Giovedì 28 Marzo 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 09/11/2006

A Parigi, qualche settimana fa, Barrot loda Francia e Belgio, ma esprime dubbi sul 2010
Da Verona invece toni ottimisti: ce la faremo!

Il “giallo” sui dati italiani, che non ci sono…

Jacques Barrot 



11001


(ASAPS), Novembre 2006 – Dobbiamo capire se la statistica è una scienza esatta o umorale, o se i dati diffusi in un’occasione debbano essere “aggiustati” per l’occasione successiva. Non vogliamo credere che qualcuno giochi all’elastico sull’emorragia di vite, anche perché non ci sarebbe lungimiranza in un atteggiamento di questo tipo.

Concedeteci però di essere attoniti.

La figura al centro di questa ridda di voci e tabellone, è quella di Jacques Barrot, uomo francese dell’Europa unita, che veste i panni del ministro continentale dei Trasporti: una poltrona scomoda, nell’Unione, visto che dal suo tavolo passa tutto ciò che si muove e che insieme al suo staff deve pensare alle navi, agli aerei, ai treni e alle strade.

A fine settembre Barrot aveva parlato all’Eliseo, in occasione delle “dodicesime giornate parlamentari europee della sicurezza stradale”, elogiando l’azione intrapresa dalla Francia (un paese che si è nettamente distinto sul fronte di sforzi e risultati), ripetendosi poche ore dopo in Belgio, in occasione di un evento legato alla sicurezza stradale.

In queste occasioni, e se vi prendete la briga di verificare troverete conferma anche sul suo sito internet (quello della Commissione Europea), il commissario ha sempre parlato dei brillanti risultati ottenuti in ambito europeo, ma ha puntualmente aggiunto che il traguardo delle 25.000 vittime nel 2010, sembra ancora troppo lontano. Fare i conti è molto semplice: nel 2005 le vittime registrate in Europa (anche se i dati non sono ancora ufficiali) sono state 41.600, con una diminuzione del 17,6% negli ultimi 4 anni. Queste cifre sono nel rapporto di Medio Termine redatto dall’UE per tenere aggiornato il Libro Bianco dei Trasporti redatto nel 2001, quando da Strasburgo gli stati membri si imposero il traguardo del 2010.

Le stesse cifre sono state confermate proprio a fine settembre da Barrot, che criticò fortemente le strategie poco europeiste dei singoli stati, stigmatizzando la trasgressione straniera e lamentando l’assenza di accordi di reciprocità europei per costringere chi viola le norme di uno stato diverso dal proprio, nel quale si trovi a passare, a pagare.

Parole che strapparono applausi a Parigi, unico stato che lavora a protocolli internazionali con tutti gli stati confinanti.

Nei giorni scorsi, abbiamo rielaborato i dati dell’ETSC, l’European Transport Safety Council, che in buona sostanza confermano quanto detto da Barrot: la sua Francia è risultata lo stato più virtuoso, spiccando tra i membri dell’UE per diminuzione maggiore della sinistrosità, ridotta del -34,8% tra il 2001 ed il 2005. Al secondo posto, nella speciale graduatoria, il Belgio (-26,7%), mentre sul terzo gradino del podio troviamo l’outsider Portogallo, che fino a pochi anni fa vestiva la maglia nera d’Europa (-25,4%). Quarta la Svizzera (-24,8%), quinti i Paesi Bassi (-24,5%), sesta la Svezia (-24,5%) e poi Germania in settima posizione (-23,2%), ottava l’Austria ( -19,8%), nona la Spagna (-19,5%), decima la Norvegia ( -18,5%) ed infine, undicesima, la Grecia ( -14,2%).

Vi sarete accorti che non c’è l’Italia: come abbiamo scritto, infatti, l’ETSC non ha trovato da alcuna parte i dati relativi alla sua sinistrosità nel 2005. L’Europa dei Dodici, dunque, non le assegna alcuna posizione in questa speciale classifica, semplicemente perché “file not found”.

Sappiamo, e lo ripetiamo da tempo, che i dati non ci sono perché nessuno li ha semplicemente elaborati: disponiamo, sulla carta, dei dati per altro parziali, relativi a Polizia Stradale e Carabinieri (che sono poi quelli che vi diamo ogni lunedì mattina e che riceviamo dal Viminale), ma mancano quelli – ahinoi corposissimi – della Polizia Locale sempre più attiva sul fronte dei rilievi di sinistri. Quindi, dati non completi.

Nessuno ce l’ha con Istat, anche questo lo dobbiamo chiarire, che deve raccogliere i dati di migliaia di comandi locali e stendere un annuario in stile rococò.

Tuttavia il paese ha bisogno di un “barometro” della sicurezza stradale e quindi, almeno i dati, quelli complessivi (sinistri, tipologia, esito) dovrebbero finire sui tavoli del ministero ogni settimana.

Ci sembra chiaro: non sappiamo niente dell’Italia.

Poi da Verona, dove si è appena svolta la conferenza dei ministri dei trasporti dell’Unione Europea, Jacques Barrot – che in un certo senso li rappresenta tutti – esordisce con toni ottimistici (a dire la verità riportati solo dall’agenzia Apcom) – sia sulle sorti dell’Europa che sul comportamento dell’Italia.

Letteralmente il testo d’agenzia: “L’Italia è uno dei 14 Paesi dell’Unione europea che ha fatto molto bene per ridurre la mortalità sulle strade, raggiungendo nel quinquennio 2001-2006 una riduzione delle fatalità che supera la media dei Venticinque: -27,6% rispetto ad una media Ue del -25,2%” Negli ultimi 12 mesi, secondo la stessa agenzia, l’Italia avrebbe contato 4.844 vittime (magari!). Da dove viene questo dato che rimbalza da Bruxelles?

Capirete che ci siamo rimasti male: chi gliel’ha detto a Barrot? Qualcuno gli ha spiegato che non c’è ancora certezza sul 2004 (dati che secondo voci di palazzo sarebbero in corso di riconteggio)? 

Il Commissario UE poi plaude ai successi europei, e dice che nell’ultimo anno – quindi negli ultimi 12 mesi (?) – la mortalità continentale è scesa dell’8%.

Abbiamo grande rispetto per Jacques Barrot Ministro europeo dei trasporti, persona seria e qualificata, ma il suo ufficio stampa dovrebbe intervenire più spesso per fare chiarezza. Di confusione e quindi incertezza in giro ce n’è già tanta. (ASAPS)


Di Lorenzo Borselli

Incidenti in Europa, il caos dei dati…
Giovedì, 09 Novembre 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK