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Rassegna stampa Alcol e guida del 1 aprile 2007

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

L’ADIGE

Nel giro di pochi mesi…

di ANDREA TOMASI

«Nel giro di pochi mesi l’area di Trento Sud cambierà. Quando sarà pronto lo studentato di San Bartolomeo (830 posti), la zona che si affaccia su viale Verona diventerà una vera e propria cittadella universitaria. Per questo invitiamo rettore, sindaco, ma anche commercianti e baristi, ad agire per tempo. Gli universitari, usciti dalla biblioteca, cercheranno anche il divertimento. Bisogna offrire loro qualcosa, altrimenti si riproporranno i problemi di convivenza di cui tanto si parla sui giornali: i ragazzi vanno nei pochi locali aperti del centro storico, bevono, qualcuno esagera e i residenti si lamentano». Parole di Lorenzo Fellin, presidente del Consiglio degli studenti: consiglio dove mercoledì siederà il rettore Davide Bassi; con i ragazzi parlerà di didattica, ma anche di happy hour . «Stiamo preparando un documento che consegneremo a lui, al presidente dell’Opera Universitaria, al sindaco e alle associazioni di categoria, a cui fanno capo i gestori di bar, pub e affini». Si chiede una programmazione su Trento Sud. L’idea è di creare spazi per il divertimento serale. «I giovani non rimarranno chiusi in camera. Cercheranno sempre un po’ di relax. Per questo motivo vogliamo sensibilizzare istituzioni e imprenditori: in quella zona dovrebbero essere aperti locali come bar, pub e non solo». I tecnici dell’Opera Universitaria stanno lavorando ad un progetto di sala polifunzionale, da realizzare nelle immediate vicinanze del campus, che potrebbe essere utilizzata anche come discoteca. «Ben vengano le iniziative dell’ente (si parla della realizzazione di una palestra di roccia, Ndr), ma di spazi di divertimento dovrebbero occuparsi soprattutto i privati. Trento Sud si presta a diventare una vivace area universitaria: non ci sono tante case, quindi non si pone un problema di disturbo dei residenti nelle ore serali. Si potrebbe sfruttare il parcheggio di servizio della vicina SuperCoop di Via De Gasperi». Gli studenti pensano a concerti e a momenti di svago, al chiuso o all’aria aperta. «Se attorno allo studentato si lascerà il deserto, i ragazzi cercheranno gli happy hour , con la birra ad un euro, nei locali del centro storico. Secondo noi non si deve necessariamente puntare sull’alcol. Si potrebbero proporre serate quiz, karaoke e quant’altro». Quindi, non solo birra. La Confesercenti (300 associati) si dice pronta a rispondere all’appello. «Ci sono già baristi e ristoratori interessati ad investire - spiega il presidente Massimiliano Peterlana -. Sbaglia chi dice che noi offriamo solo alcol ai ragazzi. Sta per partire la campagna "Bere meno-Bere meglio": ci impegniamo a esporre dei cartelli nei locali e a informare i giovani consumatori. Ai ragazzi proponiamo di bere un buon bicchiere di vino o una buona birra, senza ubriacarsi, anziché dieci birre di scarsa qualità per cercare lo sballo». Secondo le indagini del Servizio alcologia del Trentino, coordinato dal dottor Roberto Pancheri, i dati sull’abuso dell’alcol in provincia sono preoccupanti: «Il 30% dei giovani fra i 18 e i 21 anni sono binge drinkers (bevitori da baldoria)». Il che significa: una media di cinque bicchieri a serata per i ragazzi, che sende a quattro per le ragazze. Per Stefano Bertoldi (Auto Mutuo Aiuto) gli esercenti dovrebbero differenziare l’offerta: «Si può puntare sui bar non alcolici, sui caffè-dibattito». Peterlana dice che Confersecenti ci sta lavorando. E intanto il dottor Pancheri anticipa una proposta: «I gestori dei bar non si limitino a vendere la birra ad un euro. Allo stesso prezzo vendano bevande analcoliche».


IL GAZZETTINO (Treviso)

«Parliamo solo di patologie gravi: ...

«Parliamo solo di patologie gravi: un intervento su 5 di quelli attuati dal pronto soccorso ha per motivazione l’alcool. Due incidenti su 5 tra quelli sulla strada e sul lavoro derivano dall’assunzione di alcool». È Andrea Dan che parla, il presidente dell’associazione Manuela per la sicurezza stradale.
Dan si sta battendo, in questo 2007, perchè venga quantomeno portata in consiglio regionale e discussa quella che vorrebbe diventasse la legge 117, e che si occupa appunto del rapporto tra alcool e condotta al volante.
Diciamo nel 2007, perchè nel 2006 Dan è riuscito a far diventare legge un progetto che modifica in meglio l’atteggiamento delle assicurazioni a favore delle vittime; che inserisce per i responsabili l’assegnazione al lavoro di pubblica utilità; che aumenta il periodo di sospensione della patente e le pene per omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime.
Nel 2006 preparava la legge, nel 2005 riuniva in Forum e osservatori i diversi responsabili della sicurezza sulle strade e così via, indietro nel tempo, con una costanza che ha dell’incredibile: ha giurato che avrebbe fatto così alla sua bambina, Manuela, morta in un incidente stradale.
I dati che fornisce alla stampa sono quelli dell’Istituto Superiore di Sanità: il 30% dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine per verificare gli eventuali stati di ubriachezza dei guidatori risulta positivo; il 10% di chi viene fermato addirittura ha un livello alcoolico che è più di tre volte quello consentito dalla legge (era 0.80, ora è sceso allo 0.50).

Dan, lei ha detto che anche gli incidenti sul lavoro derivano in parte dall’alcool? «Sì, perchè non è solo di notte che i ragazzi escono ubriachi dalle discoteche, ma anche durante il giorno che i conducenti di mezzi usati per motivi di lavoro bevono. Quello che voglio - dico voglio, non vorrei - dalla Regione e dalla commissione che deve esaminare la 117, è che si risponda alla domanda: perchè si deve bere fino a superare i livelli consentiti oltre l’1 di notte? Che senso ha che la discoteca non cominci più alle 9 e finisca alle 2 o alla 3, ma cominci a mezzanotte e arrivi alle ore del cuore della notte in cui le difese fisiche sono al minimo. Immaginiamoci alle cinque, sei di mattina, avendo bevuto fino a poco prima, avendo sommato all’alcool magari droghe, con musiche assordanti che in discoteca hanno anche un po’ condizionato l’udito, cosa possa accadere a chi si mette al volante. Davvero l’interesse economico del vendere alcool fino all’ultimo minuto è più importante della vita? Ogni incidente stradale mortale dovrebbe essere chiamato "atto criminologico stradale", perchè metto in discussione il fatto che non sia per nulla voluto, cioè proprio colposo. E aggiungo un’ultima considerazione: per far sì che la commissione regionale si occupi di questo problema si deve fare più dei salti mortali, mentre per il rapimento di una sola persona in Aghanistan o altrove tutti parlano 24 ore su 24 fino a livello governativo. Vite che valgono di più e altre che valgono di meno? Allora diciamolo almeno chiaramente».
Antonella Federici


L’ADIGE (31.307)

Quotidiana maleducazione

Sarà microcriminalità, sarà semplice maleducazione, certo che sopportarla è dura. Sono episodi che non finiscono nelle statistiche delle Procure o delle Questure, però sono segni di un degrado che bisogna fermare. L’altra sera (ma non tardi, poco dopo le 20,30) in piazza Venezia nella zona del parco vicino al sottopassaggio pedonale della Valsugana. Tre ragazzotti, non arabi, non albanesi, non slavi, ma tre fanciulli «bene» «firmati», stanno buttati (ubriachi? «fatti»?) su una panchina. Uno fa: «dammi una sigaretta!», come se io avessi dovuto dargliela al signorino solo perché esiste. Non gli ho risposto ma avevo la voglia di dirgli: «ragazzo, domanda educatamente altrimenti invece che la sigaretta ti arriva una ruvida carezza». Come, del resto, facevano, se rispondevi male, gli uomini adulti ai miei tempi e io ho il coraggio di dire, e se serve urlare, che facevano bene. Poi i tre intelligenti se la prendono con una ragazza, i soliti apprezzamenti, come si dice, pesanti. Allora non ci ho più visto. Adesso spacco un ramo e li meno! Ma non si può fare. E allora ho dovuto inghiottire gli insulti di uno che a malapena stava in piedi e che urlava: «Vieni qua! Vieni qua! Che ti spacco». Alla fine la voglia di dargli una lezione stile anni ’50 m’ha preso dentro; ma bisogna dominarsi, mi son detto, perché si è civili, perché se lo meni il farabutto va dal papà e rischi anche di andare nel torto e in rogne. Limitiamoci alla faccia feroce. Intanto gli altri due se la prendono con le panchine; fracassano a terra una radio (tanto i soldi a questi imbecilli qualcuno li dà, no?); tanto domani mattina qualcuno pulisce, no? All’una di ieri, per inciso, i pezzi della radio stavano ancora lì. Allora, visto che quattro sberle non si possono dare, ho chiamato i carabinieri: «Ci sono tre scemi che provocano la gente. È il caso di venire a fare un giro perché qui, a quest’ora, di persone ne passano ancora tante e questi qua sono "fuori"». Ho aspettato un quarto d’ora, non s’è visto nessuno. Magari sono arrivati dopo, di sicuro i tre figuri se ne sono andati. Tronfi, impuniti. Certo, non è stato poi chissà quale atto di criminalità, ma serve per dire che il degrado dei parchi pubblici e di tanti luoghi della città è evidente. E il degrado è il primo passo verso un arretramento della civiltà. Quando accompagno i miei figli all’asilo mi devo sempre incazzare come una bestia per le bottiglie rotte che trovo lungo la strada. Un giorno mia figlia non s’è tagliata solo perché aveva le scarpe invernali. Ma lo sballato, poverino, avrà pur diritto a sfogarsi no? Che c’è di meglio che una bottiglia gettata a terra? Che c’è di meglio di un danneggiamento? Al parco devi sempre stare attento perché c’è la bevuta del venerdì e del sabato e i signorini si devono scolare le birre e poi se non lasciano un macello che sballo è? Ma quello dello sballo cos’è? Un diritto? La balla collettiva è una cosa da tollerare? Ricordo, per inciso, che il governo Zapatero, in Spagna, che è quello, per dare l’idea, dei matrimoni gay, ha proibito l’uso di alcol in pubblico ai minorenni. Per protesta, a Madrid, hanno organizzato una sbornia collettiva però li hanno presi a pedate nel fondo schiena e un certo dibattito, schietto, vero, c’è stato. Per anni mi sono sempre chiesto perché, anche noi della stampa, abbiamo tollerato (e tolleriamo) il fatto che ragazzini e ragazzine si possano impunemente ubriacare selvaggiamente con la scusa della protesta. Le strade dove passavano e passano i cortei erano e sono disseminate di bottiglie, anche di vodka e di superalcolici (Piero Cavagna, il nostro fotografo ne ha fatte a chili di foto emblematiche su questo), scolate di mattina. Ma noi questo non lo raccontavamo e non lo raccontiamo o lo si è fatto e lo si fa di striscio, temo per la paura di passare per reazionari. Come se la salute psichica e fisica dei giovani fosse una questione di schieramento politico. Una balla! Una delle tante! È come la storia della birra ad un euro. È giusto permetterlo ai baristi? Sì, dicono, perché siamo un Paese libero. Balla anche questa. In realtà si sacrificano per il mercato generazioni. Questa è la realtà. Ci sarà un perché i ragazzi bevono soprattutto birra. Perché è quella più pubblicizzata e quindi fa più tendenza. Quindi la libertà è soprattutto per i fatturati delle multinazionali dell’alcol. Capisco, si rischia di esagerare. Però, a mio parere, è meglio esagerare piuttosto di non voler guardare in faccia la realtà. Perché poi chi paga sono le persone più deboli. I parchi sono vitali per far socializzare i nostri bambini che non possono più andare in cortile come facevamo noi, perché i cortili sono fatti ormai per le macchine. E poi in strada cosa ci fanno? Rischiano la pelle per giocare a palla? Per restare ai parchi, dicevo, guardando in faccia la realtà, si dovrà pur dire che quello di piazza Dante è vietato perché è semplicemente un covo di spacciatori e di malviventi. Quello di piazza Venezia lo sta diventando. Quello di Gocciadoro è spesso in mano a ragazzotti sballati. Sono segni di qualcosa che sta andando male, che c’è una rotta da cambiare. Che forse, a questo punto, ci vuole più responsabilità che tolleranza. Capendo, certo, che a 17 anni si ha il diritto ad essere scemi ma che c’è un limite anche qui. Che c’è un senso collettivo che è un valore supremo che va al di là delle appartenenze. Che se tu vai a dipingere una statua di rosa, mi riferisco all’orso della rotonda del ponte di S.Lorenzo, lo fai sì, ma poi ti becchi le tue rogne, perché quella statua non è del sindaco Pacher, ma è di tutti. Poi è anche un’opera d’arte e le opere d’arte hanno la loro sacralità. Bisogna stare attenti perché quando il degrado prende la mano non lo si ferma più. Quand’ero ragazzo nei parchi c’era il custode e allora il Comune di personale ne aveva meno della metà di adesso. La macchina burocratica, la forma quindi, ha preso ormai da tempo il sopravvento sulla sostanza e così ci sono più vigili urbani, più carabinieri, più poliziotti, ma, alle otto di sera, in una zona della città dove passa un sacco di gente rischi di dover difenderti da solo o inghiottire ingiurie e minacce. E ti chiedi, tra le tante cose: ma è proprio impossibile mettere un uomo in borghese per un paio di ore che tenga d’occhio una zona già tante volte teatro di episodi anche gravi. E impossibile?
b.zorzi@ladige.it


L’ADIGE

Lettere

Giovani incivili a rischio alcolismo

Ho letto con molto interesse e attenzione l’editoriale di Bruno Zorzi in prima pagina dell’Adige di sabato «Basta pietismi». Nel condividere e sostenere completamente quanto esposto nell’articolo, mi permetto di sottolineare che: ben ritorni nelle scuole l’insegnamento del senso civico di educazione e comportamento, considerato che in tante famiglie il dialogo fra genitori e figli e scomparso quasi del tutto. Da ex alcolista voglio dire a tutti quei giovani con il bicchiere o la bottiglietta di birra in mano, fa molta tendenza, che si inizia così la dipendenza dalla droga-alcol. Che si informino quanto costa poi uscirne. Il danneggiare, il lordare o il rompere le cose di tutti deve essere punito, magari obbligando quei signori a svolgere come pena dei lavori sociali, affinché possano veramente capire cosa vuol dire stare male nella Società, alla quale prima di esigere tanto e sempre, bisogna dare. Franco Berlanda , Presidente Acat Vallagarina


Bravo Zorzi, basta con gli incivili

Nemmeno una virgola, e non parlo di forma ma di sostanza, ho trovato fuori posto nell’articolo di Bruno Zorzi pubblicato su l’Adige di ieri. Ha perfettamente ragione, la gente è stufa degli incivili che quotidianamente si ritrova a dover fronteggiare semplicemente passeggiando nella nostra splendida (ancora per quanto?) Trento. La gente comune e normale, cioè la stragrande maggioranza, non ne può più e non si sente protetta da quegli individui che offendono i passanti, disturbano con atti, minacce e parolacce, rompono tutto ciò che capita a tiro, fanno la pipì in piazza fregandosene di tutto e tutti e guai fare loro qualche osservazione altrimenti si rischia grosso. Basta, la gente non ne può più di quelli che vengono chiamati disobbedienti e che invece altro non sono che vandali mantenuti e fannulloni. Lo dicano apertamente i politici locali e nazionali da che parte stanno e come la pensano su questo argomento, e stiano attenti perché molta, moltissima è la gente pronta a votare per un partito o un politico, rosso, nero, blu o verde poco importa, che sia pronto ad impegnarsi seriamente con i fatti per la sicurezza della popolazione, e non solo contro i banditi professionisti ma soprattutto contro quella che impropriamente viene definita microcriminalità, contro quell’esercito di incivili (continuo a limitarmi nel chiamarli così) che non ha il minimo rispetto per il prossimo e per la cosa pubblica e privata. Anche la stampa deve fare la sua parte e bravo Bruno Zorzi che ha il coraggio di porsi la domanda «perché noi della stampa abbiamo tollerato... ». Renzo Apolloni - Trento


Bulli e incivili, due begli articoli

Ho letto con assoluto interesse l’articolo di ieri sull’Adige «Genitori severi, meno bulli» che affronta un tema di stretta attualità e che al contempo va anche alle radici di uno degli snodi fondamentali della nostra società: quello dell’educazione dei giovani in genere, ma anche del rispettivi genitori e dell’insieme della società civile. L’accostamento poi dell’articolo in parola con quello sottostante di Bruno Zorzi («Basta pietismi con gli incivili») ha incrementato se possibile l’interesse, confrontando le dimensioni molteplici che il tema suscita e che la stretta attualità evocata da Zorzi sottolinea ulteriormente, con la passione ed il coinvolgimento personale del giornalista nel commentare l’accaduto. Mi permetto, da semplice cittadino e da padre (adottivo) di due ragazzine di 12 e 13 anni (trentine) che assieme a mia moglie abbiamo avuto la fortuna di accogliere giusto cinque anni orsono, di esprimere all’articolista Dino Pedrotti i miei più sinceri complimenti per come ha saputo, in un solo e snello articolo, racchiudere un messaggio che meriterebbe una diffusione ed una meditazione davvero larga e pervasiva nella nostra (ricca) società, ad ogni livello. Certo le cose scritte sono spesso sulla bocca di vari commentatori (specie in occasione di eclatanti fatti di cronaca) ma mi pare che la sintesi offerta sia da apprezzare particolarmente e che ci debba portare, ciascuno nel proprio ambito, a promuoverne la conoscenza e la comprensione, soprattutto per la ricaduta concreta ed immediata che essa deve secondo me avere, sia nella realtà scolastica che in quelle delle altre agenzie educative (associazioni sportive, educative e ricreative, parrocchie, ecc.) ed in tutti i luoghi dove si decide, si consiglia, si offre sostegno a genitori e famiglie.
Sandro Aita


CORRIERE ADRIATICO

In piazza del Popolo un gazebo dell’Apcat

“L’alcol è un pericolo”

PESARO - Scende in piazza l’Apcat, associazione provinciale club alcolisti in trattamento, con un gazebo che sarà dalle 10 alle 19 in piazza del Popolo a Pesaro, per informazioni e prevenzioni sul tema dell’alcol. Si parla troppo spesso di stragi del sabato sera - commenta Maria Marconi, coordinatrice del Cat di Pesaro -. L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni. Miete 30.000 vittime l’anno: oltre a quella incontrata sulla strada (3.000 casi l’anno), è causa di cirrosi epatica (15.000) e carcinoma all’esofago (3.500). Essere alcolisti vuol dire essere dipendenti”.


L’ARENA

Prevenzione

Bicchieri di troppo? Qui c’è l’etilometro

Un sorso di grappa, e per un’esile fanciulla, a stomaco abbastanza vuoto, l’etilometro segna 0,15; un bicchiere di vino e un giovane più robusto soffiando sui tre fori del diabolico strumento arriva a 0,19. Pare che con tre bicchieri il gioco sia fatto e la soglia massima di 0,50 raggiunta.
Così al Vinitaly la Distilleria Bottega, insieme al Silb Fipe, l’associazione italiana imprese di intrattenimento danzante e spettacoli, hanno proposto un momento di riflessione sull’importanza di bere bene, all’insegna di un piacere coniugato con la moderazione mettendo a disposizione di tutti i visitatori l’opportunità di provare alcuni etilometri di ultima generazione: evento che ha riscosso grande attrazione.
«Avevamo già proposto qualcosa di simile dieci anni fa, unendo la nostra azione a quella del Silb, consapevoli dell’importanza di sensibilizzare i giovani a non commettere imprudenze», ha spiegato Alessandro Bottega, titolare della prestigiosa distilleria omonima. «Quest’anno, vista l’attualità di questo drammatico problema, abbiamo pensato di portarlo proprio qui».
Gli etilometri a disposizione dei visitatori assomigliano a piccoli telecomandi: 30 minuti dopo aver bevuto si può alitare sui tre fori dell’etilometro che nel giro di 10 secondi dà il responso col valore del tasso alcolico: il limite fissato per legge è quello di 0,50.
Sempre sulla scia di questo impegno la Distilleria Bottega ha presentato anche in anteprima Elisir 0°, il primo amaro senza alcol.
Alessandra Galetto


CORRIERE ADRIATICO

Erano 250 i giovani andati a ballare a bordo di un pullman. “Iniziative così sarebbero gradite più spesso”

La pioggia non ferma il divertimento

Un successo la serata senza rischi dall’aperitivo all’alba, tantissime le ragazze

FANO - Braccialetto giallo al polso: un segno di riconoscimento per i 250 giovani protagonisti del divertimento targato Notte fanese. Battesimo con l’aperitivo al Bon Bon Art Cafè, per quella che nel corso della serata di venerdì si è costituita come una vera e propria tribù che ha sposato lo slogan Se bevo non guido.
Sotto una pioggia incessante tantissimi ragazzi si sono trasferiti a piedi al ristorante Orfeo per la cena a buffet, a base di primi piatti, pizze farcite, olive all’ascolana, verdure fritte, dolce e caffè. Di nuovo al Bon Bon per la seconda parte della serata, con l’animazione musicale di 3fabulousDJS e l’estrazione di ricchissimi premi: abbonamento per la palestra, ombrellone stagionale, cena a base di pesce, viaggio di una settimana ad Innsbruck. Primo premio una vacanza a Courmayer se l’è aggiudicato Giulia Betti con il numero128, un vero e proprio colpo di fortuna. All’una sono arrivati i pullman che sono stati presi d’assalto dai ragazzi, ansiosi di trasferirsi alla discoteca Miu J’adore per scatenarsi tra musica e balli.
Un successo per la serata che voleva essere un antidoto alle stragi del weekend, quando si rischia la vita mettendosi alla guida della propria auto per tornare a casa. L’iniziativa ha avuto un grande gradimento soprattutto da parte del pubblico femminile, la cui presenza era davvero numerosa Alessia Gatti, Federica Busca, Maria Chiara Piersanti, Simona Pucci, Giorgia Tombari, Federica Pedini, Ludovica Zuccarini, Ottavia Francini, Lucia Rinci).
E’ una serata stupenda - commentano Francesca Paci e Caterina Ciacci - una sorta di Trimalcione invernale, dovrebbero farlo più spesso, a volte siamo noi ad organizzare, ma non sempre si raggiunge il numero, poi siamo costrette a pagare 7 euro per il pullman più l’ingresso in discoteca, invece qui è tutto compreso dall’aperitivo alla colazione.

Un’idea bellissima - sottolinea Alessia Gatti - queste serate andrebbero organizzate ogni sabato, anche per le discoteche di Riccione, speriamo che il prossimo anno l’iniziativa si ripeta. Con il pullman non corriamo alcun rischio, aggiunge Federica Pedini, che ha festeggiato i suoi 18 anni proprio venerdì sera, all’interno della Notte fanese. Ci sono ragazzi di tutte le età - fa notare Giorgia Tombari - anche chi ha la macchina ha partecipato a questo evento. Di solito siamo noi ad organizzare i pullman - aggiunge Federica Busca - ma molti preferiscono prendere la propria auto, qui invece è diverso.
La serata è stata trasmessa in diretta digitale su Radio Fano, mentre le telecamere di Etv, Fano Tv e Tvrs, che ha registrato la puntata de La gente della notte all’interno del Miu J’adore (sarà trasmessa il prossimo mercoledì 11 aprile), hanno ripreso i momenti più caldi della Notte fanese. Un segnale all’insegna del divertimento sano è stato lanciato anche dall’Avis: presente all’evento con lo slogan Il sangue si dona, non si versa, con chiaro riferimento alle strade su cui ogni fine settimana perdono la vita tantissime giovani vittime.
La Notte fanese è stata patrocinata dalla Provincia di Pesaro e Urbino e dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Fano, per questo non poteva mancare l’assessore Mirco Carloni, molto soddisfatto del successo ottenuto: Quest’iniziativa mi sembra molto positiva, molto sana: fa piacere vedere dei ragazzi che si divertono frequentando i locali della nostra città.
A fine serata colazione nel privé della pasticceria Guerrino e alcool test per valutare i rischi che si sarebbero corsi in auto.
FEDERICA GIOVANNINI


IL GAZZETTINO (Treviso)

I DATI DELLA REGIONE 

Prima bevono, poi si drogano

(A. Fed.) «Drugs are not child’s play», le droghe non sono un gioco da ragazzi: lo slogan della giornata mondiale di lotta agli stupefacenti è stato usato da Antonio De Poli, assessore regionale alla programmazione socio-sanitaria, per introdurre il volume sulle droghe nel Veneto (redatto dal dottor Giovanni Serpelloni, Zermiani, Candio, Zusi, Lorenzetto, Bongiorno).
De Poli osserva che è fonte di enorme preoccupazione l’inarrestabile diffusione della cocaina (a Treviso si può dire quasi capillare diffusione) tra genitori e figli. Viene sottolineato il fatto che la cocaina e il crack hanno un vero boom nelle vendite; il fatto che stiano uscendo sul mercato droghe stimolanti sempre più potenti e pericoloso; che sul mercato ci sia cannabis geneticamente mnodificata con 5 volte tanto di principio attivo, perciò molto più tossica. Preoccupa l’assessore che il doping sia in aumento costante tra i giovanissimi, come il ricorso ai giochi d’azzardo e la dipendenza patologica dai computer.
Nella ricerca si sottolinea anche che sono in aumento i disturbi alimentari come anoressia e bulimia associati all’uso di sostanze come alcoolici e droghe. Il guaio maggiore sembra essere che l’alcool - vino, birra e superalcoolici - sono la base su cui innestare le droghe di vario, facendone uscire risultati micidiali: come pericolo di reazioni immediate ma anche come esiti nel tempo sul cervello e sul fisico.
Ecco alcuni tra i risultati della ricerca: il 10% dei genitori cui venisse offerto hascisc accetterebbe. Il 79,7% dei giovani ha o ha fatto uso di birra, l’83.9% dei genitori. Il vino: ne fa uso o ne ha fatto uso l’85.9% dei genitori; l’80.8% dei ragazzi. Per i superalcoolici il 64.2 dei genitori ne fa uso, il 67.7% dei giovani. Cannabis: tra i genitori il 23.8% lo dichiara, tra i giovani il 25.4%. L’uso di cocaina risulta attestato sul 4% sia per genitori che per figli. Chissà come invece i dati di polizia parlano addirittura di una persona su cinque che ne fa uso. (*)

La situazione rispetto a cannabis e cocaina è allarmante: la metà dei giovani che ne hanno fatto uso in passato (attorno al 50%) le utilizzerebbe ancora. Il 90% dei genitori di Treviso beve birra; il 93% beve vino; il 76% anche superalcoolici; il 31% usa o ha usato cannabis. Un ragazzo su due (14-15 anni) usa superalcoolici abitualmente. Per la prevenzione delle tossicodipendenze il 54% dei ragazzi ritiene inutile chiudere prima le discoteche e il 41% considera inutile vietare l’uso degli alcoolici in discoteca.

Conclusioni: sono in costante aumento tra i giovanissimi (dai 12 anni) vino, birra, superalcoolici, tabacco, cannabis, cocaina, eroina e steroidi (di cui quasi nessuno conosce dati sufficienti); sono in diminuzione solo amfetamine, ecstasy ed Lsd.
Sarà sempre più difficile arginare la situazione: l’alcool è in libera vendita; quanto agli spacciatori, il loro altissimo numero fa sì che sia impossibile tenerli in carcere, si mandano ai domiciliari, da cui ovviamente scappano; a tutti è stato concesso l’indulto lo scorso anno, che li ha fatti uscire anche dai domiciliari tre anni prima. L’uso personale non è sanzionato.

(*) Nota: lo slogan: “drugs are not child’s play”, le droghe non sono un gioco da ragazzi, è ambiguo. È come affermare implicitamente che per gli adulti sono accettabili. È solo uno slogan, ma una delle motivazioni all’uso delle droghe è il desiderio di sentirsi adulti. Se a ciò aggiungiamo che anche negli adulti l’uso di stupefacenti è piuttosto diffuso, come riportato dall’articolo stesso, qualsiasi discorso preventivo diventa inutile.


IL GAZZETTINO (Rovigo)

Duplice schianto sulla strada statale 16. Le vittime, entrambe di Occhiobello, sono Lorenzo Malanchini ed Enrico Cusin 

Alba di sangue, muoiono due giovani 


Gli incidenti a Canaro e Pontelagoscuro. Nel secondo caso il conducente è stato trovato positivo all’alcoltest

Alba di sangue sulla strada statale 16. Due giovani di Occhiobello morti in due diversi schianti, uno a Canaro e l’altro a Pontelagoscuro (Ferrara), a una decina di chilometri di distanza. Circostanze analoghe per i due incidenti, perché in entrambi i casi si è trattato di uscite di strada con l’auto andata ad impattare contro gli alberi, nel caso di Canaro, contro un palo della luce, nel secondo episodio. Si sono così spezzate le vite di Lorenzo Malanchini, di 28 anni, e di Enrico Cusin, di 26.
Il primo incidente è avvenuto attorno alle 3.30. Malanchini è alla guida della Daewoo Nexia che sta tornando da Rovigo verso Occhiobello, al suo fianco è seduto N.B., 26enne di Fiesso Umbertiano. L’asfalto della statale 16 è reso scivoloso dalla pioggia e all’altezza di Garofolo, una frazione di Canaro, la Nexia sbanda e sfugge al controllo del conducente. L’auto esce di strada sulla sinistra e finisce nella scarpata, si ribalta e sbatte violentemente contro gli alberi che sorgono sul ciglio della carreggiata. Lo schianto è violento, per Malanchini non c’è già più niente da fare, il suo amico invece se la cava con poche contusioni: sarà lui ad avvertire i soccorsi. Sul posto intervengono la polstrada di Rovigo, i vigili del fuoco, un mezzo del Suem. Lorenzo Malanchini si occupava di manutenzione delle autostrade. «Era di ritorno da una serata trascorsa in un pub - dice la madre in lacrime - una disgrazia indicibile. Non so spiegarmi come sia potuto succedere, forse la colpa è dell’asfalto bagnato». Viveva a Occhiobello in via Livelli 1.
L’altra famiglia distrutta dal dolore è quella di Enrico Cusin, 26 anni di Santa Maria Maddalena. Venerdì il giovane aveva salutato la nonna con una promessa: «Vengo da te domani e ti accompagno in giro in auto per aiutarti nelle tue commissioni». È stata l’ultima volta che l’anziana parente, cui il nipote era legatissimo, l’ha visto. Enrico, infatti, non è sopravvissuto al terribile schianto stradale avvenuto verso le 4 di ieri a Pontelagoscuro. Cusin, che stava per laurearsi in Giurisprudenza all’Università di Ferrara, stava rientrando da una festa di laurea di un’amica e viaggiava sul sedile passeggero della Peugeot di L.Z., 23 anni, mentre dietro c’era M.G., 27. Entrambi sono di Occhiobello e sono rimasti feriti, l’uno con una prognosi di 10 giorni, l’altro di 40, ricoverati al Sant’Anna di Ferrara. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, all’altezza del curvone che lambisce la parte più antica dell’abitato, la Peugeot è sbandata, centrando con la parte anteriore un vistoso cartello. La vettura ha poi divelto il palo di metallo, spezzandolo, prima di capottare. Enrico è morto sul colpo e per estrarre il suo corpo è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Le cause dell’incidente sono al vaglio degli inquirenti, anche se un dato fa riflettere. Il conducente del mezzo è stato sottoposto ad alcoltest che ha rivelato un tasso alcolico nel suo sangue superiore a 2 grammi per litro. Figlio unico di Riccardo Cusin, consulente aziendale, e Ornella Bertuolo, aiutante cuoca all’asilo comunale di Occhiobello, Enrico era appassionato di kick boxing, si allenava nella palestra di via Eridania e faceva parte del Fighters team che oggi avrebbe dovuto partecipare a una gara a Roma. Gli atleti hanno previsto un minuto di raccoglimento per ricordarlo.

Roberta Benedetto Alberto Garbellini


IL GAZZETTINO (Venezia)

IL SINDACO GUARNIERI 

«Doveroso dedicare a Federico la Festa di oggi imperniata sull’educazione stradale»

CHIOGGIA - (M.Biol.) Anche il sindaco Fortunato Guarnieri interviene con pacatezza sulla questione dell’investitorerimesso in libertà in attesadelprocesso: "C’è una legge e questa legge è stata applicata. Di certo possiamo discutere non sul giudice che non ha fatto altro che applicarla, ma sulla validità di questa legge. Personalmente credo che sia abbastanza inutile. Stare a casa dalle 20 alle 24 serve a ben poco dato che poi per il resto del giorno e della notte la persona può fare qualsiasi cosa. Secondo me le pene specie quando c’è di mezzo l’omissione di soccorso e l’ubriachezza, andrebbero inasprite. Ad esempio togliere la possibilità di guidare l’auto per diverso tempo potrebbe essere una soluzione ben più efficace e più utile alla comunità. Prima però di esprimere qualsiasi pensiero negativo in merito è meglio aspettare l’esito del processo. Quando una giuria sentenzierà senza ombra di dubbio la colpevolezza del soggetto e stabilità la pena allora si potrà discutere se ci sia stata o meno un ingiustizia".
E intanto oggi la Festa dell’educazione stradale e dell’ecologia sarà in ricordo di Fabrizio Veronese. Polizia locale e amministrazione comunale hanno infatti voluto dedicare l’iniziativa proprio al giovane scomparso. "Credo fosse doveroso farlo - spiega il sindaco Fortunato Guarnieri. Quello che è successo lunedì ha scosso la città e questa giornata dedicata all’educazione stradale può servire a ognuno di noi per fare un esame di coscienza interno e riflettere su quanto sia importante rispettare il codice della strada. Tutti dobbiamo capire che la nostra libertà finisce la dove comincia quella di un’altra persona. Ciò che facciamo non dove in nessun modo interferire sulla vita degli altri. Lunedì notte l’imprudenza di una persona è costata la vita ad un giovanissimo. Noi dobbiamo continuare a lavorare affinchè questo cose non succedano più e dobbiamo lavorare soprattutto sulle generazioni future, su quelle che si metteranno al volante tra qualche anno e che devono capire quanto sia importante essere nel pieno delle proprie facoltà mentali e fisiche quando si sta guidando un veicolo in grado di nuocere agli altri". E proprio per questo la festa dell’educazione stradale oggi coinvolgerà i giovanissimi. Già alle 8.30, 480 bambini delle classi quinte di Chioggia potranno iscriversi per ottenere il patentino del ciclista. Poi il via ai percorsi didattici in bici per tutti i partecipanti.


IL GAZZETTINO (Venezia)

Chioggia

In città l’indignazione ...

In città l’indignazione della gente per la scarcerazione dell’investitore Simone Zanon non accenna a placarsi. Il problema, però, non sta nella decisione del giudice per le indagini preliminare, il quale non poteva tenere in carcere l’investitore fino al giorno del processo. È la legge prima di tutto a vietare al magistrato una simile eventualità. E dalla legge discende anche un secondo problema, quello della eventuale condanna cui il giovane andrà incontro in caso di processo. Il codice penale per l’omicidio colposo prevede una pena variabile da uno a cinque anni, mentre l’omissione di soccorso è punita nel caso di specie con la reclusione fino a due anni. Applicando la continuazione e il patteggiamento, nel caso più sfavorevole all’imputato potrebbe accadere che questi si potrebbe veder applicata una pena di tre anni o poco più. Una pena che, essendo probabilmente il soggetto incensurato, difficilmente sconterebbe in carcere. Anche questo è un problema della legge italiana, che punisce l’omicidio colposo a detta di molti giuristi e politici, in modo troppo blando.
Le polemiche però non mancano, neppure a livello politico. "Il giudice ha rispettato la legge. Nessuna critica, insomma, può essergli rivolta. È tuttavia, moralmente inaccettabile - sostiene Andrea Abbagnara, capogruppo Udc - che un pirata della strada possa cavarsela così. Tocca dunque al legislatore provvedere alla modifica delle norme che, a mio avviso, sono inadeguate".
Diversa l’opinione di Massimiliano Malaspina, segretario della Lega Nord: "Doveva restare in carcere perché non si tratta di un presunto colpevole, ma del colpevole. Non capisco come mai non sia stato immediatamente processato per direttissima. Evidentemente c’è qualcosa che non va nella procedura. I vuoti legislativi premiano i delinquenti".
"Più che pensare al caso giudiziario, sarebbe meglio concentrarsi sui comportamenti diffusi. Premesso che prima o poi il pirata andrà comunque a giudizio - sostiene Andrea Comparato, consigliere di Forza Italia - e pur comprendendo l’enormità della tragedia, sarà meglio trovare la forza di perdonare e di agire affinché nessun ubriaco abbia il coraggio di mettersi al volante".


IL GAZZETTINO (Venezia)

CHIOGGIA

Ieri pomeriggio in viale Mediterraneo un incidente analogo a quello in cui ha perso la vita lunedì sera un altro giovane. A farne le spese un ciclista di appena dieci anni

Ancora un automobilista ubriaco: bimbo grave all’ospedale 

Non viene esclusa neppure l’alta velocità. Il piccolo immediatamente ricoverato è stato operato per le fratture riportate, ne avrà per qualche mese

A cinque giorni di distanza la tragedia ha rischiato di ripetersi. Anche in questa seconda occasione i protagonisti sono un giovanissimo ragazzo in bicicletta e dall’altra parte ancora un automobilista ubriaco. Fortunamente, in quest’occasione, il ragazzino investito, finito all’ospedale, non corre pericolo di vità. L’incidente si è verificato alle 16. Un’auto guidata da un uomo in stato di ebbrezza ha investito un bambino di 10 anni, mentre stava attraversando viale Mediterraneo in sella alla sua bicicletta. Per fortuna, nonostante il fortissimo impatto, se la caverà, non avendo riportato lesioni irreversibili agli organi vitali. Ricoverato d’urgenza e sottoposto alla Tac, i medici lo hanno immediatamente avviato in sala operatoria ove uno staff specialistico è intervenuto per ricomporgli alcune brutte fratture. Ne avrà sicuramente per qualche mese.
La Polizia locale ha, intanto, interrogato l’automobilista: P.B. 43 anni, residente a Chioggia, operaio. L’uomo si è difeso asserendo che il bambino aveva attraversato la carreggiata senza aver prima verificato la situazione. Sostiene che gli sarebbe comparso dinanzi all’improvviso, quando ormai non c’era più niente da fare. Questa versione è condivisa pure dalla moglie e dai figli dell’uomo che viaggiavano a bordo della stessa macchina: una Daewoo Matiz. Tale giustificazione, però, nulla toglie alla responsabilità di P.B. il quale, sottoposto al test dell’etilometro, ha praticamente mandato lo strumento quasi a fondo scala. Sta di fatto che il tasso alcolico riscontrato toccava l’1,49 per cento mentre quello massimo consentito è limitato allo 0,50. Non si esclude nemmeno l’eccesso di velocità, considerato che gli agenti hanno rilevato una traccia di frenata lunga ben 24 metri.
"Si è trattato - commenta il comandante della Polizia locale, Michele Tiozzo - di un episodio assai grave, che richiama alla mente la tragica morte di Fabrizio, ucciso da un pirata della strada ubriaco solo pochissimi giorni fa. Purtroppo - prosegue - si avverte l’impressione che la sottovalutazione degli effetti dell’alcol stia dilagando. Proprio per questo bisogna correre ai ripari attuando strategie diverse. Già da quest’oggi, in occasione della giornata dedicata all’educazione stradale, tenteremo di sensibilizzare i giovanissimi affinché agiscano positivamente nell’ambito delle rispettive famiglie. È difficile per chiunque non prendere in considerazione le parole di un bambino che invita alla prudenza. Col fumo ha funzionato bene; speriamo altrettanto con l’alcol".
Roberto Perini


IL GAZZETTINO (Padova)

Rischiato il disastro ferroviario la scorsa notte sulla tratta per Castelfranco Veneto 

Ubriaco abbandona l’auto in mezzo ai binari 

La vettura travolta e maciullata da un treno merci: era senza assicurazione e di proprietà di un marocchino sprovvisto di patente

Santa Giustina in Colle

Ubriaco, nel pieno della notte "parcheggia" la sua auto sui binari e si allontana a piedi, facendo travolgere la vettura da un treno merci. L’incredibile episodio, che per fortuna non ha avuto conseguenze più gravi, è accaduto la scorsa notte al passaggio a livello di via Cao del Mondo, al confine tra Santa Giustina in Colle e Camposampiero.
Erano le 4.10 quando Charaffeddine Hanchar, 29enne marocchino residente in via Carducci a Piombino Dese, si trovava al volante della sua vecchia Audi 80 diretto verso casa. Giunto sul guado del passaggio a livello, il magrebino improvvisamente ha abbandonato la vettura sopra ai binari della linea Padova - Castelfranco Veneto e se ne è andato. Dopo pochi minuti è sopraggiunto un treno merci proveniente da Padova: il macchinista non ha potuto evitare l’impatto con la vettura abbandonata a cavallo della linea ferroviaria. Il treno l’ha trascinata per un centinaio di metri accartocciandola e spingendola sulla massicciata. Il convoglio, composto da tredici vagoni, viaggiava ad una velocità di 83 chilometri orari ed è riuscito a fermarsi solo dopo mezzo chilometro.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Camposampiero e la Polfer di Padova che hanno provveduto alla chiusura della tratta ferroviaria. Intercettato da una pattuglia, il nordafricano è apparso in evidente stato di ebbrezza, confermato dal test etilico cui è stato sottoposto. I carabinieri, che stanno indagando sull’accaduto, non escludono comunque altre ipotesi, come ad esempio un improvviso guasto meccanico piuttosto che l’esaurimento.
Il marocchino, farfugliando, ha detto che ha provato a richiamare l’attenzione del macchinista sbracciandosi, ma era buio pesto e pioveva a dirotto. A sua volta il macchinista ha detto che proprio a causa della pioggia i fari del locomotore hanno illuminato solo all’ultimo momento l’auto abbandonata in mezzo ai binari.
Charaffeddine Hanchar ha accumulato un bel po’ di guai. È stato denunciato per guida in stato di ebbrezza, guida senza patente, e procurato disastro ferroviario colposo (rischia fino a due anni di reclusione). L’auto è risultata inoltre sprovvista di assicurazione: è scaduta in novembre.
Il traffico ferroviario tra Padova e Castelfranco Veneto è rimasto paralizzato per tutta la notte e fino alla prima mattinata di ieri, quando è stata riaperta la tratta interessata dall’incidente.
Luca Tomasin


IL GAZZETTINO (Treviso)

Tentano di fermarlo e si scaglia contro gli agenti della Polizia 

Ubriaco in auto blocca la strada

(S.M.) Aveva un tasso alcolico vicino al coma etilico: 2.62 grammi/litro. E si vedeva anche: perchè lui, G.M., 29enne trevigiano, è stato estratto dall’auto dagli agenti della Volante, e si è avviato barcollando verso il vicino viale, senza nemmeno riuscire a camminare. Si era comunque messo alla guida della sua vettura, una Fiat Innocenti bianca, alle 2.10 di venerdì notte. Tentando, forse, di tornare a casa. Ma all’altezza di via Zanella non ce l’ha più fatta: si è fermato in mezzo alla strada, dopo aver urtato chissà cosa, dato che il paraurti anteriore della Fiat era ammaccato. Forse, hanno rilevato gli agenti, deve aver cozzato contro il bordo del marciapiede. Comunque, una volta vistosi nei guai, il giovane ha tentato di ribellarsi alla Polizia, bestemmiando ed insultando gli agenti. Che alla fine sono riusciti a portarlo in Questura e a sottoporlo all’etiltest che ne ha accertato lo stato più vicino al coma etilico che all’ebbrezza. Il giovane è stato quindi denunciato per guida sotto effetto di alcol, resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di fornire le generalità. E naturalmente gli è stata ritirata la patente.


IL TEMPO

Contromano e a tutta velocità Giovane inseguito e bloccato

È incappato in una Volante della Polizia un automobilista spericolato che, nelle prime ore di ieri, guidava contromano nelle vie del centro. Il giovane era a bordo della sua Renault Clio, e si trovava all’incrocio tra via de Gasperi e via Caravaggio, quando ha imboccato in senso vietato la rotatoria e ha superato la macchina della Polizia. Gli agenti, che avevano tutta l’intenzione di bloccare l’automobile, si sono accorti che proprio in quel momento arrivava dalla direzione opposta una Toyota Yaris, che rischiava di scontrarsi con la Renault: i poliziotti hanno quindi attivato i sistemi d’allarme della Volante, costringendo la conducente della Toyota a sterzare d’istinto, improvvisamente, evitando così l’impatto frontale con la Peugeot. Il giovane automobilista non si è fermato neanche dopo lo scontro, ma ha proseguito la sua corsa ed è stato bloccato poco dopo dalla Polizia. Oltre ad essere agitato era ubriaco, come accertato dalla Polizia Stradale, e dopo essere stato sanzionato, se l’è presa con gli agenti: D.A., queste le iniziali del suo nome, è stato quindi segnalato all’autorità giudiziari per ubriachezza e minacce a pubblico ufficiale.


SESTOPOTERE

LA NOTTE BRAVA DI UN BIELORUSSO ARMATO: PRESO

Calenzano (FI) - 1 aprile 2007 -I militari del Radiomobile di Signa, nelle notte del 30 marzo hanno proceduto all’arresto di un camionista bielorusso, A.D. 38enne, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Veniva inoltre denunciato per guida in stato di ebbrezza e porto abusivo di armi bianche.
I militari erano intervenuti in via del Pratignone per un sinistro stradale con lievi danni ai mezzi, avvenuto fra un Tir Iveco con targa bielorussa, condotto da un cittadino della medesima nazionalità, e un fuoristrada Suzuki Vitara condotto da un pratese. Alla richiesta dei documenti di guida e di circolazione, il camionista, che appariva visibilmente ubriaco, saliva nella cabina di guida e dopo avere letteralmente sradicato l’intero blocco dell’autoradio la scagliava sui militari colpendone uno, tentando poi di chiudere lo sportello e avviare il motore.
I militari hanno dovuto faticare non poco per contenere le intemperanze del camionista che tentava di co

Lunedì, 02 Aprile 2007
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