Si rilassino gli esercenti lagarini e non
solo: condannare chi dà da bere ad un ubriaco, è tutto tranne che facile. E
saperlo può aiutare una categoria che, in questo periodo, su questo punto ha
più d’un pensiero. Perché la norma che prevede la denuncia per gli esercenti
che danno da bere ad un cliente ubriaco, era di quelle da preoccupare. È vero,
la legge c’è sempre stata. Ma è l’applicazione ad essere stata, negli anni, un
tantino discontinua. Ora però siamo in un periodo di tolleranza zero e il
rischio per l’esercente distratto è notevole: oltre al procedimento penale -
perché di reato si tratta, benché punito con un’ammenda - c’è la sanzione
accessoria obbligatoria. La sospensione temporanea (e quanto temporanea lo
decide il giudice) della licenza. Con i conseguenti danni economici. Ma una
recente sentenza del giudice di Pace di Rovereto sembra aprire uno spiraglio a
baristi e ristoratori. Tutto parte dalla vicenda di Paolo Nave, titolare del
caffé Commercio di Ala, che qualche mese fa si è visto entrare i carabinieri
nel bar. All’arrivo nel locale i due militari hanno visto due giovani
appoggiati al bancone, entrambi intenti a bersi una sambuca. Solo che uno dei
due era evidentemente ubriaco. Ed è scattato il verbale e di conseguenza il
processo davanti al giudice di pace Adolfo Vergari. Ma l’accusa non ha retto.
Perché - ha sottolineato l’avvocato della difesa Alessandro Olivi - mancavano
un paio di presupposti. Il primo: a versare - o comunque a prendere
l’ordinazione - doveva essere il titolare. E in questo caso è probabile fosse
stato il cameriere che non è soggetto agli stessi obblighi dell’esercente. E
poi nessuno era in grado di dire, e quindi di provare, se a ordinare fosse
stato il giovane ubriaco o l’amico sobrio. Una tesi che il giudice ha accolto:
ha assolto infatti l’imprenditore alense perché «non si è formulata la prova
che sia stato lui a servire il superalcolico». E altrettanto non c’è alcuna
prova per dire chi ha fatto l’ordinazione e - questo il punto interessante -
c’è reato solo se ubriaco è chi ordina, non chi beve poi l’alcolico. Per gli
esercenti, probabilmente, si apre un orizzonte nuovo. di Chiara Zomer |
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