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Rassegna stampa Alcol e guida del 25 gennaio 2008

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta
LETTERA DELLA ASSOCIAZIONE VIVIAMOLAVITA

“Devono interrompere la somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2.00 di notte...”

Due righe cancellate da un emendamento approvato all’unanimità da parte di tutti i capigruppo della IX Commissione parlamentare, quella sui trasporti, impegnata ad esaminare un nuovo disegno di legge sulla sicurezza.

Due righe che ad ottobre erano state accolte con sospiro di sollievo da parte di milioni di genitori; due righe che rispondono alle attese della volontà popolare.

L’iniziativa si inseriva perfettamente nella nostra proposta, sorretta da ben 45.000 firme, di anticipare il divertimento in una fascia oraria più adeguata. Ora tutto viene rimesso in discussione, nonostante il provvedimento si sia dimostrato capace di ridurre del 30,4% le morti notturne sulle strade italiane.

Ci chiediamo come i nostri politici, sempre in contrasto su qualsiasi problematica, abbiano potuto, all’unanimità e in breve tempo, distruggere una legge volta alla salvaguardia della vita umana. A cosa è dovuta questa improvvisa inversione di tendenza, a fronte di risultati ancora da consolidare, ma già di indiscussa validità? Una modifica alla legge poteva ancora essere apportata? A nostro parere sì, ma nella direzione opposta: interrompere la somministrazione di alcolici alle 2.00 in TUTTI gli esercizi pubblici.

Vorremmo poter dar voce a quei genitori i cui figli sono stati vittime innocenti di persone che, alterate dall’alcol, non sono più state in grado di mantenere una guida sicura.

Pertanto invitiamo tutti colore che detengono poteri decisionali in merito a rivedere le proprie posizioni, affinché vinca il buon senso e prevalga sempre la tutela del cittadino su qualsiasi altro interesse.


ALCOLISMO

La Commissione trasporti cancella lo stop imposto alle 2, deroghe possibili fino alle 4

Via i limiti alla vendita di alcol nei locali

L’Ascom applaude la liberalizzazione, «però c’è da lavorare su prevenzione e sicurezza» Dal Poz: «L’iter è lungo ma quella norma è davvero anacronistica»

BELLUNO. Dopo il via libera alla musica nei locali tutte le sere della settimana, si profila una retromarcia parlamentare sulla norma che limita alle 2 di notte la vendita di alcolici in pub, discoteche e simili. Si potrà bere fino alle 4, o comunque fino alla chiusura del bar. A nome di tutti coloro che lavorano dietro un bancone, il direttore Ascom Luca Dal Poz saluta l’annuncio con un «magari», prima di frenare: «Per ora si è pronunciata in questo senso solo la commissione Trasporti di Montecitorio. L’iter è lungo e, se arriva lo scioglimento delle Camere, la corsa finisce lì».

Lo stop anticipato all’alcol era stato fissato nel disegno di legge sulla sicurezza stradale. «Una norma anacronistica», la boccia Dal Poz. Dovesse venir annullata, le subentrerebbe la legge regionale, che, è vero, in assenza di intrattenimenti musicali conferma alle 2 il limite di birra, vino e whisky, ma concede ampio spazio a deroghe, soprattutto se i locali si attrezzano con programmi di prevenzione dell’abuso di alcol e di promozione della sicurezza sulle strade. Vedi, taxi a chiamata, alcoltest di verifica, braccialetto per individuare il guidatore designato, colui che si dedica solo agli analcolici. E’ a queste iniziative, e al «servizio di trasporto pubblico notturno allo studio con la Provincia, che Dal Poz si riferisce spiegando che «c’è del lavoro da fare e le soluzioni vanno individuate in rapporto al territorio e nel rispetto delle esigenze degli esercenti e degli operatori turistici». Dal Poz riferisce di «locali tanto penalizzati dal divieto di servire alcolici dopo le 2. E parlo di persone che avevano investito in un servizio, puntando su abitudini consolidate fra clienti locali e ospiti. Credo che non si faccia sicurezza stradale semplicemente chiudendo i locali o anticipando lo stop all’alcol: i bar sono punti di riferimento controllabili e penalizzandoli si moltiplicano i luoghi di potenziale abuso fuori controllo. Questo senza valutare che la sovrapposizione di norme regionali e statali (scritte male o frutto di compromessi politici) ha creato confusione, problemi di comunicazione, incongruenze. Come spiegare a un bar di Fonzaso che, in base a leggi regionali diverse, deve smettere di servire alcol prima di un bar in Primiero?»


CLUB PAPILLON

DIVIETO SULL’ALCOL: INTERVIENE MUCCIOLI

Andrea Muccioli si schiera contro la cancellazione del divieto dell’alcol dopo le due di notte. In una lettera pubblicata oggi su QN spiega: “Da produttore mi vergogno per quanto accaduto. So quanto siano forti gli interessi economici delle lobby dell’alcol e mi chiedo quante pressioni e quanti favori si siano intrecciati tra questo gruppo di potere economico e i politicanti di turno”, poi sul contenuto del divieto aggiunge “Certo, il divieto non aveva completamente risolto il dramma degli incidenti stradali causati dall’alcol [...] Ma se il divieto non è stato sufficientemente applicato, non significa che è sbagliato. Tanto meno che debba essere eliminato. Ma corretto e reso più efficace”. E rivolgendosi ai colleghi produttori esorta: “Dovremmo essere noi produttori i primi a promuovere una cultura differente [...] una cultura del vino, lontana e antagonista a qualsiasi forma di sballo, di fuga dalla realtà, causati dall’abuso di alcol”. (*)

(*) Nota: l’alcol ha un ruolo importante nell’economia del nostro Paese.Una svolta importante, nella lotta ai problemi causati dagli alcolici, ci sarà quando i produttori troveranno sempre meno conveniente la loro attività. Per chi gestisce una attività economica, il criterio di convenienza è prevalentemente economico. Per chi gestisce un’attività sociale, come San Patrignano, la convenienza dovrebbe essere anche di tipo sociale. Produrre vino e occuparsi di tossicodipendenza altro non è che la cosiddetta politica di riduzione del danno, da sempre osteggiata da Muccioli. Cercare di convivere e gestire la sostanza è una fase, oltre che una trappola, ben conosciuta dai tossicodipendenti.


IL GAZZETTINO

L’INTERVISTA 

L’allarme del professor Tirelli «Troppo alcol tra i nostri giovani»

Giusto prestare la massima attenzione ai fattori ambientali e alle ricadute sulle salute di un ambiente inquinato (e il nostro pensiero va dritto alle note problematiche dell’area feltrina), ma con la stessa enfasi va sottolineato come stili di vita sbagliati siano tra le cause principali dell’insorgenza dei tumori. E’ uno dei messaggi più forti che lancia il professor Tirelli. «Nel Nordest - evidenzia l’oncologo - nel Bellunese come nel Pordenonese, gli stili di vita personali (parlo di abuso dell’alcol e dei superalcolici, del fumo) destano preoccupazione molto più che in altre realtà. I tumori della lingua, della bocca, dell’esofago, o del fegato sono aumentati anche per questi comportamenti».


IL GAZZETTINO

«Effetto alcol sui tumori, i nostri giovani rischiano» 

Intervista al direttore del dipartimento di oncologia del Cro di Aviano: «L’ambiente inquinato è un fattore, ma anche certi stili di vita»

(…)

Torniamo agli effetti dell’ambiente sull’incidenza dei tumori.

«Sicuramente ci sono dei tumori legati alle situazioni particolari dell’ambiente in cui viviamo, ma ricordiamoci anche degli altri fattori. Nel nostro Nordest, nel Bellunese come nel Pordenonese, gli stili di vita personali - parlo di abuso dell’alcol e dei superalcolici, del fumo - destano preoccupazione molto più che in altre realtà, vedi ad esempio la stessa Campania. I tumori della lingua, della bocca, dell’esofago, del fegato o dell’intestino sono aumentati anche per questi comportamenti. D’accordo l’ambiente, ma se uno poi ci innaffia sopra...».

Crede che si stia sottovalutando l’effetto della diffusione dell’alcol tra i giovani?

«Il punto è che prima eravamo abituati alla dieta mediterranea e anche i giovani bevevano un bicchiere a tavola, e non faceva certo male. Ora i ragazzi seguono una dieta nordica per quanto riguarda l’alcol, al venerdì sera e al sabato sera si riempiono di superalcolici e questo fa molto male al fegato. E chiaro che se poi la pubblicità ti martella sul fatto che senza una certa bevanda la festa non comincia...»

In conclusione cosa verrà a dire a Belluno?

«A Belluno non mi focalizzerò solo sulla terapia, e spiegherò che è molto meglio prevenire i tumori e trattarli precocemente che affidarsi a una pillola magica che non c’è. Certo ci sono dei nuovi farmaci che aiutano molto, ma non ne abbiamo di risolutivi. Per l’Aids abbiamo avuto dei farmaci che hanno radicalmente cambiato la situazione, lo stesso non si può dire per i tumori. Dobbiamo tenere bene in mente le nostre tre armi fondamentali che sono la prevenzione, la diagnosi precoce e la terapia, non pensare solo a quest’ultima. Tenendo conto - e vorrei sottolinearlo - che quando parliamo di tumori parliamo di centinaia di malattie completamente diverse tra loro relativamente a cause, farmaci per la cura, decorso e livelli di mortalità. Quando diciamo tumore parliamo di forme dalle quali si può guarire ma anche di altre oggi non guaribili. Non possiamo atteggiarci a vincitori quando abbiamo tanti malati che muoiono. Ci vuole realismo e voglia di controbattere, è necessario dare informazioni senza trionfalismo».

Tiziano Graziottin


IL GAZZETTINO (Belluno)

Tolte anzitempo le opere in vetroresina della mostra "Corso Polare" allestita nell’ isola pedonale di Corso Italia. Misura ritenuta necessaria dopo i danneggiamenti della scorsa settimana 

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Sculture già rimosse dal centro per colpa dei vandali 

L’amministrazione: «L’inciviltà, lo spregio per le cose pubbliche e la maleducazione sono arrivati anche a Cortina»

Cortina

I pinguini e gli orsi sono spariti dal centro di Cortina, per colpa di uno stupido atto di vandalismo. Le sculture di vetroresina se ne sono andate in anticipo, rispetto alla data del 15 febbraio, termine previsto per la simpatica mostra "Merry Chracking", subito ribattezzata "Corso polare", per l’ambientazione lungo l’isola pedonale di corso Italia e per la tipologia degli animali riprodotti dai mosaici. Saranno soprattutto i bambini, entusiasti di queste presenze lungo la passeggiata del centro, a sentirne la mancanza, ancor più nei prossimi giorni, di festa ed allegria. Erano loro, infatti, i più interessati alle colorate presenze dei pinguini e degli orsi.

L’amministrazione comunale, tramite l’assessore ai lavori pubblici Etienne Majoni, conferma che le statue in mosaico, prodotte da una società che fa capo all’imprenditore vicentino Pino Bisazza, già presidente dell’Associazione industriali di Vicenza, sono state rimosse per i problemi connessi alla conservazione delle opere.

«L’inciviltà, lo spregio per le cose pubbliche e la maleducazione sono arrivati anche a Cortina, infatti alcuni vandali, pare dei veneziani qui per lavorare, hanno pensato bene di danneggiare alcune delle sculture esposte nelle piazze e lungo le vie del centro», spiega il comune.

Forse anche per problemi assicurativi, a questo punto la "Trend Up", che distribuisce e promuove questi oggetti, ha deciso unilateralmente di rimuovere l’esposizione e mercoledì ha portato via tutto.

Questa decisione rappresenta un danno per Cortina e la sua immagine, proprio alle porte del periodo di Carnevale, quando il paese si affolla di ospiti, per le settimane bianche sugli sci e per le numerose manifestazioni, sportive e mondane, che animano il paese. All’amministrazione spiace ancor di più, perché la decisione deriva da atti di vandalismo, una forma odiosa di inciviltà.

Furono i carabinieri della locale stazione, la scorsa settimana, ad individuare l’autore dell’atto vandalico, seguendone le tracce. Vicino alle statue divelte, gettate a terra e danneggiate, furono trovate infatti numerose impronte, sulla neve fresca, caduta quella notte. Seguendole, i militari arrivarono a casa di un giovane veneziano, che ammise il fatto e venne denunciato per ubriachezza molesta e danneggiamento aggravato.

Marco Dibona


LA GAZZETTA DI PARMA

Ubriachi in via Garibaldi

Sara Parma,

Signor direttore, in via Garibaldi capita che si formino degli assembramenti di persone straniere ubriache o sulla strada dell’ubriachezza davanti ad alcuni locali che dovrebbero essere pizzerie da asporto e che invece si trasformano in bar senza garantire i servizi accessori, per cui chi deve andare in bagno può farlo tranquillamente o contro i cassonetti di via Pietro Giordani o nel Giardino di San Paolo. continua...


CORRIERE ADRIATICO

Il giovane jesino è recluso in casa in attesa del processo La fidanzata aveva chiamato i soccorsi Ubriaco aggredisce gli operatori del 118. A Chiaravalle preso un pregiudicato

Picchia medico e infermiere, arrestato

JESI - Ubriaco prima picchia la dottoressa del 118 che intendeva soccorrerlo provocandole ferite guaribili in 15 giorni, poi l’infermiere che era con la dottoressa (5 giorni), successivamente ha picchiato un carabiniere (7 giorni di guarigione) e un poliziotto (6 giorni). E’ finito al fresco e ora è agli arresti domiciliari. La nottata brava di L.L. (queste le iniziali del giovanotto jesino di 34 anni) è stata quella di ieri l’altro. E’ stata la fidanzata, preoccupata per il suo stato di salute, a telefonare al 118 per chiedere un intervento urgente. L’equipaggio sanitario è subito partito con l’unità mobile del pronto soccorso. Sul punto indicato dalla fidanzata, era parcheggiata un’auto e dentro c’era un giovanotto riverso “sembrava in difficoltà serie, aveva la faccia e il petto sporchi di vomito” diranno poi i soccorritori. La dottoressa s’è avvicinata, ha cercato di parlargli, di verificare. La reazione di L.L. è stata violenta. Ha colpito la dottoressa, poi l’infermiere che ha tentato di fermarlo. Botte, urla, insulti. Poi è salito in auto ed è partito sgommando.

Il malconcio equipaggio sanitario ha fatto ritorno al pronto soccorso, e subito dopo sono state chiamate le forze dell’ordine. Carabinieri, polizia e un nuovo equipaggio sanitario, dopo una breve ricerca, hanno rintracciato il giovanotto in un bar di via San Francesco.

Gli esperti militari tentavano “con le buone” di identificare l’uomo, cercando di convincerlo a farsi aiutare vista l’evidente disagio. Niente da fare. Lui era fuori di testa, prima ha insultato i carabinieri e poi li ha aggredito ferendone uno. Intanto sopraggiungeva la pattuglia di polizia, e anche un agente è stato colpito. Alla fine lo scalmanato veniva bloccato e quindi trasportato al pronto soccorso dove gli veniva riscontrato lo stato d’ebbrezza. Dimesso, veniva arrestato per “resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali”. Nella tarda mattinata di ieri, l’arrestato è stato trasportato presso il tribunale di Ancona dove è stato processato con rito direttissimo. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Mario Rossetti, ha chiesto “i termini a difesa”, ovvero uno spazio temporale per poter prendere visione di tutti gli atti utili per difendere il suo cliente. Il giudice ha accolto la richiesta del difensore, ma ha stabilito che il giovanotto restasse in stato di carcerazione, seppure ristretto nella sua abitazione. Il processo sarà celebrato giovedì 31 gennaio.


L’ADIGE

Un ventisettenne ucraino ha patteggiato per la morte di Gisella Moser, di San Michele
Un anno e quattro mesi per omicidio colposo

25/01/2008 - Ha patteggiato una pena di un anno e quattro mesi il 27enne ucraino accusato di omicidio colposo per la morte di Gisella Moser, 81enne di San Michele. Al giovane H. M., di San Michele, è stata anche sospesa la patente per otto mesi: era stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. L’inchiesta per omicidio colposo era stata aperta nell’agosto scorso, dopo il decesso dell’anziana, che era rimasta coinvolta insieme al marito in un incidente all’apparenza banale. I due, che viaggiano a bordo della loro Polo, stavano per svoltare nel vialetto di casa, in località Masetti sulla statale 12, quando sono stati tamponati dal Suv guidato dal 27enne ucraino di San Michele. La donna era stata subito soccorsa e portata in ospedali: i gravi traumi riportati, in particolare al capo, non le avevano purtroppo lasciato scampo e tre giorni dopo l’anziana era deceduta. A quel punto anche la posizione del conducente del Suv era peggiorata: a suo carico già pesava una denuncia per guida in stato d’ebbrezza, dal momento che dopo l’incidente, sottoposto all’alcol test dai carabinieri di Roveré della Luna, il ragazzo è risultato avere un tasso alcolico oltre il limite consentito. Gli è stata dunque ritirata la patente di guida. Non solo: il giovane era sprovvisto anche di assicurazione, poiché la stessa risultava scaduta da tempo. Dopo il decesso della donna era stato denunciato anche per omicidio colposo ed ieri, davanti al giudice Corrado Pascucci, ha patteggiato una pena di un anni e quattro mesi.


MERATEONLINE

Merate: giovane ``agitato`` rischia la rissa all’Esprit

Altra serata di tensione vana e ingiustificata, probabilmente propiziata dai fumi dell’alcool, per la gioventù meratese. Ieri sera intorno alla mezzanotte, nell’ormai celeberrimo bar Esprit con la sua serata universitaria del giovedì, una lite apparentemente immotivata sarebbe potuta sfociare in una rissa. Nata una divergenza durante una conversazione, c’è voluto pochissimo perché due ragazzi passassero alle mani. Fortunatamente gli amici si sono messi in mezzo fermando uno, mentre l’altro si è dileguato tra le urla e insulti del litigante. Successivamente il ragazzo rimasto, se l’è presa con un passante e ancora è nato un altro scontro, prima verbale e successivamente fisico.

Tempestivamente ancora gli amici si sono messi in mezzo, bloccando il compagno attaccabrighe. Questa seconda volta però più ragazzi si sono messi in mezzo sfiorando la rissa collettiva. Dopo l’ennesima discussione piuttosto colorita ognuno se n’è andato per la sua strada cercando consiglio nel sonno. Nessuno dei bellicosi ha riportato ferite o contusioni rilevanti; solo dissenso e incredulità tra i presenti che volevano bersi un “innocuo” cocktail.


VARESENEWS

Mornago - Il pm li grazia: dovranno "solo" ripagare i danni e il valore del maltolto

Rubano al vicino bottiglie di pregio... e se le scolano

Hanno rischiato l’arresto, ma il pm, vista l’entità del reato, è stato comprensivo e si limiterà a chiedere la compensazione dei danni e del valore del maltolto. Protagonisti due incensurati di Mornago, autori di un singolare furto con scasso, non per guadagnare un profitto rivendendo i proventi del furto, ma "solo" per togliersi uno sfizio a spese altrui. Sapendo che un vicino di casa teneva in cantina alcune bottiglie di vino di gran pregio, i due, fra cui uno di professione saldatore, hanno aperto la porta della cantina con il cannello ossidrico, procedendo quindi a scolarsi in allegria due-tre bottiglie di quel buono (ma buono davvero). "Ciucca" colossale, denuncia, fascicolo aperto sul tavolo del pm alla Procura di Busto Arsizio. Si prevede un lieto fine, anche se con qualche fitta al portafogli per i due improvvisati ladri di bottiglie.


CORRIERE.IT

Lo zio della popstar al sun

«Britney irrecuperabile, usa alcol e droga da quando è ragazzina»

«Viene da una famiglia litigiosa, di bevitori incalliti. Scioccata dal suicidio della nonna»

LONDRA (Gran Bretagna) - Lo zio di Britney Spears ha aperto l’album di famiglia, spiattellando in esclusiva al Sun che la tormentata nipote ha avuto un’adolescenza tutta alcool e droga e che rischia di fare la fine della nonna Emma Jean, morta suicida all’età di 31 anni. Parlando dal camper dove vive nei pressi di Kentwood, in Louisiana, paese natale dell’ex Lolita del pop, il 49enne William Spears, di professione saldatore, ha raccontato che Britney ha iniziato ad avere problemi con la bottiglia all’età di 13 anni, quando presentava il Michey Mouse Club e di essere passata alle droghe un anno più tardi, diventando una tossicodipendente e provando di tutto, dalla cocaina all’ecstasy.

GIN IN BAGNO - «Io non sono solo un amico di famiglia o qualcuno che dice di conoscerla – ha spiegato l’uomo – perché io ho vissuto qui e ho visto tutto quello che è successo. Una volta Britney mi invitò in Florida per un party con quelli del Mickey Mouse Club, dove c’erano anche Justin Timblerlake e Christina Aguilera e ho visto che i ragazzi erano ubriachi persi. Mentre gli adulti parlavano, loro andavano in bagno a scolarsi una bottiglia di gin». Ma il signor Spears è convinto che i problemi della nipote fossero cominciati molto prima: «Suo fratello Bryan era la star della squadra di football della scuola e loro andavano a tutte le feste, dove giravano alcool e droga, soprattutto marijuana e Britney ha cominciato a fumare a 14 anni. Le cose sono poi peggiorate quando ha iniziato a diventare famosa e a capire che tutti facevano quello che voleva».

«FAMIGLIA DI BEVITORI» - Lo zio della cantante, che è malato di tumore al polmone, si è deciso a parlare dopo l’ennesima crisi della nipote in seguito alla decisione del tribunale di non farle vedere i figli Sean Preston e Jayden James, avuti dall’ex marito Kevin Federline. «Nella famiglia di Britney sono tutti dei bevitori incalliti e suo padre, mio fratello Jamie, è uno dei peggiori, perché è capace di bere dalla mattina alla sera e la ragazza lo ha sempre visto con la bottiglia in mano». Non a caso, l’uomo finì in una clinica specializzata nel 2004, ma ormai il danno sulla popstar era stato fatto. «Britney è cresciuta credendo che non ci fosse nulla di male nel bere e che si può vivere con un problema di alcolismo».

LO ZIO EX TOSSICO - Certo, neanche William (detto Willie) è uno stinco di santo e ammette un passato da tossicodipendente, confidando oltretutto di aver fatto uso di droga proprio con Britney, ma ora sostiene di essere pulito da 4 anni. «So che ha preso cocaina per il suo 18esimo compleanno perché io ero lì con lei. Stavamo facendo una festa a casa e l’ho beccata mentre si faceva una striscia giusto pochi istanti prima che me la facessi io e abbiamo anche fumato insieme. La droga è entrata così prepotentemente nella sua vita dopo che si è trasferita a Los Angeles e sono convinto che, insieme con l’alcool, le servisse per sopportare la pressione a cui era sottoposta e per sfuggire alla realtà. Pensavamo che il matrimonio e i figli potessero aiutarla a rimettersi in carreggiata, ma è successo il contrario».

FAMIGLIA LITIGIOSA - Di sicuro, a detta dello zio, non hanno aiutato la già fragile Britney nemmeno i continui litigi dei genitori (i due si separarono nel 2002), come pure la mania di casa Spears di fare a botte per qualunque cosa. «Una volta, Britney avrà avuto 5 anni, eravamo ad un barbecue e io e suo padre ci siamo picchiati perché lui, che era ubriaco fradicio, voleva portare via la bambina in macchina e io ho cercato di impedirglielo. Ce le siamo date davanti a Britney, che piangeva disperata».

LA MORTE DELLA NONNA - Ma l’avvenimento che più di tutti ha plagiato la vita della giovane cantante è stata la morte della nonna Emma Jean, che nel 1966 si è sparata un colpo al cuore a soli 31 anni, dopo aver perso il figlio nato appena tre giorni prima. «Britney porta il suo stesso nome (la popstar si chiama, infatti, Britney Jean Spears, ndr) e non poteva credere al fatto che l’avessero chiamata allo stesso modo della nonna suicida. Questa cosa deve aver avuto qualche influenza su di lei, soprattutto adesso che ha perso i suoi figli, e l’ha portata a pensare di esser maledetta. Per questo, ora temiamo che possa fare la stessa fine della nonna». L’ultima volta che William ha parlato con la nipote è stato nel novembre scorso, ma dopo i recenti avvenimenti, nutre ormai ben poche speranze sulle possibilità di salvezza della ragazza. «Britney è in uno stato mentale penoso e non c’è niente che si possa fare per lei, perché non ascolta nessuno. Ha licenziato tutte le persone che aveva attorno e che si preoccupavano per lei semplicemente perché non vuole avere vicino gente che le impedisca di fare quello che vuole. Da bambina era così dolce, ma la violenza, l’alcool e tutto il resto l’hanno trasformata in quello che vediamo ora. Ma se pensate che abbia ormai raggiunto il fondo, vi sbagliate di grosso. Solo il suicidio è il fondo per Britney».


L’ARENA
SANGUE ALLO SCALO FERROVIARIO.

C’è un indagato, ma solo per omicidio preterintenzionale

È morto sui binari, ma non per le bastonate

La vittima aveva bevuto. La botta lo ha stordito, è rimasto a terra e l’alcol ha accelerato il decesso
L’autopsia ha evidenziato la presenza di 4 ferite superficiali che non hanno sfondato il cranio Il magistrato alla luce dell’elaborato ha modificato, alleggerendola, l’ipotesi di reato

Fabiana Marcolini

Aveva quattro ferite al capo, inferte con un oggetto non particolarmente rigido e nemmeno con una violenza tale da sfondargli il cranio: Mohammed Bellakhdim, l’uomo di 33 anni trovato all’alba del 7 dicembre accanto ad un vagone nello scalo merci di Porta Nuova, quello che si affaccia su viale Piave, è morto a causa del freddo e delle sue condizioni fisiche rese critiche dall’abuso di alcol. Di certo il colpo ricevuto da un connazionale lo ha fatto cadere, battendo il capo deve aver perso conoscenza ed è rimasto a terra, aveva bevuto e faceva freddo quella notte, e lui non è più riuscito ad alzarsi. È morto così.

È quanto emerge dalla relazione consegnata nei giorni scorsi al sostituto procuratore Maria Cristina Motta, titolare dell’indagine, da Federica Bortolotti, il medico legale incaricato di eseguire l’autopsia su Bellakhdim. Alla professionista il magistrato aveva posto alcuni quesiti. Oltre alle cause della morte il consulente doveva determinare il tempo e ricostruire le modalità del fatto. E lo scenario che è emerso fa mutare la posizione del connazionale che con la vittima divideva quel giaciglio miserabile, quell’uomo che sulle prime venne cercato e ritenuto responsabile di quello che agli investigatori apparve come un omicidio maturato in un ambiente disagiato, e provocato da una lite per un posto letto.

Quell’uomo, rintracciato dalla polizia pochi giorni dopo il fatto e interrogato, fu iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di omicidio ma ora per lui lo scenario è cambiato e dovrà rispondere di «reato derivante da fatto non voluto». Ovvero l’omicidio preterintenzionale, quello che si verifica quando la morte deriva da un comportamento illecito tuttavia non idoneo in maniera inequivocabile a determinare il decesso. A sostegno di questa ricostruzione le risultanze dell’elaborato clinico, quello in cui vengono descritte le condizioni fisiche della vittima, che nonostante la giovane età dimostrava almeno una decina di anni di più. Una vita ai margini, caratterizzata dall’abuso di sostanze alcoliche e anche la sera del 6 dicembre Mohammed aveva bevuto. Parecchio.

Litigò con il connazionale, una discussione accesa e di certo l’altro, probabilmente anch’egli alticcio, lo colpì. Ma la bastonata non fu inferta con violenza, le ferite superficiali alla testa dimostrerebbero proprio il contrario anche perchè la vittima presentava un trauma cranico associato ad una emorragia non rilevante al punto da rappresentare la causa di morte.

Quel giovane che in un vagone dello scalo merci si era ricavato un giaciglio morì per un’insufficienza cardiorespiratoria alla quale contribuirono sia l’intossicazione alcolica che l’esposizione prolungata a basse temperature. Perchè se sulle prime l’alcol lo protesse, poi divenne una sorta di «elemento acceleratore» del raffreddamento che lo portò al decesso. Se non avesse ricevuto quel colpo in testa non sarebbe caduto e non sarebbe rimasto immobile, sui binari inutilizzati dello scalo, per questo una responsabilità, seppur colposa, è stata attribuita all’uomo di 40 anni che quella notte era su quel mezzo abbandonato, tra i materassi sporchi e rifiuti ammassati in un angolo


IL MESSAGGERO

Ubriaco, manda in ospedale un poliziotto

LA GAZZETTA DEL SUD

Un incidente su quattro è causato dall’abuso di alcol


© asaps.it
Sabato, 26 Gennaio 2008
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