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Articoli 22/08/2017

di Ugo Terracciano*
Povero Antonio, morto per uno scooter, per un'auto in manovra e per un insolito destino che lo aspettava dietro l'angolo

Antonio Scafuri - Foto Ansa.it

“Forza infermiere, salga lei in ambulanza”, “no spetta al medico andare”: stando alle cronache riportate dalla stampa (Il Fatto Quotidiano 21.8.2017), non c'era accordo quella notte su chi dovesse accompagnare Antonio Scafuri in ambulanza durante il trasferimento dall'Ospedale Loreto a Mare e al Vecchio Pellegrini, per essere sottoposto ad una angiotac urgente.

Antonio, ragazzo napoletano di 23 anni, era arrivato al Pronto soccorso del Loreto alle 21.46 con un codice rosso perchè politraumatizzato. Poco prima era rimasto coinvolto in un incidente per le vie di Ercolano, sbalzato via dallo scooter su cui era trasportato che si era schiantato contro un'autovettura in fase di manovra. Antonio, in condizioni evidentemente gravi, viene ricoverato al Loreto ma, l'esame radiologico urgente e necessario, si doveva fare nell'altro ospedale. Finalmente l'ambulanza parte, ma sono le 3,30 del giorno successivo, cioè dopo più di cinque ore.

C'è UN dettaglio, peraltro: pare che l'ambulanza non fosse “rianimativa”, fatto che avrebbe fatto inquietare il medici del Vecchio Pellegrini, date le condizioni in cui versava il paziente. Compiuto l'esame l'ambulanza, alle 8.30 del mattino, ritorna al Loreto Mare e pare addirittura che questa volta a bordo con Antonio non ci fosse proprio nessuno a tenerlo sotto controllo. Intanto le condizioni del ragazzo diventano disperate fino a che, alle 15,00, ai genitori viene comunicato il suo decesso.

E' morto al Loreto Mare, Antonio, un ospedale sfortunato già tristemente noto per lo scandalo dei “furbetti del cartellino” e dove a tutt'oggi lavorano più di cinquanta dipendenti agli arresti domiciliari indagati per assenteismo.
Come da copione, la sfortunata vicenda di Antonio ha subito ha animato la (inutile) polemica politica, cosa che – meglio chiarirlo subito a scanso di eventuali commenti superficiali di ritorno dell'una o dell'altra parte – a noi non interessa per niente. Quello che conta, invece, è l'incidente e tutto quello che ne è conseguito. D'altra parte, ci sono già in corso inchieste del Ministero della Salute, ispezioni interne disposte dall'ASL e presto la magistratura accerterà cosa sia realmente accaduto.

A noi interessa che questo ragazzo, in scooter, non pensava certo di morire così, che i suoi genitori non riusciranno mai a sopportare tutto il dolore per averlo visto andare via in questo modo, che sulle strade si continua a morire ed a restare invalidi e che esiste un mondo – quello sanitario – cui forse (ce lo diranno i magistrati) il Loreto Mare non ha dato lustro, che quotidianamente lotta per le vittime della strada. Una lotta a volte lunga e costosa con più d 246 mila feriti all'anno. Un numero enorme che si traduce in sofferenza e perdita della qualità della vita. E se vi sembrano fredde statistiche, chiedetelo ai genitori del povero Antonio, morto per uno scooter, per una macchina in manovra e per un destino che non avrebbe dovuto aspettarlo dietro l'angolo. (ASAPS)

 

*Presidente della Fondazione Asaps SSU
ugo.terracciano@asaps.it

 

>Muore in attesa di essere trasferito, si indaga per omicidio colposo
Il Padre, lo hanno ammazzato. Il ministro Lorenzin invia una task force
da ansa.it

 


A volte la strada non ce la fa ad uccidere, allora interviene la malasanità. Il pietoso caso di Antonio Scafuri. (ASAPS)

Martedì, 22 Agosto 2017
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