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Pirateria , Notizie brevi 30/09/2016

Vanessa e il pirata suicida
«Uniti per sempre dal destino»

Il ragazzo che l’ha investita è scappato e si è ucciso credendola morta. «Ho perso il lavoro e non esco più la sera. Ma con lui c’è un legame»

«Se si fosse fermato, avrebbe saputo che ero viva. Non so cosa accade nella mente di una persona in quei momenti drammatici». La notte del 24 aprile scorso Vanessa esce con i colleghi, lavora come hostess a Malpensa, con un’agenzia di impiego interinale. A fine serata, poco dopo le 2, attraversa la strada sulle strisce pedonali, in piazzale Baiamonti. Un’auto rallenta, un’altra macchina supera a destra in piena velocità, Vanessa percepisce solo il bagliore dei fari. Finisce sul cofano, poi sul parabrezza (che si frantuma), viene sbalzata lontano: «Non ci sono altre parole, sono stata miracolata».

È stata investita a 80 all’ora e ha fatto un volo di 15 metri, ma è come se qualcuno «in quella caduta l’avesse “ovattata”: a terra provavo a muovere le gambe, perché mi dicevo “sarò paralizzata”, e invece ci riuscivo. Tremavo, vedevo tanto sangue intorno a me, e non capivo neppure da dove mi usciva». Il ragazzo che ha travolto Vanessa aveva 28 anni, era laureato in Economia. Probabilmente «in preda al panico» è scappato e ha abbandonato la macchina poco lontano; un’ambulanza l’ha trovato che vagava vicino alla stazione Garibaldi, confuso e sotto choc, e l’ha portato in ospedale, un’ora dopo dal pronto soccorso del Fatebenefratelli se ne è andato. La mattina dopo, gli investigatori della Polizia locale, che l’avevano già identificato, vengono allertati dai carabinieri di Arcore: D. S. si è suicidato, buttandosi sotto un treno a Usmate-Velate. Credeva che la ragazza travolta in piazzale Baiamonti fosse morta.

Vanessa è una giovane donna intelligente, sensibile. Due giorni fa ha visto il video di piazzale Cantore: un sottufficiale dell’Aeronautica che sabato scorso si scontra con due ragazze in motorino e fugge con la sua Nissan (ha 27 anni, si è costituito mercoledì pomeriggio). Vanessa riflette su quello che le è accaduto: «Per un attimo di leggerezza, di distrazione, le conseguenze sono incalcolabili. Il suicidio di quel ragazzo, la sua famiglia distrutta; io che sto ancora cercando di superare questa cosa; la sera non esco più, spesso quando devo attraversare sulle strisce impiego 5 minuti, aspetto che tutte le macchine siano definitivamente ferme, prima di riuscire a fare un passo».

>Piazzale Cantore, caccia al pirata della strada

Un incidente stradale così drammatico è come un’onda che si propaga, che spinge i suoi effetti nel futuro. «Era un momento della mia vita in cui andava tutto bene, il 18 marzo avevo firmato il mio primo contratto di lavoro, una soddisfazione e allo stesso tempo la possibilità di proseguire gli studi, in Management del Turismo all’Università Cattolica. Per ora ho dovuto sospendere, anche se continuo a studiare, perché tutte queste spese, se aggiungiamo quelle mediche, sono difficili da affrontare». I tempi per i risarcimenti sono lunghi.

Le parole di Vanessa non sono una lamentela, sono la cronaca di uno sconvolgimento che sembra inconcepibile, se si pensa alla banalità della causa, a quanto sarebbe stato semplice evitare il disastro. Questo racconto al Corriere è il resoconto del dopo. A partire dal fatto che un lavoro, quella ragazza, non ce l’ha più. Aveva un contratto a termine, attraverso un’agenzia di lavoro interinale. Ha dovuto affrontare molte visite, le terapie, le difficoltà. Ha provato a rientrare ma ha fatto un po’ di fatica. Alla fine il suo contratto è scaduto e non è stato rinnovato. Lavoro flessibile vuol dire anche questo. Conseguenze umane.

E poi il pensiero di quel ragazzo: «Io so di essere una vittima, ma spesso mi sento in colpa per quel che è accaduto. Non so spiegarmelo compiutamente, ma si è creato comunque un legame. Quella sera i nostri due destini si sono incrociati e il suo ha preso una piega diversa perché credeva di avermi uccisa. Sono cattolica, e la fede è importante per andare avanti». Incidenti drammatici continuano ad accadere sulle strade di Milano, e spesso coinvolgono ragazzi: «Quando si esce la sera basterebbe imporsi un piccolo limite, perché la vita è sempre appesa a un filo, e ci si gioca troppo».

 di Gianni Santucci

da corriere.it

 

 


I suicidi o tentati suicidi post incidente sono più frequenti di quello che si immagina. Sul prossimo numero de il Centauro che andrà on line lunedì ne parliamo. (ASAPS)
Incidenti drammatici continuano ad accadere sulle strade di Milano, e spesso coinvolgono ragazzi: «Quando si esce la sera basterebbe imporsi un piccolo limite, perché la vita è sempre appesa a un filo, e ci si gioca troppo»
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Venerdì, 30 Settembre 2016
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