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CICLISTI/BELGIO: “COME TI AMMAZZO UN CICLISTA? SEMPLICE: APRO LA PORTIERA”
UNO STUDIO DELL’IBSR SVELA I SEGRETI DELLA CICLO-SINISTROSITÀ, CHE NON SEMBRA DESTARE ALLARME

(ASAPS) Bruxelles – È aprendo lo sportello della macchina che facciamo loro più male: è quanto rivela l’IBSR, l’Istituto Belga per la Sicurezza Stradale, che ha messo sotto inchiesta – come direbbe la nostra amica Emanuela Falcetti –  l’accresciuto numero di incidenti stradali con il coinvolgimento di biciclette. Il risultato non fa che rendere più credibile le voci delle tante associazioni di praticanti del pedale: la distrazione e l’egocentrismo di chi viaggia in auto sono il nemico numero uno dei cicloamatori, il cui numero è in continua crescita in Belgio in generale ed a Bruxelles in particolare; nel solo 2016 gli utenti della strada che hanno deciso di salire in bici per gli spostamenti cittadini sono aumentati del 30% rispetto al 2015, con il risultato che la sinistrosità di categoria è cresciuta – nello stesso lasso di tempo – del 19%, dato questo che gli esperti ritengono fisiologico. Dunque, nessun allarme in particolare, ma solo l’intenzione di fare meglio sul fronte della prevenzione, individuare i punti neri e far luce sulle dinamiche maggiormente ricorrenti.
Le investigazioni si sono incentrate sui fascicoli archiviati dalla polizia dal 2005 al 2013: in questi 8 anni, sulle strade della regione di Bruxelles-Capitale, le vittime accertate sono 5 ciclisti, con 62 persone ricoverate in gravi condizioni: pochi, se si considera che l’intera area geografica ospita poco meno di 1 milione e 200mila persone e, soprattutto, pochi se si considera che il numero di velocipedi in strada – come già detto – è in costante aumento. A confronto con altre categorie di utenti, i rischi restano dunque limitati. Vediamo qualche dato: il 75% dei sinistri avviene fuori delle piste ciclabili e visto che i belgi, a differenza degli italiani (che hanno a che fare con piste ciclabili spesso più rischiose delle strade aperte al traffico), sono soliti farne uso, è elementare che 75 incidenti su 100 avvengano dove le infrastrutture a loro riservate non ci sono. La conferma della giustezza di tale ipotesi arriva confrontando tale studio con un’analoga ricerca portata a termine nel 1998. Da allora il numero di piste ciclabili non ha mai smesso di crescere ed è per questo, secondo gli autori dello studio, che la sinistrosità di settore resta limitata alla  crescita fisiologica (qui si rilevano anche gli eventi autonomi).
I punti neri individuati sono 4 assi stradali (Boulevard Anspach, Rue Antoine Dansaert, Avenue de l’Université e Rue Lesbroussart) caratterizzati da un volume di traffico molto elevato, con tassi di trasgressività da parte dei conducenti di veicoli motorizzati ritenuti molto alti e consistenti soprattutto nella sosta in doppia fila (in Italia c’è un indulto permanente su tale fattispecie di violazione) e con condizioni infrastrutturali definiti in cattivo stato.
I 329 verbali di contravvenzione redatti dalla polizia a carico di chi ha causato l’incidente con un ciclista, ci dicono che la dinamica più ricorrente è quella della portiera aperta senza guardare chi arriva da dietro; poi ci sono gli urti laterali (anche qui è in vigore una distanza minima da rispettare in caso di sorpasso, pari a 1,5 m), gli scontri per mancata precedenza e, purtroppo, la situazione infrastrutturale. Paradossalmente, il coinvolgimento di bici contromano su arterie a senso unico non sembra avere percentuali rilevanti, nonostante tale comportamento venga spesso sanzionato. (ASAPS)
 


In Belgio, paese che di ciclismo se ne intende, attivata  la ricerca dei perché degli incidenti ai ciclisti. (ASAPS)



Venerdì, 18 Agosto 2017
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