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Articoli 30/06/2015

E voi la chiamate Giustizia?
Lascia senza parole la decisione di un giudice onorario: il carabiniere superstite fu responsabile della morte del suo collega, morto nell'inseguimento di quattro banditi armati

di Lorenzo Borselli

(ASAPS) Forlì, 30 giugno 2015 - Michelino Vese, appuntato dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Maglie (Lecce), aveva 38 anni il 14 dicembre 2004, quando morì nel corso di un inseguimento a un commando di delinquenti che avevano appena rubato un furgone. Era lui il capopattuglia della Gazzella guidata dal collega Giuseppe Festagallo, all'epoca 33enne e anche lui appuntato: insieme ricevettero la nota dalla centrale e, come si fa quando si è di pattuglia, insieme decisero di andare fino in fondo: intercettarono il veicolo rubato, scortato da un'altra autovettura, ebbero uno scontro a fuoco e nonostante la soverchiante inferiorità numerica costrinsero i criminali a una nuova rocambolesca fuga. Sirene aperte, radio gracchianti, l'odore della polvere da sparo nell'abitacolo. È notte fonda nelle campagne di Botrugno, nel leccese: i fuggiaschi aumentano l'andatura e i due militari non desistono, perché è nel Dna di chi indossa una divisa per scelta non mollare la preda. Pensate: quattro in fuga che ti sparano addosso.

Nei film c'è il lieto fine, nella vita vera capita di rado. La gazzella si intraversa, si capotta più volte e finisce prima contro un albero e poi in un canale. Michelino Vese muore schiacciato nelle lamiere, Giuseppe Festagallo è estratto gravemente ferito dai Vigili del Fuoco. Quasi un anno dopo i colleghi, che non hanno mai smesso di cercare, acciuffano i quattro fuggiaschi, condannati in primo e in secondo grado: si tratta di Giuseppe Corrado, di Ruffano, condannato a nove anni e quattro mesi, Alessandro Musio, anch'egli di Ruffano, condannato a sette anni e sei mesi, Espedito Valentini, a cinque anni e sei mesi, Giuseppe Rizzello, di Supersano, a due anni di reclusione.

Alla loro cattura, gli investigatori giunsero anche grazie alle dichiarazioni di un pentito della Sacra Corona Unita, la cui famiglia è stata poi bersaglio anche di un attentato dinamitardo: armi, droga, estorsioni. Insomma, il calderone scoperchiato dall'intervento dei due carabinieri dà ancora oggi lavoro ai detective delle varie DDA.
Sia Michelino Vese che Giuseppe Festagallo furono insigniti della Medaglia d'Oro al Merito Civile; a Vese, il comune di Botrugno ha dedicato una piazza.
Ora che succede?
Succede – lo avete letto nella notizie che riportiamo qui sopra - che gli eredi di Michelino Vese hanno intentato una causa civile contro l'Arma e contro il collega Festagallo, al volante della 156 finita fuori strada. E succede che un giudice civile abbia dato loro ragione, attribuendo a Giuseppe Festagallo un concorso di colpa nell'incidente. Dovrà risarcire 250mila euro alla vedova ed al figlio e 20 mila euro alla sorella della vittima.
Se sentite un rumore strano, è il nostro cervello che va in corto circuito.
L'ha forse ucciso lui? È stato lui a sparare contro la gazzella dall'auto in fuga?
Avrà sicuramente guidato veloce, ma l'inseguimento è un dovere d'ufficio, soprattutto se lo si ingaggia nei confronti di chi ti spara addosso dopo aver rubato un camion utilizzando anche un'auto di staffetta.

Vese e Festagallo hanno tenuto così tanta fede a quel Dovere che hanno deciso di onorare dopo il giuramento di Fedeltà alla Repubblica da sacrificare tutto ciò che avevano.
In nome della Legge, sia chiaro, e in nome del Popolo Italiano.
E infatti il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, su proposta del Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, insignì della prestigiosa onorificenza i due carabinieri, senza far differenza tra loro: medaglia d'oro a entrambi.
C'è qualcosa che ci sfugge? Al giudice del tribunale che, undici anni dopo, ha emesso questa sentenza, un Giudice Onorario del Tribunale (il cosiddetto GOT, un avvocato) sono giunti elementi che il collegio giudicante penale dello stesso Tribunale non ha avuto modo di analizzare?
Voi sapete che non siamo soliti commentare le sentenze, perché spesso equivale a giudicare.

Però, le perle che in questi ultimi tempi giungono dal alcune Aule in nome del Popolo Italiano, e dunque anche nel nostro, sono davvero troppe.
E qui “è troppo” anche per la nostra dignità di sbirri. Scrive il giudice: “anche se era in corso un’operazione di polizia, il militare-conducente aveva l’onere di effettuare un ponderato contemperamento dei rischi, badando a rispettare le regole della comune diligenza e prudenza”.
Se oggi quei quattro delinquenti sono stati condannati in via definitiva, se molte trame sono state scoperte, se falangi armate sono state smantellate, lo si deve al merito civile, all'eroismo di gente come Vese e come Festagallo, che di quella notte maledetta è stato purtroppo l'unico superstite dei buoni.

Ci piacerebbe sapere se i quattro condannati, ammesso che la loro condanna sia poi passata in giudicato, abbiano effettivamente risarcito qualcuno.
Di sicuro dovrà farlo l'appuntato Giuseppe Festagallo, che se per caso non riuscisse a impugnare la decisione del giudice onorario – perché i ricorsi li fanno gli avvocati, che hanno un costo, sia chiaro, non sempre sostenibile da chi guadagna 1.500 euro al mese – e a giudicare dall'importo, lui che è “buono” dovrà farlo anche per i “cattivi”. Senza contare il peso dell'essere uscito vivo dopo un'esperienza del genere.
E la chiamate Giustizia questa? (ASAPS)

 

>Carabiniere morì in incidente durante inseguimento coi ladri, condannato anche il suo collega: “non fu prudente"
Michelino Vese morì sul colpo dopo il ribaltamento dell'Alfa dei Carabinieri


Nei film c'è il lieto fine, nella vita vera capita di rado. Al Carabiniere protagonista di questa incredibile vicenda prima la Medaglia d’Oro al Merito Civile, poi la condanna a pagare i danni. L’assurda situazione delle forze di polizia nel sistema Italia.
Ecco la ricostruzione nei dettagli in un bell’articolo di Lorenzo Borselli capo redattore ASAPS. Da leggere per capire! Denunciamo forte questa incomprensibile situazione fatta di scarcerazioni fulminee, di una legge contro la tortura dall’impianto molto discutibile a sfavore sempre dei pubblici ufficiali,  danni da risarcire per attività svolte in servizio con rischio della vita e nei limiti della legge, ma chi può continuare a difendere le gente per bene di questo Paese?? (Giordano Biserni ASAPS)

Martedì, 30 Giugno 2015
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