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Notizie brevi 11/02/2008

«Premiamo chi ha dato la vita per la giustizia»

Iniziativa della vedova del maresciallo D’Andrea
A Treviglio il riconoscimento a quattro agenti


Treviglio «Quando ho amaramente constatato che in questo nostro Paese stava crescendo la strana tendenza di coccolare i delinquenti, gli assassini, quasi fossero da commiserare più delle loro vittime, mi sono sentita ribollire dentro e non ho più smesso di promuovere momenti, iniziative e occasioni per ricordare coloro che sono caduti sotto il piombo della malavita: uomini delle forze dell’ordine, politici, sindacalisti, magistrati». Così si è sfogata la signora Gabriella Vitali, vedova del maresciallo di polizia Luigi D’Andrea che il 6 febbraio 1977 fu ucciso assieme al collega Renato Barborini col quale stava facendo un servizio di pattuglia sull’autostrada A4 nei pressi del casello di Dalmine.
Tra gli autori dell’eccidio anche Renato Vallanzasca, allora a capo della Comasina, la famigerata banda di criminali che seminavano terrore e morte in Lombardia e non solo. Gabriella Vitali ha parlato di fronte ad una folta platea tra rappresentanti delle forze dell’ordine, consiglieri regionali e semplici cittadini, con il prefetto di Bergamo Camillo Andrena che ha portato il suo plauso alla serata, mentre per Treviglio era presente il sindaco Ariella Borghi.
L’auditorium della Cassa Rurale di Treviglio nel trentunesimo anniversario del doppio delitto di Dalmine ha tenuto a battesimo un premio promosso proprio dalla vedova D’Andrea, accompagnata dalla figlia Giovanna, andato per questa prima edizione ai quattro componenti della polizia che hanno creato il sito www.cadutipolizia.i t., voluto per «ridare vita a nomi, volti, storia ai Caduti rimasti sconosciuti ai più», come ha affermato l’ispettore capo Fabrizio Gregorutti in servizio a Pordenone, ideatore del sito realizzato assieme agli altri colleghi, Michele Rinelli in servizio a Bologna, Francesco Scinia in servizio a Palermo, a Gianmarco Calore in servizio a Padova, tutti premiati con medaglia d’oro del «Premio maresciallo Luigi D’Andrea».
Appassionato l’intervento del segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di polizia), Filippo Saltamartini che ha ricordato come l’Italia «non sia quella della delinquenza come vorrebbero fare apparire all’estero, ma la patria di chi crede e si batte perché la legalità trionfi». Il sindaco di Treviglio Borghi, che ha fatto dono a Gabriella Vitali di una cartella contenente opere del trevigliese Trento Longaretti, è stata esplicita: «Non possiamo perdere l’occasione di lanciare messaggi chiari ai nostri giovani, perché la via della legalità diventi sempre più patrimonio di tutti. Prenderò contatti con l’assessore alla Cultura del nostro Comune per costruire, in accordo con le forze dell’ordine e con le scuole, un percorso educativo e formativo convincente».
Molto toccante la testimonianza di Ciro Pauciullo che di Luigi D’Andrea fu compagno di corso alla Scuola allievi guardia di pubblica sicurezza a Caserta a metà anni Sessanta: «La custodia della memoria di chi è caduto nel compimento del dovere, non può essere delegata solo ai rappresentanti delle istituzioni ma va trasmessa a tutti gli italiani ai quali deve essere richiamato il senso del dovere, l’abnegazione, l’eroismo o l’umile atto di obbedienza di tanti uomini delle forze dell’ordine caduti nell’espletamento delle consegne ricevute. Di Luigi ho conservato un cinturone da lui personalmente intrecciato con pazienza durante le ore del tempo libero; l’ho indossato poche volte, questa sera ne faccio dono alla signora Gabriella». Ha concluso la serata la vedova del maresciallo D’Andrea rivolgendo parole di affetto a tutti coloro che vestono una divisa perché chiamati a servire la nazione, i cittadini, anche a costo dell’estremo sacrificio: «Va ricordato che ogni atto di eroismo è un gesto d’amore per chi rimane».


di Saverio Volpe

da L’Eco di Bergamo



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Lunedì, 11 Febbraio 2008
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