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Articoli 18/07/2005

Ausiliari, ma non troppo

La Cassazione interviene sui poteri degli ausiliari del traffico: "hanno poteri limitati"
 

Ausiliari, ma non troppo
La Cassazione interviene sui poteri degli ausiliari
del traffico: "hanno poteri limitati"

di Ugo Terracciano*

Paletta rossa per i "vice vigili": poteri limitati e niente sconfinamenti a danno degli utenti della strada. Così la Cassazione, con due recentissime sentenze, ha stoppato una tendenza piuttosto diffusa e per nulla in linea con la legge, degli ausiliari del traffico e della sosta, di multare per le infrazioni stradali oltre certi limiti ben prestabiliti. Ora, ipotizzare che gli utenti la prenderanno come una brutta notizia sarebbe un’ipocrisia bella e buona perché, diciamolo senza retorica: quant’è difficile oggi la vita dell’automobilista. Circolare per i trafficati centri urbani e soprattutto parcheggiare non è per nulla una pratica facile e tranquilla. Blocchi della circolazione, zone a traffico limitato, bollini blu e strisce dello stesso colore. Mille occhi attenti, poi, stanno lì a controllare e, quel che è peggio, a sanzionare. D’accordo le guardie municipali, che esistono dall’epoca dei Comuni; passi per i Carabinieri, che controllano le strade da quasi duecento anni a questa parte; vogliamo parlare della la Polizia Stradale? Agenti che dal dopoguerra ai giorni nostri, hanno seguito passo passo lo sviluppo della grande mobilità: dalla vespa alla giardinetta, dalla seicento ai bolidi moderni. Ricevere la multa da questi è un esperienza, come dire, normale, comprensibile, comune più o meno a tutti i patentati. Dispiace, certo, ma si accetta. Alla fine degli anni novanta, nelle città assediate dal traffico, è spuntata poi una nuova figura: l’ausiliario della sosta. Un altro controllore con licenza di multare? Ma no, non esageriamo: un semplice addetto agli spazi di parcheggio che, all’occorrenza, è abilitato a rilevare le violazioni, sempre che si tratti di aree di sosta date in concessione o comunque a pagamento. Non una figura autonoma – almeno secondo la legge – ma un ausiliare, appunto, della Polizia Municipale.

Il Corpo, sempre secondo le pie intenzioni del legislatore, emana le direttive operative e ne controlla l’attività. Un po’ più di un parcheggiatore, molto meno che un vigile, per intenderci. Sull’intento della legge nulla da dire, quel che è capitato dopo, invece, è tutta un’altra storia. C’è chi dice che le leggi "procedono con le gambe degli uomini", questa, evidentemente ha preso la corsa per una discesa piuttosto ripida. Del resto un piccolo peccato originale c’è: ad introdurre questa particolare figura è stata la legge finanziaria del 15 maggio 1997, n. 127, mica il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza o il codice della strada. Quindi, ecco il punto: troppo spesso, quando la natura è finanziaria, il tintinnio della moneta suona più armonicamente del muto principio di legalità. Tutto il resto è conseguenza. Le grandi Città si sono colorate di righe blu e nei centri storici, nuovi controllori, con i segni distintivi più disparati, hanno cominciato a lasciare salate bollette sotto i tergicristalli di automobilisti indisciplinati. I vigili, da parte loro, hanno tirato un sospiro di sollievo, contenti di poter delegare l’odioso controllo della sosta ad altri. Va da se che gli ausiliari, abbiano iniziato a ritagliarsi un certo spazio di autonomia non del tutto coerente con il ruolo accessorio che invece è insito nella loro qualificazione di "sussidiari", appunto. Troppa attenzione ai vocaboli, forse, ma se perdono di significato anche gli aggettivi, addio. Certo, non si può trascurare che si tratta di figure utili quanto, a dar credito ai maliziosi, redditizie per enti coi conti sempre più in rosso. Ecco perché, l’ordinamento un pochino li ha assecondati, ma fino ad un certo punto, però. Già è difficile il coordinamento tra le numerose agenzie di controllo, figuriamoci se a quelle esistenti andiamo a sovrapporre ulteriori autonomi poteri sanzionatori. Così, circolari di ministeri e la modifica della legge 23 dicembre 1999, n. 488, hanno ridisegnato i contorni della nuova professione: gli ausiliari possono multare le auto che parcheggiano irregolarmente nelle righe blu, nonché quelle che intralciano l’ingresso e l’uscita dagli stessi stalli. A queste figure, poi, se ne accostano altre, nate per analoghi motivi di ordine urbano: gli "ausiliari del traffico". Il titolo in questo caso può trarre in fallo, evocando una piena competenza sul controllo della circolazione. Invece, questi ausiliari, generalmente ispettori delle linee di trasporto pubblico, devono esclusivamente concorrere, con potere di accertamento e sanzione, a tenere libere le corsie preferenziali e gli spazi di fermata degli autobus. Anche per questi la stessa fondamentale regola: non possono fare niente di più di quello che la natura della loro funzione impone e consente. Come dire che fuori dalla pista preferenziale dei mezzi pubblici ed oltre il rettangolo giallo della fermata dell’autobus i loro poteri affievoliscono fino a spegnersi.
Del resto è anche comprensibile che col blocchetto in mano, acquisita la forma mentis del vigile o vice vigile, è difficile restare indifferenti alle macroscopiche infrazioni che si incrociano girando per la Città. Le amministrazioni locali, poi, di irrigidirsi su questo, a tutto danno dell’ordine stradale e del bilancio, non ci hanno pensato nemmeno. Quindi, ausiliari del traffico e della sosta, troppo spesso hanno allungato il loro sguardo ispettivo su casi non propriamente di loro competenza. Il resto è storia di ordinaria giustizia. Qualcuno che non ci sta presenta opposizione al giudice di pace il quale archivia senza fare una piega. E’ successo in due importanti capoluoghi dell’Emilia, le cui amministrazioni, letta la sentenza del giudice onorario, non ci hanno pensato due volte a mandare le carte a Roma, perché fosse la Cassazione a dire l’ultima. Doveva essere una passeggiata, quella di andata e ritorno dalla Capitale, invece è stata una via crucis. Insomma, la Corte di legittimità, ha sonoramente bocciato gli enti per dare ragione agli utenti. In un caso, sotto accusa, gli ausiliari del traffico, ispettori dell’azienda di trasporto, che multavano per le infrazioni registrate attraverso il parabrezza, viaggiando a bordo dell’autobus, comprese quelle che nulla avevano a che vedere direttamente con la fruibilità della corsia preferenziale o con lo spazio di fermata. Nell’altro caso, è stata censurata la solerzia di ausiliari della sosta che multavano i ciclomotori parcheggiati disordinatamente sui marciapiedi della città. Le infrazioni c’erano, certo, ma i poteri di sanzionarle no. Due sentenze, quindi, ed un solo motivo: la sanzione è un atto delle istituzioni e non si può delegarne il potere se non in modo circoscritto, giustificato, nei limiti della legge. In altre parole: controllori sì, ma non troppo.


* Funzionario della Polizia di Stato
Comandante della P.M. di Parma


di Ugo Terracciano

Da "Il Centauro n. 96"
Lunedì, 18 Luglio 2005
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