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Articoli 21/08/2017

Di Lorenzo Borselli (*)
Barcellona: una lettera anonima di un sedicente poliziotto lancia pesanti accuse ai vertici politici e di polizia.
Sulle scene dell’eccidio e nelle case dei terroristi, turisti e giornalisti a tempo record
Dabbenaggine? Pressappochismo? Sottovalutazione?
Ha fatto bene il rabbino capo a ordinare l’evacuazione degli Ebrei catalani?

(ASAPS) – Barcellona, 21 agosto 2017 – Torniamo ai fatti di Barcellona, per continuare la nostra analisi sui fatti. Lo spunto ci viene da una lettera, trovata su internet e fatta rimbalzare sui social. È una lettera che sarebbe stata scritta, il condizionale è d’obbligo, da un agente dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, che dal 1994 ha lentamente assorbito tutte le funzioni delle polizie nazionali (Guardia Civil e Policia Nacional), che ora permangono solo come presidio a tutela degli interessi nazionali.
Questa la lettera, pubblicata sul blog Dolça Catalunya (leggi qui):
“Molti agenti dei Mossos d'Esquadra hanno partecipato attoniti all’autocompiacimento dei nostri vertici, che hanno già cominciato a prendersi le loro medaglie.
Ma ... è vero che l’operazione è stata un successo?
Sì?
Ma ... grazie a chi?
Ai vertici, che attraverso i propri servizi di informazione, sarebbero stati in grado di individuare una cellula terroristica che ha vissuto in Catalogna e che stava preparando una bomba da un anno (o forse più) ad Alcanar?
O ai pattugliatori, ai reparti dell’ordine pubblico, ai FURA (servizio investigativo), alla stradale, che grazie alla loro enorme professionalità hanno arrestato i terroristi e ne hanno neutralizzato altri a Cambrils, proprio prima di commettere un secondo attentato?
Io so chiaramente che il merito è degli ufficiali, dei sergenti, dei caporali.
La leadership politica della nostra polizia ha invece miseramente fallito e non è riuscita a intercettare per tempo una cellula terroristica che aveva la sua base in Catalogna. Non ha voluto vedere il rischio, e non dicano  (e non dire che non erano stati avvertiti), di un imminente attacco a Barcellona. Hanno rifiutato di mettere dissuasori e jersey sulle Ramblas e in altri luoghi di grande afflusso di persone.
Dopo l'esplosione di Alcanar, non sono stati in grado di capire cosa stava accadendo fino a dopo l'attacco, ha addirittura vietato alla Guardia Civil (che si era presentata ) l'accesso alla scena del crimine. La Guardia Civil, grazie alla sua maggiore esperienza nella lotta al terrorismo, sarebbe stata sicuramente in grado di portare un'altra visione della cosa.
I vertici hanno negato l'accesso anche agli agenti della sicurezza cittadina e non hanno concesso la diffusione delle identità dei componenti della cellula ai servizi di informazione (nazionali?, ndr), che aveva li aveva già segnalati quali radicali jihadisti.
Qualcuno ricorda le dichiarazioni del maggiore Trapero (Josep Lluís Trapero, comandante del corpo), poche ore dopo l’attacco, escludendone di ulteriori?
A Cambrils non c’è stato un altro massacro solo grazie ad un eroe in divisa, che ha neutralizzato da solo un’intera cellula terroristica.
Alla politica, ai vertici del corpo, ai molti ufficiali della nostra polizia, che hanno giocato con la nostra sicurezza, non diciamo che li riteniamo responsabili delle morti che ci sono state, perché di esse sono responsaboli solo gli assassini. Però non si compiacciano tanto del loro lavoro, non coprano le loro miserie e abbiano la dignità necessaria per chiedere perdono e lasciare i propri incarichi.
Sicuramente ci sono altri che potranno fare meglio il proprio lavoro.
Non dimentichiamo che ci sono ancora terroristi in giro.
A tutti coloro che sono tornati dalle vacanze o che sono rientrati al lavoro dopo il turno o che non hanno più lasciato il proprio posto dal momento dell’attacco, che hanno lavorato senza armi lunghe, senza auto, senza radio, dico grazie. Grazie a tutti i Mossos d’Esquadra, ai quali la società catalana è grata, dei quali la società catalana ha conosciuto professionalità, dedizione e vocazione.
A tutti, grazie veramente”.


Ora: avevamo notato l’assenza delle polizie nazionali sulla Rambla di Barcellona e, francamente, avevamo anche notato l’intenzionale assenza di riferimenti alle autorità centrali di Madrid ed alle sue forze di sicurezza, nelle conferenze stampa che hanno seguito gli avvenimenti del 17 agosto scorso.
Avevamo trovato strano, e lo abbiamo scritto, che la Rambla (e la Sagrada Familla) erano effettivamente prive di protezioni passive e non abbiamo potuto fare a meno di notare che Madrid, lo ha ribadito più volte, non ha mancato di ricordare a tutti che fin dal sanguinoso attentato di Nizza, erano state diramate alcune linee guida per tutte le regioni spagnole, comprese quelle più tradizionalmente autonome.
Ma quando abbiamo visto un inviato del Tg1 scorrazzare liberamente negli alloggi dei terroristi uccisi (e di quelli in fuga), poterne maneggiare i documenti (i passaporti!!!) e perfino spulciare i decreti di perquisizione lasciati dai poliziotti, ci è “caduta la catena”.
In Italia, per tornare a un’approssimazione del genere, bisogna tornare al 16 marzo 1978, al  “sopralluogo” sulla scena del rapimento di Aldo Moro e all’eccidio della sua scorta, effettuato dal compianto Paolo Frajese, uno dei più grandi giornalisti televisivi del nostro Paese (andate a rivedervelo qui).
Erano tempi diversi, nei quali la cultura della polizia scientifica non si era ancora diffusa, ma poter constatare che certe cose accadono ancora oggi, in una regione che si professa moderna e che vanta uno dei migliori servizi di polizia del mondo, ci fa porre, da esperti del settore, alcune domande, le cui risposte sono a nostro parere scontate, perché retorico è l’interrogativo che le precede.
Dilettanti?
Politicanti che antepongono l’orgoglio della propria appartenenza territoriale alla ragione di uno stato centrale cui al momento appartengono ed al quale comunque apparterranno ancora nel futuro, nonostante il prossimo referendum autonomista?
Nessuna prova che la lettera dell’anonimo agente riporti contenuti veri, ma visto che i media hanno effettivamente riportato circostanze oggettivamente incontrovertibili (mancata messa in sicurezza della rambla, nemmeno a seguito dell’esplosione di Alcanar, dove era chiaro che non poteva trattarsi di una fuga di gas, e vera e propria dabbenaggine nelle successive perquisizioni, tanto da far circolare liberamente i giornalisti sulle scene che normalmente dovrebbero restare inaccessibili per mesi) ci dicono che le Autorità locali e i vertici dei Mossos, non hanno lavorato bene.
Di più: se fosse vero che agli esperti della Guardia Civil e della Policia Nacional sarebbe stato addirittura negato l’accesso alla scena del crimine, poi di fatto aperta a tempo record ai giornalisti, crediamo che le preoccupazioni del rabbino capo di Barcellona, Meir Bar-Hen, non siano da sottovalutare, vista l’evidente differenza di credibilità tra i vertici dei servizi segreti regionali catalani ed il Mossad che, come tutti sanno, mette l’incolumità degli ebrei sempre in testa a tutte le priorità. “La nostra comunità – ha detto Bar-Hen – è condannata, sia a causa dell'Islam radicale sia per la presunta riluttanza delle autorità a confrontarsi con questo. Invito gli ebrei a pensare di non restare qui per sempre e a tornare in Israele”. (leggete qui)
Nemmeno il più efficiente sbirro può pensare di fare tutto da solo: senza informazioni, senza confronto, senza la necessaria umiltà, il rischio che la collettività paghi per la sua arroganza è un rischio che consideriamo inaccettabile.
Sì, ora siamo molto preoccupati. (ASAPS)
 

(*) Sovrintendente Capo della Polizia di Stato
Responsabile per la Comunicazione di ASAPS
lorenzo.borselli@asaps.it

 

 

 


L'inquietante contenuto di una lettera anonima di un sedicente poliziotto dei Mossos d'Esquadra proietta  lunghe ombre sulle modalità organizzative della polizia spagnola,
Quando abbiamo visto un inviato del Tg1 scorrazzare liberamente negli alloggi dei terroristi uccisi (e di quelli in fuga), poterne maneggiare i documenti (i passaporti!!!) e perfino spulciare i decreti di perquisizione lasciati dai poliziotti, ci è “caduta la catena”. ASAPS)

Lunedì, 21 Agosto 2017
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