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Notizie brevi 16/06/2007

Patente a punti, inchiesta choc del settimanale L’Espresso
In un reportage, l’imbarazzo dei dati che affossano la PAP

(ASAPS) 15 giugno 2007 – L’effetto è quello di un ceffone in pieno viso. Di quelli che ti fanno fischiare le orecchie, che ti lasciano la faccia addormentata. E che ti fanno vergognare. L’inchiesta del settimanale “L’Espresso” è senz’altro uno scoop di quelli veri, da premio Pulitzer, perché svela una realtà che avevamo solo potuto intuire, ed alla quale – diciamo la verità – non riuscivamo del tutto a credere. Insomma, ci sembrava impossibile che l’Italia fosse “italietta” in tutto, anche nell’unica iniziativa seria, in materia di contrasto alla violenza stradale, registrata negli ultimi anni. Non sono forse italiani coloro che dovrebbero essere salvati da una legge come questa? È dunque questo il valore che viene dato alla vita?  
L’Espresso, coi suoi inviati, ha svelato una verità imbarazzante per tutti, soprattutto per la politica (locale e centrale, maggioranza ed opposizione), che non ha visto o non ha voluto vedere, e che – a quanto pare – non ha perso la sua abitudine all’epurazione di quei funzionari della pubblica amministrazione che avrebbero voluto il rispetto della legge… L’inchiesta, sulla quale dovremo per forza tornare, snocciola dati spaventosi circa le mancate decurtazioni, elenca le coste ove si sono arenate le forze da sbarco della sicurezza stradale, fornisce l’elenco completo (con tanto di tabella scaricabile dal sito internet in formato excel) dei 4.340 comuni su 8.157, le cui amministrazioni locali non hanno mai comunicato alla motorizzazione le decurtazioni dei punti.
Questo, non è solo un colpo di spugna (e probabilmente un reato), ma è anche uno schiaffo alla vita, un gigantesco regalo ai delatori puri della sicurezza stradale, quelli che – a priori – hanno sempre bollato ogni iniziativa locale in materia di contrasto alla trasgressione, come un eccellente sistema per rimediare alle casse sempre più vuote di comuni e province.
Perde credibilità un intero sistema, che di falle ne aveva già fatte vedere parecchie, e che ora dovrà essere del tutto riformato.
Gli autori dell’inchiesta hanno intervistato anche il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni, il cui intervento figura all’inizio del reportage, di cui riportiamo un breve passo.
<…In Francia dal 2003 i morti sono diminuiti del 42 per cento grazie a 19 milioni e mezzo di controlli annui. “Noi invece abbiamo scelto la politica dello spaventapasseri”, spiega Giordano Biserni dell’Asaps, l’associazione degli amici della polizia stradale che da anni si occupa del tema della sicurezza: “Purtroppo dopo quattro anni tutti hanno capito che la patente a punti è spuntata e non fa male a nessuno”. Gli italiani hanno ripreso a correre, spesso in stato di ebbrezza. L’alcol è la prima causa di mortalità: la Francia ha fatto 11 milioni di test con l’etilometro nel 2006, in Italia non si raggiungono i 300 mila. Se poi il guidatore viene sorpreso alticcio, capita spesso che nessuno si premuri di comunicarlo alla motorizzazione. Non bisogna stupirsi allora se solo un automobilista su 700 nell’arco di quattro anni a partire dall’entrata in vigore della legge ha dovuto rifare l’esame a seguito dell’azzeramento dei punti.>
Secondo il settimanale, lo spauracchio del ritiro della patente avrebbe  funzionato per tre anni, ma avrebbe ben presto esaurito la propria spinta: nel primo anno di applicazione del provvedimento i morti al volante erano diminuiti del 18%, per passare poi ad un -5,6% nel 2005 e allo 0,3% indicato dai primi dati ufficiosi del 2006.
Attenzione: dati ufficiosi nel 2006, certo, ma ancora non abbiamo una versione definitiva di quelli relativi al 2005. Anche questa, un’anomalia tutta italiana. Negli archivi dell’osservatorio “estero” Asaps, a metà gennaio di quest’anno, avevamo già pronti quelli di mezzo mondo, relativi al 2006.
Tornando alla patente a punti ed all’inchiesta de L’Espresso, solo un automobilista su 700, in quattro anni dall’ introduzione della legge, avrebbe sostenuto esami per la perdita totale della riserva di punti. “…per l’esattezza sono 50 mila e 183 i patentati che hanno dovuto lasciare l’auto in garage, su un totale di 35,3 milioni…”, si legge nel servizio, “… mentre 28,5 milioni vantano una fedina automobilistica immacolata con 22 punti all’attivo, il massimo. Solo sette milioni (uno su cinque) hanno subito una decurtazione e ben 127 mila e 861 sono riusciti a recuperarla frequentando i corsi di riparazione delle scuole guida…”
Per la sicurezza stradale nel suo complesso, è Caporetto. Per l’immagine del nostro paese, l’ennesima umiliazione. (ASAPS)


© asaps.it
Sabato, 16 Giugno 2007
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