(ASAPS), CESENA, 25 luglio 2007 – Abbiamo
spesso parlato delle inaccettabili condizioni di manutenzione della E45
(Orte-Ravenna), soprattutto nel tratto romagnolo, partecipando come ospiti
principali anche ad uno Speciale TG1. Quella strada è così: semplicemente
malmessa, con voragini sui viadotti, buche che sembrano poter inghiottire un
camion, tunnel anneriti, aree di sosta impraticabili: ogni giorno, molti
veicoli riportano danni strutturali. A dirla tutta, andrebbe proprio chiusa. Ma
le cose potrebbero cambiare: il Tribunale Civile di Cesena, infatti, ha
condannato l’ANAS a pagare un risarcimento di oltre mezzo milione di euro, ai
familiari di Fatmir Vora, autotrasportatore di 31 anni, morto nella notte del
26 marzo 1999 proprio sulla strada in questione. Fatmir, alla guida di un Iveco
190, stava percorrendo la E45
in direzione di Roma, quando, nei pressi del comune di Mercato Saraceno (Forlì
Cesena), l’autotreno finì contro lo spigolo di una parete di cemento armato.
Fatmir, morì schiacciato sul colpo. Le cause che originarono l’incidente, non sono
mai state accertate: il veicolo viaggiava certamente più forte del consentito (90 km/h contro i 70 ammessi
per tale categoria di veicoli sull’arteria), ma una perdita di controllo così
repentina poteva essere stata innescata solo da un malore o un colpo di sonno,
o da un guasto di qualche tipo. Tuttavia, il giudice ha operato una netta
distinzione tra causa d’incidente e causa di lesione e morte, instaurando, in
ordine al decesso del giovane, un concorso di colpa prevalente da parte
dell’ANAS (nella misura del 70%). “…l’evidente
responsabilità dello stesso Vora nella causazione del sinistro – osserva il
giudice dottoressa Barbara Vacca – non è
sufficiente ad escludere la concorrente responsabilità di ANAS, non nella
verificazione dell’incidente, ma nelle gravissime conseguenze dello stesso
derivate per l’assenza di sistemi di ritenuta e di barriere protettive. La gravità
dei danni e delle conseguenze è dipesa dalla mancanza di adeguate barriere
protettive a delimitazione della carreggiata. In particolare sarebbe stato
sufficiente che il guardrail fosse proseguito lungo la parete di contenimento
in cemento armato e sotto il cavalcavia per evitare al mezzo di Vora di
schiantarsi frontalmente con la parte destra della cabina in corrispondenza con
il posto di guida dell’autista,contro la spalla in cemento armato del viadotto […]
I danni dell’uscita di strada del veicolo
– osserva il Giudice Civile cesenate – sarebbero
stati molto più contenuti e con altissima probabilità non sarebbero stati letali
per il Vora. Le gravissime conseguenze derivate dal sinistro sono
eziologicamente ricollegabili alla mancanza di adeguati sistemi di protezione
degli ostacoli fissi in cemento armato posti a margine della sede stradale.
Tale mancanza è sicuramente
addebitabile all’ANAS, quale ente gestore dell’E45, tenuta a provvedere alla
manutenzione e sicurezza della stessa. D’altra parte la presenza di un ostacolo
fisso anelastico su una carreggiata stradale costituisce indubbiamente una
situazione di grave pericolo”. Dunque, ci sembra tutto molto chiaro: mancava
l’invito offerto da una qualsiasi barriera di contenimento – di quelli che
vediamo di norma su tutte le autostrade e su molte arterie di scorrimento o di
grande comunicazione – che potesse deviare un veicolo diretto con un angolo
d’impatto eccessivamente pericoloso sul manufatto, deviandone la corsa e
dissipando l’energia cinetica in maniera graduale. L’E45, ormai famigerata
(tanto che molte guide turistiche straniere la sconsigliano apertamente), è
piena di trappole mortali come quella costata la vita al giovane albanese, che
lasciò una moglie di 22 anni ed una figlia di 2. Vedremo se il dispositivo di
sentenza, potrà cambiare le cose. (ASAPS)
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