IL CENTAURO INTERVISTA ALEX ZANARDI ALLA PARTENZA DELLA MILLEMIGLIA. di Maria Teresa Zonca | |||
E’ una mattinata stranamente piena di sole. Si, stranamente, perché di solito la partenza della Millemiglia è uggiosa e umida. Piazza Vittoria, così come l’intero centro storico di Brescia, è tutta un flash, ma non solo belle donne come Fernanda Lessa, attorniata da telecamere e fotografi. Auto d’epoca in perfette condizioni, lucide, con i loro odori di pelle e benzina, con i colori a volte tenui a volte sgargianti, tra rombi e rumori, attirano scatti e curiosi. Ci sono amore e passione in tutte le lingue. Ed è in quest’ambiente internazionale, dietro le porte del più lussuoso albergo della “leonessa”, che incontro Alex Zanardi, pilota così forte da ritornare a correre dopo un incidente che gli provocò l’amputazione delle gambe. Accadde quattro anni fa, in Formula Cart, sul circuito tedesco del Lausitzring. Zanardi dominava la gara, ma al rientro da un pit-stop, perse il controllo della vettura e la sua auto fu centrata da un’altra monoposto. Per l’edizione 2005 della Millemiglia, è in gara in coppia con il presidente di BMW Italia, Marco Saltalamacchia, su una Bmw 507 del 1957. E’ sereno, Alex, e parla volentieri di sicurezza al volante. “Ci sono diverse considerazioni da fare – spiega – ma la prima è la cura del veicolo e delle gomme. E’ lì che bisogna spendere i soldi, e non in improbabili impianti stereo. Altra base: collegare il cervello al piede”. Cosa vuol dire? “Che ci sono casi in cui gli eccessi possono essere comprensibili, altri in cui sono pura follia”. Un esempio? “Mi è capitato di guidare nel traffico o nella nebbia, e di trovarmi un camion dietro che lampeggiava, perché secondo il conducente andavo troppo piano. Eppure era la velocità che consideravo più sicura in quelle condizioni. Magari chi mi lampeggiava dandomi della lumaca è la stessa persona che pensa di me che coraggioso quel Zanardi, come corre, come va… spesso ignorando ciò che faccio realmente e perché non ho paura a correre. E’ che la strada non deve essere vissuta come qualcosa per sfogarsi…” In che senso? “Ci vuole lucidità nel momento in cui ci si mette al volante, bisogna valutare tutti i limiti, dal traffico alle condizioni meteo a quelle del veicolo che si guida. Quante auto mi sorpassano in autostrada…”. Poi aggiunge alcune considerazioni sul Codice della Strada. “So che ciò che dico rischia di essere mal interpretato, ma ritengo che il Codice non possa rappresentare nient’altro che una traccia, con norme di riferimento pensate per rendere il più possibile giustizia. Le persone hanno diverse capacità, così come i mezzi, ma queste caratteristiche non possono essere previste una ad una dal Codice, che deve valere per tutti allo stesso modo. Ripeto: non esiste il piede pesante alla guida, è il cervello che comanda. Ci sono molti automobilisti che corrono più rischi di me sulle nostre strade, per il traffico, per la fretta, per errate valutazioni…”. E’ sereno, Alex Zanardi: “E’ una qualità genetica, credo…anzi, ne sono sicuro”. Poi aggiunge che il merito è anche della sua famiglia, della gioia nel giocare con il figlio di sei anni e mezzo e con i nipoti: “Mi fanno sempre fare il pollo…”. In che senso? “E’ un gioco a nascondino all’incontrario – ride - con uno che si nasconde e tutti gli altri che lo cercano: se mi tolgo le gambe mi infilo dappertutto, anche nel camino, e i bambini si divertono come dei matti”. | |||