fatto è avvenuto nel distretto di Mandla, nello stato centrale del Madhya Pradesh. Un altro bus si cappotta e si incendia il 30 maggio a Bangalore, nello stato del Karnataka: 30 morti, di cui una decina bambini. Il giorno dopo, il 1° giugno, un minibus impazzito travolge un gruppo di persone che partecipavano a una festa, uccidendone 15. L’autista, fuggito, è stato arrestato il giorno dopo dalla polizia di Azamgarh, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. Ancora i festeggiamenti di un matrimonio si sono rivelati fatali per “almeno” 21 passeggeri di un pullman che, il 9 giugno, si è schiantato contro un albero nel Bengala Occidentale: 18 morti sul colpo, 3 dopo il ricovero. Il 26 giugno, nel villaggio di Chenati, nello stato settentrionale del Bihar, un autobus e un camion si scontrano frontalmente provocando la morte di 15 persone ed il ferimento di un’altra decina: secondo il portavoce della polizia il bus era sovraffollato e si è schiantato contro un camion fermato per un controllo dalla Stradale. Infine, nella vallata himalayana del Kashmir indiano, lo scorso 24 luglio, un minibus è finito in un precipizio: anche in questo caso il mezzo era occupato da molte persone in più del consentito ed è andato dritto a una curva. Solo due i superstiti, due viaggiatori che erano sul tetto e che si sono lanciati un attimo prima dell’uscita di strada. Il fatto è avvenuto nel distretto di Kishtwar, a sud del capoluogo Srinagar.
Altro che attentati terroristici!
Molti di questi eventi avrebbero potuto essere evitati se qualcuno li avesse segnalati alle autorità di polizia, o almeno ne sono convinti i vertici del dipartimento di Nuova Dehli, che hanno portato turbante e distintivo su Facebook, affidando agli oltre 17mila simpatizzanti della pagina (dati del 1 agosto 2010) il più classico dei compiti affidati ad un qualsiasi agente: sorvegliare, scrutare, denunciare. Un po’ come i tanti  
Neighborhood Crime Prevention Program che vanno tanto di moda nelle città americane e anglosassoni: qui, ogni vicino fa la sua parte segnalando la presenza di auto sospette e denunciando ogni evento inusuale alle forze di polizia. In risultati sono sotto gli occhi di tutti e il crimine è in forte discesa.
I simpatizzanti del profilo poliziesco della Stradale di Nuova Dehli fanno proprio questo: segnalano, con i loro post, tutto quello che non va sulla strada rendendo estremamente facile il lavoro ai poliziotti, soprattutto in vista dei prossimi Giochi del Commonwealth, che si terranno proprio a Dehli dal 3 al 14 ottobre prossimi.
Qualche esempio pratico?
Beh, un deputato è stato multato per aver parcheggiato male, dopo che la foto della sua macchina era finita postata sulla bacheca del profilo, e a nulla sono servite le sue velate minacce all’agente inviato sul posto, riprese anch’esse dall’autore della segnalazione. Il lei non sa chi sono io è servito a poco, perché in pochi secondo tutti sapevano chi era e che cosa stava facendo. Oppure il caso di tre giovanotti arrestati perché immortalati da uno smart phone mentre si trovavano in sella a una moto senza casco e con targa falsa o un pirata della strada catturato dopo aver investito un ciclista. Certo, non mancano le proteste, anch’esse postate e lasciate democraticamente affisse al muro virtuale del web.  Due su tutte: il DTP fa un sacco di soldi attraverso Facebook. Usiamo il denaro per una buona causa, piuttosto che le casse della polizia...”, o quella in cui un agente è stato fotografato in sella ad uno scooter con targa polizia senza casco. Come dire che tutto il mondo è paese… (ASAPS) 

 

 


di Lorenzo Borselli

Martedì, 03 Agosto 2010
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